SEYCHELLES
2-12 agosto 2003

di Lucia & Mauro – [email protected]
Mai avevo preso in esame un viaggio alle Seychelles. Poi, grazie alla lettura in rete di un racconto di viaggio all’isola di La Digue, si è fatta strada l’ipotesi e l’entusiasmo non si è più fermato.
Abbiamo scelto di fare principalmente 6 gg a La Digue, e poi 4 g a Mahè.
Il costo elevato del viaggio è da imputare principalmente all’aereo diretto da Roma a Mahè con Air Seychelles.
Per le sistemazioni abbiamo preferito le Guest House agli alberghi.
Un’po’ per risparmiare, un’po’ perché ci tenevamo ad entrare direttamente in contatto con la vita locale.  E  posso ammettere senz’ombra di dubbio che ci siamo trovati benissimo…siamo stati coccolati ogni giorno con dell’ottimo cibo annunciato sempre con un sorriso.
Per raggiungere La Digue, da Mahè siamo volati verso Praslin con un aereo da 20 posti, un “Twin-Otter”, che ci ha molto incuriositi e divertiti. Sembra di stare su un piccolo furgoncino con le ali. E, come tale, è rumoroso e instabile rispetto gli aerei di linea. Meglio non appesantire troppo le valigie se si utilizzano voli interni.
Una volta arrivati a Praslin bisogna raggiungere Jetty (molo/porticciolo) per prendere la barca che collega appunto Praslin a La Digue.
Il tratto di mare è breve, ma nel periodo in cui lo abbiamo attraversato, agosto, le onde erano alte, lunghe e il dondolio della barca ha messo a dura prova il fisico provato dal lungo viaggio dall’Italia. Il tempo d’abituarci al dondolio che già in fondo si scorge la sagoma di La Digue.
LA DIGUE:
Appena sbarcati, ecco che ci aspetta un’ulteriore mezzo di trasporto: il bue, i turisti sono portati alle proprie dimore con un carretto trainato da buoi. Credo solo per folclore.
Finalmente arriviamo alla Pension Michel. Ci piace subito. Veniamo accolti con un succo di frutta tropicale (naturale) fatto sul momento bello fresco dal gusto che non scorderemo mai e che consapevolmente mai riusciremo a gustare in Italia.
La Pension Michel offre solo 5 camere,  semplice ma accogliente. Le cene sono a buffet abbondante, molto vario, piccante ma buono.
La Pensione era ad un passo dal La Digue Island Lodge (principale resort dell’isola), di cui utilizzavamo la spiaggia, Anse Reunion.
La Digue  resta veramente nel cuore.
Personalmente è l’isola migliore proprio per l’atmosfera che vi si respira. Tranquilla? Direi…beata. LaDigue ha circa 2000 abitanti. Vivono in casettine sparse sull’isola e, al mattino, la loro principale occupazione è di pulire le strade e il loro giardino dalle foglie cadute dagli alberi. Sì, gli alberi…sono degli alberi altissimi con un fogliame ricco che ricordano i ns ficus d’appartamento.
Gli abitanti sono sorridenti; le donne, nella loro dignitosa semplicità, sempre ben tenute, con le camicette dai colori vivaci impeccabilmente stirate. Tantissimi i giovani, tutti in bici. C’è di tutto, anche una bella biblioteca e la palestra.
Non ci sono auto private. Solo qualche furgoncino di servizio e l’ambulanza. Dunque il contatto acustico è composto solo da rumore di foglie, di bici che passano veloci, dalla barriera corallina costante in lontananza, da qualche canto dei numerosi galli, e l’odore dolciastro degli alberi in fiore.
Quello che invidio alla popolazione delle Seychelles, è la temperatura. Ideale. Min 23 max 29. Un sogno. E’ chiaro già questo fa star bene la gente. Ci si sente in pace. Tutta la vita in pantaloncini e maglietta. Waw! Eppoi, la natura. Rigogliosa. Amica.
A LaDigue non siamo stati un solo giorno fermi in spiaggia.A piedi, attraverso i sentieri alla scoperta di ogni angolo. Emozionati ogni minuto.
Prima escursione: Anse Source d’Argent. La spiaggia più fotografata al mondo. Infatti, è talmente bella da sembrare “finta”. E’ come ammirare un dipinto.  Vi si accede in pochi minuti a piedi attraverso una piantagione di palme da cocco. Ingresso della piantagione Union Estate a pagamento $-E 3. Oltre alle magnifiche palme da cocco (attenzione alla testa!), vi si trova un vecchio cimitero, una fabbrica di copra, la casa di Emanuelle (il film), e delle simpatiche tartarugone giganti…eppoi, ecco che appare Lei, la spiaggia Source d’Argent. L’abbiamo attraversata tutta, inoltrandoci per brevi tratti tra la foresta. Ma poi alcuni grossi massi di granito ci hanno fatto desistere dal proseguire. Peccato, con un’po’ di pazienza potevamo proseguire!
La giornata successiva l’abbiamo impegnata nell’esplorazione coast to coast. Passando per l’unica strada interna di LaDigue che la attraversa, abbiamo raggiunto le spiagge di Grand Anse, Petit Anse, Anse Coco.
E’ stata la “gita” più soddisfacente che abbiamo fatto. Partiti la mattina, ci siamo “pascolati” con tutta calma, fermandoci ad ammirare il paesaggio.
Con tanto di binocolo per  bird watching ad ogni occasione. Ci sono degli enormi pipistrelloni che sono ghiotti di papaia. Sembrano degli orsacchiotti gialli con le ali. L’albero della papaia è facilmente individuabile dai resti dei frutti spiaccicati a terra. Un buon consiglio è osservare sempre attentamente la strada dove si cammina: infatti, dai resti o dalle macchie, si possono intuire le cadute della frutta dall’alto. Cocco compreso.
Per raggiungere tutte le suddette spiagge bisogna seguire un sentiero che passa attraverso foreste, sentieri mezzi nascosti nell’erba, e bisogna inerpicarsi su alcune barriere rocciose. Ma senza gran fatica. Il paesaggio che si presenta innanzi ci ricorda i film ambientati in  Cambogia…una distesa di prati verdi con dietro palme alte dalla chioma mossa dal vento e ancora, alle loro spalle, colline con vegetazione fitta.
Qui mi sono lasciata tentare dall’aprire da sola un cocco caduto.
Dopo averlo ripetutamente sbattuto contro uno scoglio di granito (ferite alle mani comprese), finalmente sono riuscita ad aprirlo e mangiarlo!!!  Waw! Grande la soddisfazione per un turista faidate!!
A Grand Anse, abbiamo pranzato, con scelta a buffet,  al ristorantino in spiaggia con circa 100 rupie/ Euro 17 a testa.
Qui ho assaggiato per la prima volta una cosa buonissima: l’albero del pane (breadfruit).
In tutte e 3 le spiagge è proibito fare i bagno: infatti, le onde sono costanti e la risacca ha una forza tremenda. Meglio non rischiare anche se viene naturale avvicinarsi all’acqua. E’ proprio un contatto naturale tra uomo e natura. Siamo rimasti a scherzare con le onde a rincorrerle e scappare al loro arrivo. Soli.
Tornando indietro, da Grand Anse, abbiamo preso un nuovo sentiero che porta a Anse Songe e Grand L’Anse . Le spiagge più selvagge di La Digue
.Anche in questo caso bisogna arrampicarsi per alcuni tratti in salita tra le rocce passando attraverso i ruscelli, come in montagna. La vista si apre su prati in salita con mucche al pascolo. Fa un certo effetto girare l’angolo e trovarsi davanti ad una mucca al pascolo come sulle Alpi, ma con la vista sull’Oceano Indiano!!
Ci siamo fermati alla spiaggia solitaria e selvaggia di Grand L’Anse. Piena di pezzi di conchiglie e coralli portati sulla spiaggia da chissà quante onde impetuose.
Alle ns spalle, solo vegetazione, fitta. Davanti a noi, il mare, spumeggiante. Ci si sente molto piccoli di fronte alla grandiosità della natura, predominante.
Sono già le 17, dobbiamo iniziare la via del rientro….a malincuore lasciamo la pace del posto (anche se con il fragore delle onde in sottofondo), e riprendiamo la strada principale.
Seguiti dal volo elegante di una coppia di sterne, uccelli bianchi con la coda lunga.
Nei gg successivi percorriamo tutti i  sentieri di LaDigue, a piedi, in bici.
Gita in giornata all’isola di PRASLIN per la visita alla Vallee de Mai:
Barca da LaDigue a Praslin, partenze giornaliere ogni ora, a/r $20 a testa. Parco VdM entrata Euro 15. Taxi da Jetty all’entrata della Vallèe de Mai: rupie 80. Ma al ritorno abbiamo optato per un bus che passa proprio davanti all’entrata del parco (x 3 rupie). La Vallèe de Mai è il luogo di crescita della palma Coco de Mer che produce la noce unica al mondo dalle forme curiose che può pesare anche 20 kg! La Vallèe de Mai è quanto rimane delle lussureggianti antiche foreste preistoriche. Passeggiando nel parco si sentono solo i rumori delle sue enormi foglie a ventaglio mosse dal vento…lassù in alto… anche a 30 m d’altezza!!!! Suggestivo. Riconosco molte piante d’appartamento in versione gigante.
Proseguiamo il ns giro di Praslin verso Anse Volbert, bella, lunga e pacifica spiaggia di sabbia finissima.
Altra gita da LaDigue verso le isole: Sister Island, Coco Island, Felicitè.Vallee de Mai
Il tutto con la barca di Andy, un  rasta e il suo amico (per $80 a testa, barbecue e tasse incl.) al contrario delle Agenzie locali, $ 100.
Di solito partono alle 9.30 am dal molo di La Passe e la loro barca si chiama Zico 1. Oltre al risparmio, la gita viene fatta con 4-6 pers. Al contrario, le Agenzie escono con il barcone da 10/12 pers.  Da notare che per lo sbarco sulle isole, se private, bisogna versare $20 a testa.
Non c’è nulla su queste isole oltre la natura. Ma c’è il “fee”- la tassa!!
Coco Island è stato il posto migliore dove abbiamo fatto snorkelling. Oltre ai numerosi pesci tropicali abbiamo visto un’aquila di mare. I coralli sono piuttosto rovinati, spezzati. Dicono, a causa dell’elevata temperatura nell’anno del Nino.
Sister Island: privata, è qui che ho visto, facendo snorkelling in mezzo metro d’acqua, uno squaletto (1 m). Mai avrei pensato d’incrociare uno squalo, così, quasi in spiaggia.  Ma  appena “lui” mi ha avvistato, con un rapido colpo di coda, se nè fuggito via spaventato. Qui la ns guida ci ha preparato un barbecue di pesce addobbando un misero tavolo di legno con una foglia di palma per tovaglia e tanti fiori di hibiscus per decoro sparsi sopra. Pesce al zafferano, insalata e frutta fresca.
Sister Island, al suo interno ha un giardino tropicale ben curato. Su un lato dell’isola abbiamo notato del movimento: alcuni operai stavano lavorando alla costruzione di una casa. Credo un ristorante o cmq una struttura turistica. Business is business.
Felicitè, altra isola privata e semiselvaggia. Si può affittare l’isola per 2000E al giorno con tutti i confort e la tranquillità e la privacy che si vuole. Qui abbiamo nuotato in mezzo a due simpatiche tartarughe marine.

L’ISOLA DI MAHE’
Dopo aver trascorso le giornate a LaDigue,  l’arrivo a Mahè è uno shock.
A Victoria, la capitale, ci sono auto, rumori, smog e sembra veramente un altro mondo.  Ma per nulla paragonabile alle ns città!
Mahè è piena di spiagge con a ridosso monti alti, fino 1000 m, coperti di vegetazione dal verde intenso.
Eravamo alloggiati da Daniella’s Bungalows a Beau Vallon, la più famosa spiaggia a 5 km dalla capitale Victoria.  I bungalow, molto spaziosi, sono adagiati sul fianco di una collina in un bel giardino con tanti alberi di frangipane. Ma per accedere alla spiaggia bisogna attraversare la strada principale.
Beau Vallon è certamente una spiaggia molto turistica, ma non ha nulla a che vedere con il nostro concetto di “spiaggia turistica”. Qui finalmente si riesce a fare il bagno senza alcun pericolo nonostante le onde.
Mahè è un’isola piuttosto lunga e le distanze sono notevoli.
A Victoria c’è il bus-terminal da dove partono bus per tutte le direzioni. Abbiamo visitato il lato sud dell’isola (con 1,5 h di bus): più un bel tratto a piedi per raggiungere Anse Intendance-Anse Takamaka, le spiagge più belle.
Di fronte a Victoria c’è il Parco marino di St.Anne, ed è raggiungibile in barca.
Ci siamo rivolti direttamente all’ufficio info di Victoria e abbiamo prenotato una barca con guida. Ci si imbarca dal Marine Charter. Anche qui abbiamo evitato le escursioni riservate ai turisti dalle Agenzie locali, con  notevole risparmio.
L’arcipelago di St. Anne mi ricorda molto Bora-Bora (non ci sono mai stata ma ho visto delle foto).  Uscendo in barca da Victoria si può osservare il suo porto, principale scalo per le merci che arrivano con le navi dall’estero. Molto deve essere importato; però abbiamo visto anche alcuni stabilimenti, come quello dell’imbottigliamento delle bibite o della fabbrica del tè.Lucia alle prese con un cocco...L’arcipelago di St.Anne è ottimo per lo snorkelling:  la ns guida premurosamente ha lanciato dei pezzetti di pane nell’acqua e subito siamo stati circondati dai pesciolini. Scendiamo sull’isola di Cerf Island (anche per questo sbarco abbiamo pagato $10 cad.) e ammiriamo il panorama: da un lato vediamo Mahè, poi l’isola di St.Anne che è privata ed ha un unico resort di lusso, poi la piccola isola Moyenne e l’altra, Long Island, sulla quale c’è un penitenziario (ci viene da ridere: galera vista mare, su uno dei più bei fondali che abbiamo mai visto)!
Inoltre…silenzio. Rumore zero. Qui il mare è tranquillo. Non ci sono onde, né scogliera nè risacca. Il fondale dell’arcipelago, infatti, non è profondo e le gradazioni di colore dell’acqua sono innumerevoli.
Costo della gita in barca di mezza giornata r 100 più il “fee” di $10.

Conclusioni e consigli:
Moneta e cambio: la moneta è la Rupia. Il cambio si effettua in aeroporto allo sportello della banca. Conservando la ricevuta per un’eventuale riconversione a fine viaggio. Sempre e solo in aeroporto.  E’ consigliabile non cambiare elevate somme perché una legge nazionale obbliga i turisti a pagare in valuta qualsiasi tipo di servizio turistico (es. escursioni, nolo auto, ma anche traghetto, bevande in hotel).
Molte persone ci hanno detto che esiste un cambio nero favorevole… ma non si è mai presentata l’occasione, e cmq non ne avevamo bisogno.
L’acqua è potabile (io stessa ho bevuto dal rubinetto), ma per sicurezza si può bere acqua in bottiglia. Bevande in vendita nei vari negozietti sono in bottiglia di vetro, il reso del vetro è comunemente accettato e ben pagato.
Clima: dicono che le temperature variano dai 23 ai 30° e che il mese più piovoso sia gennaio e quello più secco sia luglio. Bene; noi eravamo in agosto, giornate soleggiate o appena velate, ha piovuto una sola notte a Mahè. Leggermente umido ma sempre ben ventilato.
Popolazione:
Non tutti hanno l’auto privata (per fortuna!!) pertanto ci sono molti pick up con numerose persone a bordo. Alle fermate degli autobus, tra conoscenti, usano fermarsi per dare un passaggio.
Ci sono tantissimi giovani. Nel primo pm escono da scuola tutti assieme, varie età, tutti con la divisa della stessa scuola. Sembra un’invasione (pacifica).
La popolazione è creola e la religione più diffusa è la cattolica, anglicana, induista e musulmana. Lingua: inglese, francese, creolo.
Nessuno assilla i turisti. Nessuno si è mai avvicinato per cercare di venderci qualcosa. Cosa assai rara.
Curioso: moltissimi i giovani rasta e tanta musica reagge. Sembra di stare in Giamaica.
Cibo: la cucina creola è buonissima e varia anche se piuttosto piccante.
Nei piccoli negozi di alimentari (sembrano i ns degli anni ’60), vi si trova di tutto: dalla sigaretta (ne vendono anche una sola) alle bibite, e (curiosità) sugli scaffali, tante le lattine di latte in polvere, che purtroppo “fa tanto” Africa.
Agenzie locali: sono ben organizzate e presenti sul territorio, ma le escursioni si pagano care. Infatti le abbiamo evitate. C’è da dire che “forse” il maggior costo è dovuto all’assicurazione.

Nota :
un viaggio alle Seychelles è fatto per andare alla scoperta di luoghi e sapori.
Non chiudetevi in un resort. Sono da vivere.
A ns parere non sono paragonabili né alle Maldive né ai Caraibi. A parte il fatto che è ingiusto fare dei paragoni.
Ringrazio tutti coloro che mi hanno fornito informazioni via email in particolare, la gentilissima Diana.