LE SEYCHELLES PER LA SECONDA VOLTA

Aprile 2007
di Manuela Campanale:  [email protected]
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Normalmente non mi piace ritornare nei posti che ho già visto, (sono stata due volte solo alle Maldive ma, ovviamente, in isole diverse), dovendo però rinunciare per il secondo anno consecutivo alla Nuova Caledonia per ragioni di lavoro ed essendomi pure presa troppo tardi per trovare un volo conveniente verso Cuba, ho deciso, cinque anni dopo, di tornare alle Seychelles, anche perché Air France proponeva un volo di andata e ritorno da Venezia molto conveniente, a soli 720 Euro (prenotato via internet attraverso il sito www.airfrance.it). L’esperienza del 2002 mi è comunque servita per decidere quali isole visitare ed in quali passare più giorni: ho quindi scartato la caotica Mahè che non mi era piaciuta per niente, per passare invece tre giorni a Praslin e un’intera settimana in quella che secondo me è una delle isole più belle e rilassanti del mondo: La Digue.

Organizzare da soli il proprio viaggio alle Seychelles è davvero facilissimo: è assurdo rivolgersi ad agenzie e tour operator che offrono i classici 9 giorni/7notti. Prima di tutto perché una settimana è davvero poca per visitare un posto così bello e in secondo luogo perché gli alberghi che vengono proposti sono spesso costosissimi, con un rapporto qualità prezzo quasi sempre pessimo. Talvolta poi questi hotels sono ubicati in posti in cui la spiaggia non esiste o è talmente brutta da costringere le persone a spostarsi, a meno che non amino passare le giornate in piscina. Per fare un esempio, gli alberghi che a Praslin si trovano sulla costa ovest, a Grand Anse, offrono ai clienti un servizio di navetta che ogni giorno li porta sulla Cote d’Or che invece si trova dall’altra parte dell’isola, ad est.
Si può invece pianificare tutto comodamente da casa propria, via internet. La guida Lonely Planet sulle Seychelles è assolutamente vecchia e inadeguata, ma si possono visitare vari siti (ad esempio quello di TpC) in cui si riescono a trovare un sacco di consigli, o per affittare piccoli appartamenti, o per alloggiare in guest house molto carine e convenienti. Noi abbiamo speso in tutto 1850 Euro a testa di 12 giorni, voli compresi, non ci siamo fatti mancare assolutamente nulla, ma volendo si può spendere anche molto meno, alloggiando in strutture un po’ più spartane o preparandosi da soli la colazione e la cena. In questo racconto troverete tutti i riferimenti per poter contattare facilmente le strutture in cui siamo stati noi.

Così, il 12 Aprile, arriviamo con largo anticipo in aeroporto, pronti per l’ennesimo viaggio. Scopriamo subito con immensa gioia che il nostro volo Air France avrà un ritardo imprecisato dovuto ai controllori di volo francesi che hanno giustamente deciso di scioperare, tanto per vivacizzare un po’ la giornata di molti viaggiatori… Inizialmente sembra che il volo debba partire addirittura con 4 ore di ritardo il che avrebbe significato perdere il volo Parigi Mahè. E’ pur vero che, se il ritardo è imputabile alla stessa compagnia aerea, devono provvedere a sistemarti per la notte, a loro spese, in hotel e ad imbarcarti poi sul volo successivo, ma non è comunque piacevole dover rinunciare subito ad un giorno di vacanza. Miracolosamente ci fanno imbarcare con una sola ora di ritardo, ma ci dicono che per partire aspetteranno il consenso da Parigi per cui non vi è nulla di certo. Per fortuna l’ok arriva “solo” dopo un’altra ora e finalmente decolliamo con quasi due ore di ritardo. Considerando che al CDG bisogna quasi sempre cambiare terminal e ci si sposta con dei bus perdendo un sacco di tempo, raggiungiamo il nostro cancello d’imbarco per le Seychelles solo pochi minuti prima dell’apertura. Sembrerebbe andare tutto bene, ma la sorpresa ci aspetta a Mahè (dove atterriamo alle 8 di mattina) in quanto, mentre stiamo aspettando che venga stampato sul nostro passaporto il famoso “Coco de Mer”, uno speaker invita alcuni passeggeri, noi compresi, a presentarsi al banco Air France. Immaginiamo subito quale possa essere il motivo: ed infatti il nostro bagaglio, come era immaginabile, è rimasto a Parigi e verrà imbarcato, ci assicurano, sul volo del giorno seguente! Una grande seccatura, anche perché non possiamo fermarci a chiedere troppe spiegazioni, dato che ci dobbiamo recare subito al terminal dei voli interni dove alle 9.15 dobbiamo prendere il volo per Praslin prenotato dall’Italia (con una telefonata ad Air Seychelles Italia circa un mese prima della partenza).
Normalmente siamo organizzati molto meglio, in quanto, nel bagaglio a mano, mettiamo l’indispensabile per avere almeno un giorno di autonomia, ma dal 2006 sono entrate in vigore le nuove regole sulla limitazione dei liquidi da portare in cabina, per cui non abbiamo con noi né solari, né shampoo, né tante altre cose fondamentali. Il volo Mahè-Praslin dura meno di un quarto d’ora e atterriamo senza inconvenienti (a differenza del volo di ritorno… come leggerete alla fine del racconto 🙁 ).
Prendiamo un taxi che ci conduce alla nostro Hotel, la Laurier Guest House, sulla famosa Cote d’Or, dall’altra parte dell’isola. ([email protected], www.laurier-seychelles.com/Pages/Home.html) Ci facciamo cambiare dal taxista alcune centinaia di Euro che useremo per pagare tutti gli extra, (gli hotel invece vanno sempre pagati in Euro o in Dollari in quanto non accettano la moneta locale!). Non è assolutamente conveniente cambiare gli Euro in banca in quanto il tasso di cambio ufficiale che viene applicato è nettamente inferiore a quello praticato al cambio nero, peraltro illegale. Noi abbiamo cambiato a 11 (1 euro = 11 Rupie) mentre il tasso ufficiale era di circa 7 Rupie per Euro. Cinque anni fa ci avevano spiegato quale era il motivo dell’esistenza di un cambio nero parallelo al cambio ufficiale. Ogni abitante delle Seychelles, ogni anno, ha il diritto di acquistare in banca una quantità alquanto limitata di Euro o di Dollari. Il problema è che molte cose necessarie, (i ricambi per auto, ad esempio), devono necessariamente essere pagati in Euro o in Dollari, per cui la piccola somma di cui possono disporre “legalmente” non è mai sufficiente. Nasce da qui l’assoluta necessità per loro di procurarsi Euro o Dollari in altri modi e cioè attraverso un cambio nero che però li penalizza notevolmente, dato che deve essere per forza di cose più alto, e quindi più attraente, del cambio ufficiale. Non è quindi il caso di mettersi a fare gli strozzini o peggio di vantarsi per essere riusciti ad avere una Rupia in più, per loro cambiare in quel modo è una vera e propria necessità per sopravvivere.
Raggiungiamo la Laurier Guest House (la corsa costa 125 Rupie) e ritroviamo Sybille, la simpatica signora belga che gestisce con il marito Edwin, seychellese, il piccolo hotel con annesso il rinomato ristorante. Le stanze sono sempre solo 5, ma le hanno migliorate rispetto a cinque anni prima, ora hanno tutte l’aria condizionata e una bella veranda con tavolino e poltroncine. Normalmente non usiamo l’aria condizionata, ma ad Aprile alle Seychelles fa decisamente molto più caldo che ad Agosto, ed è soprattutto molto umido. Per prima cosa, dopo aver sistemato i nostri pochissimi bagagli nella stanza, usciamo a comperare alcuni oggetti di prima necessità per tamponare parzialmente i danni dovuti al mancato arrivo della valigia: la crema solare, una borsa da mare, una maglietta e un paio di infradito per mio marito.
Alle 11 siamo in spiaggia, ad Anse Volbert,Cliccare sopra per ingrandire
a cento metri dalla nostra guest house. Il sole scotta parecchio, ma è mitigato da un passaggio costante di nuvole. Alle 13 facciamo uno spuntino alla gelateria Da Luca che si trova ad un centinaio di metri, sulla strada. I gelati non sono niente di speciale, tutt’altro, una gelateria del genere in Italia avrebbe chiuso dopo una settimana, il servizio è piuttosto lento, ma alternative praticamente non ce ne sono; comunque, oltre ai gelati, servono anche degli altri piatti, panini ed insalate miste che non sono male. Torniamo in spiaggia, ma a metà pomeriggio un acquazzone ci costringe a scappare via e a riparare nella nostra stanza. Dalle 19.30 in poi si può cenare nel ristorante all’aperto. Come ho scritto sopra, il ristorante Laurier è molto rinomato e si mangia molto bene. La cena è a buffet, ci sono diverse cose sfiziose come il pesce crudo marinato e l’insalata di “cuori” di palma ed inoltre c’è un bel barbecue con pollo, braciole di maiale e del pesce favoloso arrostito con l’aggiunta di una particolare salsina che lo rende morbidissimo senza rovinarne il sapore. Non bisogna rinunciare poi alla mousse di passion fruit, a dir poco divina, ma che purtroppo però non sempre è disponibile. Un particolare: i piatti che vengono utilizzati, uno diverso dall’altro, hanno dei decori meravigliosi e sono stati dipinti a mano nello Zimbawe.

Il mattino successivo, dopo un’ottima colazione, decidiamo di andare ad Anse Lazio. Si potrebbe raggiungere con l’autobus (5 anni fa l’avevamo fatto), ma passa di rado per cui si perde tempo un sacco di tempo ad aspettarlo e poi bisogna pure farsi a piedi l’ultimo chilometro con continui saliscendi. Ad Aprile fa decisamente troppo caldo per una simile scarpinata. Il tragitto in auto dura solo 10 minuti ed il costo è di 100 Rp. La spiaggia è veramente bellissima e la sabbia candida.
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La percorriamo tutta e ci mettiamo in fondo a sinistra, vicino ad una piccola laguna interna e a dei massi granitici. In realtà la parte più bella di anse Lazio è ancora più a sinistra, dove ci sono delle piccole spiagge delimitate dalle rocce. Non appena ci sdraiamo al sole, questo sparisce dietro una nuvola e in breve arrivano altri nuvoloni che nel giro di un’ora coprono completamente il cielo. Comincia a piovere per cui per un po’ ci ripariamo sotto una pianta e poi raggiungiamo il ristorante. Ci prendiamo un’insalata mista: quella con il pesce affumicato è abbastanza buona mentre l’altra, con il polipo, è una porcheria in quanto il polipo è evidentemente decongelato dato che è molle e acquoso. Finalmente smette di piovere per cui ritorniamo in spiaggia e, sotto un bellissimo sole finalmente splendente, facciamo una serie di foto ad ogni angolo. Dopo due ore arriva improvviso un altro acquazzone. All’inizio ripariamo tra le rocce ma poi, dopo avere messo ben al riparo le macchine fotografiche ed i vestiti, ci buttiamo in acqua e ci divertiamo un sacco a giocare con le onde piuttosto violente. Il sole questa volta esce dopo un’atra mezz’ora e ci rimettiamo sui teli. Alle cinque, come concordato, il nostro autista arriva puntualissimo a riprenderci. Tornati alla nostra guest house ci laviamo, andiamo a fare un giretto e ci sediamo al bar davanti ad un Mojito e ad un Blue lady aspettando l’ora di cena.

Il giorno dopo la giornata si preannuncia bellissima dato che splende il sole anche se è molto afoso. Chiamiamo un taxi e ci facciamo portare alle Vallee de Mai (75 Rp), la foresta considerata patrimonio dell’umanità dall’Unesco e dove cresce spontanea la palma su cui cresce il famoso frutto Coco de Mer. L’entrata è piuttosto costosa (15 Euro) anche perché non si può pagare in Rupie. Si possono seguire vari percorsi: noi scegliamo il sentiero centrale e poi imbocchiamo il sentiero circolare nord che porta fino ad una specie di belvedere. Il percorso dura circa due ore: si vedono svariati tipi di piante endemiche e di palme, tra cui anche quelle con l’enorme frutto con la forma di un fondoschiena femminile…

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Non riusciamo a vedere il geko verde, ma in compenso vediamo diverse enormi Lumache di Praslin ed anche il famoso grande ragno delle palme che avremo poi modo di fotografare altre volte molto più da vicino. A mezzogiorno il taxi torna a prenderci e ci riporta indietro. Andiamo a mangiare ancora Da Luca, ma questa volta lasciamo perdere i gelati e ci prendiamo un’insalata mista ed un club sandwich con le patatine fritte.
Passiamo il pomeriggio sulla spiaggia di fronte, stendiamo i nostri teli e ci spaparanziamo sotto il sole. Si sta benissimo perché c’è anche un po’ d’aria. Dopo un’oretta però, decidiamo malauguratamente di alzarci e andare a fare una passeggiata per scattare anche un po’ di foto. Due giorni prima, una signora che camminava sulla spiaggia, ci aveva messi in guardia dai ladri che battono quella zona e che rubano le borse, per cui prendiamo con noi le cose di valore e lasciamo solo i teli, i solari e gli abiti. Normalmente all’estero la gente è onesta e non ci è mai stato rubato nulla, per cui ce ne andiamo tranquilli a fare il nostro giretto. Al ritorno, dopo circa mezz’ora, una brutta sorpresa ci aspetta: in lontananza vediamo dei ragazzini attorno alle nostre cose, ma siamo troppo distanti per poter fare qualcosa e quando arriviamo ci rendiamo conto che questi si sono portati via il mio bellissimo telo mare turchese e tutti i nostri solari. Siamo particolarmente incavolati perché è il colmo venir derubati di un telo mare.
Ci domandiamo anche come sia possibile che i genitori vedano arrivare a casa i figli con le cose rubate ai turisti e lascino perdere: non fanno certo una bella figura e, soprattutto, cosa ne è del buon nome di Praslin? Evidentemente le cose sono molto cambiate rispetto a 5 anni prima, quando potevi lasciare anche un Rolex appoggiato sul telo e nessuno te lo avrebbe preso! Una cosa è certa: Praslin non mi vedrà per la terza volta: non è possibile doversi caricare i teli in spalla per poter fare una passeggiata, oltre al fatto che la Cote d’Or è pure infestata dai mosquitos che ci hanno letteralmente massacrati! Quando a Praslin vedranno diminuire il numero di turisti a causa del numero crescente di furti, forse cominceranno a domandarsi il perché e a porvi rimedio. Figuratevi che anche alla Laurier Guest House c’era un avviso in camera di non lasciare costumi o teli mare stesi in veranda durante la notte perché c’era il rischio che sparissero… Siamo veramente arrabbiati: il danno è irrisorio, ma è l’atteggiamento che non è ammissibile. Posso al limite capire che uno possa commettere furti per bisogno, ma rubare solo per gioco è davvero troppo. Torniamo nella nostra camera e prendiamo uno dei teli mare messi a disposizione dei clienti e così questa volta siamo costretti e lasciar perdere la passeggiata e a stare stesi in spiaggia. Fortunatamente dopo un po’ arriva una famigliola locale con due deliziose bambine. Hanno delle acconciature molto carine e chiedo alla loro mamma il permesso di fotografarle. Permesso accordato, ma le bambine sulle prime sono un po’ reticenti. Solo dopo aver fatto vedere loro le immagini nel monitor della macchina fotografica cominciamo a prenderci gusto e anzi sono loro a chiedermi di fare loro delle foto.
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Se non altro questo diversivo riesce a farmi sbollire la rabbia. Alle cinque bisogna tornare in hotel perché non c’è più sole, dato che la spiaggia è ad est ci sono tutte le piante che fanno ombra.
Prima di cena, un tipo che avevamo visto il giorno prima sulla strada, ci chiede di cambiare un po’ di Euro a 11,5. Gliene diamo 200, lui ci fa segno di aspettarlo e sparisce… Dopo i precedenti del pomeriggio cominciamo a pensare che sia fuggito con i nostri soldi e che non lo vedremo più, ma evidentemente le persone oneste esistono ancora e, dopo 10 minuti eccolo ritornare con i soldi pattuiti. Per fortuna, perché due fregature in un giorno sarebbero state decisamente troppe!

E’ ormai il 16 Aprile ed è arrivato il momento di trasferirsi a La Digue. Decidiamo di prendere il battello delle 9.00, il costo è di 10 Euro a tratta. Saliamo in barca sotto un sole splendido ma non facciamo nemmeno in tempo a sederci comodamente a prua che inizia a piovere. Il tragitto dura circa 25 minuti e piove fino a metà percorso. Attracchiamo a La Digue sotto un sole cocente, meno male! Appena sbarcati veniamo avvicinati da un tizio che si offre di accompagnarci in hotel con il suo carretto trainato dai buoi. Ha l’aria dell’imbroglione ed infatti ci chiede il doppio del dovuto e cioè 100 Rp. Arriviamo alla nostra prima sistemazione: Fleur de Lys ([email protected], www.fleurdelysey.com).

Purtroppo quando ho prenotato, era già tutto pieno così, anziché fare l’intera settimana presso questa struttura, abbiamo potuto alloggiarvi solo per i primi tre giorni e per gli altri quattro abbiamo dovuto ripiegare su Chez Michelin. Alla reception c’è un tipo molto gentile che ci mostra subito il nostro alloggio: è un bungalow bellissimo, molto spazioso, con un grande soggiorno con annesso angolo cottura, una camera da letto con aria condizionata ed un bagno enorme. E’ tutto nuovo, arredato con cura e inoltre c’è una grande veranda che dà sul giardino: un posto veramente meraviglioso. Andiamo verso il Jetty (il molo, che si trova in località La Passe), a noleggiare due biciclette, dato che è l’unico mezzo di trasporto dell’isola (oltre al carro trainato dai buoi e a due o tre taxi). Quello che mi fa molto piacere è constatare che dopo cinque anni le cose a La Digue non sono cambiate per nulla ed è sempre un posto molto tranquillo. Molto spesso invece, tornando dopo un po’ di anni nello stesso posto, ci si rende conto di come tutto sia evoluto in peggio, di come abbiano magari costruito un sacco di hotel e di come il flusso turistico sia aumentato. La Digue invece è stata una piacevole sorpresa perché molto intelligentemente non sono state costruite nuove strutture alberghiere ed, eccetto il famoso La Digue Island Lodge che peraltro è ben integrato nel paesaggio circostante, le strutture per il pernottamento sono sostanzialmente tutte piccole guest house a gestione familiare. Anche per quanto riguarda le auto in circolazione ci saranno al massimo forse due taxi in più rispetto a cinque anni prima.
Noleggiamo quindi le nostre biciclette da Chez Michelin (35 Rp al giorno a testa) e torniamo velocemente nel nostro bungalow per prendere l’occorrente per la spiaggia. Andiamo verso nord e, dopo una piccola salita, raggiungiamo Anse Severe.

E’ una giornata splendida e la spiaggia, larga e circondata dalle palme, è praticamente deserta, (bisogna sempre fare attenzione però a non sdraiarsi sotto le noci di cocco…). Quando la marea comincia a salire è bellissimo fare il bagno e giocare con le onde, non si uscirebbe più dall’acqua che è caldissima. La spiaggia è rivolta ad ovest per cui il sole rimane fino al tramonto e, soprattutto, non ci sono i mosquitos a divorarci! Torniamo nel nostro bungalow che è ormai quasi buio, ci prepariamo e andiamo a piedi a La Passe. Decidiamo di cenare al Tarose, il servizio è lentissimo (aspettiamo 40 minuti), ma il pesce alla griglia ed il granchio al cocco sono veramente eccellenti. Anche il prezzo è molto contenuto, spendiamo 195 Rp in due (neanche 9 Euro a testa!). Dimenticavo di dire che è assolutamente indispensabile munirsi di torcia elettrica, (noi ce la portiamo sempre), perché le strade sono completamente buie e, se non c’è la luna piena, non si vede assolutamente nulla. Soprattutto quelli che girano in bicicletta, poi, non ti possono proprio vedere! Torniamo al bungalow sotto un meraviglioso cielo stellato dove spicca la Croce del Sud.

Al Fleur de Lys abbiamo optato per il pernottamento con prima colazione, dato che all’estero siamo piuttosto pigri e non ci va molto di farci da mangiare da soli. Alle 8 di mattina, appena vede che apriamo la porta del bungalow, una signora viene a domandarci se vogliamo far colazione in veranda o in cucina e comincia a portare tutta una serie di cose molto buone: omelettes, succo d’ananas, un piatto di frutta fresca, del pane tostato con burro e marmellata, uova, formaggio… Finire tutto è un’impresa, ma è talmente invitante… Un po’ appesantiti, montiamo in sella alle nostre biciclette e alle 9.30 siamo davanti all’ingresso di Anse Source d’Argent, la spiaggia con i giganteschi massi granitici più famosa e più bella delle Seychelles e forse del mondo. Gran parte delle pubblicità di prodotti solari vengono girate qui e viene utilizzata anche molto spesso come sfondo per servizi di moda. Gli uomini, penso, ricorderanno benissimo la pubblicità dei solari Bilboa di due anni fa in cui una splendida modella in topless usciva dall’acqua e si sdraiava al sole proprio su quella spiaggia…

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L’ingresso ad Anse Source d’Argent costa 4 Euro, ma vige il 3 x 2, ovvero, ogni due ingressi il terzo è gratuito, (è necessario ovviamente conservare gli scontrini). Una volta entrati bisogna percorrere un altro pezzo di strada sterrata, dopo una deviazione verso destra si passa davanti ad un grande recinto in cui vivono delle grosse tartarughe di terra e, dopo un altro centinaio di metri, si arriva davanti ad un piccolo ristorante dove si devono abbandonare le biciclette. Il sentiero da imboccare, che corre parallelo alla spiaggia, è sulla sinistra. La marea in quel momento è bassissima ed affiorano delle alghe cresciute sul fondo. Ci inoltriamo lungo il sentiero e dopo un centinaio di metri prendiamo posto sulla spiaggia. Sperando che qui nessuno sia interessato ai nostri teli mare, cominciamo una lunga passeggiata e scattiamo decine di foto, dato che c’è ancora poca gente. La spiaggia si riempie di solito verso le 11, dopo che le due barche provenienti da Praslin (che arrivano alle 9.30 e alle 10.30), hanno scaricato coloro che visitano La Digue in giornata. Se si vogliono quindi fare delle belle foto senza troppe persone tra i piedi, è meglio approfittare delle prime ore del mattino, marea permettendo. Andiamo anche oltre la fine del sentiero e raggiungiamo via mare Anse Pierrot, Anse aux Cèdres ed Anse Bonnet Carre. E’ tutto talmente meraviglioso ed è tutto un susseguirsi di piccole spiagge bianchissime racchiuse tra questi giganteschi massi granitici. Bisogna fare attenzione e valutare bene la marea però, in modo da non avere sorprese al ritorno, perché verrebbe la tentazione invece di fermarsi per ore ed ore in quelle spiaggette incontaminate e romantiche.
Cliccare sopra per ingrandireMi è capitato troppo spesso di leggere in alcuni racconti di viaggio delle sciocchezze del tipo “Nel tal posto la marea è bassa la mattino e alta al pomeriggio” mentre è risaputo, (ma non da tutti, evidentemente), che la marea è un fenomeno che varia giorno per giorno. In particolare, nel periodo in cui eravamo noi a la Digue, il minimo (e di conseguenza il massimo) della marea di spostavano di circa 40 minuti al giorno. Ciò significava che se un giorno il minimo della marea lo si aveva alle 9.00 di mattina, il giorno successivo era invece alle 9.40, dopo due giorni alle 10.20 e così via… Al porto c’era un cartello in cui era riportato l’orario di minimo e di massimo della marea giorno per giorno.
Alle 13 torniamo indietro perché la marea sta già risalendo e non vogliamo avere sorprese, dato che abbiamo con noi le macchine fotografiche che non amano molto l’acqua… Decidiamo di andare a mangiare nell’unico posto in cui è possibile farlo e cioè nel ristorantino che si trova all’ingresso del sentiero, dove abbiamo parcheggiato le biciclette. Prendiamo un’abbondante e ottima insalata di pollo e un’omelette con il cocco. Spendiamo 100 Rp in tutto, compresa la bottiglia d’acqua. Potrebbero approfittarne, dato il posto, ed invece i prezzi sono onestissimi, proprio come nella piazzetta di Porto Cervo… Torniamo nel nostro posto e notiamo come la marea sia già notevolmente salita, tanto che alle 16.00, dopo che un nostro telo è stato spazzato via da un’ondata, dobbiamo far su velocemente le nostre cose ed andarcene. Nel periodo in cui siamo stati noi a La Digue l’escursione tra l’alta e la bassa marea era notevole, probabilmente massima, dato che la luna era nella fase in cui non si vede, tant’è che con l’alta marea purtroppo la spiaggia spariva proprio completamente e il mare arrivava quasi fin sul sentiero.

Dopo una doccia veloce decidiamo di andare all’Internet Point che si trova vicino al Jetty per dare un’occhiata alla nostra posta. Mezz’ora di navigazione costa 60 Rp ma la connessione è un po’ lenta. Decidiamo di cenare a Chez Marston, posto piuttosto carino che si trova sulla strada principale, molto vicino al Fleur de Lys. Prendiamo piovra con salsa di cocco e curry, una porzione di gamberi, contorni vari, riso e un bel gelato al gusto di mango (buonissimo) e vaniglia. Mangiamo bene e il servizio è veloce Il tutto per la modica somma di 215 Rp.

Il giorno successivo, dopo la solita abbondantissima colazione, decidiamo di partire per raggiungere la spiaggia di Grande Anse, che si trova ad est, dall’altra parte dell’isola. Ci sono circa 4 km di strada che è tutta un saliscendi e che in alcuni tratti è piuttosto ripida per me che uso la bicicletta ogni 5 anni…. Ad un bivio c’è una ragazza che vende conchiglie e mi fermo a comperarne due per la mia collezione. Finalmente raggiungiamo Grande Anse. Ci fermiamo un po’ a prendere il sole, ma poi vediamo che in lontananza, dal mare, è in arrivo un temporale per cui approfittiamo del sole prima che scompaia per fare un po’ di foto.
Cliccare sopra per ingrandireLa spiaggia di Grande Anse è molto larga e decisamente bella, ha la forma di un semicerchio ed è delimitata da dei massi. Il mare è molto impetuoso, tant’è che un cartello ne vieta la balneazione in quanto troppo pericoloso. Verso l’una del pomeriggio siamo raggiunti dal temporale ed il cielo improvvisamente diventa nero. Non potrebbe esserci occasione migliore per ripararsi nel ristorante e riempire lo stomaco. Si mangia abbastanza bene, a buffet, e si pagano 125 Rp a testa. Da provare assolutamente il the alla citronella che è davvero speciale. Il temporale ci sfiora senza far cadere nemmeno una sola goccia d’acqua e ritorna il sole. Ne approfittiamo e imbocchiamo il sentiero per Petit Anse, la spiaggia successiva. E’ segnato molto bene ed è impossibile perdersi. All’inizio si cammina parallelamente al mare e poi ci si inerpica sulla montagna. In soli 10 minuti siamo a Petit Anse, è simile a Grand Anse, ma è più piccola, come dice il suo nome. Imbocchiamo il sentiero successivo che in altri 20 minuti porta all’ultima spiaggia, quella di Anse Coco. Lungo il sentiero, mentre ci si sta inerpicando, ad un certo punto c’è un belvedere che consente una splendida panoramica sulle due prime spiagge.

Anche questo percorso è segnalato molto bene e non è per nulla faticoso percorrerlo. Quando si scende dalla montagna bisogna solo fare attenzione e dirigersi a destra verso il mare, perché a sinistra i sentiero prosegue per non so bene dove. Anse Coco è davvero graziosa anche se la marea è piuttosto alta e di spiaggia ne rimane ben poca: solo sulla sinistra si riesce a trovare un posticino per stendere il telo. Ci sono delle splendide rocce, due signori appartati che prendono il sole completamente nudi e delle gran belle onde. Ci giochiamo un po’ finché un’onda, data anche la mia massa piuttosto scarsa, non mi sbatte violentemente a faccia in giù sommergendomi. 🙁 Quando per la seconda volta in nostro telo viene portato via da un’onda ci decidiamo a malincuore ad andarcene.
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Si cena ancora da Chez Marston. La cena questa volta non è un gran che ma il gelato al cocco è a dir poco divino.

E’ arrivato il giorno in cui dobbiamo lasciare Fleur De Lys per spostarci da Chez Michelin, a La Passe (di questa struttura preferisco non darvi l’indirizzo perché la padrona, Florence, si è rivelata alquanto disonesta come leggerete alla fine del racconto, per cui non me la sento certo di consigliarvelo). Ci dispiace molto lasciare questo bellissimo posto, ma non c’erano bungalow disponibili per i giorni successivi. Prima della partenza, vediamo una serie di geki verdi sulla parete esterna del nostro bungalow e li fotografiamo. 
Chiamiamo un taxi (35 Rp) e in pochi minuti siamo nel nostro nuovo alloggio che è molto deludente rispetto al precedente, nonostante costi solo 20 Euro al giorno in meno. I bungalow sono grandissimi (circa 70 m2), con un soggiorno enorme, una cucina, due camere da letto piccole, un bagno microscopico e una grande veranda, ma sono un po’ fatiscenti e anche l’arredamento è vecchio e lascia molto a desiderare. Avrebbero bisogno di essere urgentemente rimodernati.
Portiamo il tavolo in veranda perché vogliamo pranzare all’aperto e decidiamo di andare a prenderci qualcosa di pronto al takeway che abbiamo visto vicino al Tarose. Prima però dobbiamo andare a recuperare le nostre biciclette, che sono rimaste da Fleur de Lys. Sulla strada ci fermiamo in alcuni negozi a fare un po’ di shopping: del the alla citronella, un bel centrotavola ricavato da una noce di cocco, un abitino da spiaggia ed un telo mare. Al takeway prendiamo un po’ di cose varie spendendo in tutto 100 Rp, ma, a parte la notevole antipatia della ragazza che serve, il cibo non è assolutamente un gran che e non vale proprio i soldi spesi. Infatti non ci siamo più tornati. E’ decisamente meglio spendere qualche Rupia in più però mangiare bene!
La giornata è nuvolosa per cui dopo pranzo prendiamo le nostre biciclette ed andiamo verso nord, oltre Anse Severe. Passiamo davanti al Patatran Village, passiamo Anse Patates, Anse Gaulettes e poi Anse Grosse Roche dove c’è l’unico chiosco che vende bibite e snack. Oltrepassiamo Anse Banane e via fino ad Anse Fourmis dove la strada si interrompe. In questo tratto di costa il mare è piuttosto impetuoso per via del vento ed in alcuni tratti gli schizzi allagano la strada. Facciamo una serie di incontri ravvicinati con alcuni animali. Su un tratto di spiaggia battuto dal vento scorgiamo un esemplare enorme di ragno delle palme.

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E’ una femmina e, guardandola bene da vicino, vediamo che sul suo addome c’è un altro ragno microscopico. E’ il maschio che, abbiamo letto sulla guida, si avvicina alla femmina solo per la fecondazione, dopodiché se ne va via. Fotografiamo l’evento con lo zoom anche se il forte vento fa oscillare molto la ragnatela per cui è molto difficile fare delle foto nitide. Lungo il sentiero troviamo poi una tartaruga gigante che se ne sta passeggiando tranquillamente. Ma le sorprese non sono finite perché sulla via del ritorno vediamo un gruppo di persone ferme intente a osservare una roccia.

Ci fermiamo anche noi e dei signori tedeschi ci mostrano l’oggetto delle loro attenzioni: un millepiedi gigante, lungo una trentina di centimetri che si sta spostando velocemente. Riesco comunque a fotografarlo per bene, prima che sparisca nella boscaglia. Raggiungiamo il nostro bungalow, ma ci precipitiamo subito fuori per fotografare uno splendido tramonto.

Per la cena decidiamo di provare un posto nuovo: andiamo al Tournesol (si trova un po’ defilato, all’interno dell’isola). Il menù non è a scelta perché c’è solo quello che hanno preparato per i clienti dell’hotel, ma è comunque buono e abbondantissimo a base di pesce, maiale, verdura e riso. Si finisce con un dolce molto strano a base di zucca caramellata. Spendiamo in tutto 200 Rp. Sulla strada del ritorno comincia e piovere, facciamo appena in tempo a rientrare che si scatena un temporale con lampi e tuoni. Scampato pericolo, se ci avesse sorpresi per strada saremmo arrivati in camera inzuppati.

Il giorno seguente ci svegliamo sotto un cielo nuvoloso, ma mentre stiamo facendo colazione esce fortunatamente il sole. Andiamo ad Anse Source d’Argent. Ci sistemiamo nel posto della volta precedente dato che abbiamo visto che si sta benissimo e in quella zona ci sono poche persone. Mio marito, anziché prendere il sole, si perde a fotografare dei granchi blu che stanno litigando tra loro ma che però ad un certo punto se ne vanno e poi non vogliono più uscire dalla loro tana… Finalmente si decide a lasciar perdere i granchi ed andiamo a fare snorkeling. E’ molto bello perché e si vedono parecchi pesci, coralli ed inoltre l’acqua è caldissima per cui non si uscirebbe più.

Anse Source D'argent - Cliccare sopra per ingrandire
Nelle ore più calde è impossibile stare stesi al sole perché è troppo forte, nonostante la zona sia ventilata. La giornata vola e, dato che l’orario dell’alta marea è slittato in avanti, si riesce a stare tranquilli fino alle cinque del pomeriggio. Sulla via del ritorno ci fermiamo in un piccolo negozio lungo la strada. Comperiamo due bottiglie di Coca Cola, del the alla vaniglia, una scatola di noccioline salate e un pacchetto di noodles per un totale di 25 Rp. Pensiamo che la ragazza si sia sbagliata ed invece quella è la cifra! Pazzesco! E poi la gente va in vacanza a Rimini pensando che le Seychelles siano care! Decidiamo anche di organizzare un’escursione a Coco Island per il giorno successivo e parliamo con la padrona del Chez Michelin che ci fa parlare con un tipo che ci dà appuntamento per il giorno successivo alle 9.30 al Jetty. Non ci è ben chiaro quanto pagheremo in quanto il ragazzo ci dice 500 Rp a coppia (45 Euro), mentre la stessa escursione, prenotata all’ufficio turistico del Jetty avevamo visto che costava 40 Euro a testa, per cui pensiamo di aver capito male.
Ceniamo al Tarose dove c’è musica dal vivo. Prendiamo un piatto di pesce misto alla griglia per due persone per la modica cifra di 150 Rp. Conosciamo anche la simpatica padrona del locale che parla italiano dato che, ci dice, ha vissuto in Italia per diversi anni. Il pesce arriva dopo una lunga attesa ma è buonissimo, una grigliata davvero abbondante, soprattutto confrontata con il suo costo! Con contorno, acqua, gelato e due Rhum Cola spendiamo meno di 300 Rp in due. La serata si conclude ascoltando una musica molto piacevole ben suonata da un gruppo locale.

La mattina successiva ci svegliamo sotto un sole splendido. Speravamo proprio in una bella giornata! Partiamo puntuali alle 9.30, destinazione Coco Island. In barca siamo solo in 9 per cui si sta piuttosto belli larghi. Arriviamo a destinazione e la barca si ancora a pochi metri da riva. Coco Island è una bellissima isola con rocce di granito.
Facciamo snorkeling per circa un’ora ed è veramente magnifico: la varietà e la quantità di pesci è davvero impressionante e la visibilità in acqua è ottima. Ci sono pesci chirurgo, pappagallo, flauto, alcune varietà che non avevo mai visto prima, interi gruppi di pesci che si muovono in modo coordinato, un’ora vola anche perché l’acqua è talmente calda che non si fa fatica a stare immersi. Bellissimo! Ci spostiamo poi per andare in un altro posto poco distante dove ci sono le tartarughe marine. Mio marito ne trova subito una ed il nostro accompagnatore la prende per le zampe e nuota con lei. Evidentemente questa tartaruga è abituata perché non fa una piega ed anzi sembra piuttosto gradire l’interesse che suscita. Alle 12.45 siamo di ritorno al porto e paghiamo effettivamente solo 500 Rupie in due.
Andiamo al Tarose a prenderci due panini da portarci via. Il club sandwich è enorme e molto buono. Ce lo mangiamo in veranda assieme alle patatine incluse nel prezzo. Andiamo poi ad Anse Severe per passare il resto della bella giornata. Il sole risplende ma, improvvisamente, verso le cinque di sera si addensano dei nuvoloni minacciosi. Facciamo appena in tempo a raggiungere il nostro bungalow che si scatena un mega temporale. Si cena ancora da Chez Marston, l’agnello è davvero buono ma i calamari al curry sono decisamente troppo piccanti per i miei gusti. Mi consolo con un gelato al cocco e al cioccolato. Quando ritorniamo in hotel troviamo un cagnolino che sta dormendo nella nostra veranda, poverino, forse si è messo lì per ripararsi dall’ennesimo temporale. Entriamo piano per non disturbarlo.

E’ Domenica e, dopo colazione, decidiamo di tornare per la terza volta ad Anse Source d’Argent dato che abbiamo l’entrata gratis. Che meraviglia, non c’è quasi nessuno e non riusciamo a spiegarci il perché. Lo scopriremo la sera, leggendo la guida: alla Domenica al mattino arriva una sola barca da Praslin, alle 11, per cui non c’è l’ondata di turisti che va e viene in giornata. La Domenica è quindi il giorno ideale da passare ad Anse Source d’Argent anche se poi scopriremo il rovescio della medaglia… La marea si sta ancora abbassando, infatti per quella giornata il minimo non era al mattino ma era previsto alle 13.00.
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Approfittiamo di questo fatto e verso le 12.00 camminiamo verso Anse Bonnet, dato che si può raggiungere solo via mare. Sembra che ci sia l’ennesimo temporale in avvicinamento, ma poi cambia strada e ritorna a splendere il sole. Arrivati ad Anse Bonnet ci fermiamo un po’ dato che non c’è anima viva e si sta troppo bene. Trovo un grosso paguro arancione e le fotografiamo da tutte le prospettive. Credo sia diventato il paguro più fotografato del mondo… Verso le due del pomeriggio ritorniamo indietro con calma perché ormai la marea sta salendo. Ho una fame incredibile per cui ci dirigiamo verso il ristorantino sulla spiaggia in cui eravamo stati pochi giorni prima e, brutta sorpresa, è chiuso! Alla Domenica è tutto chiuso, non si può mangiare nulla e nemmeno prendere una bibita. Così me ne torno indietro affamata e mogia. Verso le cinque arriva la solita ondata di nuvole per cui ce ne andiamo. Lungo la strada comincia a piovere per cui ripariamo da Chez Marston dove divoriamo una megacoppa di gelato al cocco aspettando che smetta di piovere.

Per la cena decidiamo di prenotare all’Ocean, il ristorante del Patatran Village. Ci vengono a prendere con un auto anche perché sarebbe piuttosto difficile da raggiungere con quel buio. Prendiamo calamari e pesce in salsa amara, due birra, due gelati, per un totale di 370 Rp, è il posto più caro in cui abbiamo mangiato ma il servizio e l’atmosfera valgono la spesa. Notiamo che i clienti dell’hotel che stanno mangiando lì sono per lo più Tedeschi ed anziani.

E’ arrivato ormai il giorno della partenza per Mahè. Ci alziamo alle 6 perché vogliamo prendere il traghetto delle 7.30. Facciamo colazione in veranda in compagnia del cane di due sere prima che però non vuole nulla da mangiare. In teoria Chez Michelin dovrebbe avere un servizio gratuito per portare al Jetty, ma non viene a prenderci nessuno per cui, dato che siamo vicini, ci incamminiamo a piedi. Siamo abbastanza scocciati perché la padrona la sera prima ci aveva assicurato che ci avrebbero portato al molo, ma come ci renderemo conto poi in seguito, l’onestà non è certo una dote della signora Florence…
Il cielo è coperto, dopo mezz’ora di navigazione tranquilla siamo a Praslin, prendiamo al volo un taxi appena arrivato che per 75 Rp ci porta all’aeroporto in meno di mezz’ora. Abbiamo la prenotazione sul volo delle 9.35 e dato che alle 8.30 siamo già lì chiediamo se è possibile partire con il volo delle 9.00. Purtroppo non è possibile perché l’aereo è molto piccolo ed è al completo. Per passarmi il tempo compero una maglietta e finalmente ci imbarchiamo per quello che, non lo so ancora, sarà il primo volo con… due atterraggi della mia vita. Infatti, dopo un quarto d’ora dal decollo siamo ormai sulla pista, ma il pilota sbaglia clamorosamente l’atterraggio. Stiamo per toccare terra, a pochissimi centimetri dal suolo, ma non sentiamo il classico rumore del carrello che tocca il terreno. Io e mio marito ci guardiamo increduli e ci domandiamo se siamo atterrati o no perché nel frattempo la pista sta per terminare e in fondo c’è il mare… Prima di fare un ammaraggio non proprio salutare, il pilota riporta su l’aereo che, alquanto barcollante, riprende quota, fa un giretto sul mare davanti all’aeroporto e si prepara per il secondo l’atterraggio che fortunatamente questa volta riesce… La cosa buffa, se si può trovare qualche cosa di divertente in tutto ciò, è che mentre eravamo in dirittura d’arrivo per la prima volta, avevo pensato, non so bene per quale motivo, ad un mio collega che alcuni mesi prima mi aveva raccontato un’analoga esperienza all’aeroporto Marco Polo di Venezia. Il suo aereo, un Boeing 737 quella volta, non era riuscito ad atterrare al primo tentativo e a pochi metri dal terreno aveva ripreso quota per poi toccare il suolo senza problemi alcuni minuti dopo. Mi sono chiesta che cosa si provasse in quei momenti e così sono stata prontamente accontentata… non si può dire che sia un’esperienza da panico, ma si è comunque abbastanza nervosi devo dire.
Ben felici di essere con i piedi per terra, recuperiamo le nostre valigie e cerchiamo un taxi. Ne troviamo subito uno e con Conrad, il taxista, negoziamo il giro dell’isola fino alle quattro del pomeriggio per 800 Rp. Ci facciamo prima portare all’Hotel Casuarina ([email protected]) dove prendiamo possesso di un bungalow grazioso e spazioso con le pareti interne decorate da una bella pittura e dove lasciamo i nostri bagagli. Nel frattempo mi accorgo che non ho la batteria nella macchina fotografica: l’ho dimenticata a La Digue a Chez Michelin pure con il suo caricabatteria. Lo spiego a Conrad che, gentilissimo, chiama subito l’Hotel e chiede loro se per favore possono recuperarla dalla mia stanza. Siamo d’accordo che, appena arriverò in Italia, manderò loro il mio indirizzo per la spedizione, a mie spese s’intende. Loro promettono di sì. In realtà io ho mandato subito l’indirizzo, Florence aveva promesso che mi avrebbe spedito tutto il giorno successivo, ma sono passati ormai più di quattro mesi e non mi è mai arrivato nulla, MOLTO ONESTA, vero? Ho anche provato a chiederle spiegazioni via e-mail ma non mi ha mai risposto, fate un po’ voi…
Conrad ci porta per prima cosa a Victoria, la capitale, dove visitiamo il mercato.

il mercatobouganville
Torniamo poi verso sud, passando per Anse Royale. Ci fermiamo in un baracchino e ci prendiamo due panini con hamburger, un hot dog, 1 aranciata e 2 bottiglie di acqua minerale per un totale di 4 Euro! Proseguiamo il nostro giro per arrivare fino ad Anse Intendance e poi ad Anse Takamaka. Purtroppo non c’è il sole, per cui tutti i colori appaiono smorti. Arriviamo fino alla casa di Gian Paolo Barbieri, (il grande fotografo di moda che nella sua vita ha fotografato le donne più belle del mondo, da Audrey Hepburn a Claudia Schiffer), che avevamo conosciuto casualmente proprio alle Seychelles nel 2002. Il giorno della partenza per l’Italia infatti il nostro volo per Roma aveva sei ore di ritardo e Gian Paolo, (persona splendida e dai modi gentili), ci aveva invitati a pranzo nella sua villa che è riduttivo definire stupenda. Una ragazza della servitù, ci viene ad aprire e ci dice che Gian Paolo è in Italia per cui, dispiaciuti di non averlo potuto salutare, riprendiamo il nostro giretto. Il tempo continua a peggiorare e la pioggia è ormai battente per cui ritorniamo al Casuarina. Ceniamo nel ristorane dell’hotel. La cena è veramente ottima e molto abbondate, spendiamo 250 Rp.

Il mattino dopo, come concordato, Conrad passa a prenderci per portarci in aeroporto. Il volo questa volta è puntuale e, sotto un sole splendente, salutiamo Mahè per l’ultima? volta.