Puntuale
dopo due anni eccomi di nuovo in Sardegna. Nella mia “rivisitazione” (intesa
come il “ripercorrere” i luoghi della mia infanzia) ho continuato con il
Sud, cioè la parte più adatta per il mese di Agosto perchè,
come già detto nei racconti del 2004
e del 2006, meno affollata, con
coste relativamente più selvagge e climaticamente più adatta.
Conoscendo
benissimo tutta la Sardegna degli ultimi 45 anni continuo a non capire
il luogo comune che sento spesso: “il Nord è più bello !”
La Sardegna
è tutta bella, senza dubbio ha il mare (ma non solo) più
affascinante e fruibile di tutto il Mediterraneo, ogni località
sia del Sud che del Nord ha i suoi incanti (tantissimi) o i suoi squallori
(pochissimi) con paesaggi diversi o simili tra loro, con la differenza
che al momento in cui sto scrivendo il Sud, nonostante la vicinanza con
il capoluogo Cagliari, continua ad essere turisticamente meno sfruttato
con una minore quantità di villaggi-resort (escluso qualche località
internazionalmente famosa come Villasimius), più villeggianti locali
e meno turismo di massa che anche quando presente è per fortuna
rilegato nei costosi soggiorni dorati degli all-inclusive o nelle spiagge
sabbiose con servizi annessi reclamizzate dai depliant delle agenzie con
foto spesso poco veritiere, taroccate o scattate in bassa stagione quando
sembrano appartenere solo al Paradiso.
Dopo il Sarrabus-Gerrei
e l’Ogliastra quest’anno la preferenza
è andata al Basso Sulcis, leggermente più frequentato
delle passate due zone, ma sempre ricco di spiagge meravigliose e calette
appartate …a patto di saperle trovare e non essere pigri ad affrontare
qualche qualche piccolo disagio; a questo proposito si tenga conto che
siamo una famiglia “d’allevamento” standard, quindi non supereroi, non
giovanissimi, non sportivi, un po’ sovrappeso, con due bimbe piccole di
città (4 e 9 anni) e con molti chili oltre che di ciccia, di attrezzatura
da mare, da pesca e da “baby-entertainment” a seguito 🙂
Ricerca dell’alloggio:
Decisa la
zona e fatto il biglietto per il traghetto con sbarco a Cagliari, mi sono
messo subito in cerca tramite i miei soliti canali (numeri telefonici delle
locali agenzie di soggiorno o siti di annunci: quest’anno l’ho trovata
su subito.it) di una casa in affitto evitando intermediari e trattando
direttamente con i proprietari; riguardo quest’ultimo punto bisogna avere
la pazienza di contattare molte persone in quanto dietro i numeri di telefono
apparentemente di privati si celano in realtà agenti e agenzie e
a parità di sistemazione i prezzi possono variare fino al doppio;
se la ricerca poi viene fatta “abbastanza” mesi prima della data della
partenza si ha più scelta e anche la possibilità di strappare
uno sconticino.
Grazie a questi
piccoli accorgimenti ho potuto prendere ad un prezzo onesto una casa a
Baia
di Chia, non sul mare (anche perchè non saprei che farmene visto
che cerco di cambiare spiaggia quasi ogni giorno) ma neppure distante,
leggermente in collina per godermi il venticello pomeridiano sull’ampio
patio, luogo della maggior parte delle attività quotidiane casalinghe:
colazione, pranzo, cena, gioco, lettura, riposo e navigazione in rete.
Baia di
Chia (più conosciuta semplicemente come Chia) è
una località prettamente balneare-turistica costruita su lottizzazioni
di qualche decennio fa (quando ero piccolo non c’era praticamente nulla,
solo le spiagge !) e rappresenta la parte “marina” del comune di Domus
de Maria il cui paese sorge all’interno a pochi chilometri di distanza.
L’ubicazione geografica la pone all’estremo Sud della Sardegna vicino a
Capo
Spartivento che dista dalla costa africana (Tunisia) solo 180
Km in linea d’aria. Chia è un ottima “base” per esplorare la “Costa
del Sud” (altra denominazione di questa zona) avendo a disposizione
una ricca gamma di spiagge, cale e calette senza doversi troppo allontanare
con l’auto, sia verso Est che, soprattutto, verso Ovest.
Consigli
pratici per il soggiorno a Chia:
Chia
si raggiunge da Cagliari (partendo dal porto, cioè da Via
Roma) seguendo le indicazioni per Pula attraverso la Statale
n. 195 Sulcitana in poco più di un’ora (circa 50 Km).
Il primo tratto, immediatamente nella periferia di Cagliari è caratterizzato
da una serie di specchi d’acqua (sulla destra) facenti parte dello Stagno
di Cagliari che in questa stagione (e non solo) abbondano di fenicotteri
rosa: vale la pena accostarsi con molta cautela e scattare qualche foto;
proseguendo si incontrano i nuovi quartieri di villette sorti qualche decina
di anni fa sul mare, più avanti si sfiorerà l’enorme raffineria
della Saras, infine Pula e l’incrocio con Chia.
Cibo:
A Chia c’è
un piccolo supermercato, in zona si trova anche qualche piccolo spaccio:
ovviamente la merce è cara e conviene per la spesa “massiva” andare
verso Pula dove c’è un grande supermercato Conad dai prezzi calmierati
e fornitissimo anche di prodotti tipici locali (dolci, formaggi, salumi,
pesce, carne…). La frutta e la verdura invece consiglio vivamente di
comprarla lungo la strada principale di Chia dove alcuni orticoltori vendono
al pubblico (con tanto di piccolo parcheggio a fianco delle loro abitazioni)
i propri prodotti che, come tutta la frutta-verdura coltivata nella parte
Sud-Ovest della Sardegna, sono rinomati per l’alta qualità; in alternativa
lungo la statale Sulcitana SS195 si trovano dei banchetti ugualmente validi.
Chi
è goloso di dolci sardi (Pardule
in primis) deve invece fare assolutamente un salto nella vicina Pula
alla Pasticceria Abis in Via Lamarmora,68 (la via che s’imbocca
direttamente dalla SS195 provenendo da Chia): cara ma assolutamente di
qualità eccelsa !
Io invece
sono un fan del porcellino da latte arrostisto con legna profumata,
“IL” piatto sardo per antonomasia; tralasciando i ristoranti cari e specializzati
in questa zona più per il pesce che per la carne o gli agriturismo
non sempre sono approvvigionati di “veri porceddu” (mi dicono che talvolta
servono “porchette”, cioè maialini un po’ più cresciuti)
consiglio di acquistarli appena cotti dalle macellerie prenotandoli qualche
ora prima, magari la mattina per la sera. Nei paraggi ci sono due macellerie,
una a Chia di fronte all’area dove avvengono le sagre ed una a Domus de
Maria (Macelleria-Rosticceria Pica in via Isonzo, 24) che
consiglio per la cottura particolarmente accurata e la taglia dei piccoli
suini (5 Kg max): una carne morbida che quasi si scioglie burrosa sotto
il palato, ricoperta da una cotenna abbrustolita e scrocchiarella come
una patatina ! GNUM 😛
Per questo
viaggio psichedelico dei sensi consiglio di abbinare abbondante Carignano
del Sulcis: ecco perchè è
bene acquistare il porcetto in macelleria e gustarlo in casa (anzichè
“fuori”), così si evita successivamente di guidare ! 😉
Farmacie:
Una a Domus
de Maria ed una a Chia all’interno del Chia
Laguna Resort aperta anche al pubblico esterno
alla struttura.
Un ultimo consiglio
pratico riguarda la Spazzatura:
Pochi affittuari
della case in zona sa cosa farne in quanto il comune di Domus de Maria,
come molti altri comuni sardi, attua una politica di riciclaggio ferrea,
assolutamente auspicabile ma che mette in crisi i forestieri poco informati
sia stanziali che itineranti (camper); non esistono cassonetti o cestini
neppure nelle aree di sosta o lungo le spiagge e questo è secondo
me un grave errore! Chiedendo in giro la modalità per disfarmi della
spazzatura ho ricevuto le più disparate risposte del tipo: “basta
metterla fuori casa: fanno il porta-a-porta“
salvo poi rimanere giorni al sole con un apposito cartello
adesivo appiccicato di “non conformità” oppure “mettila
là, c’è un recinto apposito con dei cassonetti”
salvo poi ricevere un severo rimprovero in quanto il “recinto apposito”
era in realtà un’area privata di un villaggio turistico.
La regola
invece è (per lo meno nel 2010) la seguente: nel comune si fa il
porta-a-porta e la spazzatura è divisa in cinque tipologie regolate
da un calendario di raccolta. Poichè i sacchetti da utilizzare per
il porta-a-porta devono essere per forza quelli contenuti in un kit che
viene dato ai soli proprietari (e non acquistabile dai villeggianti)
e poichè non sempre i proprietari ne sono provvisti (per una serie
di motivi che tralascio di elencare) l’unica maniera corretta per sbarazzarsi
dell’immondizia per un non residente è quella di recarsi nel “centro
di raccolta rifiuti” (che si trova poco prima del Chia Laguna Resort) che
ha una serie di orari prestabiliti (anche serali) con sacchetti di qualsiasi
tipo ma differenziati in base ad una tipologia elencata in un foglietto
prelevabile nello stesso centro; una volta arrivati i sacchetti vengono
ispezionati da addetti e se contengono materiale corretto vengono fatti
svuotare negli appositi contenitori; i sacchetti di plastica vuoti devono
essere poi messi nel reparto della plastica. Purtroppo non tutti sono così
informati, non tutti hanno la nostra pazienza, costanza, educazione, rispetto
e diligenza e quindi spuntano nelle strade, nei sentieri, nelle spiagge
e persino in mare (foto1, foto2,
foto3)
innumerevoli cumuli di sacchetti di spazzatura abbandonati al solleone
!
Curiosità:
Per la prima
volta in Sardegna ed in genere in un viaggio mi è capitata una strana
casualità. Escludendo le spese effettuate tramite bancomat, carta
di credito o contanti “giusti, contati” cioè escludendo tutti i
pagamenti che non richiedevano resto ne rimangono sei (bar, bancarella,
biglietto delle grotte, emporio, negozio di souvenir e pasticceria) che
invece necessitavano di un resto da parte del commerciante. In cinque casi
il resto era sbagliato di un euro, nel sesto addirittura di 20, sempre
a mio sfavore ! Quando accadeva ci veniva da sorridere (anche perchè
dopo la seconda volta ci facevamo caso !) e mi chiedo ancora: quante probabilità
si hanno che su sei pagamenti si sbagli “casualmente” ben sei volte a dare
il resto sempre a sfavore del cliente-turista ? …ergo occhio ai resti,
nella remota possibilità che sia un vizietto. 😉
Le spiagge:
Devo dire
che a tutt’oggi (anno 2010) nonostante la fama turistica di questa zona,
confermata anche da un maggiore costo della vita rispetto altre località
del Sud (ma comunque minore che al Nord) e la vicinanza con il capoluogo
di regione che la fanno meta del “fuori porta” dei Cagliaritani (e il fenomeno
si nota bene per il traffico che si incontra sulla SS195), nonostante il
turismo anche estero (tedeschi soprattutto) aggiunto a quello itinerante
(camper e roulotte) la costa in moltissimi tratti è rimasta vergine
ed incontaminata come me la ricordavo negli anni 60-70. Certo ! le spiagge
sabbiose più belle sono state completamente stravolte con parcheggi
a pagamento, stabilimenti balneari (per fortuna ancora molto piccoli),
chioschi, venditori ambulanti e motoscafi ma rimangono comunque cale, calette
e persino spiaggette che la maggior parte della gente e degli operatori
turistici o commerciali per fortuna non ama semplicemente perchè
c’è da camminare un quarto d’ora e sono prive di un locale dove
prendere un gelato o fare uno spuntino; inoltre c’è da dire che
non tutti le conoscono non essendo segnalate talvolta nemmeno sulle guide
!
Quanto durerà
ancora questo status ? spero molto in quanto indubbiamente ci sono state
negli ultimi anni alcune speculazioni edilizie (villaggi turistici e complessi
di villette) ed altri progetti sono in essere, alcuni pronti a partire,
alcuni già in costruzione, altri fortunatamente bloccati, altri
ancora (in minoranza) tornati indietro per l’azione delle ruspe.
Il turismo
dei villaggi sorti di recente però può far comodo in quanto,
oltre a dare lavoro in una terra dove ce n’è poco, tiene “agli arresti
domiciliari” molti turisti nei litorali (pseudo)privati o in quelli a loro
“assegnati”, quando non addirittura a “bordo-piscina”, lasciando libere
molte spiagge; anche chi, per spirito di esplorazione, decide di prendere
l’automobile per vedere cosa c’è al di là del “muretto” lo
fa in genere dopo le ore 11-12 in quanto l’animazione notturna costringe
gli ospiti, grandi e piccini, a tirar tardi la notte, con conseguente alzata
molto, molto, molto dopo il “canto del gallo” …anzi dovrei dire molto
dopo i versi delle tortorelle che a Chia sono molto comuni ed incominciano
a farsi sentire con il loro “uh!, uh!,
uh !” intorno alle 6,30 del mattino: l’ora
giusta per la mia colazione !
Da
Chia verso Est (cioè in direzione di Cagliari partendo dalla statale
n.195)
Da Chia, girando a destra
sulla statale, la strada costeggia il mare ad una certa distanza e non
è quindi possibile vederlo. Le località marine che si incontrano
da un minimo di pochi chilometri ad un massimo di venti minuti di auto
sono in ordine (dalla più più vicina alla più lontana):
Cala
d’Ostia,
Santa Margherita di Pula, Nora,
Sa Guventeddu
e Portu Columbu. La costa prima di Cala d’Ostia purtroppo non è
accessibile in quanto dapprima alta e priva di accessi, poi recintata da
alcuni residence tra cui l’esclusivissimo Fort Village
(l’unica struttura turistica che esisteva già quando ero bimbo),
infine occupata da comprensori di ville solo alcuni con l’accesso pubblico
al mare (anche se legalmente l’accesso alle spiagge dovrebbe essere sempre
“pubblico”) con parcheggi a pagamento e spiagge anonime affollate.
Portu Columbu: E’ dove ho
passato molte felici estati della mia vita insieme alla mia amica Daniela
con la quale ho condiviso la mia infanzia e che quest’anno, dopo trent’anni
durante i quali non avevo sue notizie, grazie a Facebook, ho avuto il piacere
di rincontrare e passare una piacevole serata con le nostre corrispettive
famiglie. Porto Columbu è da molto tempo uno dei tanti agglomerati
di villette che dall’interno arrivano al mare; la spiaggia non ha nulla
di particolarmente emozionante. Lo stesso commento potrei farlo per le
spiagge di Su Guventeddu (la parte scogliosa è però
buona per la pesca subacquea) e Nora ampia, sabbiosa, con acqua
bassa, parcheggi a pagamento ma ugualmente non eccelsa paesaggisticamente
parlando (meglio andarci per gli scavi archeologici). Santa Margherita
e Cala D’Ostia (due località attigue) isono lambite da una
strada costiera interna priva di costruzioni con alle spalle un bosco recintato
prima di pini, poi di eucalipti ed ospitano per ora solo un campeggio ed
un ristorante. Queste due località sono molto tranquille e vale
la pena di andarci, le spiagge sono di sabbia o misto sabbia-ciottoli e
soprattutto la parte distante dal campeggio, cioè verso Cala d’Ostia
(subito dopo la Torre spagnola omonima venendo da Chia, girando
sulla statale in corrispondenza di un cartello “spiagge” o prima della
Torre venendo da Pula girando presso una Chiesetta). Nei pressi della Torre
la spiaggia è misto sabbia-ciottoli ed il mare è poco profondo
anche se non è comodissimo entrare in acqua in quanto il primo tratto
è formato da sassi piatti e scivolosi ma anche per questo il luogo
è deserto o semi-deserto anche in pieno Agosto! In questo tratto
di costa raramente il mare è mosso in quanto poco più a largo
c’è una scogliera sottomarina che assomiglia per forma ad una barriera
corallina e che quindi blocca le correnti marine. Il pomeriggio, nel tratto
più vicino alla Torre, si può attraversare la strada dove
passano raramente le auto ma maggiormente le biciclette, ed entrare nel
boschetto di eucalipti a godersi il fresco sino alla sera quando centinaia
di rondoni si affannano intorno ai loro nidi: un vero angolo di tranquillità
dove, con un po’ di fortuna, pescare anche qualche polpo.
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Da
Chia compresa verso Ovest (cioè dall’interno di Chia in direzione
di Teulada ed oltre)
Percorrendo
la via principale di Chia (Viale Chia) dalla statale verso il mare sulla
sinistra c’è una traversetta con un ponticello a senso unico-alternato
che porta ad un gruppo di case (tra cui la nostra) ed all’ Hotel
Parco Torre Chia. La strada prosegue lambendo
l’hotel sino quasi al mare per poi interrompersi e diventare non asfaltata
ed interdetta ai mezzi a motore (è utilizzata per le gite a cavallo).
Questa stradina si divide in due rami, uno a destra scende alla Caletta
di Su Portu, l’altro sale panoramicamente sulla costa dalla quale si può
“scendere” sulla Spiaggetta di Su Cardolinu (in sardo: “il fungo”)
o Isula Manna (in sardo: “isola grande”). Per “scendere” intendo
che dalla strada alla spiaggia bisogna essere
un po’ delle “caprette” in quanto è tutt’altro che agevole ed è
bene fare molta attenzione reggendosi ai rami degli alberi di ginepro.
Ad ogni modo
noi (con due bimbe piccole) l’abbiamo fatta diverse volte e siamo sempre
arrivati vivi.
Una dritta
che non si trova da nessuna parte: la spiaggetta
non è mai affollata e comunque i primi bagnanti arrivano tardi (e
vanno via presto, quindi è possibile fruirne qualche ora in completa
solitudine): se si arriva presto è possibile buttare giù
dal sentiero (controllando bene che non ci sia nessuno sotto) tutti gli
oggetti che sopportano un (ehm!) “volo” di una quindicina di metri considerando
che una volta “atterrati” troveranno della soffice sabbia…nel nostro
caso: borsa asciugamani, giochini da spiaggia, attrezzatura da pesca ed
ombrellone !
Le fatiche
sono ripagate da un luogo che è un vero e proprio capolavoro della
natura. E’ formato da un isolotto, sopra il quale si intravedono tra la
vegetazione qualche resto di una città fenicia, unito alla terraferma
da un triangolo di sabbia con vista sulla Torre di Chia. Ne consegue che
si può fare il bagno sia a sinistra che a destra a seconda delle
preferenze; è una cala riparata dai venti, con il mare sempre calmo
e con una entrata in acqua agevole nella sabbia; la profondità rimane
per molti metri bassa, quindi adatta ai bambini; ad una certa distanza
una serie di scogli, calette e grottini la proteggono dall’arrivo dei motoscafi:
insomma imperdibile su tutti i punti di vista ! Meraviglioso è restare
in spiaggia sino al tramonto ed oltre (magari con una torcia per risalire):
si sta in pace con il mondo liberandosi un po’ dai propri affanni !
Superato il
fondale sabbioso la profondità del mare degrada dolcemente verso
gli scogli, alla base dei quali svariate colonne
di bolle d’aria tradiscono l’esistenza di sorgenti subacquee. Vicino
a queste rocce è possibile, volendo, rimediare la cena, magari una
bella insalata di polpi con patate !
😉 Sconsigliato piazzare l’ombrellone sotto la collina per il pericolo
di caduta rocce come segnalato da alcuni cartelli.
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| Sequenza
di “avvicinamento” : |
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| Prendendo
invece la strada bianca sulla destra, costeggiando un filare di mimose
fiorite profumatissime che crescono lungo un fiumiciattolo che in questa
stagione termina sulla spiaggia senza sfociare in mare, si scende alla
Caletta
di Su Portu. La caletta non è troppo affollata e abbastanza
riparata. Un minuscolo stabilimento d’appoggio ai clienti dell’Hotel Parco
Torre Chia sorge lungo il corso d’acqua con alcuni ombrelloni bianchi.
Ottima alternativa alla vicina ma affollata Spiaggia di Su Portu divisa
dalla caletta solo da una grande roccia che si allunga in mare. La Spiaggia
di Su Portu invece è una mezzaluna di sabbia chiara che finisce
ai piedi della collina dove sorge la Torre di Chia (Torre visitabile a
pagamento anche la sera tardi) ed è dotata di servizi; è
anche la spiaggia dove ci celebra la messa dell’Assunzione di Maria
in Agosto con la relativa processione di barche e corona di fiori propiziatoria
gettata in mare.
Alcune
sequenze della Messa e Processione:
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Se
dalla strada principale (Viale Chia),
passato il Chia Laguna Resort,
si gira a sinistra verso Capo Spartivento
si raggiungono una serie di spiagge alle spalle dei due stagni (Stagno
di Chia e Stagno di Spartivento) famosi per ospitare i Fenicotteri
Rosa, anche se in questo Agosto quello di Spartivento era completamente
secco mentre quello di Chia, quasi asciutto, ospitava solo le Garzette
(Egretta garzetta: dei
piccoli aironi bianchi).
Le spiagge in questione sono:
Sa Colonia,
Porto
Campana con le sue dune, Su Giudeu (conosciuta anche come S’Acqua
Ucci, S’Abba Durci) e Cala Cipolla (o
Portu Simoni
Gibudda)
Le prime tre
spiagge sono le classiche spiagge con un’ampia spiaggia di sabbia bianca,
servizi, parcheggi a pagamento ed ovviamente tanta folla; sono spiagge
abbondantemente reclamizzate, ben segnalate da cartelli e in aggiunta “convenzionate”
con il vicino villaggio che organizza ad orari prestabiliti un servizio
di navetta tramite un “trenino”. Le ho evitate nonostante paesaggisticamente
siano valide, soprattutto Su Giudeu con lo scenico isolotto fronte mare.
Ho provato ad andare una giornata a Cala Cipolla (anche perchè
attratto dalla parola “cala”) ed in effetti tra queste è la più
carina: un gioiello di spiaggetta circondata da scogli chiari e mare cristallino.
La mattina presto ho parcheggiato (a pagamento: 5 euro) e scarpinato lungo
una strada sterrata che è accessibile alle auto solo alle forze
dell’ordine, i mezzi di soccorso, al gelataio, ai clienti degli alloggi
all’interno del Faro Spartivento, ai disabili e ai tanti “raccomandati”
del luogo; arrivato alla cala mi sono piazzato previdente sugli scogli
laterali sulla destra. Da questi scogli parte un sentiero che permette
agli amanti della privacy di allontanarsi della sabbia e piazzarsi in disparte
anche se con il disagio dell’entrata in acqua difficoltosa per le rocce.
Purtroppo la spiaggia “comoda” si è presto riempita fino all’inverosimile
con “code” di venditori ambulanti che facevano avanti ed indietro lungo
il breve arenile chiedendo ogni trenta secondi se volevo acquistare qualcosa
(ho il massimo rispetto per chi lavora più o meno onestamente per
sbarcare il lunario ma è assurdo che dieci venditori degli “stessi
oggetti” in fila, uno dietro l’altro, mi chiedano tutti la stessa cosa
a più volte !). Una spiaggia molto suggestiva ma decisamente da
bocciare per la calca in Agosto ! Dalla strada bianca, superando Cala Cipolla,
si raggiunge a piedi (una faticaccia in salita, ma l’ho fatta perchè
è un percorso con scorci paesaggistici notevoli) il Faro di Capo
Spartivento, un faro attivo, in servizio, all’interno del quale sorge
per pochi mortali un’esclusivissima e raffinata guesthouse con due miniappartamenti
e quattro suite.
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Se
anzichè girare a sinistra per Capo Spartivento si mantiene la destra
seguendo la provinciale costiera in direzione di Teulada (una delle strade
più panoramiche che ci siano, tutta curve e posticini dove accostarsi
per fare le foto al mare dall’alto) si incontra il bivio per Perdalonga.
In realtà poche decine di metri dopo bisogna fermarsi in quanto
l’accesso alla spiaggia è interdetto dal cancello elettrico di un
comprensorio di ville (Punta Pinnetta). Ci sarebbe la possibilità
di entrare a piedi tramite un sentiero al lato del cancello ma quest’inverno
(anno 2010) una mareggiata ha fatto scomparire la spiaggia ed ora è
rimasta solo una striscia di ciottoli e scogli che non vale la pena di
vedere anche per la difficoltà di parcheggiate l’auto. Più
interessante è semmai la Caletta di Perdalonga molto riparata
e quasi deserta che si raggiunge o a piedi dalla spiaggia di Perdalonga
tramite un sentiero che scavalca una collina oppure imbucando una stradina
bianca appena prima il bivio del comprensorio e continuando finchè
l’automobile ce la fa; poi si prosegue a piedi.
Di più
facile accesso, più avanti, avendo la pazienza di scarpinare dieci
minuti lungo un sentiero scavato nei secoli dalle capre, sono la Cala
e la Caletta di Tuerredda. Si parcheggia la mattina presto l’automobile
in una piazzola di sosta lungo la provinciale (ho detto presto in quanto
i posti sono limitati, tre o quattro macchine al massimo) poco prima di
una villa isolata sulla scogliera. Si prosegue a piedi lungo il sentiero
che, arrivato al mare, si divide in due: a destra c’è una caletta
di sassi sempre deserta o quasi, a sinistra una simpatica spiaggetta poco
frequentata che ho voluto chiamare Cala di Tuerredda (in realtà
non ha nome, mi sono informato sul luogo oltre che su internet) in
quanto di fronte si vede bene l’isola di Tuerredda, da non scambiare con
la successiva e blasonatissima Spiaggia di Tuerredda. Questa cala l’ho
trovata una valida alternativa “comoda” alla folla dei dintorni e per questo
ci sono tornato varie volte.
Incontri con
la fauna alla Cala ed alla Caletta vicino a Tuerredda.
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La
gente era più fitta quanto più s’andava avanti, ma al portatore
gli si faceva largo: egli fendeva l’onda del popolo, e Renzo, standogli
sempre attaccato, arrivò con lui al centro della folla. Lì
c’era uno spazio voto, e in mezzo, un mucchio di brace, reliquie degli
attrezzi detti di sopra. All’intorno era un batter di mani e di piedi,
un frastono di mille grida di trionfo e d’imprecazione.
dall’ “Assalto
al forno delle Grucce” – Capitolo XII dei Promessi Sposi (A.Manzoni)
La Spiaggia
di Tuerredda (o Tuaredda) è paesaggisticamente parlando
una tra le più belle che esistano, addirittura considerata, come
dicono le riviste di viaggi, tra le 10 spiagge più suggestive della
Sardegna ! E’ una lunga striscia di sabbia bianca con di fronte l’Isola
di Tuerredda che offre un riparo in rada alle imbarcazioni ed un tuffo
sicuro ai bagnanti nelle sue acque trasparentissime. Vista dall’alto poi
se ne ricava una foto degna di una cartolina con tutti i canoni estetici
che i depliant e i siti web turistici promettono.
Detto questo:
non ci andate, almeno in Agosto ! Guardatela da lontano, fotografatela
ma evitatela se amate un minimo di tranquillità. La descrizione
Manzoniana del tumulto per l’assalto al panificio rende bene l’idea di
cosa troverete alle ore fatidiche di arrivo dei turisti. Infatti la combinazione
tra “la fama di spiaggia simil-tropicale”, le “foto ingannevoli” che si
trovano in giro fatte sicuramente in altri periodi, e la “facilità
di raggiungerla perchè l’accesso è lungo la strada provinciale
principale” fanno di lei una delle spiagge più affollate che abbia
mai visto. La folla raggiunge livelli talmente esagerati che già
nelle prime ore del mattino il gigantesco parcheggio a pagamento (5 euro)
si esaurisce e vengono quindi chiusi i cancelli; allora gli automobilisti
si mettono in fila sulla provinciale (talvolta “tappandola”) aspettando
che si liberi un posto mentre altri impazienti parcheggiano ai lati della
strada trovandosi poi al ritorno ill foglietto rosa che li obbliga a pagare
una multa di 72 euro ! Altri ancora lasciano l’auto in sosta più
o meno regolare lontanissimo formando a tutte le ore lunghe file di pellegrini
che a piedi carichi come somari sotto il sole marciano sull’asfalto per
raggiungere esausti la meta ! Se questa è vacanza, se questa è
Sardegna io mi chiamo Topolino ! Ovviamente stabilimento, bar, pattini,
motoscafi completano il “quadretto”.
Immaginate
quindi il poco spazio a disposizione per ciascuno in spiaggia ed in mare
!
Alzandomi
molto presto la mattina, non potevo intuire, il primo giorno di vacanza,
che bolgia fosse ed ho fatto l’errore di andarci: mi sono salvato dall’essere
sommerso un paio di ore più tardi solo grazie al mio ombrellone
da me dotato come optional di sei lunghe corde tutte intorno, ufficilamente
con funzione anti-vento, ma che in realtà ho aggiunto appositamente
per creare intorno a me “area di no-trespassing”
all’interno della quale quindi non entra nessuno; ovviamente all’estremità
opposta all’ombrellone le corde sono legate a delle pietre con le quali
regolare a piacere l’ampiezza e la forma del perimetro ;-). |
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Superando
Tuerredda la costa rientra all’interno come in un fiordo riparato allungandosi
poi in un promontorio che crea una serie di cale, calette e spiagge: Capo
Malfatano.
Dalla Provinciale
un piccolo cartello segnala l’entrata a Malfatano tramite una stradina
non asfaltata ma abbastanza buona che costeggia lo pseudo-fiordo all’interno
del quale le barche dei pescatori trovano un riparo insieme ad un piccola
riserva di pesca. Il luogo è abbastanza tranquillo. Nel primo tratto
di mare l’acqua è bassa, ferma e piena di Poseidonia con scarso
ricambio e torbida quindi poco adatta per il bagno; poi, superato un pontile
di legno, l’acqua si fa più trasparente sino ad arrivare ad
un piccolo stabilimento balneare con attiguo rimessaggio barche. Da questo
punto in poi è vietato proseguire con l’auto ma si può tranquillamente
parcheggiarla, come consigliato da alcuni locali, all’interno del parcheggio
dello stabilimento: nessuno mi ha mai detto nulla nonostante, arrivando
la mattina presto, mi sia spesso incrociato con i gestori.
Una volta parcheggiato
si prosegue per la stradina scegliendo ogni giorno un luogo diverso.
Si può
scegliere di andare nella immediata spiaggia sulla sinistra (A:
stabilimento o B:
libera) di sabbia con un mare cristallino, basso e poco affollato oppure
per avere maggiore privacy continuare per un centinaio di metri ed arrivare
in una striscia (C)
mista sabbia e fango dove piazzare l’ombrellone e godersi ugualmente un
mare trasparente praticamente piatto come un lago anche quando a largo
è mosso: ottima dritta in caso di vento o burrasca.
Se invece
si prosegue sulla stradina si può decidere di superare una collinetta
e poi di nuovo scendere sulla sinistra per arrivare ad una caletta isolata
(D) da
dove è possibile partire per una sessione di pesca oppure, se si
fa del semplice snorkeling, intravedere a poche decine di metri a largo
(su un fondale intorno dai 5-6 metri in poi) tra le Poseidonie i resti
(enormi blocchi di pietra) dell’antico porto cartaginese sommerso di Melqart
(lo
sanno in pochi perchè non è segnalato). Se invece di superare
la collinetta si va verso sinistra, si arriva poco dopo ad una spiaggetta
di sabbia e ciottoli (E)
con una propria piccola baia rocciosa con a fianco una caletta (F)
anch’essa misto sabbia-ciottoli: due “gioielli” riparati dalle onde del
mare da una fascia di scogli e dal vento da una cinta di colline e soprattutto
deserti: anche nei giorni festivi di Agosto non ho visto nessuno, neppure
transitare !, fatto alquanto strano in quanto soprattutto la prima spiaggetta
(E), tra l’altro neppure troppo piccola, è facilissima da raggiungere
senza arrampicate o sfacchinate particolari !
Più
avanti infine c’è un’altra cala (G) di cui non ho la descrizione
perchè non l’ho raggiunta.
Lungo tutto
questo promontorio è piacevole fare passeggiate per esplorare la
zona e fare foto veramente suggestive: è persino possibile raggiungere
l’omonima Torre di guardia sempre proseguendo lungo la stradina bianca
principale.
Sui fondali
spettacolari di questo capo ho incontrato polpi, murene, banchi di pesci
di buone dimensioni, persino qualche cernietta ! oltre a praterie, ricci
ed i gustosi buccones (o bocconi, il
nome in Italiano è Murice); non per niente ho saputo che
in alcuni anni si sono svolti campionati sportivi di pesca subacquea…
speriamo solo che non arrivi anche qui la speculazione edilizia visto che
il tentativo c’è già stato (per ora sospeso: notizia aggiornata
all’anno 2010).
Curiosità:
Capo Malfatano prende il nome da uno dei primi piroscafi della Marina Militare
Sarda che fu protagonista della battaglia navale che si svolse il 28 luglio
1811 nelle acque di questo promontorio contro una flottiglia Tunisina.
Vinse la Marina Sarda, che affondò un feluccone, una galeotta ed
un’imbarcazione minore della marina Tunisina. Il Comandante Porcile si
distinse per il suo eroico coraggio mentre il comandante dei Tunisini fu
passato a fil di spada. La terribile lezione mitigò gli assalti
dei feroci predoni nord africani che, per oltre un millennio, erano stati
il flagello del Mediterraneo. |
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| Per meglio
visualizzare la posizione delle spiagge/cale ho preparato un paio di illustrazioni
sulle quali cliccare per visualizzare meglio le relative lettere: |
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Proseguendo
sulla provinciale si vede la successiva Torre (le torri di guardia spagnole
sono tutte in collegamento ottico tra loro quindi ce ne sono moltissime
lungo la costa) che a differenza delle altre si trova abbastanza in basso
rispetto il piano stradale, tant’è che si fa un po’ di fatica a
vederla nel senso di marcia verso Teulada. Nel fianco destro (destro guardando
il mare) di questa Torre seicentesca (Torre di Piscinnì)
ci sono due deliziose e protette cale di un centinaio di metri o meno ciascuna.
Non sono segnalate quindi bisogna andarsele a cercare prendendo come riferimento
la torre nella foto e alcuni punti in cui la provinciale possiede a fianco
delle piazzole di sosta non asfaltate sulle quali i turisti si fermano
per scattare le foto al panorama. Proprio in queste due piazzole (lato
mare) si deve parcheggiare per intraprendere la camminata più o
meno agevole tra la macchia mediterranea, lungo un sentiero
tracciato dalle capre (dove è possibile
anche incontrarle) verso le due cale. Non saprei quale delle due sia la
più bella, entrambe sono formate da una spiaggetta di ghiaietto
bianco, comodo e pulito, un’acqua dai colori mozzafiato e sono completamente
riparate dal maestrale e dal mare mosso.
Il fondale
degrada lentamente passando dalla ghiaia, ai sassi, alle rocce con molte
praterie di Poseidonia (che ricordo non sono “alghe” ma piante superiori).
Ai fianchi delle calette si possono vedere facendo snorkeling piccoli archi
di roccia, grotte e grottini sommersi o affioranti, pesci di ogni genere,
polpi, seppie, gamberetti, spirografi, actinie e pomodori di mare.
Le spiaggette
sono talmente riparate dal movimento dell’acqua che è possibile
piantare l’ombrellone praticamente a mezzo metro dal mare.
La cala (A)
immediatamente sotto la torre è leggermente più lontana da
raggiungere e per questo meno frequentata ma da questa è possibile
fare un’escursione sino alla torre (chiusa, murata) e dietro questa: dove
una remota colata lavica si estende dalla collina al mare e dove anticamente
si è scavata la roccia (si tratta di una cava punica) tanto
da formare un piccolo bacino che grazie all’evaporazione dell’acqua di
mare arrivata dalle mareggiate invernali si possono vedere grossi banchi
di sale cristallizzato.
La seconda
cala (B) invece è un poco più piccola e con un sentiero
più corto della prima e più agevole e per questo più
visitata; ad ogni modo entrambe le cale sono estremamente tranquille: durante
i giorni feriali di Agosto possono essere completamente deserte anche tutto
il giorno, a parte un paio di grossi gabbiani che pescavano vicino riva;
i giorni festivi e la settimana di Ferragosto al massimo si riempiono
di 4-5 ombrelloni dalla tarda mattinata sino al tardo pomeriggio. Visto
l’estrema protezione dai venti e dai capricci del mare la sera ci attardavamo
in spiaggia sino ed oltre le 20,30 godendoci l’acqua calda serale, il profumo
del mare ed il tramonto, risalendo il sentiero
sino alla strada con l’ausilio di un paio di torce.
Le cale
di Torre Piscinnì, secondo i miei gusti, sono così belle
e tranquille che valgono da sole l’intero viaggio nel Sulcis !
Una curiosità
chimica: il “profumo del mare” esiste davvero e non è solo
una sensazione olfattiva-emotiva. E’ lo stesso profumo che si sente nei
pesci di mare freschi mentre è assente in quelli di acqua dolce
e quasi sempre in quelli di allevamento anche marini. Le molecole dell'”aroma
di mare” sono i bromofenoli, delle molecole
sintetizzate dagli organismi marini alla base della catena alimentare (soprattutto
alghe, ma non solo) a partire dal bromo, un elemento abbondantissimo nel
mare. L’aerosol generato dalle onde diffonde questo odore nell’aria che
noi riconosciamo come “profumo di mare”; lo stesso aroma lo ritroviamo
nei pesci di mare catturati o comprati al mercato che si sono cibati di
questi organismi. Ovviamente nei laghi e nei fiumi queste sostanze non
sono presenti, così come negli allevamenti di pesci di mare spesso
l’alimentazione non comprende gli organismi che producono i bromofenoli. |
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Continuando
lungo la “panoramica” la strada discende per lambire la Spiaggia di
Piscinnì, una spiaggia di sabbia chiara delimitata da costoni
di roccia. La parte verso destra (guardando il mare) ha un accesso più
facile ed è esclusivamente di sabbia, mentre la parte verso sinistra
ha possiede anche alcuni scogli i quali formano delle piccole piscine naturali
dal fondo sabbioso dove i più piccoli si divertono in tutta sicurezza.
Quest’ultima parte inoltre ha un grande scoglio isolato a pochi metri dalla
riva (lo Scoglio dei Passeri) dal cui lato opposto alla spiaggia
si possono effettuare “con cautela” dei piccoli tuffi.
La spiaggia è ampia e moderatamente frequentata, più verso
destra; il mare è trasparentissimo, dai colori caraibici e riparato
dalla furia degli elementi.
Una dritta:
nella parte destra con accesso comodo direttamente dalla strada il parcheggio
è a pagamento (5 euro tutto il giorno o la mattina, 3 euro il pomeriggio)
mentre in quella sinistra accessibile tramite un breve sentiero (oltre
che ovviamente dalla spiaggia) è possibile parcheggiare (se si arriva
molto presto) ai lati della strada, in una piazzola, senza pagare.
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| Dopo
Piscinnì la successiva spiaggia è quella di Arboi
(o Larboi). Anche questa è una graziosa spiaggetta mista
sabbia e ciottoli riparata dalla solita cinta di rocce con accesso facile
dalla provinciale che in questo punto rimane bassa rispetto la costa. E’
moderatamente frequentata ma mai affollata sia per la limitazione dei posti
auto (bisogna parcheggiare nei pochi punti dove è possibile lungo
la strada), sia perchè più si va verso Tueulada e più
ci si allontata da ogni centro abitato o raggruppamento di ville. In realtà
sino a Campionna la distanza da Chia è veramente poca e con venti
minuti al massimo, non superando mai i 50 Km/h (anche perchè sarebbe
difficile farlo visto le curve) si raggiungono tutte le spiagge descritte
ma per fortuna ci sono i pigri… Tornando ad Arboi la spiaggia è
divisa in due da un piano di roccia liscia e chiara, dal lato sinistro
(guardando il mare) si può trovare un po’ d’ombra sotto un vecchio
ginepro cresciuto direttamente sulla spiaggia mentre sulla destra
un gruppo di alberi offre un vero e proprio riparo dal solleone. Anche
alle spalle della spiaggia un olivastro centenario regala una “siesta”
pomeridiana al fresco alla quale anche noi abbiamo approfittato dopo pranzo,
Maria addirittura si è addormentata alla grande ! L’acqua trasparente
è bassa e sabbiosa e degrada dolcemente verso gli scogli che mi
hanno regalato con l’aiuto della mia fida fiocina a mano (no fucile) una
grossa seppia per un due bei piatti di “spaghetti al nero” 😉 !
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A
seguire: Campionna. E’ una spiaggia di ciottoli, sassi e sabbia
caratterizzata dall’omonimo isolotto di fronte. Anche qui i parcheggi sono
limitati lungo la provinciale, quindi è bene venire la mattina presto
se si vuole trovare posto. Spiaggia senza infamia e senza lode, non troppo
affollata, vale la pena di una sosta di una mattinata ed un bagno nelle
sue limpide acque quando il mare è calmo, diversamente la spiaggia
a differenza di altre non è riparata.
Campionna
è anche l’ultima spiaggia di questa “serie” raggiungibile dalla
provinciale; dopo questa la strada continua a seguire panoramicamente il
mare ma la costa diventa molto alta ed è quasi impossibile scendere
in acqua per diverse decine di chilometri; in un punto sorge una piccola
strutture turistica con spiaggia “diciamo” privata ma non c’è nulla
di importante sino all’Isola Rossa dove inizia un’altra serie
di spiagge famose che in questo viaggio ho saltato.
Per la cronaca
si tratta delle spiagge di Sa Canna,
Torre
del Budello,
Porto
Tramatzu, le dune
di Is Arenas ed infine Porto
Pino. La zona più a nord non è
sempre accessibile anche per la presenza dell’enorme base militare con
relativo poligono di Teulada.
A questo punto
ho deciso di tirare dritto sino all’isola di Sant’Antioco (in provincia
di Carbonia-Iglesias). |
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Sant’Antioco
è una grande isola (la quarta per superficie dopo la Sardegna, la
Sicilia e l’Isola d’Elba) collegata con la terra ferma da un ponte ed una
striscia di terra artificiale che separa in due una laguna piena di
fenicotteri
rosa. Poichè avevo preventivato una
sola giornata di visita, dopo un imbottigliamento da traffico nel paese
omonimo, ho deciso di esplorare solo le spiagge a Sud che tra l’altro sono
le uniche riparate dal maestrale.
La strada
piuttosto stretta porta alle belle spiagge sabbiose ma affollate di Maladroxia
e Coaquaddus (con stabilimento e servizi…che ho prontamente saltato
!) per finire nelle tre calette di Turri (nei pressi della Torre
Cannai) misto ciottoli e sabbia che ritengo le più graziose
e sicuramente meno frequentate di quelle più a nord come si può
vedere nella foto a destra scattata all’ora di maggior affluenza. In queste
cale
più o meno grandi il mare è
cristallino e nonostante il piccolo disagio del sentiero da percorrere
hanno il vantaggio di avere un grande parcheggio gratuito (per ora: anno
2010).
Interessante
anche fare una visita alla Torre aragonese di
Cannai aperta al pubblico anch’essa gratuitamente.
Dietro la
torre sorge una lunga scogliera diritta con accesso facile alle auto adatta
alla pesca. |
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Al
ritorno da Sant’Antioco eravamo piuttosto affamati anche perchè
avevamo deciso di non portare dietro troppo cibo ma di completare la giornata
andando a mangiare in un ristorante come facciamo di rito una o due volte
al massimo per ogni vacanza sarda (mangiare in Italia è costosissimo
e preferiamo comprare i prodotti locali e cucinarceli da soli).
La meraviglia è stata costatare
che tutti i ristoranti erano chiusi e non perchè fosse pomeriggio
inoltrato ma perchè proprio chiusi tutto il giorno…di Agosto !!!;
gli agriturismo invece erano deserti e quelli “in servizio” aprivano soltanto
la sera. Peregrinando inutilmente da un locale all’altro seguendo le indicazioni
“mangerecce” consigliate dal navigatore satellitare o dai cartelli pubblicitari
stradali decidemmo di rinunciare e di tornare verso casa a Chia.
Quando i nostri stomaci brontolavano
come motori diesel non troppo lontani da Campionna, quasi di fronte l’Isola
Rossa, all’altezza di un porticciolo di pescatori e piccole imbarcazioni
private (Porto Budello conosciuto dai locali anche come anche “Su
Potu Becciu” cioè il “porto vecchio”) vidi un piccolo cartello
“ristorante“: girai a destra imboccando
un vicoletto parzialmente asfaltato.
Parcheggiai lungo il vecchio molo
costruito nella ampia rada, avvicinandomi ad una costruzione di legno pitturato
di bianco e celeste nascosto dalle piante.
Il ristorante non ha insegna, non
ha un telefono quindi non è possibile prenotare, non ha biglietti
da visita e non accetta nè bancomat, nè carte di credito:
solo cash ! E’ gestito in maniera famigliare da un gruppo di ragazze ed
una signora che abbiamo conosciuto (l’ambiente è molto informale)
ed il menù è fisso, senza poter ordinare le portate: tutto
a 20 euro a persona !
Ho mangiato meglio che in un ristorante
blasonato; per 20 euro a testa ci hanno portato per ciascuno una porzione
di cozze gratinate, un trancio di tonno rosso locale (Thunnus
thynnus) con cipolle, un piatto di Caponata: tonno salato,
basilico, pomodoro, olio e gallette Carlofortine (il tonno è molto
usato nella cucina del Sulcis-Inglesiente in quanto sono attive ancora
molte tonnare a Carloforte, Sant’Antioco
e Portoscuso), la Burrida: un altro piatto tipico a base
di Gattuccio (Scyliorhinus
canicula, uno squaletto catturato localmente) condito con
trito di noci, aglio, olio e aceto ed infine un bella porzione di spaghetti
misto mare ! non mi hanno fatto pagare: il mezzo litro di vino rosso sfuso
sulcitano che avevo preso per me, una coca cola per le mie piccole, una
bottiglia d’acqua, il mio caffè; infine mentre uscivamo, la gestrice
del locale, sentendo che Marika aveva sete, nonostante avessimo con noi
la nostra fida borraccia, ci ha regalato una bottiglia di acqua minerale
fresca da un litro e mezzo: cortesia pura !
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In realtà indagando sulla
rete ho scoperto che il ristorante si chiama: Sabor’e Mari ed offre
anche un menù più ricco (sempre fisso e legato al pescato
giornaliero) a 30 euro ma probabilmente visto l’ora tarda ci hanno assegnato
quello ridotto a 20 (che è previsto in genere per i bambini). E’
gestito da una cooperativa di pescatori locali ed è aperto solo
da Giugno ad Ottobre. |
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Le
Grotte.
A
circa un’oretta di auto da Chia presso Santadi, paese noto per la
rievocazione dell’antico rito del Matrimonio Mauritano (Sa
Coia Maurreddina) sono ubicate la
Grotte
di Is Zuddas. Si tratta di grotte ancora attive (quindi dove le stalattiti
e le stalagmiti sono ancora in formazione) che si sono formate tramite
l’azione dell’acqua a partire dal Cambrico inferiore (circa 600 milioni
di anni fa) e per questo considerate le più antiche mai scoperte
al mondo.
La particolarità
che le rende uniche nel genere è una sala dove sono concentrate
una grande quantità di “fiori di grotta” cioè il carbonato
di calcio sotto forma di Aragonite aghiforme
che influenzato da leggeri flussi d’aria, anzichè dalla gravità
terrestre, cresce in ogni direzione.
La temperatura
è più calda di altre grotte (costante tutto l’anno a 16 gradi)
quindi non è indispensabile vestirsi “pesante”. Le escursioni durano
circa 45 minuti su un percorso agevole e “non claustrofobico” di circa
mezzo chilometro. Lungo le scale che discendono nelle grotte si può
vedere sotto vetro uno scheletro di Prolagus
sardus, una specie di lepre estinta quattro secoli fa.
Curiosità:
con una buona dose di fantasia la guida fa notare le forme bizzarre che
possono assumere alcune formazioni calcaree: i sette nani, un pulcino,
Buddha e persino l’ombra di Pluto (anche se quest’ultima secondo me assomiglia
più al Dottor John Zoidberg di Futurama 🙂 ).
Nella struttura
esterna c’è una trattoria di cucina tipica sarda della stessa cooperativa
che gestisce le grotte che consiglio; immediatamente fuori un piccolo parco
giochi dove digerire su una panchina mentre i bimbi vanno in altalena.
Durante le
feste di Natale viene celebrata all’interno delle grotte una messa con
tanto di allestimento di un Presepe, del quale rimangono permanentemente
alcuni elementi come le casette in miniatura e poco altro.
Ho fatto una
paginetta fotografica sulla Grotte di Is Zuddas.
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L’archeologia.
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Come ogni
parte della Sardegna anche il Basso Sulcis abbonda di testimonianze dell’antico
passato. Innumerevoli sono i resti segnalati (e non) di Nuraghe,
Pozzi Sacri,
Domus de Janas
(strutture sepolcrali scavate nella roccia), Dolmen,
Menhir, ecc.
del periodo sardo più remoto che però in questa zona non
raggiungono lo splendore ed il buon stato di conservazione di quelli più
famosi descritti nei viaggi passati
(come ad esempio il complesso nuragico di Barumini).
Spiccano invece le torri costiere aragonesi di avvistamento edificate a
partire dalla fine del 1500 per contrastare le scorribande dei corsari
saraceni. Ce ne sono molte, in quanto essendo una costa frastagliata e
piena di piccoli promontori bisognava costruirne in abbondanza per mantenere
il contatto visivo. La maggior parte sono chiuse e murate per ragioni di
sicurezza (come ad esempio la Torre di Piscinnì),
altre invece sono visitabili a certi orari sia a pagamento (Torre
di Chia) che gratuitamente (Torre Cannai
a Sant’Antioco).
Sicuramente
il Basso Sulcis è più famoso per la presenza dei primi insediamenti
fenici, in particolare il Complesso Fenicio-Punico di Nora ad un
quarto d’ora di automobile da Chia.
Nora
è quasi sicuramente la città più antica della Sardegna:
l’area fu dapprima abitata dalle popolazioni nuragiche, poi alla fine dell’VIII
secolo a.C. sbarcarono i Fenici fondando qui il loro primo agglomerato
urbano dell’isola (Nora: sec.VII a.C); in seguito fu la volta della dominazione
romana (238 a.C) che ne ampliò le strutture facendola diventare
la capitale della provincia romana della Sardegna e Corsica. Il complesso
archeologico è ben conservato e quindi consiglio di visitarlo. Mi
ricordo che quando ero piccolo si stava ancora scavando intorno all’area
e si poteva fare il bagno accanto alle rovine, adesso invece il tratto
di mare antistante è interdetto a qualsiasi attività.
Suggestivo
è il promontorio sul quale si può salire per vedere dall’alto
l’intero parco archeologico sul quale svetta la Torre spagnola di
Coltellazzo (inizi del 1600 – non visitabile) soprannominata di
Sant’Efisio in quanto si crede che il Santo guerriero sia stato ucciso
decapitato proprio a Nora.
Con lo stesso
biglietto per l’accesso alle rovine è possibile visitare il piccolo
museo nella vicina
Pula (Museo Archeologico
“Giovanni Patroni”) dove sono esposti molti
oggetti ritrovati negli scavi tra cui spicca la lamina d’oro con raffigurato
il Gorgoneion, la mitologica testa di Gorgone (Medusa), rinvenuta
in una tomba.
Su Nora
ed il museo ho creato una paginetta
fotografica a parte.
Altre testimonianze
Fenicie minori sono disseminate su tutto il territorio anche se purtroppo
ridotte a misere rovine spesso fagocitate dalla macchia mediterranea come
per l’antica città di Bithia i
cui resti si possono intravedere sotto la Torre di Chia e sull’isolotto
di Su Cardolinu o l’antico porto di Melqart le cui rovine
sommerse si trovano a Capo Malfatano. |
L’intrattenimento.
Nella
zona per fortuna non ci sono intrattenimenti mondani o locali chiassosi;
nonostante l’afflusso turistico Chia ha mantenuto una certa tranquillità
forse anche grazie ai due principali villaggi turistici che relegano i
divertimenti notturni al loro interno. L’unico locale di una certa importanza
per i giovanissimi è lungo la statale quasi arrivati a Pula: la
megadiscoteca Tsunami di Santa Margherita !
Per il resto
la sera non rimane che partecipare alle varie sagre (nel mio caso sono
stato a quella della capra a Domus de Maria e a quella
del pesce a Chia) dove però il rapporto prezzo-qualità
del cibo/vino servito non è il massimo e dove si fanno estenuanti
file anche di ore prima di poter mangiare. Più interessanti semmai
le poche bancarelle con prodotti locali
(formaggi, miele, dolciumi, coltelli, tappeti, ecc.) e non.
Insieme alle
sagre (ma non solo, anche durante i giorni di “non sagre”) c’è sempre
tanta musica (a Domus de Maria c’è anche un anfiteatro dove sedersi
ad ascoltarla) e qualche spettacolo ma, con mio grande rammarico e anche
stupore, delle tante manifestazioni in programma nessuna prevedeva musica
o balletti sardi ma solo
musica e balli latino-americani
!
Anche quest’anno, con un po’ d’impegno e buona
volontà, sono riuscito in Agosto a trovare angoli di paradiso, pace
e tranquillità lontani dalla ressa: Sardegna mia, non mi deludi
mai !
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