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Circa 100.000 anni fa gli uomini primitivi che vivevano in Africa iniziarono la prima grande migrazione della terra nelle varie direzioni…ehm ! mi sa che l’ho presa un pò alla larga… 🙂
Comunque a noi interessa quel ramo che passò dall’Africa all’Asia stabilendosi probabilmente in India ( infatti in questa regione si è ritrovata una misteriosa scrittura geroglifica identica a quella incisa sulle tavolette di Rongo Rongo presso l’Isola di Pasqua, in Polinesia ) .
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Questo gentile popolo fu però, ad iniziare da circa 50.000 anni fa, incalzato da tribù nemiche minacciose che lo spinsero sempre più a Sud Est fino ad incontrare l’Oceano Pacifico ( a prova di ciò è il fatto che dal Madagascar all’Isola di Pasqua si parlano lingue provenienti da un unico ceppo ).
Ovviamente si tratta solo della tesi più accreditata, in quanto il popolo Polinesiano, a differenza dei vicini Melanesiani, rimane uno dei grandi misteri del Pacifico. Un’altra teoria, meno ufficiale, sostiene invece l’ipotesi di una migrazione opposta: verso Ovest, dal Sud America ed è supportata dall’esperimento di Thor Heyerdahl che decise di costruire nel 1947 una zattera con sette tronchi di balsa e che in 101 giorni dimostrò la fattibilità di un viaggio con mezzi ancestrali dal Sud America sino alla Polinesia arrivando sano e salvo sino all’atollo di Raroia nelle Tuamotu ( Pol.Fr.).
Ma torniamo ai nostri Polinesiani bloccati in Asia di fronte al Pacifico.
Spinti dall’istinto di sopravvivenza ( ricordate…le tribù nemiche ? ) dovettero imparare per bene l’arte della navigazione e senz’altro ci riuscirono con successo ! …probabilmente i Polinesiani furono i navigatori più abili del mondo e per questo sono chiamati ironicamente: “i Vichinghi del Pacifico” !!! Fin dall’epoca dei primi navigatori Europei si è rimasti sbalorditi di come isole molto lontane tra loro sparse in un estensione di mare più grande dell’intera Europa avessero una cultura praticamente uguale.

Con le loro relativamente piccole ma geniali imbarcazioni a bilanciere ( da cui poi derivarono gli odierni catamarani ) sfidarono il mare in tempesta, la fame, la sete, gli stenti riuscendo a colonizzare l’Oceano più vasto del mondo…ed il tutto senza bussole o conoscenze certe. Per navigare si basarono sulla propria esperienza e sull’osservazione delle stelle, del sole, della luna, delle correnti marine, degli uccelli e dei venti. Gli unici aiuti “strumentali” vennero dai “mattang”, delle carte nautiche dove le correnti venivano rappresentate con bastoncini di bambù e le isole con conchiglie e dal maiale che con il suo fine odorato sentiva la “terra” molto prima di essere avvistata.
Un altro metodo era liberare dei volatili: se questi non tornavano alla zattera allora voleva dire che avevano trovato la terraferma e quindi dirigevano le imbarcazioni in direzione del volo dell’uccello.
Gli unici cibi che venivano portati a bordo ( oltre ai maiali ) erano le galline, i topi commestibili, il taro, le patate dolci, i cocchi ( anche per bere ) e poco altro; ovviamente solo una parte del cibo era destinata all’alimentazione durante il viaggio, il resto serviva per “colonizzare” l’isola di approdo spesso ( priva di risorse) oppure le isole intermedie adibite a “rifornimento” sulle rotte più utilizzate.
Purtroppo
tutto quello che si sa proviene dalla tradizione orale in quanto la scrittura
non era conosciuta (o se ne era persa la conoscenza…) Secondo la
mitologia Maori ( la stirpe Polinesiana ) intorno al 1500 aC. il popolo
“dalle grandi canoe” si stabilì a Nord della Nuova Guinea, nelle
Bismark …poi continuarono a migrare nelle vicine Fiji nel 1400 a.C. (dove
però in un secondo momento furono annientati dai sanguinari Melanesiani
di colore)…nel 1300 a.C. erano a Tonga, nel 1000 a.C. nelle Samoa…e
così via: ogni volta che un isola si sovraffollava (o veniva predetta
una profezia…vedi il mio racconto su HotuMatua
delI’isola di Pasqua) un gruppo di navigatori partiva alla volta di una
nuova colonizzazione (vennero praticamente occupate tutte le isole dalla
Malesia al Perù).

La vita placida
e felice ( e libera ) delle popolazioni del Pacifico finì quando
il 25 Settembre del 1513 lo spagnolo Vasco Nuñez de Balboa vide
per primo l’immenso Oceano da una collina di Panama, capendo definitivamente
il grosso errore di Cristoforo Colombo che nel cercare le Indie si era
imbattuto nell’America. Nel 1519 il portoghese Ferdinando Magellano al
servizio degli spagnoli, accompagnato dall’italiano Antonio Pigafetta con
la qualifica di storico, trovò il passaggio Sudamericano tra l’Oceano
Atlantico e quello che allora era chiamato il Mar delle Indie e, attraversandolo
( tra rivolte ed ammutinamenti ) volle ribattezzare il nuovo Oceano in
Pacifico. Poi si diresse verso Guam in Micronesia e da lì nelle
Filippine dove fu ucciso. Seguirono tantissimi altri personaggi che fecero
dell’Oceano Pacifico la loro casa per anni come il corsaro inglese Francis
Drake ( il primo uomo a fare il giro della terra ), Tasman, Roggeveen,
Wallis, Vancouver ma senz’altro il “primo attore” fu l’inglese James
Cook che finì però mangiato dagli Hawaiani nel 1779.
Tra la fine
del 1500 e la metà del 1700 le isole furono “visitate” dagli europei
solo sporadicamente senza particolare interesse come nel 1595 dallo spagnolo
Alvaro Mendana de Neyra ( scopritore delle Marchesi ) oppure nel 1606 dal
portoghese De Quiros ( scopritore di una parte delle Tuamotu ) o ancora
Magellano nel 1521 ( Tuamotu ), il papà del poeta Byron nel 1765
( Tuamotu ).
La storia
moderna iniziò solo il 23 Giugno del 1767 quando il navigatore inglese
Samuel Wallis sbarcò per primo a Tahiti con il suo veliero “Dolphins”.
Il 6 Aprile
dell’anno dopo sbarcò invece a Tahiti l’ammiraglio francese Louis
Antoine de Bougainville con la sua fregata “La Boudeuse” che, rimasto colpito
dalla bellezza e dalla disponibilità delle donne Tahitiane, battezzò
l’Isola “Nuova Citera” che nella mitologia Greca era il luogo di nascita
di Venere, la Dea dell’amore.
Si incominciò
quindi a creare un “mito” che arrivò sino ai giorni nostri ! I costumi
delle popolazioni del Sud Pacifico erano infatti alquanto disinvolti non
solo nei rapporti eterosessuali ma anche in quelli omosessuali, in quelli
incestuosi e così via …senza malizia ! …e le offerte sia sessuali
che in cibo, fiori, danze, profumi che gli abitanti donarono ai primi vascelli
europei (insieme alla bellezza dei luoghi) accrebbero la fama di “ultimo
paradiso” avvalorando le tesi illuministiche di Rousseau che asserivano
che “l’uomo quando non è corrotto dalla modernità ovvero
quando è primitivo è per natura buono, ingenuo ed ospitale”
(in realtà altre popolazioni del Sud Pacifico non lo erano affatto).
La prima mappatura
delle isole la fece James Cook che arrivò in Polinesia Francese
nel 1769, 1773 e 1777.
Ma la storia
senz’altro più famosa ( 3 films ) fu quella degli ammutinati del
Bounty: il capitano inglese Bligh partì per Tahiti ( 1789 ) per
fare scorta di piante giovani dell’albero del pane che piantate in Giamaica
avrebbero dovuto sfamare gli schiavi delle piantagioni di canna da zucchero.
Ma una volta arrivati, la dura convivenza con il severo capitano ( tenete
conto che arrivare a Tahiti dall’Inghilterra, fare una sosta tecnica
e ritornare indietro ci volevano due anni ! ) e soprattutto l’ardore delle
belle vahinè ( ragazze ), fecero ammutinare l’equipaggio che durante
la via del ritorno in patria abbandonò il capitano Bligh con alcuni
ufficiali su una scialuppa in pieno Oceano ( per la precisione all’altezza
delle Tonga…) e tornarono indietro a Tahiti. Per la cronaca il capitano
si salvò arrivando senza scalo sino a Timor ( Indonesia ) all’epoca
colonia Portoghese ( un viaggio di 6000 miglia ! ) mentre l’equipaggio
ammutinato, dopo una lunga e felice sosta a Tahiti, inseguiti dal capitano
Bligh che nel frattempo era ritornato in Polinesia ( 1791 ) per punire
i ribelli, si rifugiò per sempre, insieme alle loro donne Tahitiane,
nella sperduta Isola di Pitcairn ( tutt’ora abitata da qualche decina di
abitanti discendenti del Bounty ).
Nel 1769 James
Cook scoprì le Isole Australi; nel 1774 si recò alle Marchesi
e per un pelo si salvò dal finire “in pentola”… ( ricordo che
verrà poi mangiato alle Hawaii ).
All’epoca
dell’arrivo degli europei la Polinesia Francese era governata da una serie
di re, ognuno con il suo piccolo statarello, fino a che nel 1797 Hapai,
re di un parte del territorio di Tahiti, sottomise dapprima tutta l’isola,
poi anche le altre vicine ( Isole della Società ) fondando la famosa
dinastia dei Pomare. Poichè queste isole non possedevano ricchezze
naturali che potessero far gola alle grandi potenze i primi colonizzatori
furono i missionari cattolici seguiti da quelli protestanti con lo sbarco
nella nave inglese “Duff” a Matavai ( Tahiti ) il 5 Marzo del 1797 sulla
quale viaggiavano i membri della “London Missionary Society”.
Nel 1797 il
capitano James Wilson scoprì le Isole Gambier ( dal nome di un ammiraglio
inglese ).
Nel 1818 fu
costruito il primo edificio a Papeete da William Crook, un missionario
inglese, edificio che divenne in un secondo momento il palazzo reale della
regina Pomare.

Nel 1830 Tahiti divenne un’ importante base di balenieri.
Nel 1842 il capitano francese Abel Dupetit Thonars impose il protettorato della Francia alla regina Pomare IV cacciando i missionari inglesi ed il console britannico George Pritchard che era anche il consigliere della regina.
Nel 1863 un nave peruviana piena di raccoglitori di guano sbarcò alle Marchesi portando il vaiolo: fu la catastrofe !
Nel 1865 fu costruita a Papeete l’austera cattedrale di Notre Dame.
Il 29 Giugno del 1880 il re Pomare V si dimise e Tahiti divenne definitivamente colonia francese e centro militare. Nel giro di vent’anni anche le altre isole passarono, non senza problemi ( dapprima molti scapparono alle Tuamotu ), sotto il controllo della Francia.
Volendo riassumere quindi la storia moderna della Polinesia Francese si posso distinguere quattro fasi fondamentali:
1) la scoperta e l’eplorazione delle isole 2) gli studi scientifici (botanici, disegnatori, geografi, antopologi, ecc.) 3) gli affari (piantagioni di cocco, di cotone, balenieri, ecc.) 4) la religione, dapprima dei cattolici spagnoli che non ebbero successo seguiti molti anni dopo dai pastori protestanti che riuscirono nella prima metà del 1800 a convertire al cristianesimo le popolazioni grazie anche alla conversione del re Pomare II nel 1812.
Il 9 Giugno del 1891 sbarcò a Papeete il pittore francese Paul Gauguin che a 43 anni aveva deciso di lasciare l’Europa per una vita più a misura d’uomo. Deluso dalla colonialissima Papeete, passerà alcuni anni in disparte in un villaggio sperduto a Tahiti con la sua sposa tredicenne. Nel 1893 tornerà a Parigi per esporre (senza successo) i suoi quadri, per poi ritornare nel 1895 a Tahiti. Si sposò con un’altra giovanissima Polinesiana (in patria era quasi considerato un pedofilo) e si mantenne con un lavoro di disegnatore nell’Ufficio dei Lavori Pubblici di Papeete e con qualche spicciolo rimediato dalla vendita delle sue tele in Francia. Mai sereno, sempre alla ricerca di una vita immersa nella natura selvaggia scappò nel 1901 da Tahiti per andare a vivere ad Hiva Oa, nelle Marchesi, dove l’ 8 Maggio del 1903 morì affogato dai debiti, dalle critiche e dalla dipendenza dalla morfina.
Nel 1943 venne costruito su un motu di fronte Bora Bora il primo aeroporto dell’arcipelago per opera degli Americani che vollero creare, durante la seconda Guerra Mondiale, una base sulla via delle Isole Salomone.
Nel 1957 la Polinesia Francese passò da colonia a “Territorio d’Oltremare” e dal 1984 gode di una certa autonomia negli affari interni.
Nel 1960 venne costruito l’aeroporto internazionale di Tahiti Faa’a ( inizio ufficiale del turismo ).
Nel 1966 iniziarono gli esperimenti nucleari del generale De Gaulle negli atolli di Mururoa e Fangataufa ( Tuamotu ) terminati grazie alle proteste degli ecologisti nel 1996.
Il 14 Ottobre 1997 sbarcarono per la prima volta Stefano ( Steve® ) & Maria…seguirono visite nel 1998 e nel 2000…l’ultimo viaggio portò una gravidanza: la bimba che nacque venne chiamata ovviamente Maeva ! (in Tahitiano: benvenuta !)Leggi anche: L’antica cultura polinesiana e le sue leggende
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