La parte di Sardegna che mi ha ospitato
quest’anno è stata quella di Nord-Ovest cioè delle sub-regioni
di Nurra e parzialmente del Sassarese.
Finora avevo evitato la parte Nord-Ovest
per cause climatiche (ad esempio la possibilità di subire il forte
vento di Maestrale e relativo mare mosso anche 300 giorni l’anno) ma la
scelta è stata dettata oltre dal fatto che volevo conoscere bene
questa zona, perchè mi era comodo stare non troppo lontano da Porto
Torres per estendere il viaggio verso la Spagna e laFrancia (ma ne
parlerò dopo).
Per fortuna i timori climatici si sono
famifestati pochissimo permettendomi di usufruire al meglio una parte della
Sardegna che mi ha ammaliato con la sua selvaticità.
Come base ho scelto, consultando come
sempre gli annunci delle case-vacanza, Palmadula.
|
|
|
|
| Chiesa della Santa Maria
Assunta |
Vista da casa |
Angurie alla Sagra del
Porcetto |
Entrata del paese |
Palmadula è
un paesino di poche centinaia di abitanti nella Nurra adatto a chi piace
trascorrere un periodo allinsegna del bel mare, della natura, della pesca
e di interessanti escursioni nella tranquillità più assoluta.
La posizione infatti è secondo me tra le migliori: in collina in
modo da usufruire di qualche grado di temperatura in meno rispetto la pianura,
cosa piacevole in estate, e a metà strada tra Alghero e Stintino
raggiungibili la prima a Sud, la seconda a Nord in circa venti minuti di
auto, lo stesso tempo che separa il paese da Porto Torres da dove sbarcare
con il traghetto e lauto a seguito provenendo da Civitavecchia, Genova
o Barcellona. Il paese è piccolo ma in compenso ha alcuni
utili servizi tutti concentrati in una manciata di decine di metri: la
farmacia ben fornita, un piccolo bazar-casalinghi, un minimarket, ledicola
con articoli da pesca ed esche vive, un benzinaio, due macellerie, un profumato
panificio, un ortofrutta, unofficina meccanica, un paio di bar, una pizzeria
aperta anche a pranzo, la chiesa, una stazione dei Carabinieri e persino
un ufficio postale e un’armeria, tutto a massimo due, tre minuti a piedi!
Il silenzio si accompagna con la cordialità degli abitanti e gli
unici giorni animati sono quelli delle processioni religiose e delle sagre.
Chiaramente chi è amante della vita notturna o mondana si deve recare
altrove, ma chi ha bisogno di godersi il mare, tra laltro il più
vicino a soli dieci minuti di auto, mai affollato, spesso deserto, ricco
di spiaggette, cale e scogliere adatte sia ai pigri che ai più intraprendenti
questo è il luogo adatto dove alloggiare magari, come è capitato
a noi, in un economico (questa parte della Sardegna è tra le meno
care) appartamento attrezzato di tutto, veloce da pulire perché
piccolo, con quattro-cinque posti letto ed un ampio terrazzo dove pranzare
sotto lombrellone con vista sulla campagna o dove godere a cena, lontano
dalle luci delle grandi città, del cielo stellato attraversato dalle
stelle cadenti.
Il paese è talmente tranquillo
che solo dopo qualche giorno ci siamo accorti che, come fosse un gesto
ovvio inconsapevole, non chiudavamo mai la porta della nostra abitazione
quando eravamo in casa, nè la mattina, nè la sera e più
di una automobile era parcheggiata di notte con i finestrini aperti e tanto
meno ho sentito il suono di un antifurto!
Poco dietro la nostra casa vi era la piazza
dove avvenivano le sagre e le manifestazioni varie, nonchè la chiesa,
le cui campane battevano alcune ore della giornata sino alle 21.00, e dove
andammo a messa un paio di Domeniche.
Troppo curioso era il campanile che quando
suonava per richiamare i fedeli lo faceva ad un ritmo sfrenato e volume
sostenuto facendo vibrare le mura ed il pavimento all’interno della chiesa;
anche la messa era un po’ diversa da come sono abituato, con la prenotazione
delle ostie all’entrata, la lettura alternata del Vangelo tra sacerdote
e fedeli, il passaggio del “libro” in visione tra i banchi, la fila identica
a quella che si fa per prendere la Comunione per scambiare un segno di
pace con il prete, le Ostie imbevute nel vino ed altro ancora; eravamo
gli unici forestieri. Il giorno dell’Assunzione (a cui è dedicata
la chiesa) prepararono dopo la Cerimonia e la processione un lungo bancone
dove le donne del paese portarono tantissime specie di dolci fatti con
le loro mani, mentre il prete mescé fiumi di birra 🙂 Gnum ! 😛
Come ogni volta che torno in Sardegna
anche quest’anno ho avuto il piacere di rivedere qualche vecchia conoscenza
del periodo in cui abitavo in Sardegna e con cui sono rimasto più
o meno in contatto; quest’anno passammo una bella giornata con dei simpatici
amici di famiglia di Thiesi(SS) e Sassari in vacanza ad Alghero ed una
serata con una mia cara compagna delle elementari che vive a Porto Torres;
a proposito se capitate in questa cittadina per imbarcarvi in nave e siete
in forte anticipo fate un salto alla Basilica di San Gavino, la
chiesa romanica più grande e antica della Sardegna (XI secolo),
ne vale la pena!
|
|
|
|
| Alghero |
Alghero |
San Gavino a Porto Torres |
San Gavino a Porto Torres |
Come è
mio solito passerò alla descrizione della costa, tralasciando o
appena accennando le spiagge più affollate, generalmente quelle
di sabbia, spesso con parcheggi a pagamento e servizi… lontanissime dai
miei gusti. |
Da Palmadula
verso SUD:
Il mare più vicino a Palmadula
è Porto Palmas e si trova a
circa 3,5 km percorrendo la Via Argentiera e svoltando a destra
in corrispondenza di un rimessaggio barche con annesso chiosco-bar.
La prima spiaggia ha una serie di servizi
e come tutte le spiagge in Sardegna è comunque libera anche se con
la possibilità di affittare ombrelloni ed è, come è
ovvio, abbastanza frequentata; c’è un’ampia possibilità di
parcheggio gratuito sia nella parte più in basso che in quella appena
più in alto.
Da Porto Palmas si dirama in salita una
stradina non asfaltata lunga circa 2,5 Km in ottimo stato, quindi percorribile
con qualsiasi mezzo, che segue la costa. Questo è l’itinerario che
consiglio di percorrere per trovare le cale più diverse, fantastiche,
spesso deserte o comunque sempre semideserte anche in Agosto, talvolta
frequentate solo dai camperisti che, se anche teoricamente vietato, si
accampano per giorni grazie alla tolleranza del comune favorita dal fatto
che sono pochi, educati e non sporcano.
La prima delle calette (Acque Dolci)
generalmente riparata dal mare mosso, quasi una grande piscina naturale,
è la più frequentata soprattutto la settimana di Ferragosto,
sia perchè è la prima che si incontra e sia perchè
è l’unica che ha la spiaggia di sabbia (scura) che degrada molto
lentamente in mare; quindi adatta a chi vuole la massima comodità
e dove i bambini che non sanno nuotare possono avventurarsi più
lontano. A causa della conformazione della spiaggia tra la bassa e l’alta
marea l’area disponibile per piazzare il proprio ombrellone può
dimezzarsi o raddoppiare… nonostante sia poco adatta alla pesca io catturai
con le sole mani un polpo gigantesco in tana mentre rientravo verso riva
in un metro d’acqua!
Le successive cale sono per gli amanti
degli scogli e/o sabbia a grana grossa o ciottoli, per gli appassionati
di pesca sub o con canna, per chi si diverte con machera e pinne; a seconda
dei punti può risultare più o meno difficoltoso entrare in
acqua, in alcuni si accede alla cala scendendo dei brevi sentieri accidentati
altri sono più agevoli, tutti hanno la possibilità tramite
dei piccoli spazi ai lati della strada di lasciare senza intralciare la
propria auto.
La cale più suggestive, da cartolina,
però sono le ultime due verso la fine della stradina, quelle poste
tra alte scogliere e più faticose da raggiungere.
Alla prima delle due, lasciata l’automobile
in un ampio spiazzo, si accede aiutandosi inizialmente con un corrimano
di legno (occhio alle schegge) e poi proseguendo con un sentiero scosceso
ma tranquillamente percorribile con un poca fatica anche dai bambini e
porta ad un paio di spiagge di ciottoli e sabbia a grana grossa che sono
qualcosa di fantastico, un set di mare cristallino azzurro e quasi sempre
deserto interrotto da scogli dalle forme più sceniche e pareti di
rocce scure mozzafiato.
La seconda ed ultima cala, sabbiosa mista
a scogli, chiamata “la Frana” (foto qui sotto a destra), si trova
alla fine della strada; è la più spettacolare sia dall’alto
che dal basso ed è abbastanza ampia ma richiede agilità e
“fiato” in quanto per accedervi perchè il percorso è lungo,
ripido e scosceso anche se comunque fattibile, con moltissima attenzione!!!,
con ombrellone e accessori vari.
|
|
|
|
| Fondali a Porto Palmas |
Parcheggi lungo la costa
a Porto Palmas |
The catch of the day |
La Frana |
|
Proseguendo la Via Argentiera senza svoltare
per Porto Palmas, superata la traversa per il Cimitero (dove si
trovano accessi ad un mare di scogli e acqua profonda ricca di pesci),
dopo una serie di curve in discesa si arriva alla Cala
dell’Argentiera. L’Argentiera fu uno dei più importanti
centri per l’estrazione dell’argento, la cui attività iniziò
nel 1864 e terminò nel 1963 (ma i minerali di argento, piombo e
zinco di questo luogo erano già estratti dagli antichi romani);
una volta abbandonate le miniere divenne una città fantasma ed ancora
adesso le strutture di estrazione (i pozzi non si vedono esternamente perchè
sono all’interno di queste) e lavorazione del minerale pur fatiscenti sono
ancora nel loro posto come se il tempo di fosse congelato e con molta cautela
e rischio è possibile entrarci; spero che prima o poi a qualcuno
venga in mente di ricavarci un museo minerario sia per creare posti di
lavoro che per metterle in sicurezza. La parte più interna
dell’Argentiera è invece abitata dal piccolo agglomerato di case
chiamato “La Plata“. In cima a tutto domina la Chiesetta di Santa
Barbara (protettrice dei minatori) dove ancora si celebrano le messe
(officiate dallo stesso sacerdote di Palmadula) e dove assistemmo alla
processione in onore della Santa. Le spiagge sono essenzialmente tre, la
prima (spiaggia di San Nicolò) dove c’è anche
un ampio piazzale non asfaltato per parcheggiare è quella meno frequentata
perchè priva di servizi, delimitata a sud dalla montagna che, come
anche la sabbia (scura), brilla dei residui delle lavorazioni dell’argento
ed è quella dove abbiamo assistito allo “sbarco” di un fenicottero
probabilmente ferito (i fenicotteri non nuotano in mare aperto!) , la seconda
superata la vasca ed l’antico molo è attrezzata con bagnini (gli
stessi che portarono il fenicottero ad un veterinario dopo un lungo inseguimento
col pattino in mare) ed un mini stabilimento balneare con sabbia giallina
ed è quella più frequentata (mai folla); infine superata
una roccia si arriva (con l’alta marea passando parzialmente sul bagno
asciuga) ad una terza più piccola. A causa della sua posizione è
raro che il mare sia completamente calmo.
Curiosità: all’Argentiera
sono state girate alcune riprese di film importanti come La scogliera dei
desideri, con Elizabeth Taylor e Richard Burton e Chiedo Asilo con Benigni
|
|
|
|
| Complesso minerario retro
spiaggia |
Spiaggia di San Nicolò |
Processione per
Santa Barbara |
Fenicottero rosa salvato |
|
Più a Sud in direzione di Alghero
poco prima di entrare nell’area protetta marina di Capo Caccia ed
Isola
Piana si arriva al lago di Baratz, un’oasi avifaunistica nonché
l’unico vero lago non artificiale di tutta la Sardegna. Intorno ci sono
pinete spesso frammiste di Palme Nane Mediterranee e possibilità
di fare trekking lungo i percorsi segnalati intorno allo specchio d’acqua
o semplicemente fare un picnic. Le spiagge più vicine sono Porto
Ferro, una lunga mezzaluna di sabbia molto frequentata e poco più
a sud alcune cale rocciose che si raggiungono da Torre Bantine
tramite una serie di sentieri come quelli segnalate dai cartelli in foto.
Continuando verso Capo Caccia (dove c’è
l’ingresso alla Grotta di Nettuno) una vera rivelazione è
stata Cala Dragunara. E’ una caletta
piccolissima con alle spalle un bar/biglietteria e delle gradinate di cemento
sulle quali si affittano gli ombrelloni. Si accede facilmente da
una stradina dove si trova senza problemi parcheggio.
La parte sabbiosa è esigua e la
gente quindi di accalca come può anche negli scogli che la circondano;
in più c’è un molo dove attraccano due o tre volte al giorno
i ferry-boat per la Grotta di Nettuno (n.b. alla grotta si accede o via
terra tramite 500 scalini oppure per mare da Alghero o Cala Dragunara).
Nonostante quindi non sia certo una spiaggia deserta è un posto
che vale la pena tornarci più volte per vari motivi. Innanzitutto
ha un mare cristallino dai colori fantastici poi è all’interno del
parco nazionale e questo fa la differenza: infatti già a pochi metri
dalla riva la fauna è abbondante con banchi di saraghi, salpe e
muggini che nuotano tra la Posidonia oceanica, inoltre basta seguire la
linea della costa a nuoto di poche decine di metri per incontrare in un
fondale che diventa subito alto con murene, polpi e castagnole in numero
maggiore che da altre parti tra i colori sgargianti di varie specie di
spugne e stelle marine; infine è il luogo più riparato
di questa parte della costa dove è impossibile non trovare la superficie
del mare liscia come l’olio con qualsiasi tempo e anche nei giorni in cui
il mare è in tempesta spostandosi di soli 15 minuti in auto si può
trovare qui un posto dove snorkellare in santa pace.
|
|
|
|
Cale vicino Torre Bantine
(Porto Ferro) |
Cala Dragunara |
Cala Dragunara |
Cala Dragunara |
Più giù di Alghero, cittadina
dove le spiagge di sabbia sia libere che con stabilimenti balneari sono
affollatissime, non sono andato. |
Da Palmadula
verso NORD
Prendendo la provinciale in direzione
di Stintino superata la frazione di Biancareddu si gira per
il bivio segnalato di Lampianu, infine
si parcheggia un un piazzale non asfaltato (formato da una parte superiore
ed una più in basso) .
Questa meravigliosa ed ampia cala si trova
a circa 300 metri sotto il livello stradale ed è accessibile
tramite una comoda scalinata ristrutturata qualche anno fa (quindi in buono
stato diversamente da quanto letto da alcune guide) di 160 scalini (o 130
si prende dal parcheggio inferiore, l’ho contati!). Si tratta
di una delle cale più suggestive che abbia visto in un contesto
selvaggio con poca gente o, a seconda dei giorni, anche nessuno, con una
spiaggia di sassolini o ciottoli di varie grandezze fini come lame.
Il fondale è semi roccioso dove, come per altro dappertutto, ho
pescato polpi di taglia grande non lontano da riva. Unico problema: a seconda
della correnti può capitare che vengano dal mare dei rifiuti (soprattutto
legna e plastica) e come per altre cale prive di servizi ed isolate non
c’è nessuno che possa rimuoverli e quindi non è difficile
trovarli accumulati in qualche angolo della spiaggia o peggio, anche se
più raramente, in mare.
|
|
|
|
| Lampianu (i parcheggi) |
Lampianu (la scalinata) |
Lampianu |
Lampianu |
|
Sempre continuando verso Stintino
bisognai deviare in corrispondenza di un bivio con delle rocce sulle quali
è scolpita la scritta “villaggio Nurra“; si tratta di un
villaggio abbandonato formato da una serie di casette all’interno di un
recinto (anche se ho visto della auto all’interno effettivamente
sembrava deserto), proseguendo lungo la strada sterrata per qualche centinaio
di metri si arriva infine in uno spiazzale parzialmente all’interno di
un campo (attenzione non è molto facile vederlo e la strada bianca
prosegue in campagna). Si lascia l’auto e si prende a piedi il viottolo
che porta a mare nella Cala Majore “della
Nurra” che a sua volta si divide in due cale, Cala
Majore Sud (detta anche Cala Minore
perchè più piccola) formata da ciottoli e Cala
Majore Nord, la più suggestiva delle due, anch’essa incastonata
tra le alte scogliere a picco ma sabbiosa e più distante. E’ abbastanza
faticoso raggiungerle non tanto per le asperità (che pure ci sono)
ma perchè c’è tanto da camminare e se la mattina presto in
discesa è “relativamente ” facile, al ritorno in salita sotto al
sole fa sudare un bel po’.
NB: Ho specificato “della Nurra”
perchè questa selvaggia e splendida doppia cala non va scambiata
con quella più famosa della Gallura che si trova all’estremo
Nord della Sardegna non lontana dalla blasonata Santa Teresa (OT).
|
|
|
|
| Sentiero per Rena Majore |
Rena Majore Sud |
Rena Majore Sud |
Rena Majore Nord |
|
L’ultima cala dove sono stato del “mare
di fuori“, come viene chiamata questa zona del Mare di Sardegna,
è Coscia di Donna.
Sulla strada per Stintino (si sempre
quella, non è che ce ne siano molte da queste parti di strade!)
in corrispondenza di una rotonda si trovano le indicazioni per Coscia
di Donna (e per il Country Paradise, un villaggio per
chi ama le vacanze “dorate”). Ad un certo punto i cartelli invitano girare
sulla solita strada non asfaltata fino ad uno spiazzo dove si parcheggia
liberamente. In corrispondenza di una sbarra si entra a piedi e dopo poche
decine di metri in pianura appare la cala, chiamata così perchè
vagamente a forma di gamba piegata (è formata infatti da due spiaggette).
Dalla caletta principale formata da ciottoli, non particolarmente appariscente,
parte (sulla destra guardando il mare) un sentiero non troppo accidentato
che costeggia decine di altre calette appartate, isolate di cui alcune
riparate dal maestrale, prevalentemente sassose o con scogli piatti dove
con un po’ di ingegno si riesce a piazzare l’ombrellone.
La vegetazione lungo le scogliere oltre
alla consueta macchia mediterranea di ginepri e lentischi è
arricchita da rosmarino e da distese di cuscini spinosi della delicatissima
e rara Centaurea horrida (o Fiordaliso
spinoso). La Centaurea horrida
cresce endemica prevalentemente nella Nurra e all’Asinara;
qualche esemplare si trova inoltre sull’Isola di Tavolara (sempre
in Sardegna), nel sud della Corsica e alle isole Baleari testimonianza
antica di quando queste terre erano unite tra loro ed è considerata
un fossile vivente di un ramo dell’evoluzione che si è interrotto;
quindi non è imparentata con nessun’altra pianta odierna.
|
|
|
|
| Cala Coscia di Donna |
Calette attigue |
Calette attigue |
Cuscini
di Centaurea horrida |
|
Avvicinandosi a Stintino e quindi
cambiando mare, passando nel Golfo dell’Asinara, appena superata
la centrale termico-eolica, troviamo una serie di spiagge di sabbia bianca,
con qualche residuo di Posidonia secca, caratterizzate da un’acqua trasparentissima
ed azzurrissima simile ad una piscina. E’ possibile parcheggiare liberamente
in uno degli spiazzi sabbiosi fronte mare.
Alcune di queste spiagge sono incasinatissime,
imbottigliate di auto solo perchè posseggono un chiosco, un parcheggio
asfaltato o uno stabilimento, altre anche a poca distanza, solo per il
fatto di non avere alcun servizio, sono deserte!
Consiglio quindi di imboccare una delle
stradine bianche che costeggiano la provinciale (più precisamente
in corrispondenza di una “casa matta”) e andare a Pazzona
(tra le spiagge di Saline ed Ezzi Mannu), un lungo
lembo di sabbia poco frequentato con dietro uno stagno (“delle Saline”)
dove vidi alimentarsi decine di fenicotteri rosa e dove questi volteggiarono
sopra il mio ombrellone.
Il fondale sabbioso degrada dolcemente
e dopo una decina di metri si fa profondo e muta in semi-pietroso dove,
con mio stupore mentre nuotavo con la maschera senza alcuna intenzione
di cacciare, presi con le mani sotto una pietra un bel polpetto 🙂
|
Stintino
è dove non non vorrei mai soggiornare in Sardegna anche se fa la
felicità di molti turisti con gusti opposti ai miei.
E’ una cittadina asettica ed ordinata
con tutti i servizi, belle rotonde fiorate, campi da tennis, negozi alla
moda, movida notturna, ristoranti, stabilimenti balneari chic e persino
un paio di semafori.
Il lungomare è una sfilata di locali
e stabilimenti e si paga una tariffa parcheggi salata: 2 euro l’ora la
domenica e 1,5 euro gli altri giorni (anno 2014) quindi fatevi un conto
se si decide di stare una giornata al mare quanto possa costare extra a
parte… e i controlli ci sono! “i famigerati vigilini” vigilano eccome!
Insieme a Porto Torres è l’unico
centro della zona dove trovare assistenza sanitaria o sub oltre che una
serie di pasticcerie di dolci tipici 😛
Tra le spiagge più gettonate c’è
la famosa Pelosa e più a Nord la più piccola Pelosetta,
due spiagge di sabbia chiara con stabilimento balneare simil formicaio
umano sia a terra che in acqua. L’unica possibilità di “respirare”
si ha alla fine del lungomare (sempre con parcheggio a pagamento) dove
iniziano gli scogli che per fortuna non piacciono a nessuno, proprio di
fronte alla scenica torre spagnola.
Ci sono sia mini calette che un piccolo
stabilimento proprio immediatamente dietro il muretto che delimita il marciapiedi.
Il giorno che ci andammo c’era un’invasione
di meduse Pelagia noctiluca, la specie più urticante del
Mediterraneo, e quindi nessuno si azzardò ad entrare in acqua; così
io e le mie figlie potemmo snorkellare in santa pace e andare più
volte a nuoto sino all’isoletta con la torre e circumnavigarla quasi indenni
o per lo meno solo con qualche striscio di medusa sulla parte inferiore
del polpaccio (il resto del corpo era ben protetto dalle mute)
|
Infine più a Nord di tutto troviamo
l’isola dell’Asinara. Questo parco
naturale è rimasto chiuso al pubblico dal 1885 al 1999, in un isolamento
totale rafforzato nei primi anni sessanta dall’istituzione del carcere
di massima sicurezza in cui vennero internati brigatisti e mafiosi come
Raffaele Cutolo e Salvatore Riina e che ha dato il soprannome Île
du Diable, in ricordo dell’isola penitenziario della Guyana Francese.
Questo fatto ha favorito la conservazione
dell’ambiente con piante rare o endemiche e fauna unica tra cui gli
asinelli selvatici albini, un carattere che essendo recessivo raramente
si esprime in tale abbondanza di esemplari come su questa isola.
Anche adesso che è aperta al pubblico
è visitabile solo mediante tramite alcune organizzazioni e comunque
per preservare intatto il territorio ci sono molte zone dove è interdetta
qualsiasi attività umana compreso il passaggio.
La maniera più semplice per visitarla
quasi tutta è quella di andare a Stintino ed acquistare un’escursione
che può essere a seconda del prezzo a piedi in trekking (ma l’isola
è molto grande!), in pulmino, in trenino (trattore) o in fuoristrada.
Si parcheggia in uno spiazzo vicino al porto di Stintino o a pagamento
direttamente al porto e ci si imbarca su un ferry che in un quarto d’ora
arriva al molo di Fornelli.
Quest’isola ha una storia lunghissima
che si può leggere su Wikipedia;
l’escursione che dura l’intera giornata tocca tutti i maggiori punti di
interesse sia naturalistico che storico, in particolar modo le varie carceri,
gli edifici Austro Ungarici (cappella, ossario), le vecchie strutture (ospedale,
edifici adibiti ai carcerati lavoratori, abitazioni del personale), la
mostra Enrico Mereu (lo scultore per eccelenza dell’Asinara), il
rifugio dove Falcone e Borsellino nellagosto del 1985, minacciati
dalla mafia, vennero costretti allesilio con le famiglie e le splendide
cale su una delle quali (quella dell’Ossario) fermano le varie gite per
dare la possibilità di bagnarsi nelle basse e limpide acque abbonanti
di pesci.
|
|
|
|
| Una delle zone interdette
con stagno |
Ossario Austro Ungarico |
La Il rifugio di
Falcone e Borsellino |
Asinello albino e non |
|
|
|
|
| Fornelli |
Pinna Nobilis |
Mostra di Enrico Mereu |
Fornelli |
|
|