NATALE IN OMAN 2009
di Manuela Campanale:  [email protected]
Dopo il meraviglioso viaggio nello Yemen, ho deciso di completare (o quasi, dato che l’Arabia Saudita non è un paese in cui ho intenzione di mettere piede) la visita della penisola arabica, optando questa volta per il tranquillo Oman. Come al solito ho acquistato il volo in internet (430 Euro da Venezia con la compagnia Turkish Airlines) e mi sono poi quindi rivolta ad una agenzia viaggi di Muscat, trovata navigando in internet. A dire il vero avevo trovato diverse agenzie omanite che organizzavano vari tours dell’Oman e a ciascuna di loro avevo inviato la richiesta per un preventivo. A parità di tour e di hotel proposti, la proposta più interessante ed economica mi è stata fatta dall’agenzia Oman National Travel & Tourism (www.nttoman.com) che mi ha risposto attraverso il signor Sam ([email protected]) con il quale ci siamo scambiati diverse e-mail prima di definire esattamente il giro che volevo fare. L’unica nota dolente è stata la richiesta del pagamento anticipato, in due rate, di tutto il tour, dato che normalmente in tutti gli altri viaggi o non mi è stato chiesto nessun anticipo (nello Yemen e in India), o al massimo, mi è stato richiesto il pagamento anticipato di una parte del viaggio. Ho pagato ed ho incrociato le dita in quanto, benché il sito internet mi fosse sembrato affidabile, non avevo trovato nessun riscontro che mi potesse rassicurare sulla reale esistenza di tale agenzia.
Partiamo quindi da Venezia il 23 Dicembre con Turkish Airlines. Ottimo l’hamburger con melanzane e tortino di patate che viene servito per pranzo. A Istanbul arriviamo in orario ma il volo successivo decolla con più di un’ora di ritardo a causa di forti venti che hanno condizionato gli atterraggi e le partenze della giornata. Dopo 4 ore e mezza di volo tranquillo atterriamo a Muscat che sono ormai le due di mattina. Acquistiamo il visto (12 Euro a testa) e cambiamo pochi Euri (1 Euro = 0,5 Rials) in quanto una guida italiana che sta accompagnando un gruppo di turisti ci dice che non conviene assolutamente cambiare in aeroporto. Quando arriviamo al ritiro bagagli le valigie sono già arrivate e sono pure già state tolte dal nastro, che efficienza! In pochi minuti siamo fuori e per fortuna c’è un ragazzo che espone un cartello col mio nome. E’ andata bene anche questa volta! Evidentemente l’agenzia esiste davvero! Avendo pagato anticipatamente 2500 Euro non mi sarebbe davvero piaciuto avere brutte sorprese e non trovare nessuno. Un ragazzo molto gentile e che parla bene inglese ci saluta e ci fa salire in auto per portarci al nostro hotel il Barr Al Jissah Resort & Spa (www.shangri-la.com/en/property/muscat/barraljissahresort) della catena Shangri-la che si trova nella parte sud di Muscat, esattamente dalla parte opposta rispetto all’aeroporto per cui ci si impiega un sacco di tempo a raggiungerlo. Nonostante a quell’ora non ci sia traffico, arriviamo in camera che sono ormai le 4 di mattina e quando ci congediamo dal nostro autista, questi ci avvisa che poche ore dopo, alle 9 passerà qualcuno a prenderci!!!! All’inizio crediamo di aver capito male, ma invece è proprio così, abbiamo la possibilità di dormire a stento 4 ore, ahimè, del resto quelli erano gli accordi.

Alle 7.30 ci trasciniamo già giù dal letto. La nostra stanza è di fronte alla piscina ed al ristorante dove viene servita la prima colazione per cui per fortuna dobbiamo fare solo pochi passi per raggiungere il buffet. C’è di tutto e di più: decine di dolcetti, formaggi, frutta e tantissime cose calde. La giornata è bellissima, il cielo è sereno e fa caldo ma non è un caldo opprimente, saranno circa 25 gradi. Alle 9 in punto riusciamo persino a raggiungere la reception dove ci sta già aspettando Mohamed che ci farà da autista e guida durante tutto il tour. Sembra simpatico e parla inglese benissimo, cosa che mi ero fortemente raccomandata al momento della prenotazione. La prima tappa è il palazzo del sultano Qaboos che però vediamo solo dal di fuori dato che è la residenza vera del sultano ed è quindi abitata. Per raggiungerla c’è un ingresso con un bel colonnato bianco in stile orientale.

Si vedono anche due forti, Mirani Fort e Jalali Fort che si trovano rispettivamente a destra e sinistra del palazzo. Tutto è impeccabile e pulitissimo. Questa è in realtà l’impressione che dà tutta Muscat: pulita, ordinata, impeccabile. Ripartiamo subito verso la nostra prossima destinazione la gran moschea del sultano Qaboos. Mohamed ci racconta che il sultano ha fatto costruire a spese sue tutte le moschee che ci sono in Oman per poi regalarle alla popolazione. Attraversiamo una zona con delle montagne spettacolari e completamente brulle, con cime e crinali aguzzi. Raggiungiamo finalmente la moschea che è, a dir poco, splendida ed immensa.
Parcheggiamo ed entriamo. Le donne devono essere vestite in modo adeguato e si devono coprire i capelli, ma io non ho certo problemi in quanto indosso uno dei vestiti che avevo acquistato nello Yemen e ho con me anche una sciarpa nera per coprire la testa. Per poter accedere all’interno della moschea bisogna togliersi le scarpe, ovviamente. Ci sono due grandi sale per la preghiera: una è riservata solo alle donne mentre l’altra solo agli uomini. Quella delle donne è bella e grande, ma quella riservata agli uomini è veramente eccezionale. Il pavimento è ricoperto con un unico tappeto persiano di 60 metri per 70 che pesa, ci dice Mohamed, ben 8 tonnellate. E’ stato realizzato in 4 anni diviso in vari pezzi che sono stati poi assemblati e ci hanno lavorato 600 tessitrici. Ma il vero pezzo forte secondo me sono dei lampadari indescrivibili di cui quello centrale assolutamente immenso.
Finito di ammirare entrambe le sale per la preghiera, Mohamed ci conduce nella biblioteca, molto ben tenuta, all’interno della quale oltre alla possibilità di consultare migliaia di libri, ci sono anche una ventina di postazioni internet gratuite a cui può accedere chiunque. La pulizia e l’ordine fanno pensare di essere in Svizzera e non in un paese arabo. 
Lasciate le meraviglie della moschea andiamo a Seeb per vedere il mercato del pesce. E’ molto piccolo e deludente, forse siamo arrivati troppo tardi, ma ci sono sia pochissimi venditori che poco pesce. In compenso c’è una discreta puzza… Chiedo allora a Mohamed di poter andare nella spiaggia di Seeb che, secondo la Lonely Planet, sarebbe ricca di conchiglie. Mi accontenta subito ed in effetti non appena ci mettiamo piede trovo subito un bel murice e poi ancora altri murici e coni. Fantastico! La spiaggia di per se invece non è bella per niente, la sabbia è scura e il mare non ha dei bei colori.
E’ l’ora di pranzo e su consiglio di Mohamed optiamo per il ristorante Golden Spoon, carino e pulitissimo, dove con soli 6 Rials mangiamo riso con pesce e gamberi ed insalata mista. Andiamo poi ad un ufficio cambi ed effettivamente possiamo constatare come cambino ad un tasso molto più conveniente rispetto a quello praticato in aeroporto (1 Euro = 0,55 Rials, in pratica il 10% in più).
Mohamed ci racconta un sacco di cose interessanti sul suo paese che lui sembra amare molto: prima di tutto ci dice che il sultano è una persona veramente in gamba ed illuminata: istruzione e cure ospedaliere sono completamente gratuite e chi è troppo povero per potersela comperare o pagare un affitto ha comunque una casa di cui può disporre gratuitamente.
Ci dice che lui ama molto il suo sultano ed in effetti si capisce che è una persona di larghe vedute che tiene in grande considerazione i bisogni del suo popolo. Ci racconta anche che ad esempio attualmente si sta discutendo una legge che tuteli maggiormente le donne in caso di divorzio (abbastanza frequenti in Oman), dato che spesso vengono abbandonate dal marito e si trovano senza un lavoro e senza soldi per cui cadono in depressione. Ripartendo verso Muscat Mohamed ci mostra la splendida zona in cui sono concentrate tutte le ambasciate, tutte in palazzi veramente molto belli. Proseguendo ci porta alla spiaggia di Muscat.
Ci fermiamo un po’, ci sono molti ragazzi che giocano a calcio e donne vestite di nero ma con il viso scoperto. Ci sono anche dei turisti stranieri, uomini e donne che, sebbene in costume da bagno, pare non destino nessun interesse nella gente del posto, forse, dice mio marito con un po’ di cattiveria, perché le donne sono piuttosto brutte e vecchie. In effetti dubito che Belen Rodriguez in bikini non avrebbe destato la loro attenzione… Andiamo poi a vedere un’altra spiaggia che è piena di gente locale e di famiglie intente a fare il picnic e per finire entriamo con nonchalance nell’hotel Al Bustan, bellissimo e lussuoso, nella cui mega hall fa bella mostra di sé un lampadario da mille e una notte. L’ultima tappa è il mercato di Muttrah. Facciamo un rapido giretto in quanto gran parte delle cose esposte le avevamo già viste (e comperate) nello Yemen. Acquistiamo solo alcune sciarpe e un cappello tipico maschile.
Raggiungiamo l’hotel che sono ormai le 6 di sera e siamo talmente stanchi da non aver nemmeno voglia di andare a cena. Verso le 8 di sera ci bussano alla porta con un simpatico vassoio pieno di dolci e con un piccolo pupazzo di neve di zucchero. Omaggio dell’hotel! Ma è vero: questa è la notte di Natale!!!
Il giorno di Natale è un giorno di riposo per noi e lo passiamo in spiaggia, dopo una supercolazione. Ci prendiamo due lettini ed i teli che vengono forniti gratuitamente presso la piscina. La spiaggia non è assolutamente nulla di che, e infatti gran parte delle persone preferisce stare al bordo piscina. Ricorda molto più Rimini di una spiaggia tropicale. Dopo qualche ora di ozio ci spostiamo lungo la spiaggia per andare a vedere gli altri due diversi resort all’interno dell’Hotel Barr Al Jissah. Il nostro si chiama Oasi mentre poi c’è il Porto ed il Castello che è il più esclusivo e costoso di tutti. Tutto l’Hotel è circondato da splendide montagne. Alla fine della spiaggia c’è una strada che sale verso il Castello e si raggiunge un tratto di mare molto bello nel quale ci sono delle formazioni rocciose a picco sul mare che formano un arco naturale.
Il sole sparisce presto dato che siamo ad est e l’ombra sulla spiaggia arriva prestissimo per cui alle 4 del pomeriggio bisogna già spostarsi in fondo, vicino al Castello. Ceniamo nel ristorante a bordo piscina con insalata mista e noodles, entrambi senza infamia e senza lode.

Il mattino seguente, dopo una colazione super abbondante, voliamo alla reception dove Mohamed è puntuale come un orologio svizzero e ci sta già aspettando. Partiamo alle 9 come previsto. Destinazione Nizwa. Attraversiamo una zona montuosa e dopo due ore e venti minuti di strada raggiungiamo la famosa cava Al Hoota: una grotta famosa in cui ci sono parecchie stalattiti e stalagmiti. Scopriamo che bisogna prenotare il tour con un certo anticipo dato che la grotta può ospitare solo 750 visitatori al giorno, cosa che evidentemente ha fatto per noi. La prima parte del percorso per raggiungere l’imbocco della grotta una volta veniva fatta su un simpatico trenino che ora però è rotto per cui si percorre la strada a piedi. Mentre aspettiamo di partire conosciamo due simpatici Italiani, Mauro e Renato che stanno visitando l’Oman per conto proprio. Il tratto all’interno della grotta (con anche diversi gradini) è di circa 850 metri e ci si impiega circa 40 minuti a percorrerlo, ci dicono. Siamo un gruppo di 20 persone e la nostra guida ci spiega diverse cose tra cui che il ricambio d’aria avviene in modi naturale tra un’apertura che c’è nella zona alta e l’apertura della grotta stessa in basso. La grotta è davvero bella, ma sfortunatamente non è consentito scattare nessuna fotografia. Finito il giro con Mauro e Renato andiamo al museo dove si possono ammirare splendidi minerali e geodi. Raggiungiamo Mohamed che, ci dice, ha pranzato mentre ci stava aspettando. Noi cerchiamo dapprima di sistemarci in un tavolo all’esterno, ma non appena arrivano le pietanze dobbiamo battere in ritirata all’interno in quanto veniamo assaliti dalle mosche. Finito il pranzo si parte per il castello di Jabrin, costruito nel 1600 e molto ben conservato e restaurato.

Mohamed ci mostra l’originale magazzino dei datteri in cui una rete di canali convogliava il succo dolce che colava dai datteri e finiva poi in appositi contenitori. Ci sono molte camere, alcune con soffitti riccamente decorati camere funerarie ed altre per tenere i prigionieri. Riincontriamo i due Italiani che avevamo conosciuto in mattinata alle cave. Loro stanno facendo il nostro stesso giro dell’Oman, ma alla rovescia rispetto a noi. Continuiamo fino al forte di Bahla che è in ristrutturazione ormai da 3 anni. Ce ne vorranno altri 2 per completare il tutto, ci dice Mohamed. Oltre il forte c’è una zona dalla quale si vede un muro di cinta lungo ben 15 km, la raggiungiamo scattiamo un po’ di fotografie. Arriviamo infine al nostro hotel, il Falaj Daris (www.falajdarishotel.com) pulito, ma non bello come me lo aspettavo. La nostra stanza dà sulla piscina e sul ristorante per cui quando viene acceso il barbecue, tutti gli odori entrano nella stanza… Anche Mohamed alloggia in questo hotel per cui andiamo a cena con lui al ristorante turco di un suo amico, poco distante. Ordiniamo kebab e grigliata mista che mangiamo assieme a del pane squisito, tipo la base per la pizza. Spendiamo 7 Rials in tre.

Il giorno seguente si parte alle 8.30. Passiamo come prima cosa al ristorante turco della sera prima a prendere dei panini per fare il previsto picnic lungo il viaggio e ci dirigiamo verso il forte di Nizwa. Dopo aver parcheggiato l’auto andiamo tutti e tre nel suq dove si possono comperare soprattutto monili in argento.
In realtà non trovo nulla di veramente interessante e conveniente per cui compero solo un braccialetto con pietre dure a 20 Rials. Vedo una bella collana, ma costa l’equivalente di 200 euro il che mi pare un’esagerazione. Un negozio a fianco vende bei vasetti di terracotta mentre in un altro ancora troviamo un bellissimo vaso in argento smaltato che costa una cifra stratosferica per cui lasciamo stare. Entriamo nel forte che è un labirinto pieno di stanze con una torre circolare. E’ stato restaurato di recente e in una zona si vedono le foto del prima e del dopo a confronto. Facciamo alcune foto alla bellissima moschea che si trova a fianco del forte, ma la cui cupola è stata ridipinta da poco con colori diversi, prima era blu-oro mentre ora è sabbia-oro. Era decisamente meglio prima a giudicare dalle foto e anche secondo Mohamed.Ci avviamo poi verso la montagna, la strada attraversa un wadi dove i gruppi montuosi sono totalmente diversi da una parte all’altra. A destra le montagne sono piene di punte aguzze mentre a sinistra sono simili a delle lastre che sembra siano uscite dal terreno e poi si siano inclinate e sovrapposte. Raggiungiamo Misfah che è un paesino di montagna piuttosto pittoresco e poi Al Hamma famoso per le sue case in mattoni crudi.

Ci fermiamo ed entriamo in una casa dove siamo accolti dalla bella Salima e una signora anziana ci dà una dimostrazione di come si macina la farina e si prepara il pane omanita. Un’altra donna bagna una piastra che si trova sul fuoco con un impasto colloso fatto di acqua e farina appena macinata. Si forma una sfoglia sottilissima di pane molto buono. Assaggiamo poi il caffè omanita aromatizzato con il cardamomo, veramente fantastico. 
Per finire ci viene mostrato un vecchio sistema per estrarre l’olio da dei semi. Questo olio, ci spiegano, viene utilizzato solo per ammorbidire la pelle e non per cucinare. Dopo aver salutato Salima e le altre signore risaliamo in auto ed usciamo dal paese. Ci fermiamo poco fuori e mangiamo i nostri panini, chiusi in macchina per via del problema mosche… Ci troviamo già a 2000 metri anche se non sembrerebbe affatto, e ora saliremo fino a 3070 metri, fino a raggiungere la sommità della montagna più alta dell’Oman. Man mano che ci avviciniamo alla cima Mohamed ci mostra come la temperatura stia scendendo, da 25 a 12 gradi. Arrivati sulla vetta notiamo come ci siano solo capre, tutte con un vistoso mantello di pelliccia, che cercano di brucare un po’ di erbetta. Dalla cima si può ammirare il gran canyon d’Arabia e cioè il Wadi Ghul profondo 1000 m. Una semplice ringhiera in ferro impedisce di precipitare, mentre se si va ancora più avanti non c’è nemmeno quella,  bisogna fare attenzione e non sporgersi troppo perché sarebbe fatale. Torniamo indietro: il paesaggio è lunare e grigio da una parte mentre dall’altra si stagliano cime imponenti e scoscese che ricordano un po’ le nostre Dolomiti, la base di queste montagne è rosa mentre in alto tendono al grigio. Alle sei di sera raggiungiamo il nostro ennesimo hotel, il Golden Tulip (www.goldentulipnizwa.com). Notiamo con sorpresa che il Golden Tulip è molto meglio del Falaj Daris, nonostante questo secondo avesse una miglior quotazione sul sito tripadvisor. La stanza è molto grande e bella. Ceniamo in hotel: la cena a buffet e costa ben 12 Rials ma li vale tutti, ottimo soprattutto il pesce.

Alle 8.30 del giorno successivo siamo già in partenza per Wahiba Sands, la zona desertica. Come prima tappa raggiungiamo Ibra dove Mohamed, ci racconta, è nato. Il letto del fiume è una strada percorribile ma, ovviamente solo quando non piove, altrimenti in poco tempo si trasforma in un fiume impetuoso ed è quindi molto pericolosa. E’ un periodo di grande siccità, ci dice Mohamed, per cui molte oasi di palme sono secche e lo possiamo constatare con i nostri occhi. Che peccato! Anche dell’erba non c’è più traccia, al suo posto solo terra grigia.
Ci fermiamo in un paese, Sinaw, in cui c’è un mercato beduino e comperiamo una grande quantità di caffè e cardamomo per 4 Rials, perché una volta arrivati in Italia abbiamo intenzione di provare a fare anche noi quello squisito caffè omanita. Si continua un percorso in mezzo alle montagne e verso mezzogiorno finalmente raggiungiamo un accampamento beduino. Prima di addentrarci nel deserto però ci fermiamo per far sgonfiare parzialmente le ruote, dato che parte del percorso è nella sabbia. Raggiungiamo questa tenda beduina in cui una tipa non troppo simpatica ci sta aspettando. Anche lei porta la maschera tipica delle donne beduine, simile per certi versi a certe maschere veneziane che portiamo noi per carnevale. La donna ha tre figli, tra cui una bella bambina che avrà al massimo sei anni e che si prende cura dell’ultimo nato, poco più che un lattante.
A me personalmente questa visita non è piaciuta per nulla in quanto pareva il classico ambiente artefatto ad uso e consumo dei turisti, soprattutto se la paragono a quella di un vero campo beduino fatta nello Yemen. Figuratevi che prima di noi c’era stato un altro gruppo per così dire turistico. La beduina espone delle cose in vendita, fatte a mano, pare molto care, per cui prendiamo solo un portachiavi e un segnalibro (2 Rials l’uno).
Finita questa farsa si va a mangiare in un posto molto turistico lungo la strada. C’è un buffet parecchio scarso per 4 Rials a testa, ma tant’è, non abbiamo altra scelta. Dopo pranzo ancora un po’ di chilometri ci separano dal nostro bellissimo hotel il Desert Rest Camp (www.omanhotels.com/desertnightscamp/press-reviews.php). Mohamed ci mostra anche un resort molto economico a pochi passi dal nostro. E’ piuttosto spartano con tende a due lettini e bagni in comune. Lui conosce i proprietari per cui possiamo entrare, bere del the e mangiare pure dei datteri a sbafo. Il nostro resort bisogna dire che è davvero confortevole: le stanze sono delle tende gigantesche con una grande veranda da cui si ammirano direttamente le dune. L’arredamento è semplice ed elegante ed anche il bagno, molto particolare, è bellissimo con uno specchio in legno antico intagliato che è semplicemente meraviglioso.

Alle 4.30 le jeep ci portano sulle dune ad aspettare il tramonto. La salita non è molto piacevole, si viene sballottati come in un frullatore e la macchina dà pure l’impressione di cappottarsi. Ma una volta arrivati in cima, il deserto si presenta a noi in tutto il suo splendore. 
Giriamo un po’ per le dune, scattando decine di fotografie, la sabbia è fredda e soffice sotto i nostri piedi scalzi. Il sole comincia a scendere ed ecco che al tramonto il cielo si arrossa, che spettacolo! Aspettiamo fino all’ultimo quando ormai comincia a fare buio per buttarci giù dalla duna di corsa. Che divertimento! La cena a buffet è molto buona e anche l’ambiente è davvero molto suggestivo.

Il giorno seguente, dopo colazione alle 9 precise si parte per il Wadi Bani Khalid, una bella oasi, ci anticipa Mohamed che si trova in mezzo a delle montagne brulle. Una volta raggiunto il posto si parcheggia e ci si addentra in un comodo sentiero per alcune centinaia di metri. Lo spettacolo che appare ai nostri occhi veramente fantastico.

Ci sono dei piccoli laghi verdi e palme che vi si rispecchiano, rocce bianche e tutt’intorno montagne brulle con rocce variegate Ci fermiamo quasi un ora per fotografare bene ogni angolo di quel paradiso. Raggiungiamo nuovamente Mohamed che ci sta aspettando in auto e ripartiamo per raggiungere Sur che si trova a ben 140 km di distanza. Raggiungiamo in Sur Plaza hotel alle 14.30, prendiamo possesso della stanza e andiamo a pranzare al ristorante dell’hotel. Non c’è molto da fare nei dintorni per cui restiamo in camera e leggere la guida e a riposarci. Mohamed ci verrà a prendere alle 19 per portarci nella famosa località di Ras Al Jinz dove di notte le tartarughe marine raggiungono una spiaggia per deporvi le uova. Ad un certo punto l’allarme antincendio dell’hotel ci costringe ad uscire di volata dalla stanza ma per fortuna si tratta solo di un guasto! Mentre siamo sul ballatoio che dà sulla hall dell’hotel siamo costretti ad assistere ad una penosa e vivace discussione tra una coppia italiana e la guida sempre italiana. Che situazione imbarazzante, quando ci sono cose che non vanno o gente che alza la voce, nel 99% dei casi si tratta di nostri connazionali… Alle 19 partiamo con Mohamed. Contrariamente a quanto immaginavo il posto non è affatto vicino poiché ci si impiega quasi un ora ad arrivare (sono 50 km). Raggiungiamo il luogo da cui si parte per raggiungere la spiaggia  scopriamo che i tour iniziano solo alle 9 di sera. Non capiamo come mai Mohamed ha avuto tanta fretta di portarci lì se poi bisogna aspettare più di un’ora. Ce lo spiega subito lui: arrivando presto si va con il primo gruppo per cui ci sono più possibilità di vedere le tartarughe prima che abbiano finito di deporre le uova e poi… lo scopriremo da soli. Purtroppo sappiamo che questa non è la stagione più adatta, di solito le tartarughe depongono le uova tra maggio e settembre, addirittura Mohamed ci racconta che una coppia tedesca che lui aveva accompagnato alcuni giorni prima non era riuscita a vedere alcuna tartaruga deporre le uova, benché avesse provato (e pagato) per ben due volte. Ed eccoci pronti a partire, effettivamente noi siamo proprio con il primo gruppo delle 9! Ci vogliono 15 minuti a piedi per raggiungere la spiaggia, siamo in 20 e ci sono con noi due guide che controllano anche che nessuno di noi scatti fotografie o usi la pila, essendo entrambe le cose proibitissime. Che colpo di fortuna: non appena raggiungiamo la spiaggia, la nostra guida trova una tartaruga che sta deponendo le uova in una piccola buca profonda. Ci fanno avvicinare in silenzio a piccolissimi gruppi di 6 persone. Le uova sembrano palle da tennis tutte bianche. La guida ci spiega che però purtroppo su una media di 140 uova deposte, solo 7 – 8 tartarughe riusciranno arrivano a sopravvivere e a diventare adulte. Abbiamo una seconda botta di fortuna che i gruppi che arriveranno dopo di noi non avranno, l’altra nostra guida ha appena scoperto un piccolo che è appena uscito dal guscio ed è emerso dalla sabbia in superficie. Poverino, sta cercando faticosamente di raggiungere il mare. Sembra spaesato e gira in tondo senza riuscire a capire bene da che parte è l’acqua. La guida cerca di aiutarlo segnandoli il percorso con la torcia e finalmente, tra il tifo di tutti noi, il tartarughino raggiunge faticosamente il mare e sparisce tra le onde. La guida ci dice che probabilmente avrà poche possibilità di sopravvivere perché è troppo lento, di solito i piccoli sono molto più veloci anche perché una volta raggiunto il mare, devono nuotare per tre giorni di fila per portarsi al largo. Ovviamente noi speriamo che invece ce l’abbia fatta e che stia nuotando felice. Torniamo indietro tutti contenti e raggiungiamo Mohamed che effettivamente ci aveva ben consigliati. Dobbiamo ancora cenare per cui non appena raggiungiamo l’hotel ci mangiamo uno snack con una birra al bar Capitan’s. Ci fa un po’ ridere vedere che, mentre nei ristoranti omaniti nessuno si sogna di bere pubblicamente alcolici, nella penombra di questo bar ci sono diversi uomini che si tracannano una birra dietro l’altra… Concludiamo la serata facendo le valigie dato che siamo ormai arrivati alla fine anche di questo viaggio.

L’ultimo giorno si parte alle 9 e, come prima cosa, Mohamed passa in un bar a prendere l’occorrente per fare il picnic in spiaggia. Come prima tappa ci aspetta Sur, e per l’esattezza il cantiere in cui si costruiscono i dhow ovvero le tipiche imbarcazioni in legno che i pescatori locali utilizzano tutt’ora. Ma prima andiamo a fotografare un antico ed immenso galeone. Entriamo in un negozio adiacente e comperiamo a pochi Rials una riproduzione in miniatura dei dhow, veramente molto bella. Proseguiamo poi per il Wadi Tiwi. Ci fermiamo poco perché Mohamed ci dice che ci vuole portare in un altro wadi molto più bello. Raggiungiamo questo secondo wadi che si chiama Wadi Ghul. Ci sono molte coppie e famiglie che fanno il picnic. Volendo, si può prendere una barchina che traghetta dall’altra parte del wadi che però in quel momento era completamente in ombra per cui decidiamo di restare lì. E’ ormai giunta l’ora del pranzo e siamo pure curiosi di vedere e mangiare, quello che Mohamed ha preso per noi. Prima però facciamo una capatina alla spiaggia di Fins. La sua caratteristica sta nel fatto che ci sono delle formazioni rocciose molto particolari che è difficile descrivere, la foto rende sicuramente di più di qualsiasi descrizione dettagliata.Ci fermiamo per il nostro picnic poco oltre e mangiamo finalmente dei buonissimi club sandwich con spremuta fresca di arancia. Sulla spiaggia ci sono due dromedari che però (o meglio per fortuna) non ci degnano di attenzione. Ci fermiamo poi al Limestone Sikhole a Bimah, che è poi una buca con laghetto verde dove molta gente nuota. Ci sono alcuni ragazzi omaniti seduti su alcune pietre che si stanno mangiando con gli occhi una bella ragazzina tedesca (avrà avuto al massimo 14 anni) che nuota assieme al padre e al fratello. Nonostante porti un costume intero con sopra una maglietta i ragazzi non le staccano gli occhi di dosso, abituati come sono a vedere solo donne coperte fino ai piedi evidentemente a loro quello sarà sembrato uno spettacolo altamente erotico… Prima di portarci a Muscat e successivamente in aeroporto, Mohamed ci propone un giro nel Wadi Arbaeen. Il posto non è ben conosciuto nemmeno da lui che ogni tanto si ferma chiedere indicazioni, ma è spettacolare: girare in mezzo a quelle montagne rocciose è veramente emozionante, la strada è strettissima ma per fortuna non si incrocia praticamente nessuno. Questo inaspettato lungo giro nel wadi è stata una splendida conclusione del nostro viaggio. Bellissimo. Ci rechiamo nell’immenso ufficio sede dell’Oman National Travel & Tourism e abbiamo così finalmente l’occasione di conoscere il signor Sam col quale avevo trattato via e-mail. E’ un ragazzo indiano giovane e molto gentile con il quale ci fermiamo a scambiare due chiacchiere. Nel frattempo Mohamed sostituisce l’auto, deve depositare il fuori strada che a Muscat non serve più e prendere invece un’utilitaria. Andiamo a cenare in un centro commerciale Carrefour molto occidentale e piuttosto fornito dove al piano terra troviamo un negozio che vende artigianato indiano molto ma molto attraente. Comperiamo infatti 2 tappeti, 4 copri cuscini, una lunga sciarpa ricamata con tanti cristalli di vetro e una borsa di seta e perline dando fondo a tutti i Rials non ancora spesi. Saliamo al secondo piano, in cui ci sono parecchi ristoranti etnici, e decidiamo di mangiare iraniano. E’ il momento di farci accompagnare in aeroporto dove alle 4 di mattina avremo il volo di ritorno. Un saluto ad un abbraccio a Mohamed ed è arrivato il momento di dare un ultimo sguardo anche all’Oman… Bye!