APPUNTI DI VIAGGIO
ISOLA DI OAHU
HAWAII
giugno 1997- gennaio 1998di Valeria s.Lombardi [email protected]
NOZIONI GENERALILe Hawaii fanno parte della Polinesia e si trovano nell’Oceano Pacifico.
Le isole Hawaii sono di origine vulcanica, sorgono quasi da sole nell’immensità dell’Oceano.
Si estendono in direzione NE-SO fra 18°55′ e 22°15′ latitudine N e tra 154°40′ e 160°20’lunghezza O
superfice totale delle isole Hawaii: 16635 kmq.
Le isole principali sono: Hawaii(detta la grande isola,che poi dà il nome all’intero arcipelago), Maui,OAHU, Kauai, Molokai,Niihau, Lanai,Kahoolawe.
Clima dell’arcipelago é influenzato da un’aliseo del NE fresco che si avverte per ben 8 mesi, mentre nei restanti 4 mesi ovvero da dicembre a marzo vi é invece un vento caldo. L’aliseo apporta umidità che questa produce nelle zone interne copiose piogge , mentre nelle zone costiere procura quasi una totale scarsità.
La vegetazione é pressocchè molto varia e folta e rigogliosa grazie sia al clima, sia all’apporto dell’origine vulcanica di queste isole,ovvero attraverso il magma che rende assai fertile il suolo. Si rammenta nell’isola grande Hawaii il vulcano Kilauea.
Fuso orario:_11 ore da Milano
CENNI STORICIL’arcipelago delle Hawaii venne avvistato nel 16° secolo dagli Spagnoli.
Nel 1778 scoperto ufficialmente da J.Cook che le chiamò inizialmente Sandwich in onore del conte di Sandwich ovvero J.Montagu.
L’arcipelago era però riunito sotto una monarchia indigena ad opera del sovrano Kamehameha il Grande che invase nel 1795 l’isole di Maui e Molokhai conquistandole ed arrivando attraverso il canale all’isola di Oahu.
Visto da subito la sua importanza strategica in mezzo all’oceano divenne ben presto punto e scalo commerciale e soprattutto vi passavano le baleniere che cilminarono nel 18°secolo.
Nel 1845 il figlio del re, ovvero Kamehahea III spostò la capitale da Maui ad Honolulu(Oahu) ed emanò la prima legislazione garantendo anche la libertà religiosa.
Il re David Kalakaua, ultimo re che regnò dal 1874-1891, si trovò a rilanciare la cultura hawaiiana, rintegrando ad esempio la danza pagana della HULA, danza boicottata dai missionari.
La regina LILIUOKALANI(sorella di David Kalakaua) nel 1893 stava per emanare una costituzione più potente, quando un gruppo di statunitensi armati dichiarò caduta la monarchia ed istituendo un governo provvisorio guidato da Sanford Dole. I quali statunitensi chiesero alla Capitale Washington D.C di annettere le Hawaii all’Unione.
Il 21 agosto 1959 con un plebiscito del 90/° popolazione votò per far parte degli Stati Uniti come uno vero Stato…difatti venne annesso ed accluso come 50°stella sulla bandiera americana.
Da ricordare che l’isola Oahu con il porto di Pearl Harbour venne devastata, annientata di sorpresa dagli aerei giapponesi il 7 dicembre 1941.
1°PERIODO GIUGNO – SETTEMBRE 1997Una casualità mi ha portato all’isola di Oahu. Premetto che mi trovavo già sulla Costa Atlantica degli Stati Uniti in piena estate in un caldo torrido, afoso che mi ricordava così tremendamente Milano.Una cara amica mi disse che doveva recarsi alle Hawaii, di venire con lei e lo feci solo in ragione perchè tutta la mia vita era stata contraddistinta da un’altro luogo della Polinesia ovvero le isole Marchesi abitate, decantate e vissute dall’enestimabile pittore post-impressionista Paul Gauguin.I suoi dipinti che facevano assaporare un mondo diverso, più frugale, ma più autentico. Quei colori forti , ma armoniosi che quasi mi enebriavano. Il mito del “buon selvaggio”. Le piante , i fiori che sembravano ogni volta di poterne percepire il fragore. Ecco perchè mi sono decisa ad andare alle Hawaii per toccar con mano la vita polinesiana, i colori, anche se sapevo bene che le Hawaii essendo uno Stato degli Stati Uniti e trovandomi nel 20° secolo, beh senz’altro avrei trovato un tutto standardizzato: ovvero i soliti gas station, i vari fast food e gli sterminabili Mall in un contesto lussereggiante di vegetazione tropicale.
Mi sono dovuta invece ricredere od almeno ridemensionare il mio punto di vista. Essenzialmente un differente punto di vista,ma assai migliore di quello che mi asspettavo.
Il primo vero impatto con la dimensione Hawaii l’ho avuto dal finestrino dell’aereo: ho visto queste isole dall’alto nelle loro intramontabili sagome geografiche, avvolte da un turbinio di sciami di bianche nuvole che si aprivano come una tenda di un’importante teatro ed ai lati e tutto attorno solo un blu intenso,ma vivo dell’Oceano Pacifico. E stata una visione che non potrò mai scordare.Un’immagine imprevedibile,ma forte che mi ha dato come una positiva sensazione di aver scelto bene a venire alle Hawaii. Da lì a poco una lieve virata dell’aereo per posizionarsi in linea d’aria sull’isola di Oahu.
Altra immagine fondamentale nell’approciarci sull’isola un’intensità della terra, tipo terra rossa dei campi da tennis(e questo perchè le isole Hawaii sono vicine all’Equatore) e poi verde intenso ovunque.Toccato suolo, anche se non mi pareva vero,trovai inanzittutto l’aereoporto di Honolulu(si chiama così dal nome della capitale dello stato delle Hawaii che si trova nell’omonima isola di Oahu),ma in realtà l’areoporto si trova quasi all’opposto, quasi poi oltre alla zona di Pearl Harbour.(L’ NHL Honolululu International Airport si trova a 15 km a nord ovest di Honolulu)Areoporto confortevole, di piccole dimensioni considerando l’afflusso a ciclo continuo di turisti dalle più variate parti del mondo specie tedeschi, svizzeri e statunitensi. I primi per rimembrarsi dai freddi delle loro Paesi i secondi che essendo di casa, per trascorrere soprattutto la Honey Moon(variante alle fresche Cascate del Niagara).I miei occhi erano intenti a scoprire dettagli differenti:notai ad esempio ultimi sprazzi di caotica frenesia dei turisti a cercare i bagagli, ma sia avvertiva già come un rallentamento progressivo dei ritmi di vita. Sensazione assai piacevole, rilassante.Primo gentile gesto effettuato dall’amico della mia amica, una bella collana di fiori hawaiiani ovvero LEI:colori intensissimi tra il rosso ed il giallo(la conservo ancora ormai dopo quasi dieci anni ormai tutta rinsecchita si possono ancora scorgere nel suo marrone tabacco come un retro gusto appunto rosso).
Come suggerimento iniziale , ma fondamentale consiglio per coloro che vogliono sia vederle bene, oppure soffermarsi a lungo di fare self made ovvero:
tramite ora l’impiego di Internet andare ad esempio presso il giornale locale Honolulu Advertiser nella pagina Classifields e cercare così appartamenti, il costo è relativo per un lungo periodo a differenza degli hotel assai cari,non solo nella zona iper turistica di Waikiki. E per mangiare: andare direttamente nei supermercati come Bento, Saveway, Foodland.In questi si potrà anche notare l’effettivo crogiolo culturale dell’isola:i cibi spaziano da miriadi di combinazioni di shuhi amabilmente decorate, imprezziosite da vegetali(all’epoca ammetto non sapevo cos’era il sushi e pensare che essendo da sempre vegetariana sono stata quasi tentata di comprarne perchè non conpresi che quei rolls avvolti erano costituiti da pelle,parti di pesce).Poi il solito scatolame, le solite interminabili varianti dei più svariati soft drinks, surgelati e una quasi totalizzante cibo,erbe in sacchetti di stampo asiatico, con odori nuovi per il mio olfatto, devo dire non sempre ben accetti…Da provare delle caramelle made in Hawaii LI-HING MUI CANDY (le caramelle più strane che abbia mai trovate, non possono passare comunque inosservate si presentano assai colorate,solide,massicce, trasparenti ed in mezzo ad esse vi è come un frutto. In realtà la bellezza sta nel contrasto dei due elementi la base dolce e colorata ed il fulcro aspro e pungente di una rinsecchita prugna).Ammetto un gusto così nel bene o nel male è indimenticabile…
Luogo dove vi era l’abitazione era in Aiea, in una zona pre- collinare dell’isola,era una zona residenziale con casette color marroni ad altezza di due piani-il primo costituito dal garage, il secondo dall’abitazione in un verde a frotte:cespugli ben curati di bouganville viola o rosa. Fiori di Hibiscus rossi.Palme ed alberi mai visti prima . Tutto scorgevo e memorizzavo,ma mi sembrava anche che la voglia di conoscenza non mi dava a soffermarmi sui dettagli. Il tempo di mettere le valige che mi portarono in buona fede, nella zona più turistica ovvero sulla spiaggia di Waikiki presso l’Hilton Hawaiian Village in uno di quei tanti bar a ridosso dei grandi alberghi . Primo assaggio dell’isola un’ottimo drink Mai Tai. Mi è sembrato di stare in un teatrino felliniano:si scorgevano visi i più differenti, tutti pressocchè vestiti con le camice tipiche a fiori e disegni simbolici-tribali, come spaesati,che continuavano a muoversi ed a chiaccherare e far finta di sentirsi a loro agio tra un drink ed un’altro quasi a voler rispecchiare un consono cliché. Una visione patetica di sospinto consumismo occidntale.Poi nell’imbrunire per dare maggior risalto al connubbio dello scenario del paesaggio e del più folgorante tramonto, l’accensione di alcune grandi torce affisse a lunghi bastoni e per finire una danza tipica con stupende e danzatrici:con succinti abiti tipo costumi(al posto del reggiseni noci di cocco e miriadi di ghirlande di fiori),scalze che si muovevano sinuosamente con un movimento marcato delle braccia e mani ed un’andamento del bacino simile alla danza del ventre, accompagnate da armoniose musiche di una piccola orchestrina con le Ukulele(piccole chitarre).
Di tutto questo sfarzoso e voluto compiacimento non solo dei sensi,ma di ciò che si era venuti appunto fino alle Hawaii…mi dava disgusto.
Scoprì poi che dalla parte opposto di Waikiki vi era pure il Polynesian Cultural Center che in ben 42 acri di terreno era ricostruito un villaggio base polinesiano con i loro usi e costumi.Non ci sono mai voluta andare, perchè le cose create per compiacere non mi sono maiinteressate.
Il mio intento che poi si è avverato è stato quello di vivere alla giornata, nel modo più naturale e non da turista,interagendo con gli abitanti, residenti del luogo.
Ciò che sia assapora quasi imediatamente in questo luogo è il rallentamento del tempo, delle abitudini. E questo è anche forse dato dal clima, oppure anche dalla musica sempre o di stampo hawaiiano o di anni 50 con molte canzoni di a Elvis Presley o forse perchè la gran parte della gente che ci viene, viene per vacanze…
La gente locale mi è apparsa piuttosto schiva, mentre i residenti aperti. Forse l’unico stupore che ogni volta esercitavo era per via che venivo dall’Italia..un luogo assai distante, un Paese situato praticamente all’antipodi con le Hawaii, con ben -11 ore.dall’Italia.
Se a loro questo creava stupore, a me questa distanza mi ha procurato solo benessere interiore:quel sentirsi distanti da tutto, dai propri affanni,dispiaceri. Quel non avere informazioni dirette sui fatti di Milano.
Ciò che mi ha sorpreso non poco è stata la zona chiamata North Shore:famosissima per i serfisti.Per giungervi abbiamo percorso l’highway interna dell’isola,( oppure si può costeggiare in ambo i sensi dell’isola). Nel giungervi ho visitato a distanza la Dole Plantation : bellisimo scorgere in quella terra rossiccia,ma qui leggermente più cupa, intere chiazze tendenti al giallo-verde ovvero miriadi di ananassi.
Giungendo poi a North Shore e più precisamente nella località dapprima di Waialua e poi Haleiwa con le relative ononime spiagge, mi ha colpito la più completa mancanza di strutture turistiche-ma non solo di hotel,ma anche i negozi di souvenirs erano spauriti, con spiagge completamente deserte non solo di serfisti, ma anche di gente. E badate bene senza il più elementare confort da spiaggia: né bagnini, né ombrelloni, bagnini,etc. E qui è proprio ritrovare lo spirito americano dell’arrangiarsi. Comunque rimango dell’avviso visto il loro concetto di business..assai strano che nessuno ci avesse ancora pensato in tal senso.
Sembra quasi che l’unico business accertato stia nella zona come ho detto di Waikiki.Da questa zona anche quella dei grandi hotels(Sheraton,Hyatt,Hilton) si originano quasi nella totalità i più svariati giri, escursioni e luoghi d’attrazione dell’isola nelle più svariate maniere, mezzi e possibilità economiche:
Visita in pullman della costa dell’isola,visita al Diamond Head, Honolulu City Tour, giro in elicottero, in limousine,per andare all’Arizona Memorial sito in Pearl Harbor ,al Polynesian Cultural Center,o in callesse per le vie di Waikiko Shopping Trolley( che è uno di quei tram che si trovano nella città di San Francisco),o Hanamana Bay (dove si fa lo snorkeling ovvero andare in mare con maschera e pinne osservando i più svariati pesci come Reef Tiggerfish,Picasso Tiggerfish, Moorish Idol,Hawaiian Blue Parrotfish- e chi ha , più ne metta…
Sono stata da sempre una persona che ha odiato con tutta se stessa i luoghi caldi, non solo per la mia carnagione assai chiara,ma proprio perchè non riesco ad affrontare soprattutto l’afa.Ma alle Hawaii è stato forse la prima volta che non ho avvertito questo disagio. Solo ad agosto vi sono state alcune notti calde, ma con un piccolo ventilatore si è risolto il problema(mentre in tutti i grandi alberghi vi sono 24 ore non stop di aria condizionata-anche quando non serve).
I miei amici mi hanno teneramente nel mese di agosto portato in un luogo che non potrò mai scordare…presso un particolare negozio-magazzino chiamato Straberry Connection in Honolulu. Mi ricordo che quel giorno ci trovavamo in una giornata nuvolosa sulla spiaggia, ed avevo fatto appena un appagante bagno. E stato la prima volta che ho nuotato nel mare, o meglio dire oceano in senso orizzontale. Normalmente uno entra in acqua e poi si dirige in senso verticale andando lontano dalla riva prendendo il largo, mentre la spiaggia di Honolulu ,ma anche Waikiki è basso il fondale (un pò come sulla Costa Adriatica) per cui nuotando in modo parallelo mi è sembrato quasi di poter nuotare in una piscina riscaldata. Il negozio-magazzino in questione è stato davvero magico per me:già la premessa entrando bisognava, almeno fortemente consigliavano di mettere uno di quei tantissimi giubbotti invernali(tipo quelli per andare a sciare) che loro fornivano. Quindi in un istante si è passati da un’abigliamento scansonato dato da una coloratissima t-shirt, pantaloncini mare e scarpe infradito ad un cappotto invernale..camminando per il negozio mi sentivo già morire con quell’abbigliamento ingombrante ed ho pensato ad uno scherzo…invece mi sono dovuta ricredere con gioia. Sul lato destro del negozio vi erano tre camere frigorfere di un’immensa grandezza. Ecco spiegato il motivo!!
Piene di ogni bendi dio..dalle noci,fave fresche,legumi di tutte le specie, frutta la più varia, pesce il più diverso.Quasi tutti chiusi in sacchi o di juta o in piccole ceste di legno.Ma la cosa affascinante era che questi magazzini non erano solo visitabili, così per dare un diversivo, ma con appositi sacchetti si poteva fare la propria spesa. Devo dire che in questo luogo ci sono voluta tornare svariate volte. Stupendo essere avvolti da una morsa di freddo che immediatamente appannava i propri occhiali e rigenerava la mente.
Un luogo che mi ha destato una profonda impressione è stato quando ho visitato Pearl Habour con l’Arizona Memorial. Luogo assai ben organizzato e gratis.Ci si reca come in un centro di partenza dove si formano dei gruppi ai quali viene fornita obbligatoriamente una guida, la quale inizia a spiegarti il luogo ed accampagnandoti in una grande sala, come una sala da cinema, dove ti è propinata uno struggente documentario su quello che è successo il 7 dicembre 1941…poi si esce di lì e si prende una sorta di imbarcazione che in cinque minuti ti porta presso l’Arizona Memorial ovvero su quella sorta di monumento bianco che hanno costruito sopra il relitto della nave Arizona. In fondo ad una parete vi sono apposti in ordine alfabetico tutti i nomi dei marinai che perdettero la vita sulla nave(molti di essi si trovano ancora nel relitto stesso, mentre chi è sopravvissuto ha sempre poi voluto essere sepolto lì).Ci si rimane una decina di minuti e quello che colpisce è un certo socchiuso movimento dei turisti nell’accapararsi delle foto ricordo. Tornata poi sulla terra ferma ciò che mi ha poi colpito è stato di trovare sulla sabbia molti centesimi di dollaro recanti per lo più il 1944 (credo che siano i tanti veterani e parenti che negli anni, decenni sono venuti a commemorare i loro compagni o parenti).
Due cose che mi piacevano particolarmente :ovvero il mercatino di primissima mattina ad Aiea ed il Flea Market.
Il mercatino ad Aiea era costituito si e no da quattro piccoli camion ed alcune signore hawaiiane che portavano i loro prodotti vegetali. La scelta era assai esigua: piccolissime banane chiamate “lady fingers”,ananas,mango assai verde(inquanto questo delizioso frutto da quelle parti viene impiegato quando è ancora acerbo come una sorta di patata, cuocendola) ed alcuni legumi come fagiolini, zucchine.
La cosa che rendeva affascinante la cosa era dato che questo spaurito mercatino veniva alle 6,30 del mattino e quando erano pronti emmettevano una sorta di sirena che si avvertiva assai in lontananza.
Così giungevano quatti quatti le poche donne del luogo per lo più hawaiiano-asiatico.
Mentre il Flea Market era invece un luogo assai grande ed organizzato anche se assai confuso e casuale: che andava da stand di frutta e verdura, la più varia e colorata. Gli stand erano costituiti da furgoncini che cercavano di venderti le più svariate cose- una sorta di garage sale in piena regola. In questo luogo oltre che nel vedere, guardare o trovare bisogna anche prendere o perdere tempo nel barattare le cose, gli oggetti. Devo dire che i prezzi sono davvero bassissimi, comunque appena uno chiedeva, vero 2 dollari? Invece che sentirsi solo dire sì è proprio così..la risposta era per lei se, vuole 1,50 dollaro.Ciò che è meglio inquesto luogo portarsi dietro tanti biglietti da 1 dollaro perchè molti oggetti non hanno un prezzo scritto, quindi i venditori vedendo che sono occasionali turisti aumentano il costo degli oggetti…
Questi 3 mesi sono praticamente volati nella loro bellezza, integrezza.Mi sono sentita appagata di esserci stata,ma il giorno della partenza stavo davvero male a lasciare quest’isola che mi aveva così affascinata inquanto ero riuscita sia a colmare quel mio interesse per un luogo tropicale che mi aveva inseguito sin dall’infanzia, sia avevo trovato molto di più di quello che avrei solo potuto immaginare…trovarmi si negli Stati Uniti d’America, ma in un luogo che sembrava assai diverso da tutti gli altri Stati.
Vorrei a titolo di ricordo rammentare che negli ultimi giorni di agosto la televisione in diretta focalizzò un sottopassaggio parigino…con concitate notizie poi estese su tutti canali televisivi si apprendeva così la prematura morte di Lady Diana.Per me fu un vero shock. Ma in quell’ambito così ovvattato del paesaggio anche una notizia così triste sembrava alleggerirsi.
2°PERIODO: OTTOBRE 1997-GENNAIO 1998Neanche 40 giorni…che sono ritornata presso l’isola di Oahu. Non ho mai provato un così chimiamolo “mal d’Africa”.Ricordo di essere partita con un volo non stop Milano-Los Angeles vestita in un abiggliamento di tipo invernale con tanto di cappotto…per trovarmi poi a Los Angeles in un soleggiato pomeriggio e poi dopo circa cinque ore di volo a Oahu..I miei due amici mi erano venuti a prendere…risero, perchè ero vestita con un pesante nero cappotto.Fui felice: ricevetti da loro altre coloratissime LEI.
Sapere di essere nuovamente lì, mi sentii come a casa, come nella mia esatta dimensione.Riguardavo le vie con i loro armoniosi nomi Kapiolani, Beretania,Kuhla,etc. Scorgevo le coloratissime piante di ginger,i profumatiimi bianchi ginger,L’Uccello del Paradiso(Heliconia),gli Anthurium. E nell’aria, nella brezza del caldo si riassaporavano quasi gli odori di questi fiori.
In questi aggiuntivi tre mesi ho voluto sia riassaporare le cose da me in precedenza visiatate, sia spingermi da sola un pò a zonzo nell’isola.
Per lo più munita di una cartina degli autobus di Oahu mi facevo vere maratone a piedi e sia utizzando appunto gli autobus. Forse l’unica cosa che un pò mi pesava era scendere a valle da Aiea per circa quaranta minuti(o forse meglio dire che ciò che talvolta mi pesava era poi risalire).Ho cominciato anche a vedere il sobborgo di Aiea:case basse, del tutto anonime se non per la lussereggiante vegetazione che era lì spontanea o comunque poco curata a differenza della zona residenziale dove abitavo io (dove vi erano appositi giardinieri che ogni settimana sistemavano, ritoccavano cespugli, alberi e piante inquanto con il clima tropicale la vegetazione possiede una maggiore crescita).Ma vi erano anche case assai differenti da quelle viste che poi compresi erano di stampo asiatico: per lo più con giardini molto piccoli con tante pietre,massi ed alberi nani tipo cipressi. E con delle statue di animali presso le porte di ingresso ed ancora nell’aria si avvertiva lo sbattacchiamento di piccole campanelle.
Quella mia determinazione a vedere mi ha portato davvero in tanti posti, anfratti dell’isola. Mi sono anche recata al Punching Bowl cimitero dove stanno i caduti militari dal 1941 in poi. Questo cimitero è sito dentro un cratere di un vulcano spento.Fino a Honolulu ho preso l’autobus e poi mi sono avventurata..Per giungere al cimitero bisognava percorrere una ripida e circolare asfaltata strada, ma poi si giungeva in questo sterminato cimitero con tutte quelle miriadi di bianche croci in un verdissimo prato che non aveva nulla quasi a che fare con le Hawaii. Da questo si poteva anche scorgere gran parte dell’isola dalla zona di Waikiki a Pearl Harbor.
Un altro giorno incamminandomi volevo andare a visitare il Iolani Palace(l’unica residenza reale degli Stati Uniti d’America) fui delusa inquanto la trovai chiusa…e quindi mi incamminai per le zone di Honolulu:come quella dell’Università, oppure visitando la Honolulu Hale, State Capitol e la Mission House.
Un altro giorno invece mi recai più sulla parte costiera del downtown di Honolulu presso il Hawaii Marittime Center e l’Aloha Tower Marketplace ma constatando che erano luoghi troppo turistici me ne andai.
Un giorno mentre perlustravo sempre nel Downtown di Honolulu camminando per Beretnia street passai davanti ad un scarno negozio. In verità il negozio mi aveva unicamente attirato per un profuso quasi zuccheroso odore che pareva di fiori,ma non mi sembrava poter essere vero. All’interno vi erano due signore di una certa età che stavano preparando delle LEI. Rimasi per un pò a guardarle in silenzio,ma poi dovetti proprio chiedere se quel buon profumo proveniva per l’appunto dai fiori..oppure avevano messo qualche accattivante spray nell’aria. Le due donne furono sorprese di tale fantasiosa domanda e con un sorriso mi dissero che erano proprio quei fiori a profumare così tanto, mi avvicinai a qualche ghirlanda e compresi che realmente era così!!!!! Fantastico.
Meraviglioso è stato poi andare presso la spiaggia di Waimea: qui l’oceano si faceva sentire con le sue onde ed anche a pochi passi dalla riva si constatava la profondità(tipo costa Tirrenica). Poco dopo che ero uscita dal bagno, vidi come un’enorme chiazza scura nell’acqua che si avvicinava alla riva(che rammento era profonda). La poca gente che vi era presso la spiaggia cominciò a guardare fittamente questa chiazza , tanto che pensai “per fortuna sono uscita in tempo”. Poco dopo si è scoperto di cosa si trattava: erano venute due enormi razze a salutarci…e come erano venute , se ne andarono…certe impavide persone si buttarono in acqua ed uno tornando a riva disse che aveva anche incrociato una tartaruga.
Comunque quella scena di quella scura immagine nell’acqua cristallina, che si muoveva quasi in sincrono verso la riva, non la potrò mai scordare. Affascinante ed allo stesso tempo un pò terrificante pensando che le razze fanno parte della famiglia degli squali, anche se queste si nutrono esclusivamente di plancton.
Un tardo pomeriggio siamo invece andati presso Kailua e Kaneohe(la zona ovest dell’isola di Oahu). Splendido costeggiare l’isola con la macchina. In questi due luoghi ciò che mi ha colpito è stata la vegetazione data di piante lussereggianti, ma esenti di palme. A Kailua ci siamo recati presso uno splendido ristorante tipico marocchino
Un’altro giorno mi sono invece voluta addentrare nella Chinatoun dell’isola che si trova praticamente nel cuore della downtown di Honolulu(i cinesi si recarono sull’isola di Oahu a metà de 19° secolo per lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero- finita quell’epoca circa un secolo dopo iniziariono a divenire commercianti di prodotti).Ciò che mi ha colpito è stato una sorta di confusione, mista a sporcizia
o forse una diversa concezione nll’esporre la merce, del tutto incurante ad attirare o compiacere il possibile acquirente.
Sono rimasta altrettanto colpita dal modo tropicale di affrontare il mese di dicembre ovvero solo i negozi di stampo internazionale o le grandi catene americane si sono munite di addobbi,ghirlande,etc.Mentre per il resto la vita è continuata imperturbabile… C’è inverità anche da dire che molte di quei fili di luce che si usano per addobbare l’albero di Natale, qui vengono usati tutto l’anno specie nel downtown di Honolulu per dare un’immagine romantica della sera:messi tra gli alberi, cespugli magari vicino agli ingressi dei ristoranti, hotels,ecc.
E sotto proprio al periodo di Natale si sono anche viste alcune case residenziali addobbate con fili di luce all’esterno delle loro abitazioni(che questa è un’abitudine statunitense nel continente..fanno persino gare a chi abbellisce maggiormente le proprie abitazioni). Ciò che poi mi ha fatto sorridere è stato di vedere che nei grandi magazzini(come ABC,nei Mall come Moana ,Royal Hawaiian Center,) ciò che la gente ricercava con più accanimento erano gli addobbi con i pini,pigne,bacche od i biglietti d’auguri con raffigurazioni della neve.
Il 7 dicembre 1997 mi sono voluta recare al Memorial Arizona in Pearl Harbor per rendere come memoria. Pensavo di trovare una massa oceanica di turisti, invece trovai forse solo un trecento persone che poi scoprii essere anziani veterani :difatti a guardarli meglio erano tutti con il berrettino militare, alcuni in divisa, vicino anche a parenti e familiari. Li osservai teneramente e con orgoglio. Guardai cosa facevano..ad un certo punto vidi che ogniuno di loro si avvicinava aun tavolino prendeva come una strisciolina di carta, si avvicinava al bordo dell’acqua e buttava una LEI oppure un mazzo di fiori.
Quando vidi che avevano pressocchè terminato, mi avviccinai al tavolo e vidi che dentro ad un cestino vi erano ancora molte stiscioline di carta che recavano dei nomi…ne presi una e compresi che vi erano iscritte i nomi dei caduti,dispersi in quel giorno del 1941 tra tutte le navi per porto di Pearl Harbor. La striscetta che avevo preso recava questo nome: NATALE IGNATIO TORTI della Missouri. Compresi che forse per lui non vi era nessuno…e quindi mi avvicinai all’acqua prendendo qualche fiore da una pianta ed espressi una preghiera in ricordo di lui..Poi ad una certa ora credo alle 10 di mattina passarono sopra a questa area degli aerei da caccia che lasciarono nel terso cielo una bianca scia. Mi recai poi sul Memorial Arizona(evitando questa volta tutto il percorso obbligato..recandomi direttamente presso la barca che fa spola tra il Centro ed l’Arizona Memorial e devo dire che mi ha dato un pò fastidio constatare che sull’imbarcazione vi erano alcuni turisti giapponesi (mi sono chiesta se venivano in segno di rispetto proprio in qel giorno o in segno di quello che il loro predecessori avevano fatto agli americani) e devo anche dire che salita sull’Arizona Memorial mi commuosi.
L’ultimo dell’anno mi stupii dal fatto dell’intensità dei botti che ci furono(proprio per evitare lo stuolo danzante della gente)me ne rimasi ad Aiea. Comunque il rumore, il baccano fu davvero assordante(mi sembrò essere quasi nella realtà magari di una città del Sud d’Italia) e questo è stato forse dalla massiccia presenza asiatica che fa splendidi giochi d’artificio. Ciò che molto mi piaceva era la costante presenza dei gecki. Se nel primo periodo del mio soggiorno mi avevano strabigliato inquanto non avevo mai visto delle sorte di lucertole che emettevano un suono tipo uno schiocco di lingua così udibile ad orecchio umano, ora mi piaceva proprio stare anche in loro compagnia, anche perchè spesso dovevo proteggerli da un gruppo di gatti selvatici che avevamo addomesticato e che scambiavano queste innocue lucertole come dei gioccattoli in movimento. Invece ciò che mi dava quasi fastidio e le prime volte mi spaventai fu l’assordante rumore degli uccelli che difronte alla nostra abitazione vi era difatti un fittissimo addensamento di alberi, quegli uccelli per il loro suono, mi parevano assai primordiali e spesso ho pensato :”adesso viene fuori uno di quei dinosauri volanti”…
Certo che poi bisognava constantemente anche stare attenti si era sempre in un luogo tropicale anche se in una zona residenziale abbellita e curata.Difatti una mattina all’altezza della lavatrice e del dryer
abbiamo visto, preparatevi…un ragno, un ragno talmente grande come un pompelmo che dalla paura rimasi ferma, poi lo scacciammo con la punta di una scopa dritto nella addensamento delle piante. Abbiamo compreso poi dopo perchè si trovava sulla lavatrice,inquanto dietro al tubo dell’aria si era formato un nido di un uccello e quindi il ragno ne aveva avvertito la presenza….
La spiaggia che più mi incuriosta era quella posta nella Hicham Base presso Pearl Harbor. Per accedervi bisognava presentare all’ingresso della base un documento d’identità, si veniva segnati su un libretto e si aveva poi l’opportunità di andare in questa spiaggetta dall’acqua assai cristallina per lo più adibita ai militari. Passando incuranti nella base: scorgendo tutto quell’agglomerato di casette, magazzini,hangar,uffici dipinti con il medesimo colore giallo tenue(proprio per in caso di attacco di redere tutto uniforme). Ed inoltre ciò che mi colpii molto fu il fatto che a poca distanza della spiaggia si evano vedere planare gli aerei di linea. Devo anche dire che dove abitavo sulla collina di Aiea: ad occhio nudo si potevano scorgere appunto gli aerei che arrivavano e difatti poco più in là scorgevo sempre ogni mattina l’Arizona Memorial, ammetto solo una bianca linea. Ma l’abitazione era in netta direzione proprio sull’insenatura del Porto di Pearl Harbor.
Il mese di gennaio è stato per me un mese un pò triste inquanto sapevo che me ne dovevo andare e questa volta per sempre. Sebbene i miei due soggiorni nell’isola di Oahu mi sentivo quasi di appartenerle,ma sapevo che dovevo tornare a Milano.
In tutti questi mesi però per mi scelta personale non sono mai voluta andare su di un’altra isola hawaiiana .Anche perchè come erano state descritte le isole non mi attiravano:
The Big Island ovvero l’isola di Hawaii(che poi da il nome all’intero arcipelago)con il suo vulcano e la terra pressocchè cosparsa da detriti lavici.
MAUI troppo turistica:costituita per eccellenza di hotels(con il menu scritto anche in tedesco).
KAUAI l’isola giardino-forse un pò troppo selvaggia.
E poche nozioni su MOLOKAI e LANAI (che sono le isole più vicine all’isola di Oahu).Nonostante che tutte fossero perfettamente collegate da voli interni e mediamente anche abbordabili .
Partendo il 20 gennaio con il magone nel cuore, ciò che vidi come ultima immagine dell’isola fu la zona da me tanto detestata di Waikiki con lo splendido Diamond Head.
Mi pento invece che nonostante l’isola di Oahu l’ho veramente scandagliata, visitata in lungo ed in largo-la zona costiera che ho davvero meno frequentata è stata quella ad est dell’isola andando solo a Waimalo dove vidi un’enorme parco per golf(uno dei tanti presenti nell’isola, inquanto oltre al surf è famosa appunto per i campi di questo sport) e sono andata presso Ko ‘lina Resort dove ho visto come un’insenatura creata dall’uomo costituita da palme con accanto un grande hotel di stampo occidentale.
Vorrei anche dire la stranezza dell’isola:
La zona di Waikiki hanno calcolato presenta quasi 360 giorni all’anno di sole,l’interno dell’isola e zone come Kanehole presentano invece molto spesso pioggia, mentre il resto dell’isola è pressocché variabile, con prevalenza di sole, anche se nella stagione “invernale” ci possono essere dei brevi temporali. Molto spesso ovunque si possono osservare deliziosi arcobaleni. Perfino arcobaleni con un totale raggio di estensione.
Per ultimo i souvenirs più tipici sono:
Le LEI con i fiori per le donne e quelli intrecciati verdi per gli uomini(che si conservano per 2-3 giorni),le famose Tshirt hawaiiane, collane fatte di conchiglie e di noci nere per gli uomini,le scatole di cioccolatini con all’interno la noce Macadamia(noce assai grassa) i famosi Host Chocolate, oppure accattivanti scatole con pezzetti di tropicale frutta avvolte da una bianca patina di zucchero.
Oppure manufatti con disegni hawaiiani od ancora monili di tutti i generi con perle nere o gioielli d’oro in stile Vittoriano con parole scritte in hawaiiano(rettaggio della regina Liliuokalani.).
ALCUNE FOTO:-Le isole Hawaii viste dallo Space Schuttle
-Un banconota da 1 dollaro-a destra con un timbro il nome Hawaii
(fatto da coloro che vorrebbero che le Hawaii ritornassero indipendenti)![]()
-Decorazioni natalizie presso un negozio a Honolulu
-Scontrino con la parola hawaiiana MELE KALIKIMARA che significa BUON NATALE
-Foto di un parco ad Honolulu a gennaio 1998
-foto riguardanti l’Arizona Memorial (in una ci sono io quando lo visitai il 3 agosto 1997)
– foto della spiaggia di Hicham Base(con accanto gli aerei che planavano)
-foto con la Terra rossa nell’isola di Oahu
-foto recanti il paesaggio che vedevo ogni giorno camminando ad Aiea
-foto di Honolulu nella zona dell’Università la prima e la seconda in una via.