Tonga 2004

di Manuela Campanale [email protected]


Il volo tra le Fiji e le Tonga dura solo un’ora e dieci minuti: voliamo su un continuo ed inquietante letto di nubi che non ci lascia molte speranze. Infatti anche a Tonga il tempo è brutto e la cosa comincia effettivamente a infastidirci. L’isola di Tongatapu, al contrario di Viti Levu è completamente piatta e interamente ricoperta di palme. Ritiriamo velocemente i nostri bagagli, cambiamo gli Euro nell’unico Ufficio Cambio dell’aeroporto e prendiamo subito la navetta che ci porterà al terminal delle partenze nazionali, dato che dista circa un chilometro: alle 11 abbiamo il volo per le Ha’apai con la compagnia aerea Flyniu Airlines.
A questo punto devo aprire una doverosa parentesi: fino al 2004, i voli interni erano appannaggio della Royal Tongan Airlines, tristemente nota per il ritardo cronico dei voli, quando non erano addirittura improvvisamente del tutto cancellati… Dopodiché, a metà Aprile 2004, la compagnia aerea è improvvisamente fallita, lasciando inguaiati gli abitanti ed i turisti, dato che per raggiungere con la nave i due arcipelaghi a nord ci vogliono rispettivamente 12 ore per le Ha’apai e ben 21 ore per l’arcipelago delle Vava’u, a fronte dell’ora scarsa che si impiegava utilizzando l’aereo. Dopo due mesi di caos totale in cui non vi era nessun collegamento aereo, da metà Giugno 2004 due nuove compagnie aeree sono subentrate alla Royal Tongan Airlines: la Flyniu Airlines e la Peau Vava’u Air e questo faceva ben sperare. La prima compagnia aerea utilizzava nuovi Dash 8 e i voli erano quasi puntuali, mentre la seconda usava vecchi DC 3 ed aveva ereditato le buone abitudini della vecchia compagnia aerea, dato che i voli erano regolarmente in ritardo di ore, se non mezze giornate. Nell’Ottobre del 2004 ho scoperto per caso che purtroppo da fine Agosto 2004 il Governo ha ritirato la licenza di volo ad una delle due compagnie aeree e… indovinate a quale delle due… ebbene sì, proprio alla Flyniu Airlines. Dire che è scandaloso è voler utilizzare un eufemismo! Ora regna il caos totale. So da gente del posto che il turismo è quasi azzerato, in quanto i vari tour operator non se la sentono più di mandare i turisti allo sbaraglio, con il rischio che vengano lasciati a terra dalla compagnia aerea, (cosa già ripetutamente verificatasi), o che alla meno peggio perdano un’intera giornata per un trasferimento da un’isola all’altra. Non so se attualmente la situazione sia migliorata, di certo l’atteggiamento ottuso di chi governa quello splendido Paese sta danneggiando per prima cosa gli stessi Tongani ed anche i pochi investitori stranieri che hanno aperto un resort o un ristorante. Speriamo davvero che le cose possano migliorare.
Lo stato delle Tonga è formato da un’isola principale, Tongatapu dove troviamo la capitale Nuku’alofa e da altri tre arcipelaghi: da sud a nord le Ha’apai, le Vava’u e Niuas più a nord ancora. Noi come prima tappa del nostro viaggio abbiamo scelto l’arcipelago delle Ha’apai, e, più precisamente, il Sandy Beach Resort (www.sandybeachresort.de) situato sull’isola di Foa. Non appena raggiunto l’aeroporto nazionale e lo sportello del check in, una gentile hostess mi dice con rammarico che il nostro volo subirà un ritardo di due ore e cioè partirà alle 13.00 anzichè alle 11.00. Tale ritardo è dovuto al fatto che il re di Tonga, ovvero Sua altezza King Taufa’ahau Tupou IV ha deciso di andare alle Vava’u proprio con il nostro volo ma l’orario delle 11.00 non gli va bene, da qui la decisione di far partire l’aereo ad un orario più consono ai desideri di Sua Maestà… Il nostro problema a questo punto era come far passare due ore in un aeroporto così piccolo, ma la fortuna questa volta ci aiuta perché un pullmino della Flyniu sta andando proprio in città, a Nuku’alofa, con i piloti e le hostess e ci permettono di andare con loro per darci l’opportunità di visitare il centro ed il mercato.
Nella sede centrale della Flyniu, mentre ritiriamo i nostri biglietti, conosciamo casualmente Gianpiero Orbassano, un Italiano che da 12 anni vive alle Tonga. Ci dice che il problema più grosso per lui che ha un’attività lì (gestisce un ristorante) è la mentalità della gente. I Tongani infatti si accontentano di quello che hanno e non lavorano volentieri per poter avere qualcosa in più. Ci racconta che nel suo ristorante lavorano ben 27 Tongani che (parole sue) fanno il lavoro di 4 Italiani pigri. Salutiamo Gianpaolo perché abbiamo poco tempo a disposizione e ne approfittiamo per andare a visitare il mercato. E’ su due piani: al piano terra ci sono per lo più bancarelle di frutta e verdura, cestini e gonne in foglie di pandano, mentre al primo piano si trovano anche abiti, sculture in legno ed altri prodotti artigianali. Il mercato è grazioso, ma non ha niente a che vedere con quello di Papeete, molto più grande e più ricco di bancarelle. Ovviamente troviamo il tempo per fare un bel po’ di acquisti: una camicia, delle saponette avvolte nella tapa (una specie di tessuto ricavato dalle foglie di una pianta), una statua in legno e un gonnellino in foglie di pandano che assomiglia vagamente a quello di Eta Beta per me. Abbiamo approfittato della gentilezza di Gianpiero per risolvere il nostro problema della ricerca dell’adesivo di Tonga per Oscar. Li produce proprio lui, così ci manda a colpo sicuro nel negozio in cui li vendono. Oscar ne sarà felice! Sulla via del ritorno verso l’aeroporto, conosciamo i piloti che guideranno il nostro aereo: sono due signori sulla cinquantina, uno è australiano mentre l’altro è neozelandese. Ci confermano che il re ed il suo entourage saranno sul nostro aereo e ne sono felici. In aeroporto lo staff del re sta facendo tranquillamente il check in e sembrerebbero passeggeri qualunque, ma la particolarità che balza agli occhi è che gli uomini sono tutti in eleganti abiti neri con cravatta, ma sopra i pantaloni indossano un gonnellino in foglie di pandano (il ta’ovala) o al posto dei pantaloni hanno addirittura una lunga gonna nera. L’aereo è ormai completo quando, appena prima della partenza, viene fatto salire a bordo il re. E’ ormai un uomo anziano di un’ottantina d’anni, molto, ma molto grosso (si dice che una volta pesasse addirittura 200 kg), che si regge in piedi a stento con le stampelle e che viene aiutato a compiere ogni singolo passo. Alcune persone del suo staff sono talmente grosse da occupare due posti e le normali cinture di sicurezza vengono dotate di una apposita prolunga. Gli uomini più “magri” del gruppo, ad occhio non pesano meno di 120/130 kg, anche perché sono tutti molto alti. L’aereo farà tappa prima alle Vava’u per far scendere il re. Il paesaggio sotto di noi è meraviglioso: si scorgono isolotti stupendi, i classici da cartolina. Uno degli isolotti che ho fotografato ho scoperto poi che era lo stesso di un sito web ed io lo usavo già come sfondo per il mio computer!

Appena atterriamo la banda inizia a suonare per accogliere il re con i dovuti onori. Anche noi dobbiamo scendere per reimbarcarci pochi minuti dopo, la destinazione questa volta è finalmente la nostra: le Ha’apai. Non appena ci siamo accomodati, arriva l’hostess che (su segnalazione dei piloti) invita uno di noi due ad accomodarsi nella cabina di pilotaggio. Inutile dire che è Stefano il fortunato e può così farsi tutto il volo vicino ai piloti e scoprire così un po’ di segreti. Innanzitutto al momento del decollo entrambi i piloti tengono contemporaneamente la mano sulla leva che comanda lo “stacco” da terra. Subito dopo uno di loro legge un foglio con tutte le procedure di volo e l’altro controlla che sia tutto in ordine. Dopodiché, a decollo avanzato, il volo prosegue con l’inserimento del pilota automatico che viene disinserito quando inizia la fase di discesa. Dopo soli 20 minuti finalmente siamo arrivati. Jürgen, il marito di Sigrid ci sta già aspettando. Sono loro i padroni del Sandy Beach Resort. La coppia è tedesca e sono entrambi, a dir poco, delle persone deliziose: efficienti, affabili, simpatici, ti mettono subito a tuo agio, sembra di essere in una famiglia. Raggiungiamo il resort dopo circa 15 minuti di auto. Il Sandy Beach è composto da 12 bei bungalow Sandy Beach in muratura, arredati bene, in modo funzionale ed elegante. Tutta la struttura fa un’ottima impressione di ordine e pulizia. I bungalow si affacciano su una splendida immensa spiaggia piena di coralli e conchiglie. Proprio un posto incantevole, aveva ragione Steve ;-). Sigrid ci sta aspettando e ci accoglie con affetto: ci presenta subito l’unica coppia di Italiani presente al Sandy (ed è anche la prima coppia di Italiani che incontriamo durante tutta la vacanza, dato che alle Fiji non ne avevamo trovati): Marcella e Alberto sono due ingegneri (anche loro!) di Torino e, fortunatamente, sono due persone gentili e simpatiche. Sigrid ci da’ un po’ di informazioni sugli orari della colazione e della cena e ci illustra il funzionamento del resort: ci mostra dove si trovano la canoe di libero uso, ci spiega che dalla spiaggia è consentito prendere sia conchiglie che coralli, ma che è proibito prelevare qualsiasi cosa viva dal mare, ovviamente. Veniamo accompagnati al nostro fare (bungalow, in tongano) che si chiama Tolu (3 in tongano): la stanza è molto grande e ben arredata e una grande finestra chiusa solo da una zanzariera da’ sulla veranda. Disfiamo velocemente le valigie e ci fiondiamo a passeggiare in spiaggia, io ne approfitto per raccogliere delle bellissime conchiglie. La cena è fantastica, (noi siamo allo stesso tavolo con i due ingegneri torinesi perché Sigrid accorpa le persone per nazionalità in maniera tale che si possano scambiare due chiacchiere): dopo un antipasto di verdure ci viene servita una bella aragosta! Dopo cena ci si siede tutti fuori davanti al mare a chiacchierare con Sigrid e Jürgen. Come dicevo, i proprietari fanno di tutto per mettere le persone a proprio agio e per favorire la socializzazione, tra le persone dello stesso stato prima e tra persone di paesi diversi poi. Infatti l’atmosfera familiare che si è venuta a creare, a noi è piaciuta moltissimo e rispecchia in pieno la nostra idea di come deve essere la vita in un resort, noi che rifuggiamo e detestiamo i vari Viva Club, Bravo Club, Club Mediterranee ecc. ecc.! Andiamo a dormire stanchissimi ma felici: dopo le privazioni delle Kadavu ci voleva davvero un bel posto, e la costa inconcepibile è che al Sandy Beach si spende al giorno più o meno la stessa cifra che ci spennavano al Waisalima!!! Sandy Beach In realtà alle Tonga non c’è molta scelta per quanto riguarda i posti in cui alloggiare, perché ci sono pochissime strutture di livello discreto adatte alla mentalità di noi Europei che teniamo alla pulizia. Queste strutture sono tutte gestite da stranieri perché, ci hanno detto, quelle gestite dai Tongani hanno in genere i servizi igienici in comune e una pulizia piuttosto scarsa. Fortunatamente però le poche strutture buone hanno prezzi onesti, non si spendono certo le cifre astronomiche che vengono chieste in Polinesia Francese per strutture con pari requisiti.
Il giorno successivo, dopo una sontuosa colazione, Jürgen ci porta in paese assieme a Marcella e Alberto. Pangai è il capoluogo delle Ha’apai, si trova sull’isola di Lifuka collegata da una strada rialzata sul mare all’isola di Foa dove si trova appunto il Sandy Beach. Pangai è un piccolo paese con poche case e lo si gira in breve tempo. Torniamo in tempo per i pranzo: ci facciamo preparare hamburger e patatine. Alle 15 si parte: sempre noi quattro più un’altra coppia tedesca, per un giro nel bosco guidati da Jürgen. Man mano che attraversiamo il bosco Jürgen si ferma, ci mostra le piante e ce ne spiega il loro uso.
Da ogni frase, gesto e atteggiamento di Jürgen trapela il suo profondo amore per quell’isola, per quella natura ancora, per fortuna, così selvaggia ed incontaminata. Dall’altra parte dell’isola il paesaggio è stupendo, ma come al solito manca il sole. Il giro è davvero interessante, ma ad un certo punto comincia a piovere. Che disdetta. Rientriamo in albergo appena in tempo per filmare e fotografare uno splendido tramonto.
A cena c’è del pesce squisito (il menu lo si può scegliere a colazione facendo una crocetta o, volendo, un disegnino buffo, su un foglio, nella casella della pietanza scelta). Il dopo cena lo si trascorre sempre tutti in compagnia. Sigi ci racconta di quando, 40 anni prima, aveva passato 6 mesi a Positano con il figlio Boris, allora di pochi mesi. Facciamo anche la conoscenza di Herbert, (un’altro Tedesco trapiantato alle Tonga, sposato con una Brasiliana), che organizza uscite in barca per fare il whale watching, ovvero l’avvistamento delle balene e ci accordiamo perché ci porti fuori il giorno successivo. Nel periodo che va da Giugno a Novembre la balene vengono alle Tonga per far nascere i piccoli per cui è molto facile vederle.
Il mattino successivo alle 9.00 partiamo. Siamo tutti talmente felici dell’esperienza da non far neanche caso al fatto che il cielo è coperto. Appena ci allontaniamo verso il mare aperto, a poche miglia dalla costa scorgiamo in lontananza un cucciolo che fa acrobazie saltando fuori dall’acqua, Che bellezza! Passiamo la mattinata a spostarci verso i vari punti di avvistamento. Ne vediamo diverse, di balene: in coppia, da sole, ma nessuna si ferma però vicinissima a noi. Un’esperienza comunque indimenticabile, aveva ragione Steve! ;-D. Alle 14.30 siamo di ritorno, ma dopo poco meno di mezz’ora siamo già fuori di nuovo con le canoe messe gratuitamente a disposizione dal resort. Ci dirigiamo verso Nukunamo, l’isola di fronte, Marcella e Alberto ci seguono a ruota. Il tratto di mare che separa la nostra isola da Nukunamo è breve, ma la corrente è molto forte per cui bisogna pagaiare con decisione per non essere sbattuti sul reef. Raggiunta l’isola “parcheggiamo” la nostra canoa biposto in maniera tale che l’alta marea non se la porti via. Tornare a nuoto non sarebbe né piacevole né agevole. L’isola è fantastica, disabitata e circondata da una lunga spiaggia di sabbia chiara, piena di conchiglie e di frammenti di corallo, alcuni molto grandi. Completiamo il giro dell’isola riempiendo un sacchetto di conchiglie (i coralli è meglio lasciarli dove sono, dato che in Italia non si possono portare). Torniamo tutti indietro prima dell’imbrunire. A cena facciamo la conoscenza di altri due Italiani appena arrivati: Amalia e Mauro, due simpatici medici di Torino che avevamo già incrociato nella sede della Flyniu. A cena c’è ancora aragosta, bisogna dire che si mangia davvero benissimo e l’organizzazione è sempre perfetta: Il Sandy Beach è uno dei posti in cui c’è uno dei migliori rapporti qualità/prezzo che abbiamo mai trovato.
Siamo ormai arrivati a Domenica e siamo tutti pronti per la Messa. Questa improvvisa religiosità deriva dal fatto che la Messa alle Tonga è una funzione molto sentita e molti Tongani si vestono con i loro abiti tradizionali, indossando anche il famoso gonnellino in foglie di pandano. In effetti la cerimonia è molto coinvolgente e i canti notevoli. La Messa questa volta non è officiata da un sacerdote, ma da un laico, perché, ci spiegano, essendoci un unico sacerdote, quando questi è impegnato altrove viene sostituito da una persona del posto altrimenti tutte le cerimonie religiose si dovrebbero fermare. La celebrazione dura poco più di un’ora e all’uscita dalla chiesa incontriamo una coppia che si è sposata il giorno primaSposalizio e che indossa ancora gli abiti nuziali caratteristici delle Tonga. Sempre all’uscita dalla chiesa, un bambino di circa tre anni, molto bello, al quale (dopo aver chiesto il permesso alla nonna) scatto delle foto, mi dà un bacetto e mi dice che mi vuole bene. Ma quando inizia a muoversi vedo che cammina a fatica, probabilmente per qualche problema fisico serio. La cosa mi intristisce e mi turba molto, il fatto che continui a piovere a dirotto passa decisamente in secondo piano.
Lo snorkeling programmato per il pomeriggio “salta” chiaramente a causa della pioggia e del fatto che non fa molto caldo: è una gran rottura essere in un posto tanto bello e non poterselo godere appieno con il sole. Ormai le strade sono semiallagate e parecchie abitazioni hanno ormai l’acqua sulla soglia di casa, davvero un mese di Agosto anomalo, di solito hanno il problema contrario della siccità e devono razionare l’acqua. Sigi è molto contrariata e ci dice che erano anni che non si vedeva un Agosto così piovoso… In compenso la cena è fa-vo-lo-sa: c’è il barbecue di carne e di pesce con grande abbondanza di aragoste, granchi, salsicce, braciole, una cena veramente grandiosa che però purtroppo per noi sarà l’ultima qui al Sandy Beach, dato che il giorno successivo, alle 13.00, abbiamo l’aereo per ritornare a Tongatapu per trasferirci poi al Fafà Island Resort sull’isola omonima. Anche Marcella e Alberto sono in partenza per il Fafà, ma il loro volo è al mattino presto perché loro viaggiano con l’”altra” compagnia aerea per cui li ritroveremo al Fafà.
Il mattino successivo, fatta la solita abbondante colazione, ci godiamo le ultime ore passeggiando su quella spiaggia meravigliosa perché per fortuna non piove, anche se il cielo non è certo bello. A mezzogiorno abbracciamo Sigi con la promessa di ritornare un giorno, e ci avviamo con Jürgen verso l’aeroporto. Ma a metà strada un pneumatico si disintegra letteralmente, lasciandoci appiedati. Il bello è che Jürgen non ha più una ruota di scorta perché l’ha utilizzata qualche giorno prima, quando era rimasto in panne per un’altra foratura. Ma non ci perdiamo d’animo: fermiamo un’auto di passaggio e chiediamo se ci possono accompagnare in aeroporto, così arriviamo addirittura in largo anticipo! Appena entrati nell’unica saletta dell’aeroporto, stiamo ancora aspettando che aprano il check in, quando, nel guardarci intorno davvero non crediamo ai nostri occhi: Marcella e Alberto sono ancora lì, seduti sulle poltroncine e ci salutano sconsolati. Noi li immaginavamo già stessi al sole nella spiaggia del Fafà ed invece eccoli ancora qui! Ci raccontano che il loro volo, che doveva partire alle 8.00 di mattina, ha un ritardo imprecisato. Che rottura! Già nel trasferimento dalle Vava’u alle Ha’apai avevano avuto un disguido ed erano stati lasciati a terra perché il volo era pieno, per cui erano partiti il giorno successivo, ed ora, tanto per ribadire il concetto dell’efficienza della Peau Vava’u Air, pure questo ritardo mostruoso!!!! Altro che Fiji Time!
Avviene una cosa molto buffa: non sono solo i bagagli ad essere pesati, come sempre accade, ma veniamo pesati pure noi! Considerando che con i miei 45 kg io peso circa un terzo di un Tongano di stazza normale, non dovrebbero certo avere problemi ad imbarcarci!!! Anche il nostro aereo ha ritardo, ma solo di un ora, e sempre a causa del re che questa volta sta rientrando dalle Vava’u proprio con quel volo. Finalmente il nostro aereo atterra: solita manfrina della banda che attende il re e poi salutiamo Jürgen, Marcella e Alberto che rimangono rassegnati in attesa del loro volo fantasma e ci imbarchiamo. I piloti sono gli stessi che avevamo conosciuto all’andata e ci salutano. Atterriamo a Tongatapu sotto la pioggia e fa anche piuttosto freddo per i nostri gusti. ci sta aspettando un ragazzo che ci porterà all’imbarco per poter raggiungere il Fafà Island Resort (www.fafa.to) che si trova appunto sull’isola di Fafà. Arrivati al porticciolo ci imbarchiamo su una barca a vela, un motorsailer, di circa 12 m. L’isola è molto bella e sembra la tipica isola maldiviana.
Il resort appare subito fantastico pieno di piante meravigliose e di vialetti in mezzo ai fiori: è gestito da una coppia di Svizzeri tanto per cambiare. Peccato che il cielo sia plumbeo e scenda una leggera pioggerella. Dopo i convenevoli veniamo accompagnati al nostro fare, il Kalosipani (che in tongano significa Frangipani, dal nome della pianta situata all’ingresso del nostro fare). Il fare è molto grande ed è costruito in stile locale: completamente in legno è pieno di aperture e di finestre in cui non ci sono vetri, ma solo gli scuri che una volta aperti lasciare entrare l’arietta piuttosto fresca. Sul letto anziché il lenzuolo c’e’ un bel piumino e questo la dice lunga sulla temperatura notturna all’interno del fare… Anche il bagno è particolarissimo: assomiglia vagamente ad un bagno maldiviano ma è molto più strano: è circondato da una palizzata in legno che lo delimita verso l’esterno e all’interno del bagno stesso ci sono tantissime piante fiorite: bouganvilles, frangipani, ibischi. Il piatto doccia si trova su una piattaforma di legno, rialzata all’interno di questo giardino mentre solo il lavandino ed il wc si trovato sotto una tettoia. Di tutti i bagni che abbiamo avuto durante il nostro girovagare per il mondo questo è sicuramente il più bello ed il più caratteristico. Ovviamente è adatto solo ai climi tropicali… E’ già ora di cena e nel frattempo, con la bellezza di 10 ore di ritardo sono arrivati anche Marcella e Alberto. La cena è buona, ma neanche paragonabile a quelle del Sandy Beach, nonostante questo resort sia un po’ più caro. Andiamo a dormire e ci infiliamo volentieri sotto il piumino perché a causa degli spifferi che entrano ovunque sembra quasi di dormire all’aperto e la temperatura è ben al di sotto dei 20 gradi che ci aspettavamo.
Finalmente ci svegliamo con il sole: era più di una settimana che non ne vedevamo traccia. Come prima cosa, dopo colazione, giriamo tutt’attorno all’isola sulla bella spiaggia dorata. In realtà con l’alta marea la spiaggia si riduce parecchio, ma l’acqua cristallina che circonda l’isola è un incanto. A pranzo mangiamo un panino assieme a Marcella e Alberto e poi ci prenotiamo tutti e quattro per l’escursione su un’isola poco distante: Malinoa.
Pare che sia un posto ideale per lo snorkeling. Nonostante il resort sia quasi al completo, a quanto pare siamo solo in sei a voler fare l’escursione: noi quattro Italiani e due Australiani. Man mano che ci avviciniamo a Malinoa restiamo colpiti dalla sua bellezza: un enorme spiaggia bianca con tante palme, circondata da un reef spettacolare che con la bassa marea è tutto un affiorare di coralli rosa,  gialli, bianchi…insomma un’immagine che ci lascia senza parole.
C’è però un gran vento e l’acqua è molto fredda per cui io e Stefano siamo costretti ad infilarci le nostre mute estive da 3 mm e con maschera e pinne iniziamo il nostro giro. La visione sott’acqua toglie il respiro: forse è il reef più bello che io abbia mai visto. Coralli giganteschi di ogni tipo e colore, colonie di pesciolini blu fosforescenti che appena ti avvicini si rifugiano tra i rami di corallo, pesci luna, pesci pappagallo e tanti altri ancora. Da togliere il fiato, un emozione grandissima! Siamo costretti ad uscire dopo poco più di mezz’ora per il freddo che, nonostante la muta, si fa sentire, e ci stendiamo al sole. Dopo un po’ si torna al resort: lasciamo quel posto a malincuore e mentre la barca si allontana, ci voltiamo per godere fino all’ultimo di quel miracolo della natura.
Mercoledì 1 Settembre è un’altra giornata magnifica. Ne approfitto per fare un po’ di foto sull’isola e soprattutto per immortalare uno splendido esemplare di pappagallo Kakà  (lo stesso che mi aveva fatto dannare alle Kadavu e che non si faceva vedere). Io e Stefano abbiamo sentito il suo inconfondibile richiamo (un suono acuto che emette mentre è il volo) e non ci è parso vero vederlo finalmente da vicino. La padrona del resort mi dice che sull’isola ce ne sono sei in tutto. Ci sono anche altri magnifici uccelli che si lasciano fotografare facilmente. Anche le farfalle abbondano e riesco a riprenderne una anche da vicino.
Al pomeriggio è stata organizzata un’altra escursione per fare snorkeling, questa volta all’isola Makaha’a, anche questa poco distante da Fafà island. Stavolta il reef è talmente fitto che non si riesce nemmeno a raggiungere l’isola, ma bisogna scendere dalla barca al di fuori del reef ed avvicinarsi alla barriera pinnando. Anche qui i coralli ed i pesci meravigliosi si sprecano. La nostra attenzione è attirata dalle spettacolari diramazioni di un corallo nero: stupendo! Bisogna sottolineare che di giorno la temperatura raggiunge i 28 gradi per cui si sta benissimo in quanto il clima è secco e ventilato. E’ di notte che la temperatura scende molto per cui c’è sempre bisogno di un giubbino o di una felpa pesante.
E’ arrivata ormai purtroppo anche l’ultima giornata alle Tonga. Si parte alle 10.20 per ritornare alle isole Fiji. In aeroporto spendiamo gli ultimi 28 Dollari tongani per l’ennesima maglietta per Stefano. Dopo un breve volo di 70 minuti alle…10.30, per via del fuso orario, siamo di nuovo alle Fiji, ma questa è tutta un’altra storia…(Vedi Fiji 2004).
RINGRAZIAMENTI: Grazie al caro vecchio Steve (eh, eh!!) (ndr: sgrunf !) per le sue “dritte” e per avermi consigliato di visitare le Tonga e alla cara Sigi per avermi permesso di utilizzare due foto tratte dal suo sito.
 
Ho appreso solo pochi giorni fa, a racconto ultimato e pubblicato, che tu, cara Sigi, purtroppo non sei più con noi. Ma il tuo sorriso, la tua gentilezza, la tua disponibilità e l’affetto che ci hai dimostrato non moriranno mai e faranno sempre parte dei nostri ricordi più belli. Ciao.