MALAYSIA: SPLENDIDA E LOW COST
Agosto 2007
di Manuela Campanale  [email protected]

E’ stato grazie a Luca, un caro amico telematico, che ho deciso di andare per la prima volta in Malaysia. Infatti, mentre lui era alle Fiji, nei posti in cui io ero stata tre anni prima, io ripercorrevo il suo itinerario dell’anno precedente in Malaysia. Appurato che entrambi amiamo le stesso cose, ormai da tempo ci scambiamo consigli ed informazioni sui luoghi da visitare e sui posti in cui soggiornare.
La prima cosa da sottolineare è che la Malaysia è veramente una meta supereconomica: in due settimane noi abbiamo speso meno di 1500 Euro a testa, voli compresi, ma si sarebbe potuto spendere anche meno utilizzando solo i mezzi pubblici e alloggiando in strutture più economiche. E’ anche un posto molto tranquillo in cui la popolazione è musulmana ma non integralista per cui c’è in generale molta tolleranza, anche troppa.
Partiamo da Venezia il 16 Agosto con un convenientissimo volo Fly Emirates (www.emirates.com) acquistato tramite internet alcuni mesi prima a 850 Euro. Io avevo già fatto il ceck-in on line alcune ore prima (lo faccio sempre quando è possibile, perché si possono scegliere i posti in anticipo e, soprattutto, si evitano lunghe code dato che negli aeroporti di solito c’è uno sportello per chi ha già la carta d’imbarco e deve solo consegnare i bagagli). Ci rechiamo quindi al banco dedicato e la ragazza addetta al ritiro bagagli ci chiede di aspettare un attimo perché qualcuno ci vuole parlare. Siamo molto incuriositi e dopo pochi minuti ecco arrivare un signore che gentilmente ci spiega che hanno un problema di overbooking per cui ci propone di rinunciare al nostro posto su quel volo per Dubai. In alternativa noi dovremo prendere un volo Lufthansa per Francoforte da cui ripartiremo dopo 9 ore con un altro volo Fly Emirates per Dubai. E da qui, ci assicura, riusciremo a prendere il nostro volo per Kuala Lumpur. In cambio di questa notevole scocciatura ci regalerebbe due biglietti per l’estremo oriente da utilizzare entro un anno. Ci pensiamo un po’ ma decidiamo di non accettare per una serie di motivi: il primo è che abbiamo già programmato di passare una notte a Dubai ed anche già prenotato l’hotel, il secondo è che non abbiamo in programma viaggi in oriente nell’immediato futuro. Io sono già stata sia a Bali che in Thailandia e comunque preferisco scegliere le mie mete volta per volta in base a quello che ho voglia di vedere e di fare, non mi piace sentirmi costretta a compiere un viaggio che magari in quel momento non mi interessa. E infatti non ci siamo mai pentiti di non aver accettato quella proposta. Così proseguiamo verso il nostro cancello d’imbarco. Dopo circa cinque ore di volo molto confortevole atterriamo a Dubai alle ore 22.00.
La coda per il controllo passaporti è veramente lunga, tant’è che ci vuole più di mezz’ora per sbrigare le formalità. E’ molto curioso guardare le persone presenti, dato che ci sono uomini con al seguito anche due o tre mogli, tutte vestite di nero, alcune con il volto completamente coperto e con una piccola fessura solo per gli occhi. Cambiamo 50 euro (1 Euro = 5 Dirham). In aeroporto, con l’aria condizionata si sta abbastanza bene, ma una volta fuori mi sembra di svenire per il caldo: è una cosa pazzesca, andiamo in strada e ci mettiamo in fila per prendere un taxi e ci sembra di essere finiti in una stufa. Io ho un top che lascia scoperte le spalle e mi sembra ugualmente di morire di caldo, vicino a me ci sono delle signore vestite con abiti neri a manica lunga, alcune hanno anche con il volto coperto e mi chiedo come facciano a non stramazzare al suolo. L’attesa è lunghissima e manca il fiato, sembra incredibile che possa esserci tanta afa anche di notte. Finalmente arriva il nostro turno e saliamo in taxi. Concordiamo con il ragazzo un giro della città per 200 Dirham. Dubai è praticamente tutta un cantiere, stanno costruendo l’inverosimile, ovunque enormi palazzi, grattacieli. Il nostro taxista ci mostra tra le altre cose, Palazzo Versace, non ancora ultimato (sarà probabilmente un’altro hotel 7 stelle), il grattacielo Burj Dubai che è anch’esso ancora in costruzione e che, una volta finito, con i suoi 800 o più metri di altezza dovrebbe diventare l’edificio più alto del mondo. Dopo una mezz’ora arriviamo in prossimità del famoso Burj al Arab che è l’unico hotel 7 stelle attualmente esistente al mondo. Ci fermiamo in una spiaggia vicina per fotografarlo.  E’ ormai l’una di notte e ci sono ancora 39 gradi!!!! Con un sacco di umidità per giunta. Non mi ricordo di aver mai sofferto il caldo in questo modo nella mia vita! Facciamo un po’ di foto e cerchiamo di risalire sul taxi il prima possibile perché stiamo grondando di sudore! Proseguiamo il nostro giro fino alle Palm Islands. Queste sono delle isole artificiali posizionate in mare in modo da formare una palma, collegate alla terraferma con dei ponti. E’ tutto ancora in costruzione per cui con il taxi arriviamo solo fino ad un terzo della “palma”. Probabilmente il mare sarà anche bello, ma tutta questa ostentazione di ricchezza, tutte queste cose finte mi mettono quasi malinconia. Arriviamo al nostro hotel Ibis che sono ormai le 3 di notte e cadiamo a letto stecchiti.

Il mattino successivo si riparte: alle 7, con la navetta messa gratuitamente a disposizione dell’hotel raggiungiamo l’aeroporto. Non osiamo immaginare quanti gradi ci possano essere fuori se all’una di notte ce n’erano 39! In 20 minuti siamo al nostro terminal e ci imbarchiamo su un’altro volo Fly Emirates. Questo dura poco più di sette ore che passano velocemente con film e giochi sullo schermino che ogni passeggero ha davanti a se. C’è una turbolenza pressoché continua sull’India e sul golfo del Bengala causata da nuvole che si trovano a ben 12000 metri di quota. Arriviamo a Kuala Lumpur alle nove e mezza di sera. L’aeroporto, chiamato KLIA, (Kuala Lumpur International Airport) è modernissimo e molto ben tenuto, non per niente è considerato il miglior aeroporto al mondo. Io ci avevo solo fatto scalo solo una volta mentre andavo a Sydney e non avevo avuto nemmeno il tempo di uscire dalla sala d’imbarco, per cui non lo conoscevo affatto ed è stata una piacevole sorpresa. E’ pieno di luci, di orchidee, di verde, è proprio bello! Per andare a recuperare i bagagli si prende un trenino e la cosa è piuttosto divertente. In aeroporto cambiamo un po’ di Euro (1 Euro = 4,56 Ringgit) e poi comperiamo il biglietto per il trenino che in circa mezz’ora porta alla Stazione Centrale e da qui proseguiamo per il nostro hotel, il Crowne Plaza Mutiara con un taxi prepagato. Il taxista ci dice che siamo fortunati perché sono alcuni giorni che piove ed invece è una bella serata.

Il Crowne Plaza (www.crowneplazakl.com), suggerito pure questo da Luca (grazie!!!) e prenotato tramite internet attraverso il sito che lo dava al prezzo più vantaggioso (www.marimari.com) è uno splendido hotel 4 stelle di 30 piani che ci trova nella zona del Golden Triangle. Di fatto sembra più un 5 che un 4 stelle e la stanza che ci viene assegnata è fantastica ed enorme: il bagno poi ha una specie di persiana scorrevole in legno che dà sulla stanza da letto e che permette, mentre si fa il bagno immersi nella vasca, di avere una splendida vista sulla città.
Decidiamo di uscire subito per fare un giretto e andiamo fino alle Petronas.
Le Petronas Twin Towers sono due torri gemelle di 88 piani ciascuna, alte 452 metri. Ultimate nel 1998 sono diventate poi simbolo della Malaysia in quanto, fino al 2005, erano l’edificio più alto del mondo, soppiantate poi dallo splendido grattacielo Taipei 101. A 171 metri di altezza le due torri sono collegate da un ponte chiamato skybridge. Chi non ricorda una delle scene più spettacolari del film Entrapment in cui Catherine Zeta-Jones e Sean Connery restano appesi a penzoloni sotto lo skybridge? Tentiamo di fare delle foto, ma c’è poca luce e senza cavalletto non vengono un gran che purtroppo! Facciamo un’altro giretto e rientriamo in hotel perché sono ormai quasi le tre del mattino.
Sabato 18 Agosto ci alziamo appena in tempo per andare a fare colazione (orario limite: 10.30). Sarebbe stato un vero peccato perderla perché c’è davvero di tutto e di più: decine di tipi diversi di dolci, frittate, frutta di ogni tipo, e poi tante pietanze calde, dalle patate ai noodles. Usciamo in taxi e per 18 Ringgit ci facciamo portare a China Town.

Gironzoliamo un po’ nei mercatini del Central Market che espongono un po’ tutti le solite cose, ma io rimango folgorata da una bancarella che vende splendidi bouchets di fiori ma soprattutto fantastiche composizioni fatte da piccolissimi pelouches!!! Grandioso!!!! Mi fermo un po’ a sbavare davanti alla bancarella e resisto alla tentazione di comperarle.
Continuiamo il giro finché arriviamo al coloratissimo tempio induista Sri Mahamariamman. Fa un caldo umido pazzesco che taglia le gambe! Ci trasciniamo fino alla moschea musulmana Masjid Jamek che però è chiusa. Il guardiano ci permette comunque di entrare un attimo nel cortile per scattare qualche foto. Poi via verso Merdeka Square (la piazza in cui venne proclamata l’indipendenza) sulla quale si affaccia il palazzo del sultano Abdul. Poi ancora in fondo verso una moschea di tipo moderno: la Masjid Negara è una delle più grandi moschee del sud est asiatico. Poco oltre c’è la vecchia stazione ferroviaria che di notte faceva un certo effetto mentre di giorno invece non è nulla di speciale. Ovunque si vedono appese bandiere della Malaysia come nei giorni di festa e scopriamo che proprio nel 2007 ricorre il 50esimo anniversario dell’indipendenza dalla Gran Bretagna, avvenuta appunto il 31 Agosto 1957.
Dato che siamo anche sfiniti dalla sete, ci comperiamo da bere da un ambulante e saliamo lungo la strada verso la zona chiamata Lake Gardens, degli stupendi giardini all’interno dei quali ci sono dei laghi e tante altre cose da vedere. Ad esempio il Giardino delle Farfalle: il Taman Rama Rama. L’ingresso costa 17 Ringgit. E’ davvero bellissimo: ci sono centinaia di farfalle racchiuse in una specie di gigantesca voliera in cui si può girare tranquillamente lungo un bel percorso tra piante e laghetti.


Ci passiamo almeno un’ora scattando un sacco di fotografie. C’è anche un’esposizione di insetti, ragni, scorpioni e coleotteri. Dopo esserci fermati a mangiare un panino e a bere una Coca Cola proseguiamo a piedi ed andiamo al parco delle Orchidee, il Taman Orchid. L’entrata ha un costo irrisorio di 1 Ringgit a testa. Per fortuna il tempo è bello anche se ad un certo punto un’enorme nuvolone nero ci fa temere il peggio (dato che siamo senza ombrello). Anche il giro del parco delle orchidee ci porta via circa un’ora di tempo. Ci sono decine di varietà diverse, belle, anzi bellissime.


Io che ho una piccolissima collezione di orchidee sulla finestra del mio studio sono molto interessata a guardarle e a fotografarle. Scendiamo nuovamente verso il centro ma siamo ormai sfiniti e i piedi cominciano a farci male per cui ci fermiamo davanti alla vecchia stazione ferroviaria e prendiamo un taxi che ci riporta in Hotel. Dopo una bella doccia andiamo a cena al Moghul House, ristorante indiano consigliato dalla Lonely Planet, dove ceniamo molto bene spendendo 90 Ringgit in due. Prima di tornare in hotel andiamo a fotografare le Petronas da un’altro punto e facciamo qualche foto anche alla torre delle comunicazioni Menara Kuala Lumpur alta ben 421 metri. Per completare il servizio sulle Petronas saliamo all’ultimo piano del Crowne Plaza e le fotografiamo anche da lì.

Il mattino dopo riusciamo a fare colazione ancora per il rotto della cuffia e decidiamo di andare a Little India, ma questa volta vogliamo prendere la monorotaia. Bisogna fare una fermata intermedia, cambiare mezzo e scendere alla fermata Masjid Jamek. Little India è una zona davvero deliziosa: piena di bancarelle ai lati della strada ci si trovano tanti sari coloratissimi.

Ci sono anche dei venditori ambulanti di cibo indiano e bibite che evidentemente sono sprovvisti di licenza dato che, quando all’orizzonte spunta l’auto della Polizia, vaporizzano come per incanto per rimaterializzarsi non appena la Polizia si è allontanata.

Mentre stiamo gironzolando per il mercato veniamo avvicinati da un tipo all’apparenza molto distinto che ci chiede dei soldi. In realtà si rivela piuttosto losco dato che comincia a pedinarci: noi ci fermiamo a guardare una bancarella e anche lui si ferma, ripartiamo e anche lui riparte… e questo per svariate volte. Il tutto comincia davvero a darci sui nervi per cui decidiamo di fermarci per un bel po’ davanti ad un banco per guardare quello che avrebbe fatto lui. Solo a questo punto finalmente se ne va via. Non abbiamo ben capito quale fosse il suo gioco, se fosse quello di derubarci o cos’altro potesse avere in mente.
Da Little India ci dirigiamo a piedi verso le Petronas (che rifotografiamo per l’n-esima volta) ed entriamo al centro commerciale Suria KLCC. C’è moltissima gente locale ma pochi turisti, stranamente. Viene da pensare che la vita domenicale dei Malesi si svolga proprio all’interno di questa struttura. Io non riesco a tenere gli occhi aperti per il sonno e mi bevo un caffè in un bar che pare faccia un caffè molto buono. Sarà stata la stanchezza, sarà stata la voglia di bere un espresso, ma quello è stato veramente il miglior caffè che ho bevuto nella mia vita. E’ incredibile ma è davvero così. Dopo aver gironzolato per almeno un’oretta senza peraltro aver acquistato nulla, dato che a casa i miei abiti più recenti occupano già, ehm… sei ante di un armadio, torniamo in hotel a scrivere delle cartoline e a riposarci un po’. Usciamo verso sera e ci dirigiamo verso un’altro centro commerciale, il Sungi Wong Plaza, dove comperiamo un piccolo lettore MP3 e alcuni regali per gli amici. I prezzi dei PC portatili sono praticamente uguali a quelli che si trovano in Italia e così pure quelli di molte apparecchiature elettroniche per cui direi che non è molto conveniente acquistare in Malaysia. Ceniamo molto bene nel ristorante Best Thaj Cousine spendendo 118 Ringgit.

E’ lunedì e dobbiamo partire per il Taman Negara National Park (anche questa escursione di tre giorni è stata prenotata attraverso il sito www.marimari.com che aveva i prezzi migliori). Il pullman parte proprio dal nostro hotel e con mezz’ora di ritardo finalmente alle 9.15 ci si mette in moto! Il pullman è veramente molto spazioso e comodo e dopo 3 ore di strada siamo a Kuala Tembeling. Si scende e si entra in un ufficio in cui si compilano delle carte per poter avere il permesso di accedere al parco Taman Negara. Prenotiamo anche un taxi che dopo due giorni ci venga a prelevare lì per portarci a Kuala Besut in modo da riuscire a raggiungere le isole Perhentian entro la serata (se si prende il pullman di linea si arriva troppo tardi e le barche da una certa ora in poi non salpano più).
Si riparte alle 13.45 e con delle barche a fondo piatto si risale il fiume Tembeling per arrivare a Kuala Tahan.

Il viaggio è piuttosto lungo (dato che si viaggia anche contro corrente) e anche piuttosto noioso a dire il vero per cui si arriva a destinazione con somma soddisfazione. Il nostro resort, il Mutiara Taman Negara Resort (www.mutiarahotels.com/mutiara_tmnnegara/index.html) ha dei bungalow che visti dal di fuori sono piuttosto carini ma che dentro invece sono un po’ fatiscenti. Il nostro aveva un sacco di cose che non andavano: il lavandino era rotto e sigillato con il mastice di un’altro colore, la porta del bagno non si poteva chiudere altrimenti poi restava incastrata e non si apriva più, la doccia funzionava in modo disastroso ecc. ecc.
Usciamo a fare un giretto anche se un cielo nero promette pioggia e vediamo un gruppo di scimmie che sta monopolizzando l’attenzione di molti. Ci sono anche un gruppo di italiani, tre coppie, che le fotografano facendo un gran casino perché ciascuno di loro vuole una foto con la scimmia a fianco… Nonostante ci si trovi in mezzo alla foresta sono tutti in costume da bagno e non forniscono proprio un bello spettacolo! Ci vergogniamo un sacco di essere Italiani perché tutte le altre persone lì intorno (come noi del resto) sono in pantaloni e maglietta e queste sei macchiette vengono guardate da tutti con meraviglia! Ci eclissiamo in silenzio, che non si capisca che siamo Italiani anche noi!!! La cena è a buffet ed è fantastica: ci sono tantissime cose sfiziose e ben preparate. Comincia a piovere a dirotto e noi incrociamo le dita perché il giorno dopo dovremmo fare la nostra escursione.

Per fortuna il mattino seguente c’è il sole e fa caldo ma non troppo. Il giro della foresta decidiamo di farlo in autonomia e procediamo lungo il percorso segnato che porta al famoso Canopi Walkway, il ponte sospeso. Lo raggiungiamo dopo un percorso di circa un chilometro e mezzo lungo un sentiero strettissimo. In realtà non si tratta di un unico ponte, ma è formato da una serie di ponti sospesi ad un’altezza massima di 50 m dal suolo. In totale sarà qualche centinaio di metri. Percorrerlo costa 5 Ringgit a testa. I primi passi sono da brivido perché fa una certa impressione camminare su una cosa sospesa a quell’altezza. Stare su una struttura barcollante non è mai stato in cima alla lista dei miei desideri ed effettivamente all’inizio anche la mie gambe sono molli. In realtà, una volta iniziato e percorsi i primi 10 metri, ci si rassegna, anche perché non si può più tornare indietro dato che bisogna mantenere costantemente una certa distanza tra le persone per non appesantire troppo il ponte in alcuni punti.

Quando ho raggiunto l’ultimo tratto devo ammettere che mi sentivo molto più felice e rilassata di quando avevo iniziato. Ritorniamo indietro, non si vedono grossi animali, solo qualche insetto stecco e una specie di grosso maiale scuro e peloso (non abbiamo capito di che animale si trattasse). A mezzogiorno e mezzo siamo di ritorno ma crolliamo a letto stanchi e ci svegliamo appena in tempo per poter effettuare l’escursione alla tribù degli Orang Asli che abbiamo prenotato il giorno prima (50 Ringgit a testa). Una volta arrivati qui ci siamo resi conto che non conviene assolutamente prenotare le escursioni dall’Italia perché si pagano almeno il doppio. Qualsiasi escursione la si può tranquillamente prenotare in loco così prima si vede esattamente di cosa si tratta e poi si decide in base a quello che ispira di più.
Alle cinque del pomeriggio partiamo (siamo in tutto 8 persone più una guida) con una lancia che ridiscende il fiume. Attracchiamo dopo un quarto d’ora e saliamo lungo uno strettissimo sentiero che si inerpica sulla montagna. Dobbiamo raggiungere il villaggio della tribù degli Orang Asli che, per propria scelta, vive da sempre in capanne in mezzo alla foresta. Sono tribù nomadi che di solito si fermano in un posto solo pochi mesi. Hanno lineamenti molto diversi rispetto agli altri abitanti della Malaysia, sono più scuri, hanno i capelli ricci e i loro occhi sono molto espressivi e vivacissimi, soprattutto quelli dei bambini.

La nostra guida ci spiega che normalmente queste persone si sposano attorno ai 12-14 anni e fanno circa 10 figli a coppia. La mortalità infantile è molta alta: i bambini vengono decimati dalle malattie anche perché i genitori si oppongono ai ricoveri ospedalieri. Nonostante vogliano vivere al di fuori della società per così dire evoluta e non amino il progresso, evidentemente non disdegnano però di utilizzarne alcune cose, dato che ci sono decine di lattine di bibite vuote e altrettante bottiglie di plastica ammonticchiate in un angolo del villaggio. Mi sembra abbastanza assurdo ed incoerente rifiutare una parte del progresso (ospedali, scuole) ma non avversarne un’altra di cui si potrebbe invece fare tranquillamente a meno (come le bibite il lattina o in bottiglie di plastica). Anche la pulizia pare sia una cosa che non li riguarda affatto, dato che c’è molta sporcizia ovunque. Ci sono tanti bambini che giocano, ma mentre i maschietti sono molto socievoli e si fanno fotografare senza fatica, le bambine fanno un po’ le smorfiose e scappano via, salvo saltare fuori di nuovo a cercare la nostra attenzione quando vedono che non siamo più interessati a loro. Un ragazzo ci mostra come sono in grado di accendere il fuoco con l’ausilio solo di un pezzo di legno su cui viene sfregato con forza del rattan. La cenere che si crea la fa cadere su un letto di foglie secche che si accende istantaneamente.
Questa tribù caccia con delle particolari cerbottane che utilizzano delle frecce preparate da loro stessi e la cui punta viene intrisa di un veleno letale. Cacciano soprattutto scimmie, ci dicono, e ci spiegano anche che il veleno entra nel corpo dell’animale che poi loro mangeranno e indirettamente entrerà quindi poi anche nel loro organismo. La loro aspettativa di vita è (forse anche a causa di questo) piuttosto bassa, circa 60 anni. Per finire ci viene mostrato come si usa effettivamente la cerbottana e veniamo invitati a provare anche noi, con risultati non propriamente lusinghieri. Probabilmente se dovessimo procacciarci il cibo in questo modo moriremmo di fame! Tutta la visita dura circa due ore, ma nonostante sia tutto quanto programmato e preparato solo ad uso “turistico” è comunque una visita interessante. I bambini ci accompagnano simpaticissimi e schiamazzanti fino alla nostra lancia. Arriviamo in tempo per la cena che è davvero sempre buona e ricca di cose varie e diverse dalla sera prima.

Mercoledì 22 Agosto si parte alle 9.00 per Kuala Tembeling. C’è un divertente fuori programma: un famiglia piuttosto consistente di tapiri che gira per il resort. I piccoli in particolare sono graziosissimi. Il viaggio sulla lancia questa volta è più corto dato che la corrente ci spinge e dura solo un’ora e tre quarti. E’ comunque sempre particolarmente noioso, oltretutto è nuvoloso e di conseguenza fa un po’ freddino. Appena arrivati raggiungiamo il nostro taxi che ci sta già aspettando. Partiamo subito anche perché sappiamo che il viaggio sarà lungo. Infatti, nonostante il taxista guidi in maniera piuttosto “vivace” ci impieghiamo ben 5 ore ad arrivare a Kuala Besut. Stiamo per raggiungere le isole Perhentian, due isole ormai ahimè (lo scopriremo lì) troppo turistiche che sono anche Parco Marino Nazionale. Il taxista ci porta immediatamente nell’ufficio del nostro resort, il Tuna Bay (www.tunabay.com.my/) per prendere accordi sul trasferimento già prenotato dall’Italia. Ci dicono che si partirà verso le 17.00 per cui andiamo a fare un giretto anche se non c’è proprio niente di bello da vedere e da comperare. Puntuali saliamo su una barca veloce, infatti in soli 25 minuti, con un mare che sembra una tavola, raggiungiamo dapprima l’isola di Perhentian Kecil dove scendono i primi turisti. Poi a turno si raggiungono altre baie ed altri resort e si scaricano le altre persone. Noi del Tuna Bay siamo nell’isola Perhentian Besar e scendiamo tra gli ultimi. Il posto è bello, il mare è magnifico e il ragazzo della reception ci viene subito incontro. Raggiungiamo il nostro bungalow che, a dire il vero, non ha una posizione molto felice in quanto si affaccia su un giardino dove ce ne sono molti altri, a saperlo prima avremmo sicuramente preso quello sulla spiaggia. L’arredamento è piuttosto basic e anche il bagno lascia un po’ a desiderare ma del resto, considerando che del pernottamento più la prima colazione spendiamo 45 Euro in due non si può certo pretendere di più. Ceniamo lì (la sala da pranzo è all’aperto ma coperta ed è molto carina) e prendiamo carne al BBQ spendendo 88 Ringgit in due.

Giornata splendida senza una nuvola! Dopo colazione ci spostiamo dall’hotel per cercare delle spiagge isolate. Uscendo andiamo verso sinistra e facciamo un bel po’ di strada finché arriviamo ad una baia molto bella e deserta.

Fa un caldo pazzesco anche perché non c’è un filo d’aria. Siamo dentro e fuori dall’acqua per sopravvivere. Finalmente verso le due del pomeriggio si alza un po’ d’aria: si sta decisamente meglio. Vado in un piccolo bar in una spiaggia a fianco con l’intenzione di comperare acqua e bibite ma si rivela un’impresa impossibile: la barista non sa e non capisce una sola parola d’inglese e io chiaramente non so e non capisco una sola parola di lingua malese. Provo in tutti i modi a cercare di farmi capire per dirle che bibite voglio ma non c’è verso. Per fortuna arriva in mio soccorso un signore malese che le traduce così torno indietro felice con la mia acqua fresca, le patatine e le bibite. Torniamo verso il Tuna Bay alle cinque del pomeriggio. Mio marito decide di fare snorkeling mentre io non ne ho molta voglia. Esce entusiasta, mi dice che ci sono bellissimi pesci, coralli e che addirittura appena è entrato in acqua è stato circondato da una nuvola di pesci coloratissimi e qualcuno lo ha pure mordicchiato. Aspettiamo il tramonto ma è molto deludente perché il sole tramonta dietro Perhentian Kecil. La cena è ottima, con pollo tandoori.
Conosciamo dei ragazzi che avevamo già visto al Taman Negara. Sono tre fratelli di Roma Giancarlo, Giulio, Guido e Roberta, la moglie veneta di quest’ultimo. Dopo cena siamo seduti in spiaggia quando passa un ragazzo urlando che c’è una tartaruga di mare che sta deponendo le uova. Corriamo anche noi incuriositi per vederla, ci sono anche tante altre persone che si sono messe intorno a guardarla. Un ragazzo del posto invita tutti a non disturbarla e soprattutto a non fotografarla usando il flash. Va tutto bene e la tartaruga continua a scavare una buca con le zampe posteriori finché l’imbecille di turno (un Giapponese questa volta) non le piazza davanti la macchina fotografica e la impallina con il flash!!!! Lei allora decide di andarsene tra il disappunto di tutti e le parole verso il Giapponese si sprecano!

Venerdì 24 Agosto facciamo la nostra solita colazione e poi ci dobbiamo fermare davanti alla spiaggia del Tuna perché mio marito è tutto bruciacchiato dal sole del giorno prima e deve stare all’ombra. Ovviamente anche un principiante sa che nei posti vicini all’equatore bisogna mettere una protezione solare adeguata al proprio tipo di pelle: infatti io non sono minimamente bruciata mentre lui sembra fosforescente. Passare tutto il giorno fermi nella stessa spiaggia è una noia mortale. Per distrarci un po’, facciamo snorkeling nel mare lì davanti ed è veramente bellissimo, basta fare pochi passi nel mare per vedere tutto un mondo marino intorno. Alla sera, dopo cena chiacchieriamo un po’ con Roberta e Guido mentre guardiamo un temporale che si sta abbattendo sulla terraferma.

Roberta, Guido e gli altri due fratelli erano dei ragazzi molto simpatici, educati e con i quali si stava veramente bene. Purtroppo non si poteva dire lo stesso di alcuni Italiani supercoatti che infestavano il Tuna Bay. Un esempio per tutti: un tizio una sera si è presentato a cena a torso nudo!!!!!! Dato che, come aggravante, non aveva nemmeno il fisico di Roberto Bolle, qualcuno per fortuna lo ha rimandato subito indietro a rivestirsi prima che la gente ai tavoli cominciasse ad avere le nausee. Ma lui, tranquillissimo, non si è scomposto ed è riapparso raggiante poco dopo indossando una t-shirt su cui troneggiava la scritta: “SOTTO QUESTA MAGLIETTA C’E’ UN FENOMENO”!!!!!! E che dire invece della poveretta che ogni mattina sfoggiava la sua abbondante cellulite e, sfilando sculettante come Naomi sulle passerelle, si presentava puntuale a colazione con un bikini bianco (sempre lo stesso, per tutta la settimana) senza addosso nemmeno non dico un vestitino ma neppure un microscopico pareo o l’ombra di una maglietta? Il punto è che ci vorrebbe talmente poco per comportarsi in modo civile ed educato (soprattutto tenendo conto che ci si trova pure in un paese musulmano) che ci si domanda perché solo gli Italiani non ne siano capaci. Perché le donne straniere si comportano con naturalezza mentre tante Italiane, anche se magari sono delle autentiche cozze, si devono sempre atteggiare a vamp? Da un certo punto di vista la cosa può essere divertente perché si può assistere a scenette spassosissime, ma il fatto è che anche noi siamo Italiani per cui invece non è per niente piacevole vedere dei nostri (ahimè) connazionali diventare oggetto di scherno quando si comportano come delle patetiche macchiette che ricordano tanto alcuni personaggi dei film di Verdone.

Sabato la pelle di mio marito è sempre incandescente, ma anche lui non ha intenzione di passare un’altra giornata fermo in spiaggia. Con i quattro ragazzi romani decidiamo quindi di fare un bel giretto fino alla spiaggia dell’hotel Flora Bay. Usciti dal Tuna Bay bisogna andare a sinistra e continuare fino a raggiungere una bella spiaggia deserta (quella in cui avevamo preso il sole due giorni prima). Proprio all’inizio si entra in un sentierino che si inerpica verso l’interno dell’isola. E’ molto stretto ed i “gradini” sono in realtà fatti da radici. Per me che ho le infradito non è proprio comodissimo e non è facile arrampicarmi. Inoltre è infestato da delle zanzare molto fameliche che ci assalgono. A metà percorso circa incrociamo i partecipanti al Campionato Perhentian Challenger 2007 che stanno facendo lo stesso percorso nostro, ma all’incontrario. Ci dobbiamo quindi fermare in continuazione per non intralciare anche perché alcuni di loro sono visibilmente già stravolti. Tra uno stop e una puntura di zanzara finalmente raggiungiamo la spiaggia del Flora Bay Resort. Ci sono diverse strutture che si affacciano sulla baia ed il mare con l’alta marea è bellissimo e calmo.

Stiamo tutti e sei morendo di sete per cui la prima cosa che facciamo è quella di andare in un ristorante a prenderci dei succhi di lime e di ananas. Aspettiamo le due del pomeriggio seduti al bar perché sotto il sole fa veramente troppo caldo. Torniamo in spiaggia e passeggiamo un po’ per vederla tutta. Non c’è davvero un filo d’aria per cui è impensabile stendersi al sole. Il mare è molto bello e l’acqua trasparente, ma non è un posto ideale per lo snorkeling dato che non c’è barriera. Ci mettiamo a destra della baia in un posticino all’ombra e passiamo così il resto della giornata. Verso le cinque del pomeriggio decidiamo di tornare, ma di percorrere a ritroso lo stesso sentiero non se ne parla nemmeno, per prima cosa perché siamo stanchi ed inoltre ci domandiamo come saranno aggressive le zanzare a quell’ora. Prendiamo quindi una taxi boat che costa 50 Ringgit da dividere per sei. In pochi minuti siamo davanti al nostro resort pronti per lo snorkeling serale. Ci sono i soliti bei pesci ed anche una tartaruga, chissà se è la stessa di due sere prima. Solita ottima cena e consueti lampi e fulmini in lontananza sulla terraferma. A mezzanotte c’è anche una bella esibizione di fuochi d’artificio su Perhentian Kecil.

Alle dieci di mattina del giorno successivo un ragazzo che avevamo contattato la sera prima ci viene a prendere per portarci in barca a Turtle Beach (noi ed i ragazzi romani). Il mare in quella zona è limpidissimo, ci sono due spiagge, entrambe splendide ma non sono comunicanti per cui dobbiamo scegliere su quale farci lasciare. Optiamo per la più lunga delle due, stupenda e soprattutto disabitata!

Il mare è caldo e ci sono molti pesci, coralli e anche delle coloratissime tridacne. Al mattino è bellissimo perché ci siamo solo noi, mentre al pomeriggio si riempie di visitatori per la maggioranza Italiani (tanto per cambiare) ed è buffissimo starli a guardare perché si fanno degli interi servizi fotografici seduti o sdraiati sull’unico masso presente in acqua che sotto il sole è diventato incandescente. Questa spiaggia è davvero fantastica, e non c’è assolutamente nulla per cui è necessario portarsi cose da mangiare e da bere. Il ragazzo torna a riprenderci verso le cinque del pomeriggio come concordato, ma nel frattempo il mare si è un po’ ingrossato per cui il rientro è piuttosto movimentato. C’è un gran vento ed il cielo si rannuvola parzialmente per cui ci aspettiamo un acquazzone, ma dopo pochissimo ritorna il sereno per cui finiamo di prendere il sole nella spiaggia del Tuna. Cerchiamo di vedere se è possibile prenotare un’escursione per Lang Tengah, ma per il giorno dopo è tutto pieno. Dopo cena si scatena una specie di diluvio universale per cui siamo costretti a starcene in veranda.

Il giorno seguente c’è un sole magnifico e dopo colazione restiamo un po’ in spiaggia per stabilire come passare la giornata. Alla fine decidiamo di raggiungere i quattro ragazzi romani a D’Lagoon a Perhentian Kecil. La spiaggia non è affatto bella: è troppo in pendenza e la sabbia è grossa ma da lì, attraverso un sentiero, si può raggiungere Turtle Beach, dall’altra parte dell’isola, in 10 minuti. Un ragazzo del posto ci raccomanda di tenere d’occhio le nostre cose, anche lungo il sentiero ci sono dei cartelli che avvisano di non lasciare mai incustoditi i propri averi perché si sono verificati parecchi furti. Allegria! Raggiungiamo Turtle Beach, ma con sommo disappunto vediamo che anche questo posto non è niente di speciale, la spiaggia è piccola e con sabbia grossissima. Per fortuna troviamo subito i nostri quattro amici. Mio marito ed i tre fratelli decidono di andare a fare snorkeling lasciando me e Roberta di guardia alle cose. Tornano dopo un’ora con le orecchie basse: sono tutti spelacchiati per alcuni incontri ravvicinati (troppo) con i coralli. La peggio ce l’ha Giancarlo che si è ferito una gamba. Raccontano anche di aver visto un piccolo squalo pinna nera e un barracuda ma non ci crede nessuno, ovviamente. Verso le quattro del pomeriggio torniamo alla spiaggia del D-Lagoon perché vorremmo mangiare qualche cosa, ma il ristorante è veramente squallido ed inoltre è infestato dalle zanzare e non ci si può stare tant’è che ci prendiamo solo delle lattine di coca e ci spostiamo sulla spiaggia perché le zanzare ci stanno massacrando. Questo resort è veramente molto, anzi troppo spartano, del resto tutta l’isola è molto più sporca e maltenuta rispetto a Perhentian Besar. Abbiamo concordato che il ragazzo venga a riprenderci alle cinque. Ed infatti, con un quarto d’ora di ritardo che cominciava a farci preoccupare, eccolo arrivare. In breve siamo al Tuna dove finalmente ci possiamo rifocillare. Prima di cena troviamo il tempo di fare ancora snorkeling e di spaparanzarci al sole. Poco dopo ricevo un imprevisto quanto sgradito sms che mi lascia senza parole: il volo Air Asia del giorno 29, che ci avrebbe dovuto portare a Kuala Lumpur, è stato annullato e c’è un solo volo Air Asia che parte alle 23.30 e che quindi non ci permette di arrivare in aeroporto in tempo per prendere il nostro volo per Dubai! Bene, e ora che si fa? Un inciso: il volo Air Asia, da Kota Baru a Kuala Lumpur, l’avevo acquistato in internet alcuni mesi prima alla modica cifra di 10 Euro a testa, comprese le tasse aeroportuali. Avrebbe dovuto partire alle 17.00 ed arrivare alle 17.55 a Kuala Lumpur. Avremmo quindi avuto tutto il tempo sia di goderci il mercato di Kota Baru prima della partenza e saremmo arrivati a Kuala Lumpur con largo anticipo dato che il nostro volo intercontinentale partiva alle due di mattina. Ci sarebbero stati anche due voli Air Asia in orari successivi, ma avevo scelto proprio questo per avere un largo margine di tempo prima della partenza per Dubai. Di certo non avevo previsto che il volo potesse essere cancellato o posticipato di 6 ore e mezza. Sulle prime non sappiamo cosa fare, ci accordiamo con i ragazzi romani per prenotare un’escursione a Lang Tengah per il giorno successivo e intanto pensiamo a come risolvere il nostro problema.

Ci svegliamo e sta piovendo! Che jella! La giornata non si prospetta buona ma partiamo comunque alla volta di Lang Tengah perché il tempo sembra rimettersi al bello. Il viaggio dura parecchio (40 minuti) e la barca salta abbastanza. Approdiamo su una spiaggia in prossimità di un resort. E’ veramente molto sporca: ci sono bottiglie di plastica e lattine un po’ ovunque. Facciamo una passeggiata fino a raggiungere una zona con dei massi rocciosi, ma è tutto molto deludente perché tenuto malissimo. Dopo circa un’ora ci spostiamo su un’altra spiaggia davanti ad un’altro resort dove si può anche fare snorkeling. Anche qui ci sono cumuli di immondizie: c’è persino un grosso motore di barca completamente arrugginito. Alle due del pomeriggio si torna indietro e per fortuna il mare si è calmato per cui la traversata va molto meglio che all’andata. Paghiamo 400 Ringgit in sei. Appena arrivati nel nostro resort ci mangiamo tutti un bel gelato e poi via di nuovo in spiaggia e a fare snorkeling. All’ora di cena comincia a piovere! Andiamo alla reception ed abbiamo la conferma che possiamo prendere un pullman di linea che parte da Kuala Besut e che il giorno successivo ci porterà a Kuala Lumpur. E’ un viaggio lungo perché saranno forse 8 ore ma noi purtroppo non abbiamo alternative.

Mercoledì 29 Agosto facciamo velocemente colazione e dopo aver salutato i quattro simpatici ragazzi romani lasciamo l’isola con la barca delle 8.00. In mezz’ora raggiungiamo la terraferma. Ci vengono a prendere per portarci alla stazione dei pullman di Kuala Besut. Il nostro parte alle 9.00 ed è previsto che arrivi a Kuala Lumpur alle cinque di sera. Questo pullman, come tutti quelli che compiono lunghi tragitti, ha dei posti estremamente larghi e confortevoli, ci sarà quasi un metro tra il proprio sedile e quello davanti. Il viaggio non è assolutamente massacrante come immaginavamo. Ci si ferma solo una volta circa mezz’ora a metà strada per mangiare qualcosa. Arrivati (in orario) al Putri Bus di Kuala Lumpur prendiamo un taxi per la stazione centrale e di lì il KLIA per raggiungere l’aeroporto. Arrivati lì c’è una gradita sorpresa: uno spettacolo di danze per i festeggiamenti per i 50 anni della Malaysia indipendente.

Splendido lo spettacolo e bellissime le giovanissime ballerine! Ci prendiamo anche una postazione internet e facciamo il ceck in on line così ci scegliamo i posti che vogliamo. A mezzanotte e mezza si decolla per Dubai in perfetto orario, purtroppo anche questo viaggio è ormai terminato. Bye bye Malaysia!

COSA CI E’ PIACIUTO

1. L’ottimo rapporto qualità/prezzo. Direi che fare un viaggio così di due settimane all’estero e spendere solo 1500 Euro a testa è davvero un miracolo. Non c’è assolutamente paragone con quello che costa una vacanza in Italia ad Agosto.

2. Il mare delle Perhentian è veramente bello. L’acqua è calda e cristallina e ha una miriadi di colori diversi.

3. Il cibo: a Kuala Lumpur si può scegliere tra tante cucine diverse e ci si può sbizzarrire nell’assaggiare pietanze particolari che normalmente non mangiamo.

COSA NON CI E’ PIACIUTO

1. Le Perhentian come ho detto prima sarebbero bellissime, ma sono mal tenute (soprattutto Perhentian Kecil) e sono soprattutto strapiene di Italiani e purtroppo gli Italiani, come è stranoto, non sono proprio il popolo più educato del mondo…peccato!

2. La compagnia low cost Air Asia. Da evitare come la peste a meno che non abbiate nessuna fretta di arrivare… Da non prendere assolutamente in considerazione nel caso abbiate la coincidenza con un volo intercontinentale, anche se questo parte moltissime ore dopo!!!!








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