MAURITIUS: L’ISOLA DAI MILLE VOLTI
Settembre 2006

di Manuela Campanale [email protected]
Non erano passate nemmeno tre settimane dal mio rientro dall’Australia che, delusa dall’ultima settimana di mare passata nell’orribile e snob Hamilton Island (un’isola della Grande Barriera), per chiudere in bellezza l’estate, prima di entrare nella mia triste “no flight zone” (il periodo di tre mesi in cui, a causa degli impegni lavorativi, i viaggi me li posso solo sognare), ho deciso di ripartire per ritornare questa volta nell’Oceano Indiano. La scelta è caduta sull’isola di Mauritius, che si trova a fianco del Madagascar, dove non ero mai stata. 
Se entrate in un’agenzia viaggi troverete infinite possibilità di combinazioni 9 giorni/7 notti in hotel o villaggi turistici, ma secondo me non è assolutamente una buona scelta: se pensate di passare a Mauritius solo una settimana rinchiusi in un villaggio e di fare solo le escursioni che vi proporranno, cambiate meta, altrimenti tornerete a casa delusi perché il mare e la barriera corallina non sono quelli delle Maldive o del Sud Pacifico. Mauritius è una meta veramente BELLISSIMA, ma va esplorata in autonomia e devo dire che solo in questo modo la potrete apprezzare in pieno. Noi abbiamo noleggiato un’auto per tutto il periodo della vacanza, abbiamo percorso 1000 chilometri ed è stata un’esperienza fantastica e totalmente libera che ha reso questo viaggio molto più entusiasmante di una vacanza alle stesse Maldive o a Los Roques o anche alle molto più quotate Seychelles. Bisogna onestamente sottolineare che anche il tempo ha contribuito molto a farci apprezzare Mauritius: in undici giorni abbiamo avuto un solo giorno di tempo incerto con un po’ di pioggerella, per il resto le giornate sono state magnifiche e piene di sole. Anche la temperatura poi era ottimale e si aggirava attorno ai 28 gradi di giorno, mentre la sera alcune volte serviva una felpa leggera.
L’organizzazione del viaggio è stata come sempre fatta da me che, data la grandezza dell’isola, ho deciso di optare per due hotel distinti: per i primi sei giorni abbiamo alloggiato sulla costa nord-ovest e questo ci ha permesso di vedere bene quella parte dell’isola mentre per i restanti cinque giorni ho scelto un hotel sulla costa est. Un’altra cosa inoltre è importante segnalare: a Mauritius c’è un altissimo rapporto qualità/prezzo e per cifre modestissime si può alloggiare in strutture sul mare molto belle. Mediamente gli alloggi costano circa la metà che alle Seychelles, a parità di servizi forniti.
Noi, di 13 giorni/11 notti, abbiamo speso 1650 Euro a testa, compresi i souvenir. Tutto è stato prenotato via internet e non ci sono state brutte sorprese.

Con un volo di Air France proveniente da Parigi, atterriamo all’aeroporto di Plaisance ed è ancora buio: sono solo le cinque di mattina. Facciamo una fila piuttosto lunga per il controllo passaporti, recuperiamo il nostro bagaglio, cambiamo 500 Euro (1 Euro = 42,7 Rupie Mauriziane) nell’ufficio cambio dell’aeroporto e usciamo ancora frastornati e addormentati. Nel frattempo si è fatta l’alba e la giornata è bellissima. Ad attenderci all’uscita dall’aeroporto c’è un ragazzo della Monet Car Hire ([email protected], www.monet.mauritius.as) che è ben sveglio, al contrario di noi, e che ci sta aspettando per consegnarci una Hyundai Atos rossa che ho affittato via internet ad un costo veramente irrisorio: 1000 Rupie al giorno. L’auto purtroppo non ha il cambio automatico (sarebbe stato comodo, considerando che si guida a sinistra), ma è comunque spaziosa anche se piccola. Il ragazzo ci spiega cosa dovremo fare 11 giorni dopo per la riconsegna e sembra fidarsi molto di noi perché non ci fa firmare nulla e se ne va tranquillo. Un po’ meno noi in quanto la guida a sinistra non è proprio così agevole, soprattutto perché ci aspettano una cinquantina di chilometri dato che dobbiamo raggiungere il nostro primo hotel il Beach Club ([email protected], www.le-beachclub.com/) (che si trova a nord-ovest nella cittadina di Pereybere), dove ho prenotato via internet un piccolo appartamento. Appena usciti dall’aeroporto restiamo un po’ delusi perché imbocchiamo una superstrada a 4 corsie che non ha proprio nulla di selvaggio e tropicale, inoltre c’è già parecchio traffico ed un sacco di rotatorie che all’inizio lasciano un po’ perplessi (ma da che parte si andrà?…). Comunque, superato il disagio iniziale e con un navigatore eccezionale al suo fianco, mio marito riesce a raggiungere Pereybere in un’oretta e devo dire che appena riusciamo a trovare il Beach Club tiriamo un sospiro di sollievo. Il posto è estremamente carino e tranquillo e le nostre aspettative non sono tradite.

Al cancello d’ingresso c’è un ragazzo di guardia molto simpatico con il quale facciamo subito amicizia e con il quale ci fermeremo poi spesso a parlare mentre un altro ragazzo, gentilissimo, ci accompagna al nostro alloggio. Il nostro piccolo appartamento è arredato con mobili colorati ed ha anche un bel terrazzino-veranda (con vista sullo splendido mare turchese), dove c’è un tavolo con due poltroncine. Apriamo i nostri bagagli e poi andiamo a fare colazione nel giardino che dà direttamente sulla spiaggia. C’è la possibilità di scegliere tra tre diversi tipi di colazione e noi optiamo per la combinazione che prevede dei croissant, un toast con formaggio e prosciutto, un piatto di frutta già pulita e affettata, the o caffè, succo tropicale…insomma si fa fatica a finire tutte le cose buone che ci portano. Dopo colazione usciamo direttamente sulla piccola spiaggia di Pereybere, incantevole, con sabbia bianca finissima. Una sorpresa gradita: la spiaggia è frequentata solo da famiglie di Mauriziani per cui, fortunatamente, niente gruppi di turisti e men che meno di Italiani.

Io, quando solo all’estero, sviluppo una fortissima allergia agli Italiani, anzi, più precisamente ai gruppi di Italiani. Le coppie che ho conosciuto durante i miei viaggi erano, nella stragrande maggioranza dei casi, persone molto simpatiche ed educate con le quali è stato veramente piacevole fare amicizia e mantenerla anche una volta rientrati in Italia. Il discorso cambia totalmente invece se parliamo dell’Italiano che viaggia in comitiva e che si trasforma purtroppo troppo spesso in un individuo zotico e maleducato dal quale bisogna stare alla larghissima. Ho ancora dei ricordi da brivido legati a dei gruppi incrociati sventuratamente in Thailandia ed in Namibia…

Ci addormentiamo sotto il sole per la stanchezza e saltiamo il pranzo. Solo verso le cinque ci alziamo pigramente e dopo la doccia decidiamo di cominciare a muoverci con la nostra auto ed iniziare ad perlustrare la zona. Dato che abbiamo una piccola cucina con frigo, freezer e anche il microonde, decidiamo di andare a fare un po’ di spesa: chiediamo informazioni e ci dicono che il supermercato più fornito è il Super U che si trova a Grand Baie, paesino a pochi chilometri a sud di Pereybere. Dire che è fornito è dire poco: si trova in una specie di piccolo centro commerciale e dentro c’è veramente di tutto. Giriamo in lungo e in largo e comperiamo una confezione di bottiglie d’acqua e un po’ di cose per preparare la cena: della pasta, del sugo di pomodoro e del pane, dei formaggi, olive e un vasetto di maionese per fare dei panini da portarci in spiaggia nei giorni successivi. Dato che abbiamo anche il freezer ci facciamo tentare da una vaschetta di gelato scelta a fatica perché ce ne sono un’infinità e non sappiamo deciderci. Tornati in hotel, cuciniamo e mangiamo in veranda la nostra pasta al pomodoro guardando il mare…

Il mattino seguente non riusciamo ad alzarci prima delle dieci. Solita fantastica colazione e poi, dato che splende il sole, decidiamo di passare la giornata nella spiaggia di Mont Choisy, a sud di Grand Baie. Ci si arriva in pochissimo tempo e la strada per raggiungerla è veramente piacevole perché ovunque si vedono bellissime piante, bouganville, ibischi, insomma Mauritius è tutta un grande giardino. La spiaggia è corallina (e quindi la sabbia è fredda), lunghissima, bianca e stupenda, con alberi di casuarina, affacciata su un mare turchese da favola. Anche questa spiaggia è frequentata solo da pochi locali per cui si sta benissimo. I Mauriziani oltretutto, come la stragrande maggioranza delle popolazioni che vivono nelle zone tropicali, sono persone miti, sorridenti, cordiali, disponibili. Prima del tramonto vinciamo la pigrizia e facciamo una passeggiata verso nord fino a raggiungere una serie di villaggi turistici piuttosto rinomati, purtroppo però il mare in quel punto è pieno di alghe e pensiamo che non sia proprio il massimo pagare una fortuna per ritrovarsi pure con un brutto mare davanti. La spiaggia è comunque tutta molto bella e, tornati indietro, aspettiamo il tramonto seduti sui nostri asciugamani.
Ceniamo ancora nel nostro appartamentino sperimentando stavolta dei fagottini ripieni surgelati che scaldiamo nel microonde e dei formaggi misti.
Il giorno successivo i nostri piani subiscono una modifica perché la giornata si prospetta un po’ nuvolosa. Dopo colazione prendiamo quindi la nostra auto e andiamo a zonzo. Abbiamo intenzione ci dirigerci a sud ma, non riuscendo a trovare la strada principale (quella a quattro corsie), ne percorriamo una secondaria. Giunti nei pressi di Triolet un tempio indù attira la nostra attenzione per cui ci fermiamo e entriamo a vederlo. E’ coloratissimo e, dato che nel frattempo è uscito il sole, facciamo anche delle belle foto che mettono in risalto le figure variopinte che lo adornano. Si paga un piccolo contributo ad un funzionario e poi si può entrare a visitarlo, ricordandosi però che all’interno del tempio vero e proprio bisogna togliersi le scarpe. Usciti dal tempio decidiamo di andare a Pamplemousses per visitare i famosi giardini botanici Royal Botanical Gardens. Non si paga un biglietto di entrata, ma si dà una piccola cifra (50 Rupie a persona) alle guide che ti accompagnano. La nostra guida, un signore sui 35 anni, ci mostra un’incredibile varietà di palme, moltissime specie di piante aromatiche tra cui chiodi di garofano, cannella, oli essenziali e piante da frutto caratteristici come le carambole. Ci indica anche un albero con una fioritura rossa tipico dei paesi tropicali chiamato flame-tree e raggiungiamo poi alcuni laghetti. Uno è pieno di bellissimi fiori di loto mentre in altri ci sono parecchie ninfee tra cui quelle giganti della specie Victoria Amazonica, provenienti appunto dalla foresta omonima e per le quali il giardino è famosissimo. Le foglie, particolarissime, del diametro di circa un metro, hanno la forma di un vassoio con i bordi rialzati. La nostra guida ci spiega che i loro fiori sono curiosamente bianchi nel primo giorno di fioritura per poi divenire rosa il giorno seguente, dopodiché appassiscono. Nel frattempo fa sempre più caldo: la visita sta per terminare e prima di arrivare all’uscita ci troviamo di fronte ad un recinto in cui ci sono delle grosse tartarughe che, ci dicono, arrivano dalle Seychelles mentre in un altro recinto notiamo dei bellissimi cervi. Torniamo in albergo e prendiamo le nostre cose per andare in spiaggia, decidiamo di andare alla spiaggia di Trou aux Biches (che è praticamente la continuazione verso sud di quella di Mont Choisy) e passiamo anche lì uno splendido pomeriggio. La giornata si conclude a Grand Baie con cena in un ristorante molto carino con cucina orientale Le Pagode, dove mangiamo degli squisiti noodles ed altre pietanze spendendo pochissimo. Un cameriere piuttosto avvenente mi riempie di attenzioni e, dato che per essere gentile gli sorrido spesso (un po’ troppo, evidentemente), all’uscita dal locale mi guadagno una bella lavata di capo da mio marito. Inutile dire che al Le Pagode non si andrà più…
Il giorno dopo ci alziamo prima del solito perché vogliamo arrivare a sud, fino alla spiaggia di Flic en Flac, dato che è una bellissima giornata vogliamo approfittarne. Al solito, prima “dividiamo” la colazione con un gruppo di uccellini coloratissimi che vengono a beccare le briciole. Uno di questi [il Bulbul (Pycnonotus) ndr], con una graziosa crestina nera è veramente molto carino ed è anche il più audace. Assistiamo anche ad una scenetta divertente in cui un gatto un po’ troppo vivace viene inseguito dal bonario pastore tedesco dell’hotel che si innervosisce e che lo costringe a battere in ritirata su una palma.
Ci mettiamo in strada e questa volta, almeno inizialmente, va decisamente meglio in quanto riusciamo subito a trovare la superstrada, ma giunti a Port Louis non riusciamo a trovare dei cartelli stradali che ci indichino la direzione giusta per cui sbagliamo strada ripetutamente. Evidentemente per un Mauriziano certe indicazioni sono una cosa superflua, non certo per due poveretti che vengono dall’estero e non sanno che strada prendere. Dopo due tentativi falliti e una vivace discussione tra noi, riusciamo finalmente ad immetterci sullo svincolo giusto e dopo un’ora circa di strada raggiungiamo Flic en Flac. Anche questa spiaggia è immensa, bellissima, ma ci sono onde molto alte che frangono sulla barriera. Prendiamo un po’ il sole e poi passeggiamo per un’oretta per la spiaggia per non perderci nessuno scorcio. Mi fermo a fotografare dei bambini graziosi, dopo aver chiesto il permesso alle loro mamme. Alle sei di sera ci rimettiamo in macchina ma, disastro, a Port Louis sbagliamo strada di nuovo e questa volta ci ritroviamo persi nel quartiere cinese. Finalmente ne usciamo e alle sette e mezza riusciamo a raggiungere il nostro hotel!!! Alle otto in punto siamo all’Alchemy dove avevamo un tavolo prenotato in quanto sapevamo che ci sarebbe stato uno spettacolo di danza segà. Questa danza, che è il ballo nazionale di Mauritius, nacque ai tempi della schiavitù quando le coppie, al termine di una dura giornata di lavoro, ballavano sulla spiaggia al ritmo dei tamburi. La danza prevede che i piedi non si stacchino mai dal terreno, mentre il resto del corpo si muove in maniera sinuosa. La cena, ottima, è a base di gamberi, riso e verdura. Mentre stiamo cenando inizia lo spettacolo: tre belle ragazze con degli splendidi abiti ballano in modo molto sensuale con un accompagnamento di tamburi. Il tutto, cena e spettacolo, per la modica somma di 310 Rupie.
E’ Domenica e decidiamo di partire per Port Louis per andare a visitare il mercato coperto. Questa volta, miracolo, riusciamo a non perderci ed a trovare anche parcheggio facilmente. Tra una cosa e l’altra però purtroppo arriviamo quando il mercato sta per chiudere. Veniamo avvicinati da un tipo molto invadente che ci vuole accompagnare a tutti i costi, ma che se non altro riesce a farci entrare. Io detesto quel genere di persone perché è ovvio che vuole portarti dove vuole lui perché avrà una percentuale sulle vendite, ma ho bisogno di entrare perché voglio fare delle fotografie. Ci porta in una bancarella in cui comperiamo delle stecche di vaniglia fresca. Inizialmente ci sparano una cifra assurda per cui, prima perdo cinque minuti a contrattare e poi, visto che il tipo cerca insistentemente di rifilarci pure delle spezie, perdo la pazienza e me ne sbarazzo subito andandomene in giro a fare fotografie e lasciandolo sul groppone di mio marito molto più beneducato di me e che non riesce a scrollarselo di torno… Finito il giro al mercato finalmente il tipo ci molla e ce ne torniamo all’auto.
Decidiamo di passare il resto della giornata nella splendida spiaggia di Mont Choisy. Essendo Domenica è piena di famigliole di Mauriziani che fanno picnic. Aspettiamo come sempre il tramonto e dopo la doccia decidiamo di cenare nel ristorante indiano Tandjore. La cena è squisita, ma il pane che ci portano è un po’ deludente perché è diverso e meno buono di quello che avevo mangiato in India, evidentemente, come spesso accade è una cucina sì indiana, ma “adattata” ai gusti mauriziani.

Il giorno successivo c’è nei nostri programmi una gita all’isola di Gabriel, a nord di Mauritius. Si parte alle 9.00 con un catamarano e poco prima ci vengono a prelevare con una piccola barca proprio sulla spiaggia davanti al Beach Club. L’escursione costa 1000 Rupie che paghiamo ancora prima della partenza all’organizzatore. Il mare è piuttosto mosso (ma ci dicono che in quel punto è sempre così o anche peggio) ed il tempo è per la prima volta incerto. L’equipaggio è formato da due ragazzi molto simpatici e dopo un’ora e mezza di navigazione piuttosto sofferta finalmente raggiungiamo l’isola. Il posto sarebbe bellissimo, se ci fosse stabilmente il sole, invece il cielo è coperto e solo di rado si vede qualche schiarita. Nella splendida spiaggia per fortuna non c’è assolutamente nulla, solo le persone stese al sole, niente bar, niente baracchini che vendono cianfrusaglie, niente di niente.
A mezzogiorno si torna a bordo del catamarano per pranzare, i due ragazzi hanno cucinato alla griglia della carne e del marlin molto buono e poi ci sono molte verdure e per finire delle ottime banane caramellate. Si ritorna in spiaggia e si fa un po’ di snorkeling dato che vicino a riva ci sono coralli e dei bei pesci. Alle 15.30 purtroppo è già ora di ripartire. Arriviamo al Beach Club sotto una pioggerella sottile, ci sistemiamo e poi andiamo a Grand Baie per fare un po’ di spesa. Comperiamo, tra l’altro, alcune calamite che rappresentano il Dodo (l’uccello simile al piccione, grassoccio ed incapace di volare, estinto dal XVII secolo) due Dodo-pelouche ed altre cosette assolutamente inutili. Ceniamo sulla nostra bella veranda con della pasta al pomodoro e del gelato: un’altra splendida giornata è purtroppo terminata!

Il mattino seguente ci alziamo prestissimo perché è giunto il momento di trasferirci dall’altra parte dell’isola per raggiungere il nostro secondo hotel La Maison d’Etè ([email protected], www.coralbeachbungalows.com) a Poste Lafayette.
Salutiamo tutti calorosamente, anche perché sono sempre stati estremamente gentili e ci siamo trovati benissimo. Questa volta puntiamo verso nord. Lungo la strada ci fermiamo in continuazione a fare delle fotografie perché il paesaggio è veramente bello. Anche qui ovunque ci sono fiori e buganvillee coloratissime. Raggiungiamo Cap Malhereux famoso per una chiesetta caratteristica, Nòtre Dame Auxiliatrice, con un pittoresco tetto rosso che si staglia nel bellissimo cielo azzurro.
Ci sono ovunque molte piantagioni di canna da zucchero ed il paesaggio cambia in continuazione. In certi punti si vede solo un mare azzurrissimo, in altri il colore della terra rossa ben si abbina al verde della canna. Attraversiamo anche una serie di paesini particolari nell’entroterra dove, lungo la strada principale si sviluppano dei mercatini di frutta e verdura. Ci attirano molto e ci proponiamo di tornarci nel pomeriggio per fotografare tutti quei colori e soprattutto le donne con i loro sari. Parte della popolazione è infatti di origine indiana ed ha quindi trasferito a Mauritius gli usi e costumi della sua terra. A forza di fermarci a guardare e a fotografare ogni cosa, arriviamo alla Maison d’Etè che è già mezzogiorno. L’hotel è veramente delizioso, sul mare, molto intimo e curato, con sole cinque stanze ben arredate, con soggiorno ed angolo cottura.
C’è anche la piscina con dei lettini per i pigri che non vogliono scendere in spiaggia… Il proprietario, Jean Claude, uno Svizzero di madre italiana è molto simpatico e gentile. Gestisce l’hotel assieme a sua moglie Marie Michèle, una signora mauriziana veramente molto bella e con grande charme. Sistemiamo alla svelta le nostre cose in camera e ci fiondiamo nella cittadina del mercato. Una cosa è ben evidente da subito: le Mauriziane sono proprio quasi tutte belle, soprattutto quando sono molto giovani. In nessuna parte del mondo ho visto tante ragazze carine come qui ed alcune sono decisamente bellissime, con occhi neri e profondi e lineamenti delicati ed eleganti. Ci fermiamo prima nel paese di Piton.
Parcheggiamo e scendiamo per goderci il mercato. Come dicevo prima, i Mauriziani sono un popolo simpatico e cordiale, tutti ci sorridono. Noi siamo gli unici stranieri che girano in quel piccolo paese ed è bellissimo vedere il colore della frutta e della verdura esposta mescolarsi con i colori dei bellissimi sari che la maggioranza delle donne indossa. Dopo un giretto risaliamo in auto ed andiamo in un altro paese un po’ più grande dove avevamo visto un altro bel mercato lungo la strada. Ci sono anche qui tanti negozietti in cui vendono sari e gioielli indiani. Non riesco a resistere alla tentazione ed entro in uno per comperarmi un sari, considerando che costa solo 400 Rupie. Ne scelgo uno con dei fiori arancione su uno sfondo giallo con delle applicazioni in strass e perline. Facciamo tantissime fotografie e prima di ripartire comperiamo un po’ di spuntini salati da alcune signore che li vendono nelle bancarelle sulla strada: dei fazzolettini di pasta sfoglia ripieni di verdura e fritti e delle altre cose gustosissime a base di carne tritata, verdure e patate, leggermente piccanti e speziate. Prima che arrivi il tramonto risaliamo in auto ed andiamo a sud verso Belle Mare e poi ancora più a sud fino all’imbarcadero per l’Isola dei Cervi.
La splendida giornata termina con una fantastica cena in hotel (il ristorante è davvero bello e d’atmosfera e la cucina curatissima) a base di pesce crudo marinato e di un altro pesce cucinato con una deliziosa salsina al pompelmo.
Il giorno successivo, dopo una squisita ed abbondante colazione, decidiamo di attraversare tutta la parte sud dell’isola ed arrivare fino a Chamarel per vedere le famose “terre a sette colori”. Partiamo alle 10 e ci godiamo il panorama: il mare turchese con le belle lagune, il verde ed i bellissimi fiori che sono un po’ ovunque. Facciamo tappa a Blue Bay che a parer mio è in assoluto la spiaggia più bella di tutta Mauritius affacciata su un mare che ha tante sfumature diverse di azzurro e di verde. Veniamo avvicinati da un ragazzo del posto che però spiaccica un po’ di Italiano. Si autodefinisce un “ladro onesto” e, con dei modi simpatici, riesce ad appiopparci una collanina fatta con degli aculei di riccio matita inframmezzati da perline.

Proseguiamo verso sud, ci fermiamo lungo la strada e comperiamo da mangiare delle cose sfiziose vendute nei baracchini. Con l’equivalente di mezzo Euro si prendono una decina di pezzi. Raggiungiamo le famose terre colorate alle tre del pomeriggio dopo esserci fermati innumerevoli volte. Una di queste è per fare una serie di fotografie ad alcuni fiori di banano… un’altra è per fotografare una pianta che è talmente grande da fungere da “galleria” per la strada e così via, ogni chilometro c’è qualche cosa che catalizza la nostra attenzione. L’entrata a Chamarel costa 75 Rupie: per prima cosa si possono vedere le cascate che compiono un salto di circa 100 m e poi, dopo un breve percorso a piedi, si raggiungono queste famose terre colorate, dette anche “dai sette colori” in quanto il terreno assume sette diverse tonalità di colore. Effettivamente lì il terreno ondulato assume davvero una grande varietà di colorazioni e pare che questo fenomeno sia dovuto al fatto che a suo tempo la roccia fusa si è raffreddata in maniera non uniforme. L’effetto di per sé è molto bello e particolare, ma il posto è dannatamente turistico e pullula di gruppi rumorosi e di piccoli pullman che li stanno aspettando. Per tornare indietro non ripercorriamo la strada a ritroso ma cambiamo completamente strada e decidiamo di attraversare tutta l’isola che metterà così in mostra tutta la sua bellezza! Dopo due ore e mezza, anche a causa del traffico e dei semafori che ci sono in alcuni paesi, raggiungiamo finalmente l’hotel. Si cena in albergo ed il cibo è ottimo come sempre.

E’ arrivato ormai anche il giorno dell’escursione all’Isola dei Cervi. Arriviamo con l’auto fino a Troux d’Eau Douce, parcheggiamo e prendiamo una barca che in pochi minuti raggiunge l’isola. Le barche partono ogni mezz’ora e il tragitto di andata e ritorno costa 250 Rupie. L’isola dei Cervi è piuttosto famosa, non per essere abitata dai cervi come farebbe credere il nome, ma per avere davanti a sé un’ampia e splendida laguna, ed è caratterizzata anche da una lingua di sabbia bianchissima che si insinua nel mare e che viene parzialmente coperta dall’alta marea. L’acqua è assolutamente trasparente e cristallina ed il posto è magnifico, noi stendiamo i nostri teli proprio davanti alla laguna dato che c’è molto spazio. L’unica nota stonata purtroppo è che, essendo quella una meta superturistica, ovviamente non mancano gli Italiani della peggior specie. Questa volta si tratta di due coppie tamarrissime che si piazzano sedute in acqua davanti a noi a una decina di metri l’una dall’altra e cominciano così a strillare tra loro, in modo che tutti possano sentirli. Gli argomenti spaziano da “come sono buone le aragoste a Cortina” (cosa peraltro improbabile, come parlare di polenta, funghi e capriolo a Rimini…) ad altre simili idiotate nel patetico tentativo di darsi un tono. Purtroppo per loro però il loro look ed i costumi fuori moda li fanno assomigliare più a dei poveri diavoli che a dei vip. Sfortunatamente inoltre non ci sono squali bianchi di passaggio per cui lo spettacolino si protrae per una buona mezz’ora! Quando finalmente escono dall’acqua per fortuna se non altro vanno a stendersi molto lontano da noi ed è un sollievo per i nostri poveri timpani… Sul retro dell’isola ci sarebbero delle belle spiaggette poco frequentate ma tira un sacco di vento per cui ce ne stiamo stesi al sole sulla spiaggia davanti un po’ più frequentata. Per fortuna siamo fuori stagione per cui, non essendoci molta gente, c’è spazio per tutti. Chi ci è stato ad Agosto o, peggio, a Natale, dice che invece l’isola è stracolma di gente ed è persino impossibile muoversi. Comperiamo un bell’ananas freschissimo da un’ambulante che ce lo pulisce al momento e lo intaglia in maniera artistica tanto da farlo sembrare un gelato da passeggio. Sulla spiaggia, oltre al alcuni bar, ci sono delle bancarelle che vendono teli mare, caftani, magliette, collanine. Per 400 Rupie compero una casacca turchese in tela indiana, leggerissima. Il tipo che me la vende è chiacchierone e simpatico e…conosce un po’ d’italiano che ha imparato dai turisti di passaggio. Lasciamo l’isola dei Cervi alle quattro del pomeriggio. Sulla via del ritorno ci fermiamo a comperare delle magliette in un negozio davanti al quale vediamo una giovane ragazza davvero bellissima che ci permette di fotografarla. Ci prepariamo una cenetta a base di spaghetti al pomodoro. Un’altra giornata volge al termine come pure il nostro viaggio.

Il nostro penultimo giorno a Mauritius è all’insegna dell’ozio. Ci rechiamo in spiaggia a Belle Mare e passiamo lì la giornata. Essendo la spiaggia parecchio estesa si possono fare lunghe passeggiate, oltre ad oziare stesi sul telo. Tutte le spiagge mauriziane hanno la caratteristica di cui parlavo all’inizio: sono frequentate praticamente solo dai locali, gli stranieri evidentemente non mettono il naso fuori dalla spiaggia del resort. All’inizio pensavamo fosse un caso ma poi invece abbiamo visto che in nessuna spiaggia c’erano molti stranieri.
A mezzogiorno mangiamo i biscotti che avevamo portato e poi nel pomeriggio si alza un po’ di vento per cui andiamo a passeggiare lungo la spiaggia. Andiamo poi a fare un giretto a Poste de Flacq e entriamo in alcuni negozi in cui vendono magliette. Ne comperiamo due e cerchiamo anche degli altri souvenir ma non c’è niente di bello.
La cena stavolta è in un ristorante indiano che avevamo adocchiato lungo la strada e dove mangiamo benissimo ad un prezzo ragionevole.

Che tristezza, è già arrivato l’ultimo giorno. Lo passiamo sconsolati nella spiaggia davanti all’hotel facendo un po’ di snorkeling. Nel pomeriggio facciamo l’ultimo giretto in auto fino a Poste de Flacq e scattiamo le ultime foto. La cena in hotel è ottima come sempre. Ci congediamo purtroppo da Jean Claude e da Marie Michèle. Anche qui ci siamo trovati splendidamente e consigliamo questo posto a tutti quelli che come noi detestano il caos dei resort e amano invece i posti più intimi e raffinati. Tentiamo di andare a dormire presto perché il mattino successivo dovremo alzarci prestissimo per attraversare praticamente tutta l’isola e tornare all’aeroporto di Plaisance dove solo due settimane prima era iniziata la nostra meravigliosa avventura mauriziana.

Bye bye Mauritius, splendente isola soleggiata e fiorita, il nebbioso autunno padovano, ahimè ci aspetta ancora una volta.

INFORMAZIONI PRATICHE: 
volo VENEZIA- MAURITIUS con Air France via Parigi 850 Euro
noleggio auto per 11 giorni: 24 Euro al giorno
Le Beach Club: 57 Euro al giorno in due inclusa la prima colazione
La Maison d’Etè: 65 Euro al giorno in due esclusa la prima colazione