Diario di viaggio a Bonaire Dic-Gen 2009-2010

 di Paola e Pier  [email protected]
27 Dicembre – Partenza, viaggio

Diciamo subito che l’isola di Bonaire, una delle 3 maggiori delle Piccole Antille Olandesi, per noi Italiani , dal punto di vista logistico, è sicuramente un po’ lontana. Perché occorrono quasi sempre 2 voli per raggiungere Amsterdam e da lì poi ci si imbarca per il volo Intercontinentale.
Alle 11,30 ci presentiamo comunque al nostro volo dell’Air France all’aeroporto di Genova per il check-in. Appena arrivati sul posto mi accorgo di aver dimenticato a casa la preziosa fotocamera Panasonic che oltre a funzionare, e bene, per le foto terrestri mi è indispensabile per le foto subacquee. Chiedo a mia sorella che ci aveva accompagnati un velocissimo blitz a casa per poi provare a riportarci il prezioso oggetto sperando di fare in tempo prima del nostro imbarco previsto per le 13,30. Non so come, ma riesce nell’impresa e non finirò mai di ringraziarla, avendo nel frattempo pensato a quali mezzi per potermela far recapitare alle Antille. Alle 13,38 con pochi minuti di ritardo ci imbarchiamo e alle 13,45 decolliamo da Genova, rotta Parigi. Dal  terminal G, di arrivo,  cambiamo terminal e ci spostiamo all’F dove abbiamo più di 3 ore di tempo da aspettare la coincidenza con Amsterdam che parte con mezz’ora di ritardo. Finalmente alle 19 decolliamo alla volta di Amsterdam dove atterriamo nell’ ora e un quarto prevista. Ritiro bagagli (che per fortuna ci sono), nuovo check-in e nuova attesa di altre tre ore circa. Alle 23,30 finalmente si parte, quasi puntuali,  per il volo Intercontinentale, destinazione Bonaire- Guayaquil e Quito (Ecuador). Sull’aereo, potete immaginare c’è di tutto, mancano solo le classiche galline ….., con uova annesse …..
Morale siamo partiti da casa alle 11 di mattina e dopo mezza giornata passata negli aeroporti ci imbarchiamo per la nostra meta. E stiamo parlando di un volo dove è andato tutto bene e dove le combinazioni me le son scelte io via Internet, in mezzo a molte, cercando ovviamente le più favorevoli. Comunque il viaggio Intercontinentale procede al meglio, atterraggio compreso e alle 4,15 locali siamo fuori dall’immenso aereo che ci ha trasportato.  45’ per sbrigare il check-out ed entrare ufficialmente in Bonaire. Peccato che ad attenderci non ci sia nessuno. Fortunatamente, dopo che sono andati via tutti gli altri colleghi di volo un tassista del posto si offre per portarci alla nostra residenza Happy Holidays Home dove, alle 5 di mattino,  in un ufficio quasi tutto al buio c’è ad attenderci una delle 2 padrone di casa. Spieghiamo che l’attendavamo all’aeroporto per il transfer e lei candida ci dice che si era intesa che avessimo un transfer autonomo. Mi trattengo dal risponderle ulteriormente, un po’ per non piantare grane appena arrivati, un po’ per la mia non certo perfetta conoscenza dell’inglese, un po’ vista l’ora. Però dentro di me penso che str….., visto che ci eravamo scritti moltissime volte per e-mail e sapeva benissimo che era la prima volta che venivamo a Bonaire e, alle 5 di mattino chi pensava ce lo desse il transfer…!!! La mia opinione non mutava perchè LA PRIMA COSA CHE CI CHIEDE DOPO UN VIAGGIO DI 12+10 ORE = 22 ORE, in piedi dietro il bancone, stravolti e senza offrirci il benché minimo che un’ospitalità decente richiederebbe È DI SALDARE IL RESTANTE 50% DEI SOLDI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Finalmente verso le 5,30 guadagniamo la nostra stanza per goderci ancora qualche ora di sonno su di un letto. Bisogna dire che l’appartamentino è decisamente carino confortevole e spazioso, dotato di un bel bagno, una confortevole cucina con micro onde, tostapane e frullatore oltre che i classici 4 fuochi e forno elettrico, camera da letto e soggiorno molto spazioso con salottino e tavolo centrale. Inoltre  sul davanti ha un discreto dehor e dietro c’è una zona dedicata alla lavanderia.

28 Dicembre – Smaltimento viaggio e 1° Giorno (spiaggia Donkey beach, mattino e pomeriggio)- Cena Luna Blu

Dopo poche ore di sonno in un letto appuntamento alle 9 all’accoglienza,  , dove Louise ci dà le prime informazioni e i suggerimenti su Bonaire e ci indirizza alla  Car Rental per sbrigare i documenti di rito e ritiro del Pick Up precedentemente prenotato. Ce ne viene dato uno (l’ultimo disponibile a detta loro) vecchio, maltenuto , un po’  scassato e con pochissima benzina. Con la promessa che appena possono ce lo sostituiranno, ma non se ne parla almeno fino al 3 gennaio ( a detta dell’impiegata). Fatta benzina ci dirigiamo verso la spiaggia più vicina, che poi risulterà l’unica decente di Bonaire. Sole, snorkelling, foto sopra e sotto l’acqua. Insomma ci divertiamo e ci rilassiamo. Andiamo a cercare un supermercato e non troviamo i 2 segnalatici da Louise, ma ne troviamo uno di un cinese dove facciamo i nostri primi acquisti. Ancora non ci rendiamo ben conto di quanto costi la merce raffrontata con l’Italia, dobbiamo impratichirci del FA che loro chiamano (pronuncia) Guild. È meglio rifornirsi di FA per le varie spese perché d’accordo che accettano anche i dollari americani, ma nei resti e appena possono ti fregano sul cambio.
Dopo esserci preparati uno spuntino a  casa ci prendiamo un meritato riposo.
Pomeriggio ritorno a Donkey beach, ancora snorkeling (è un po’ più complicato entrare in acqua perché di pomeriggio scende la marea e affiorano parecchi coralli) e spiaggia, sole e relax. Ci voleva. Alla sera ci prepariamo per la nostra prima serata a Kralendijk. Guardiamo un po’ di ristoranti  (ce ne sono davvero tanti, specie sul lungomare) e poi ci ispira il Luna Blu, gestito da 2 olandesi trapiantate, e la scelta si dimostra azzeccata. Prendiamo un menù fisso a base di pesce e dopo una buona zuppa di granchio calda ci portano un ‘insalata (normale, troppo aceto) e poi un 2° di pesce enorme e buonissimo, tant’è che rinunciamo al dolce che dall’aspetto si dimostrava assai succulento. Passeggiata sul lungomare di Kralendijk, che è davvero lungo e poi rientro.

29 Dicembre  – 2° giorno e primo  giorno di adattamento al fuso – Mattino: Washington Slagbaai National Park – Donkey beach pomeriggio –  Cena Kralendijk Cactus Blue

Dopo la siesta della notte che ci riconcilia col fuso e ci permette di ritrovare le forze, decidiamo di dirigerci a visitare lo Washington Slagbaai  National Park.  Prendiamo la strada per Rincon  e subito la vegetazione cambia, iniziano a diradarsi le case e il panorama è riempito da Cactus, ovunque e di ogni grandezza. Delle vere e proprie distese, alcuni sono talmente grandi che diventano alberi di Cactus, con tanto di tronco e  corteccia. Un po’ prima di Rincon lasciamo la strada principale  per dirigerci verso il lago di Boka Onima, che non troviamo (prosciugato) ma vediamo degli spettacoli naturali che valgono davvero la pena della deviazione e  dello sterrato che si rivelerà alla fine lunghissimo. Grandi distese di cactus, dopo un bel po’ di strada giungiamo in prossimità di un anfiteatro naturale in cui vediamo le scritture rupestri degli antichi indios che hanno vissuto a Bonaire, diversi uccellini variopinti, asinelli in lontananza, capre e lucertoloni multicolore ovunque.
Inoltre la violenza del mare, che qui non è protetto a dovere dalla barriera corallina, infrangersi con rumore e alti schizzi di spuma bianca sulle rocce circostanti. Ancora dieci tralicci con i moderni mulini a vento però non funzionanti. Non capiamo il perché? Quando ad un certo punto avevamo dei dubbi sulla strada imboccata (percorsi più di 10 km in sterrato, ci siamo trovati a rientrare su una strada fatta a lastre di cemento e scegliendo la direzione di destra abbastanza casualmente ci siamo ritrovati in 2-3 minuti all’ingresso del Parco. Sbrigate le formalità del caso con la guardia all’entrata e pagata la tassa di 10 $ cadauno, con decisione ci inoltriamo nello Slagbaai decidendo per il percorso più breve 24 km, riservandoci quello più lungo per un 2° tour.  Il giro inizia con alcuni uccellini e qualche pappagallo che circonda la nostra vettura e viene fotografato, poi un interminabile sterrato interno dove non si vede praticamente nulla di meritevole, se non la solita bassa boscaglia di mangrovie e cactus e dal quale non vediamo l’ora di uscire per ricongiungerci all’altro percorso che prevede 4 siti da cui poter praticare lo snorkeling. Finalmente dopo più di un’ora arriviamo al 1°, ma niente. Il mare è troppo mosso e non si riesce ad entrare, e anche se si fosse entrati si sarebbe ballato parecchio. I 4 siti sono in successione abbastanza rapida, ma in nessun altro dei tre c’è la possibilità di entrare in acqua per i motivi di cui sopra.
L’unica consolazione che nel 4° hanno aperto di recente un  punto di ristoro. Ne approfittiamo per mangiare e bere qualcosa, ben presto imitati da altri turisti. Il 4° punto snorkelling ha anche una laguna di acqua salmastra verso l’interno nella quale possiamo finalmente ammirare parecchi fenicotteri rosa, alcuni pellicani e qualche albatros. Fatte un po’ di foto ripartiamo e ci aspetta un altro tratto lunghissimo  di sterrato nel quale non capita proprio nulla di eccezionale se non un incontro con una bella Iguana grigia a strisce nere. Finalmente all’uscita del parco, distrutti dal continuo sballottamento della strada, vediamo una coppia di falchetti che si ferma proprio davanti all’auto 1 in terra e l’altro su un alberello accanto. Foto di rito e poi un saluto all’Washington Park.
Pomeriggio: la fida spiaggia di Donkey. Torniamo tardi e stanchi dal massacrante giro nello sterrato e accidentato dello Slaagbaai, per cui mangiamo velocemente e ci concediamo un riposino pomeridiano. Abbiamo voglia di spiaggia e di mare dopo aver dovuto rinunciare a ben 4 punti d’immersione nel Parco a causa del mare agitato, per cui ci dirigiamo alla “nostra” Donkey beach, che oltre essere l’unica spiaggia decente dell’isola (per ora), ha anche il pregio che è vicinissima alla nostra casa.
Serata al Cactus Blue, un locale Caraibico nei pressi del lungomare. Mangiamo bene, tanto che decideremo di tornarci anche per la sera del 31, la spesa è un po’ più alta che al Luna Blu, ma abbiamo mangiato alla carta.  Poi uscita a visitare Kralendijk di notte, che è assai carina

30 Dicembre –3° giorno Thausends steeps matt – shopping – Pomeriggio: giro esplorativo a sud Donkey beach e cambio vettura- Cena a Kralendijk al Pirata

Sveglia al solito di buon mattino, ci prepariamo la colazione nel nostro bell’appartamento e poi ci mettiamo in moto per  cercare la spiaggia di 1000 steps, consigliataci da una simpatica famiglia di Faenza che viene a Bonaire da diversi anni, conosciuta il giorno prima sulla spiaggia di donkey beach. Sosta al supermarket per alcuni acquisti e via a cercare la spiaggia situata nella zona nord ovest dell’isola. Fatichiamo un po’ a trovare la strada giusta, ma alla fine ci arriviamo. La strada è stretta e trovare parcheggio non è semplice in quanto i pochi posti sono presi dai Divers che evidentemente giudicano questo sito assai buono. Lo vediamo dall’alto. Il mare è un po’ agitato e notiamo che quando i sub si dirigono a piedi dentro l’acqua sollevano parecchia sabbia che resta in sospensione. Parcheggio difficoltoso, spiaggia di ciottoli (difficile sdraiarsi), mare agitato e parecchia sospensione in acqua, inoltre numerose zanzare che ci hanno assalito, soltanto il tempo di restare  qualche minuto ad osservare la situazione, ci fanno desistere e ripartiamo con l’idea di tornare un altro giorno.  Sulla via del rientro notiamo alcuni pick up parcheggiati in un punto vicino al mare, sempre nella stessa zona. Ci fermiamo anche noi e notiamo che c’è un punto di accesso al mare con una scaletta a mò di piscina, solo un po’ più alta. L’acqua è più trasparente, anche se il mare è sempre un po’ mosso. Decidiamo comunque di entrare. Lo snorkeling è reso difficoltoso dalle onde che ti sballottano parecchio e i pesci non sono moltissimi, inoltre il fondale è piuttosto profondo (almeno 5 metri) per cui risulta difficile fare anche delle buone foto. Inoltre l’acqua non è particolarmente limpida. Stiamo 10/15 minuti in acqua e poi usciamo, stendendoci sul piccolo pontile. Nel frattempo riemergono dallo stesso punto diversi gruppi di sub, finché ad un certo momento, con ancora parecchi sub in acqua,  assistiamo ad un correre concitato di persone verso il pontile; una ragazza che aveva fatto snorkeling insieme a noi, piange a dirotto. Intuiamo che è successo qualcosa di grave, inizialmente pensiamo al suo ragazzo che entrato in acqua con lei si era allontanato ma con bombola e attrezzatura sub; restiamo qualche minuto in silenzio spaventati anche noi, sinché ad un certo punto viene issata a forza una ragazza priva di sensi e con la parte destra del volto tumefatta e ricoperta da ecchimosi. Probabilmente una snorkeller che avvicinatasi troppo alla scogliera era stata sbattuta da un’onda  violentemente contro gli scogli e aveva perso conoscenza. Restiamo col gruppo dei soccorritori  fino al sopraggiungere dell’ambulanza. Poi mesti,  ce ne torniamo via.
Per la mattina basta snorkeling. Indugiamo un po’ e poi decidiamo una visita mattutina alla bella cittadina di Kralendijk. Giriamo sul molo visto solo di sera e anche fra i negozi che a quest’ora sono tutti aperti. Un gelato assaporato sul bel molo, un po’ di foto e poi un po’  di shopping. Rientriamo per un breve spuntino visto che è mezzogiorno passato.  Sulla via del ritorno passiamo di fronte al car rental. Ci fermiamo a chiedere se ci fosse una macchina per sostituirci l’attuale decisamente fatiscente. Dopo una telefonata interminabile l’impiegata ci spiega, non senza difficoltà, che al pomeriggio alle 5 avremmo potuta cambiarla in aeroporto, nell’altro loro ufficio. Contenti di sbarazzarci della vettura che ci ha angustiato fino ad oggi, torniamo e ci prepariamo un veloce, ma buon pranzetto. Nel pomeriggio partiamo per l’esplorazione della zona a sud di Belnem, che ci aveva sempre consigliato la famiglia di Faenza.  Non abbiamo molto tempo, alle 5 dobbiamo essere in aeroporto, per cui diamo alcune occhiate veloci, ma vediamo solo posti addetti ai Divers e niente che assomigli a una spiaggia, anche se il mare è decisamente meno agitato che nel nord dell’isola. Interessanti sono sulla sinistra della strada e del mare parecchie saline dove l’acqua assume un particolare colore rossastro (dovuto all’alta concentrazione di sale). Queste continuano ininterrottamente fino ad entrare dentro lo stabilimento di sale che è sempre  lungo la strada, qui a sinistra vediamo delle specie di montagne di sale. La parte sud dell’isola è molto isolata, un po’ selvaggia e come mare adatta ai surfisti: sia con la tavola, che con la vela, che Kite Surf. Non essendoci una situazione che ci piacesse molto, alla fine rientriamo alla fida donkey beach, dove facciamo il nostro solito snorkeling (potremmo quasi iniziare a chiamare i pesci di lì per nome, visto che ormai li conosciamo a memoria) e poi ci stendiamo sulla spiaggia a crogiolarci al sole. Alle 5 ci facciamo trovare all’aeroporto dove ci viene consegnato il nuovo pick up. Sempre un Toyota 2.7, ma decisamente in miglior stato.  Rientro a casa, doccia e preparativi per la serata, l’antivigilia di capodanno. Cena a Kralendijk, come ormai solito: stasera ceniamo dal Pirata, menù a prezzo fisso, per non rischiare di farci bidonare: antipasto di polpo (pessimo e crudo) poi un piatto di tagliatelle al pesce:  buono, abbondante, ma con troppa besciamella. Passeggiatina sul lungomare poi tentiamo di prendere da bere al bel locale sul molo. Niente da fare, non ci considerano. Ci prendiamo soltanto il fresco. Dopo più di mezz’ora d’inutile attesa rientriamo.

31 Dicembre – mattino Klein Bonaire – Pomeriggio giro in avanscoperta per visitare un po’ il sud dell’Isola – serata a cena al Cactus Blu

Dopo la solita bella colazione che ci prepariamo usciamo e ci dirigiamo alla bella Capitale Kralendijk. Facciamo un po’ di giri per viuzze e negozietti fino a far arrivare l’ora dell’imbarco che avviene dal molo alle 10-12-14 per una visita che recita il cartello essere di 2ore e 15’. Noi ci atteniamo alle indicazioni, ma scopriamo che poi ognuno può scegliere orario di partenza e di ritorno a piacimento, tant’è, che su una barchetta molto piccola, partiamo in 8 e torniamo in 4. Mi domando cosa succede se si presentano tutti all’ultima corsa. Comunque Klein Bonaire merita e ci dispiace di aver scelto solo la permanenza più breve.  Facciamo 2 tornate di snorkeling e sebbene non sia proprio una piscina come tutti dicono, c’è sempre un vento teso che spazza l’isola e mitiga il calore a terra, ma non rende ottimali le condizioni di snorkeling, è comunque molto bello e al limitare del blu, dove l’acqua si inabissa a portata solo dei sub, ci sono moltissimi pesci e vediamo anche un aquila di mare, ovviamente nel giro che abbiamo fatto senza fotocamera. Speravamo in qualche tartaruga, ma nonostante il 2° giro sia stato parecchio lungo . . . niente.   Ben presto arriva l’ora del rientro e dobbiamo affrettarci perché la barca sembra non abbia voglia di aspettarci. Durante il rientro facciamo un tour dal porto e vediamo dei bei pellicani, alcune strutture turistiche decisamente belle, e anche un nutrito gruppo di Iguane sugli scogli. Rientriamo al molo, salutiamo la compagnia e ci dirigiamo a fare acquisti visto che è il 31 e credo ci aspettino tre giorni di chiusura totale. Nel pomeriggio decidiamo di fare un giro a scoprire un po’ il sud dell’isola e, se capita qualche buon punto, fare un giro di snorkeling, ma niente di particolare attira la nostra attenzione dal punto di vista mare. Interessanti invece le saline che corrono parallele alla strada per diversi chilometri e assumono un colore rossastro dovuto all’alta concentrazione di sale. Pare che la produzione di sale a Bonaire sia così alta che venga esportato in tutto il mondo. Rientriamo e ci prepariamo alla serata dell’ultimo dell’anno. Ma un inconveniente appare all’orizzonte: forse per il troppo sole preso oggi a Klein Bonaire credo di aver la febbre, spero sia soltanto dovuta alla scottatura e non ad altro. Proveremo lo stesso a uscire e ad andare, almeno a cena, al Cactus Blu dove abbiamo prenotato ieri. In effetti la cena tipica Caraibica ridona inaspettatamente energie al sottoscritto che recupera la defaillance provocata da una troppo abbondante esposizione al sole tropicale. Morale la serata passa d’incanto e nonostante ci sia molto da attendere tra una portata e l’altra, non ci si annoia vista l’allegria che regna nel locale. Terminata la cena usciamo a fare un giro per la città, dapprima a piedi poi in auto e con nostra grande sorpresa ci accorgiamo che il centro è tutto vuoto, addirittura sbarrato l’accesso al molo. Giriamo un  po’ e poi torniamo, finché allo scoccare della mezzanotte un’orda incessante e incontrastata di fuochi artificiale, mortaretti ,petardi e quant’altro inizia a rumoreggiare nell’aria e va avanti così per circa 1 ora. Praticamente a Bonaire (ne avevamo avuto una pallida sensazione anche i giorni scorsi visti i fuochi artificiali improvvisati che nascevano a destra e a manca, anche di giorno) vanno i fuochi artificiali fai da te: ogni famiglia o gruppo di amici, allo scoccare della fatidica mezzanotte, va alla propria postazione di sparo, evidentemente preparata con accuratezza i giorni prima, e inizia a lanciare ogni sorta di fuoco artificiale. Il frastuono che ne deriva è incredibile e abbraccia una vasta area  di città. EVVIVA il 2010!!!!!!!!!!!!!!!!!

01-01-10 mattino snorkeling a nord del porto di Bonaire – pomeriggio tranquillo a Donkey beach

Risveglio un po’ più assonati del solito, comprensibile, ma comunque di buon mattino decidiamo per recarci in un sito visto il giorno prima al rientro con la barca da Klein Bonaire. È a nord del porto, lo troviamo abbastanza facilmente, la città è deserta e la si percorre facilmente, un unico panificio aperto. Giunti sul posto, come capita praticamente sempre a Bonaire bisogna darsi da fare per trovare uno spazio che possa contenere i nostri 2 asciugamani per stenderci al sole dopo lo snorkeling e comunque una zona dove si acceda abbastanza facilmente in acqua. Dopo un po’ di ricerche troviamo il posto adatto, ma patatrak: nel posizionare l’asciugamano a terra Paola sente un forte dolore alla schiena. Ci siamo: il colpo della strega. Resta bloccata e a fatica cammina, prova a  entrare in acqua, ma niente! Cominciamo a pensare di essere perseguitati dalla sfiga: ieri io, oggi lei. Pazienza, Paola si stende a fatica sull’asciugamano e almeno io faccio un po’ di snorkeling in una zona dove effettivamente il mare sembra una piscina. Girando un po’ si scorgono numerosi pesci, non molto grandi, ma a banchi fitti e di notevole c’è un Barracuda, che ha destinato una zona di reef come sua abitazione e la pattuglia guardingo. Alterno nuotate a distese al sole, finché intorno a mezzogiorno decidiamo di rientrare. Il sole infatti comincia a farsi sentire. Paola è sempre bloccata, ma riesce almeno a camminare in maniera accettabile. Dopo pranzo riposino e pomeriggio a donkey beach nel massimo della rilassatezza. Ci sono gruppi di locali che hanno preso d’assalto la spiaggia e l’hanno eretta loro regno per tutta la giornata, con tanto di musica ad alto volume che pervade tutta la spiaggia. Poco prima del tramonto rientriamo e decidiamo di far visita al santuario degli asini. È vicino. Però lo raggiungiamo che è chiuso. Sembra carino e ben tenuto, è possibile fare un safari park all’interno dalle 8 sino alle 17. Forse ci verremo uno dei prossimi giorni.  Comunque scorgiamo numerosi asinelli accalcati alla recinzione e diamo loro un po’ d’erba che gradiscono molto. Qualche foto e via a casa. Stasera serata casalinga con cena e film sul PC.

02-02-10  Lac Bay  matt– Giro nel Profondo Nord dell’Isola (molto bello) pomeriggio

Ci avviamo per la strada che porta  sud-est dell’isola. In una trentina di minuti giungiamo a destinazione. Fatichiamo un po’ a capire dove poterci sistemare, perché la situazione è completamente diversa dal resto dell’isola. La c Bay è un’enorme baia, dove il mare aperto, minaccioso in lontananza, con alti flutti, via via, che rientra all’interno si placa fino a formare una laguna tipo piscina dove l’acqua è davvero calma. Avvistiamo un vecchio pontile per pescatori dove ci sono tre barche da pesca ancorate, su una delle quali stan lavorando degli operai. Ci incamminiamo sul pontile, scattiamo alcune foto, e individuiamo un punto dove potremmo stendere i teli, in mezzo a una specie di spiazzo a semicerchio con dei “gazebo” di legno tipo quelli che da noi ospitano le bancarelle in certe sagre paesane. Dopo capiremo che servono ai locali nei giorni festivi, che arrivano con pick up e tutta la numerosa famiglia al seguito, lì si piazzano e, con musica a stecca,  barbecue, frighi vari e quant’altro, occupano l’area per tutto il giorno. Noi inconsapevoli ci piazziamo in mezzo a 2 di questi gazebo. Dopo un’ora siamo circondati e pervasi di musica di bassa lega, sparata a tutto volume. Resistiamo per un po’, il tempo di fare un bagno, di girare fino alla spiaggia attrezzata (crediamo l’unica di tutta l’isola), di fronte alla baia dove si pratica il windsurf. Molto bella per ciò che concerne i colori, ma impraticabile in quanto a nuoto e snorkeling perché l’acqua è molto bassa e brulica di persone che vanno avanti e indietro con le loro tavole. Dopo un paio d’ore di permanenza, decidiamo che è meglio cambiare aria e percorriamo una strada (trovata a fatica) che segue tutta la laguna interna ed è ben più vasta del previsto. Arriviamo davanti al complesso del Kontiki, un ristorante assai carino attorno al quale è stato costruito un bel complesso residenziale, con casettine basse e dai vivaci colori. Di fronte al quale c’è una spiaggetta carina con qualche panchina e ombrelloni fissi di paglia. Carino. Proseguiamo e ci addentriamo in una zona naturalistica, non balneabile, ma assai bella dove ci sono diversi laghi d’acqua salmastra nei quali trovano rifugio diverse specie di uccelli. A contorno le sempre numerose capre selvatiche che incontriamo ovunque. Proseguendo arriviamo a una zona segnalata dove si possono praticare gite in canoa attraverso i canali delle mangrovie e passeggiate a cavallo (così recitava il cartello). Mentre le canoe ci sono, le abbiamo viste tutte ordinate in appositi scaffali, di cavalli ne abbiamo visto uno soltanto in un recinto che poteva contenere un solo cavallo. Sulla via del rientro incontriamo un asinello solitario, che per nulla intimorito dalla nostra auto, ci viene incontro: ci fermiamo e giochiamo un po’ con lui prima di ripartire. Rientro e pausa pranzo. Pomeriggio a vagare un po’. Paola risente ancora del mal di schiena, così decidiamo di girare un po’ con l’auto e stavolta ci dirigiamo nel profondo nord-ovest per vedere cosa c’è oltre la “spiaggia” di 1000 steps. Rotta verso il centro città, superiamo il bel porticciolo e continuiamo dritti a nord. Questa parte dell’isola è ben curata e spuntano delle belle ville fra qualche albero di mangrovia e i soliti cactus e alberi. Raggiunta 1000 steps, proseguiamo e ci inoltriamo in un territorio per noi inesplorato. Superiamo diversi punti Diving e snorkeling, segnalati dalle classiche pietre gialle ai bordi della strada, alcuni sono decisamente belli, tant’è che ne approfittiamo per alcune foto. Giunti a Karpata, ultimo punto snorkeling, continuiamo la strada e ci inoltriamo nella riserva integrale, dove è vietato entrare in acqua e ormeggiare. La riserva continua fino alla raffineria denominata Bopec, qui la strada asfaltata termina e inizia una strada sterrata decisamente dissestata. Ma essendo in vena esplorativa, decidiamo di addentrarci. Qui la strada fa un largo giro a U verso l’interno per oltrepassare Bopec e poi si inoltra in un lunghissimo percorso che ci porta a vedere la salina TAM, gira attorno al monte Seru Wekua e arriva a altri 2 punti snorkelling e a una “spiaggia” in prossimità della Salina FRANS. Piccola pausa, poi torniamo, perché temiamo anche di farci sorprendere dal buio in una zona non proprio frequentata, anche abbiamo incontrato 2 auto e un’unica casa con tanto di cani da guardia in un punto veramente isolato. Al ritorno, superata la raffineria, decidiamo di rientrare passando per Rincon e scelta casuale non si fu mai rivelata più azzeccata. La strada parte costeggiando il lago salato di Gotomer, che è molto grande e la strada lo costeggia per buona parte. Sarà perché lo percorriamo al tramonto, sarà perché la strada è davvero bella, ma ne restiamo affascinati e scattiamo tantissime foto, al lago, alla natura che lo circonda  e ai vari tipi di uccelli che lo popolano, tra cui gli stupendi Fenicotteri Rosa di cui l’isola del resto è piena. Quando lasciamo la strada che costeggia il lago per rientrare verso Rincon, ancora una sorpresa ci aspetta: ad un certo punto compare sulla strada un cinghiale che ci accompagna per un buon pezzo di strada. Proviamo a fotografarlo, ma è troppo veloce e la foto non ci riesce granchè. Raggiunta Rincon rientriamo per la solita strada carrozzabile che ormai è buio. Giornata davvero piena e molto, molto interessante.

03-02-10: giro nella parte est di Bonaire (molto selvaggia –deserto) – pomeriggio relax e snorkeling (ottima visibilità) a donkey beach

Partiamo verso le 9 per la tappa che ci porterà a scoprire l’ultima porzione dell’isola: la selvaggia e desertica parte orientale. Nonostante abbiamo girato in lungo  e in largo praticamente tutta l’isola, a causa delle scarse indicazioni, fatichiamo parecchio a trovare la strada giusta per l’est, Dopo aver chiesto, finalmente la imbocchiamo. È una strada abbastanza ben asfaltata, sul tenore delle altre dell’isola e dopo una quindicina di Km arriviamo al termine della stessa dove una laguna, per la verità abbastanza rinsecchita,  va a sfociare in mare. Alcune foto, un saluto a degli uomini che stavano pulendo un molo fatiscente dai tanti detriti di una mareggiata, unico segnale di vita della zona, e poi via si prende lo sterrato per andare a inoltrarci nel bel mezzo del nulla. Il paesaggio è prevalentemente desertico e con  cactus ad ogni angolo e un buon numero de mangrovia sparse qua e là. Nessun tipo di indicazione. Ci si orienta col faro e col mare, che ruggisce in maniera spaventosa, non trattenuto dalla barriera e si infrange contro le rocce con frastuono e schizzi alti di schiuma. Man mano che proseguiamo il paesaggio si fa sempre più desertico e oltrepassato il faro siamo nel deserto più totale. Solo qualche escremento di asino a testimoniare qualche segnale di vita. Proseguiamo così per parecchi km, finché poi decidiamo di rientrare sulla statale. Sicuramente affascinante. Merita almeno una volta di venirci. Rientriamo. All’aeroporto ci informiamo per un eventuale volo verso Curaçao o Aruba. Sono fattibili entrambi. Meglio Curaçao però perché con un volo di 15’ (ma l’attesa è cmq lunga, almeno 1 ora) si è a destinazione. Le tariffe a sono sostenute, ma ne vale la pena.  115 $ a testa + altri 25 di tasse aeroportuali.
Pomeriggio a Donkey beach, Snorkelling (bello) e mare e relax.  Sera cena al luna Blu di KralendiJk. Sempre molto bene, anche se il servizio è un po’ tanto lungo: prendiamo 2 catch fishes (praticamente 2 piatti pesce) con insalata a parte. Sono porzioni enormi e buonissime e oltre allo squisito pesce, contengono verdure e, per Paola patatine, per me riso. Da bere acqua 1 birra e 1 bicchiere di vino bianco. Terminiamo veramente sazi. Spesa 50$ in 2 con la mancia. Passeggiatina e rientro.

4 Gennaio: Washington Slagbaai National Park (percorso lungo 34 Km) mattina – pomeriggio  Relax spiaggia Donkey Beach

Visita al supermercato per un po’ di approvvigionamenti e poi via verso Rincon. A dire il vero il nostro obiettivo era la 2^ visita al Klein Bonaire, ma il forte vento che spira ininterrottamente da 2 giorni ce lo sconsiglia. Allora eccoci in viaggio per il National W. S. Park che raggiungiamo alle 9,45 dopo una 40 di minuti di viaggio tranquillo. Formalità d’ingresso facilitate dal fatto che la 2^ volta non paghi e che hanno già le nostre generalità. Ed eccoci dentro: la parte iniziale, come quella finale è comune ai 2 percorsi, per cui non la descriveremo. Ad un certo punto la svolta a dx e si va per il percorso lungo che prendiamo senza indugio. Il paesaggio si fa desertico, con soli cactus e bassissime mangrovie e ci dirigiamo verso la prima meta Playa Chikitu, dove vediamo la forza dell’oceano che non più protetto dalla barriera si scaglia violentemente sulla costa rocciosa.
È uno spettacolo della forza della natura. Da lì passiamo a bocca chikitu che si differenzia dalla prima in quanto un’insenatura crea una specie di grande bocca dove vanno a infrangersi le acque creando in una sorta di giochi acquei in un grande cratere semitondo.. poi il Blow Hole che ci ricorda la profondità del mare in quel punto. Prima del faro arriviamo a Boka kakolishi dove un’insenatura particolarmente profonda crea una specie di piscina naturale e una spiaggia secondo me praticabile, anche se poi noi non siamo andati, contornata da grossi massi di corallo e inserita in una specie di depressione del terreno che proteggeva dal vento, che in questa zona dell’isola (siamo esposti a est) batte sempre molto violentemente. Seguendo la strada altri punti molto panoramici e poi si arriva al faro: purtroppo abbandonato, ma molto suggestivo. Poi Malmok che segna la punta più settentrionale di Bonaire. Doppiato il capo abbiamo cominciato a scendere verso la parte occidentale e subito le acque si sono dimostrate decisamente più calme: siamo così giunti alla spettacolare Boka Bartol, che la carta dà come solo punto diving, ma secondo me meriterebbe di essere segnalata anche come punto snorkeling. Veramente bella. Si prosegue con la sua ideale continuazione: Boka Katuna, meno bella della precedente e poi, dopo un bel po’ di strada eccoci a Playa Bengè dove iniziano le zone Diving e snorkellig. Dopo Playa Bengé il percorso si ricongiunge con quello fatto precedentemente. Per cui saltiamo direttamente al termine e diciamo che certamente è da preferire questo 2° percorso, rispetto a quello più breve, per cui se si deve scegliere meglio escludere il breve, nel quale sono contemplate alcune escursioni a piedi che noi non abbiamo fatto. Durata di tutto il percorso lungo 3 ore e 45’. Nel parco bisogna andare lentamente perché le strade sono decisamente sconnesse e si possono praticare solo con un fuoristrada. La media che si può tenere non supera i 15 km/ora (tra deviazioni varie 38 km in tutto).
Al pomeriggio ci rechiamo a Donkey beach (che abbiamo eletto come nostra spiaggia ideale per rilassarsi) e ci godiamo il pomeriggio fra bagni di mare e di sole.  Sera cena casalinga e altro Film sul PC.

5 Gennaio: 2^ volta a Klein Bonaire mattina  (lo snorkeling più bello)– pomeriggio visita al santuario dei Donkeys (divertente)

Sveglia presto, all’alba per andare in aeroporto e prendere il volo delle 8 per Curaçao. Arriviamo in perfetto orario. Ma c’è qualcosa che non va la prenotazione che sembrava essere certa, tale non si manifesta. Non c’è più posto. Incomprensioni di lingua non aiutano a risolvere la faccenda. Parevano esserci 2 posti su un volo delle 9 (che però noi non avevamo sull’orario), alla fine spunta posto su un volo delle 10 e rientra alle 22,30. No direi che non vanno bene. Chiediamo per il giorno dopo 6 gennaio e ci vengono dati i posti agli orari che volevamo. Accettiamo e prenotiamo. Resta però il problema di come passare la giornata a Bonaire visto che le varie possibili mete erano state già visitate nei giorni precedenti. Optiamo per la 2^ volta a Klein Bonaire, visto che il vento oggi è diminuito. E mai scelta si rivelò più azzeccata. Tra una cosa e l’altra si son fatte le 8 passate. Decidiamo una visita alla città e ai suoi bei negozietti e poi via al molo per il trasbordo in water taxi. Stamane c’è il pienone. Il capo, già conosciuto la volta scorsa, un tipo che non sarebbe stonato nel vecchio “West”, ci chiede se avevamo prenotato, ovviamente gli diciamo di no … sbuffa un po’, ma da quel volpone che è non si lascia certo sfuggire 30$ (15 $ a testa) e organizza le sue 2 barche stipandole all’inverosimile e ci fa portare dai suoi skipper tutti all’isola.  Arriviamo. Ci raccomandano una discesa velocissima, c’è mare e non c’è un approdo specifico a Klein Bonaire, si sbarca direttamente sulla spiaggia. Per fortuna colgo al volo la frase che uno degli skipper dice  a dei turisti spagnoli. Di andare sempre avanti camminando verso destra (guardando il mare dalla spiaggia) finché si può e poi da lì iniziare a fare snorkeling. E ciò c’ ha cambiato la giornata all’isola. Infatti anziché fare snorkeling come l’altra volta davanti alla spiaggia nel tratto d’approdo dei turisti, come del resto fan tutti la prima volta ( e anche oggi ci sono state numerosissime testimonianze di ciò), o verso sinistra (guardando il mare), siamo andati a  piedi decisamente verso destra ( contro corrente), per poi andare in acqua il più lontano possibile e fare snorkeling lasciandoci cullare e trasportare dolcemente dalla corrente. Meraviglia!!!! Entriamo in  acqua e dopo poche bracciate siamo a  ridosso della barriera corallina!!!!!! E che Barriera!!!!! Cerchiamo un varco e oplà lo strapiombo davanti a noi e a fianco una stupenda barriera dai colori sgargianti, ricchissima di vita e di coralli dai colori vividi. Rimaniamo a bocca aperta, stupefatti perché non avevamo mai visto niente di simile dai tempi delle Maldive (2002) ma la barriera non era viva come qua! Una cosa simile solo in parte in Polinesia (2003) e nel Mar Rosso (2005). Snokelliamo a lungo e ripetiamo il tutto 3 volte, alternandolo con soste sulla morbida sabbia bianca, stesi al sole. È  una meraviglia: tantissimo pesce di tutte le taglie. Vediamo la seconda tartaruga marina della nostra vita, la prima alle Seychelles l’anno scorso, ma stavolta con la macchina fotografica, e ovviamente non ci lasciamo sfuggire l’occasione di immortalarla. Ma ciò che stupisce di più e affascina sono i coralli i quali hanno dei colori strepitosi, che contrastano tantissimo con il blu del fondale marino dove la barriera s’ inabissa ben presto. Penso che sia Paola che me ci porteremo questo ricordo dentro per molto tempo. Tornati, ci fermiamo sul molo a prendere da bere e a gustarsi l’aria che si respira. Stavolta ci riusciamo. Dopo una mezz’oretta trascorsa lì, decidiamo di andare a a fare una visita al santuario degli asini (Donkeys Sanctuary) che si trova proprio vicina alla nostra casa. 2,4 km di sterrato ed eccoci dentro. La signora che ci riceve è davvero gentile e ci spiega come dovremmo visitare il parco popolato da asini e da iguane. Ci mostra il percorso, una sorta di grande rettangolo, ci dà una carta e un sacchetto di mangime per gli asini, spiegandoci che loro verranno dal finestrino dell’auto a prenderlo. E di come posizionare la mano per favorire la presa del cibo. Tutto per 7 $ a testa. Iniziamo il percorso e siamo immediatamente circondati da numerosissimi asini che arrivano alla carica pregustando un buon banchetto. Paola inizia, ma si trova paura, quando tre teste di asino le si infilano dal finestrino e le si fermano a pochi centimetri dalla sua faccia, allora ci spostiamo e chiudiamo il suo finestrino e la scena si ripete con me. Io cerco di dar loro da mangiare, ma un po’ per la foga degli asini un po’ per la difficoltà oggettiva in cui mi trovo, pressato da più musi che si litigano e si morsicano anche tra loro per avere il posto in prima fila, è più il mangime che cade all’interno della vettura di quello che finisce realmente nelle loro bocche. Dopo un attimo di confusione, decidiamo di seminarli con l’auto in modo da avere uno o massimo due asini alla volta da sfamare, ma non è facile perché ci corrono dietro e qualcuno si mette anche di traverso sulla strada per non farci passare. E poi vai a dar dell’asino a qualcuno!!!! Questi anziché “somari” sembrano dei furbi di tre cotte. Comunque riusciamo a passare e ad attuare la tattica che ci eravamo prefissata. A 1 o 2 alla volta si ragiona e si riesce anche a dar loro il cibo che si prendono strofinando le loro labbra sulla mano sino a raccattare anche l’ultimo pezzettino di mangime. La cosa è simpatica e divertente al modo stesso. Paola si diverte più di tutti e mi filma e mi fotografa più volte pregustando il momento di far vedere foto e filmati agli amici e prendermi in giro “ della serie guarda come si trova bene con gli asini…..”. Terminiamo il giro e ci fermiamo dalla gestrice del “Santuario” che ci porta a vedere dei cuccioli di asino rimasti orfani. Sono carinissimi e piccoli, dà loro da mangiare il latte col Biberon e ci racconta un po’ di aneddoti che capitano all’interno del santuario. Purtroppo ci parla spesso di asini che vengono uccisi dalle auto e pensiamo chi possa essere così pazzo da mettere sotto delle creature così innocenti e checché se ne dica, così carine. Terminiamo la visita al recinto delle iguane. Ve ne sono in realtà anche molte libere e assai grandi, che si lasciano abbastanza tranquillamente fotografare. Rientriamo serata casalinga, un po’ per la sveglia alle 6 di questa mattina (inutile, però c’è stata), un po’ perché domani replichiamo e la sveglia sarà di nuovo alle 6.

06-01-10: CURACAO

È difficile descrivere il caleidoscopio di immagini, suoni, colori, rumori, persone differenti per razza, specie, caratura sociale che ci hanno inondato in questa meravigliosa giornata, tuffati nella realtà di quest’isola così pulsante di vita. Ci proviamo. Check-in all’aeroporto Flamingos di Bonaire alle 7, attesa di più di un’ora per poi volare solo 15’ ed atterrare all’aeroporto Hato di Curaçao. Dopo le formalità doganali (lunghe) ci indirizziamo verso il car Rental e decidiamo di riservare una vettura da Budget, visto che l’abbiamo anche a Bonaire dallo stesso noleggiatore. Scelta sbagliata. L’impiegata è un tipo scorbutico, è poco chiara e ci dice prezzi sempre diversi. Facciamo fatica ad accordarci. Poi una volta scelta l’auto e fornitale la carta di credito, non le va bene (è la stessa che io diedi alle noleggiatrici di Bonaire, sempre della Budget). Normalmente viaggio sempre con 2 carte di credito, ma qua a Bonaire avevo sistemata l’altra in cassaforte. Per fortuna quella mattina avevo deciso (sesto senso) di mettere anche l’altra in portafoglio. L’altra le va bene e dopo più di un’ora riusciamo a  prendere la “nostra” Dahiatsu Terios, con cambio automatico (e ciò specie all’inizio qualche problemino me l’ha procurato). Per fortuna il ragazzo che ci consegna l’auto è più gentile e oltre a darmi qualche indicazione di guida, mi dice anche come uscire dall’aeroporto e quale strada prendere per andare nella direzione desiderata. L’aeroporto si trova circa al centro dell’isola versante orientale. Non troppo vicino a Willemstad, la capitale. Prendiamo la strada verso il centro dell’isola che poi ci condurrà a un incrocio segnalato da una rotonda e da qui verso nord. Le segnalazioni non sono moltissime, il traffico è decisamente più sostenuto che a Bonaire. Le arterie finora percorse sono tutte a 4 corsie. Sbagliamo strada inizialmente più di una volta, finché alla fine imbocchiamo la strada che ci condurrà a nord-est. L’idea è quella di arrivare sino alla punta nord-ovest, che poi capiamo segnalata come West Punt, girarle intorno e scendere per la strada che costeggia il lato ovest, dove ci sono numerose spiagge, per poi arrivare intorno all’ora di pranzo a Willemstad, la capitale. Le strade ampie continuano fino a Teka Ora, paesino che raggiungiamo in circa mezz’ora. C’è anche un distributore e facciamo benzina. Con 25 guilder (la moneta è la stessa di Bonaire, non così per Aruba, mentre i $ sono accettati su tutte le isole) facciamo più di 13 litri e ci basteranno per tutto il giorno. Notiamo che qua la benzina costa meno che a Bonaire (1,90 contro i 2,125 di Bonaire). La strada dopo questo paesino si restringe. Notiamo però che rispetto a Bonaire, sia le case che la strada sono più curate, si respira un’aria diversa (di un posto più grande e meglio conservato) infatti è più grande di territorio e con molti più abitanti. Finalmente giungiamo a west punt, lo doppiamo e subito ci appaiono delle spiagge a mo di calette fra 2 costoni rocciosi, la prima è Playa Forti. Cerchiamo Playa kalki che ce l’hanno descritta come molto bella, ma non la troviamo. Ne troviamo altre 2 in compenso una più bella dell’altra e nella 2^ ci fermiamo a fare snorkeling. Non sarà bello come a Bonaire, ma è dignitoso. I pesci sono pressoché gli stessi, sono solo meno numerosi e il fondale è più sabbioso (sempre di origine corallina però). Ogni tanto  appaiono grandi blocchi di corallo. L’acqua è stupenda sembra di essere in una grande piscina, con 2/4 metri d’acqua calma e limpidissima sotto di noi. Uno spettacolo. Il bagno e la sosta nella spiaggia durano poco, altrimenti addio ai nostri programmi di visitare l’isola. Proseguiamo scendendo verso sud-ovest tra una vegetazione ben curata delle casette e dei villini tutti ordinati e recintati, dai colori vivaci e ben dipinti, ad ogni tanto appare sulla destra la segnalazione di qualche spiaggia. Alcune le seguiamo ed arriviamo sempre in belle calette, più o meno grandi ma con le caratteristiche delle prime. E sempre molto belle. Pian piano ci avviciniamo alla capitale, superiamo l’incrocio (poco e mal segnalato) che ci riporterebbe in aeroporto e seguiamo una freccia che ci indica Otrobanda e Punda. Ma non Willemstad. Sono circa le 12 e vediamo tutte le auto andare in direzione opposta. Pensiamo qua abbiamo sbagliato strada. Capiamo dopo che Otrobanda e Punda sono 2 dei quartieri di Willemstad. Finalmente sembra che entriamo in città, dapprima è segnalato l’ospedale, poi via via le case aumentano e diventano sempre più fitte, si che il panorama prende sempre più l’aspetto della cittadina di mare, che iniziamo a intravedere. Dopo una svolta sulla sx ad un certo punto appare il centro cittadino: è davvero grazioso. Percorriamo la strada a passo d’uomo per gustarci ogni centimetro del centro e cercare un parcheggio. Niente, è tutto pieno. Troviamo posto leggermente fuori del centro. Parcheggiamo, ci si attacca un locale che vuole “proteggerci l’auto” , ovviamente è una scusa per scucirci qualche guilders, ce ne liberiamo un po’ a fatica e poi dritti verso il centro, bellissimo di Wilemstad. Il mare rientra  e forma una specie di grande fiume che va a formare una grande ansa che contiene il porto, la raffineria di petrolio, Central Park e altro ancora. È l’immensa baia di S.Anna, che è regolata all’ entrata da un originale e bellissimo ponte mobile, che si apre e  si chiude in corrispondenza del passaggio di Navi per il Porto o per la Raffineria. È uno spettacolo vedere l’attività collegata a questo ponte. L’ attività pedonale è regolata o dal ponte (quando è aperto) o da 2 battelli che collegano le opposte sponde, quando il ponte è chiuso. Dopo aver pranzato in un bellissimo ristorante che domina la baia, scendiamo e passeggiamo a  lungo su una sponda, attendendo il momento in cui poter attraversare il ponte e raggiungere il quartiere più elegante della città. Siccome tarda la riaperture, prendiamo il battello che in pochi minuti ci porta dall’altra parte. Lungomare all’occidentale, con locali e dehor con grandi ombrelloni e tavolini e camerieri che servono cibi e bibite a tutte le ore, giriamo l’angolo e la via principale  è piena di negozi di ogni genere e in particolare di “lusso”, tali  che non sfigurerebbero  nel centro di una metropoli europea. Giriamo stupefatti ogni viuzza del centro e osserviamo con grande curiosità qualsiasi genere di negozi e negozietti. Percorriamo così tutto il centro, che è davvero carino e dopo un po’ di shopping ripassiamo sull’altra sponda stavolta passando il mitico ponte sulle barche. Che emozione transitarvi sopra. Ovviamente la macchina fotografica si è messa in moto e abbiamo scattato numerose foto. Ritorniamo all’auto, notiamo con piacere che c’è ancora ed è intatta. Ci imbarchiamo con l’idea di puntare a Sud. Prendiamo una strada di grande scorrimento, 4 corsie sempre, ogni tanto si slarga a 6. C’è molto traffico. Pensiamo di andare a sud (indicazioni sempre scarse), ma in realtà facciamo un giro circolare tant’è che dopo circa mezz’ora ci ritroviamo a percorrere a ritroso la strada che porta all’aeroporto. Ferma tutto, carta in mano capiamo che abbiamo percorso il grande anello che gira tutt’intorno alla Baia di S. Anna. Sono le16, abbiamo l’aereo alle 20,30. Rapido consulto e si ritorna verso il Centro. Stavolta dopo aver percorso lo spettacolare ponte rialzato che sovrasta la Baia di S. Anna (e dal quale si gode di una vista eccezionale della città), deviamo  subito a destra per Punda e ci troviamo a percorrere la parte est della città, bella anche questa. Proseguiamo e superate un paio di spiagge giungiamo in vista del famoso acquario. L’entrata è bellissima. Si supera un ponte (stile medievale) con delle grosse catene come ringhiere (su parte delle quali ci si può anche sedere). Intravediamo la piscina dei delfini dove si tiene uno spettacolo. Acceleriamo il passo per entrare, ma il custode ci ferma dicendoci che l’orario di visita è terminato. Ci rimaniamo talmente male, che impietositosi, dopo aver fatto presente che eravamo a Curaçao solo per quella giornata, con un sorriso ci dice di entrare lo stesso. Lo ringraziamo assai e ci dirigiamo con risolutezza dai delfini.
Seppur in cattività comunque è sempre uno spettacolo vedere questi splendidi animali all’opera. I bambini presenti “impazziti” per le evoluzioni dei mammiferi, non la smettono di applaudire e tutt’intorno è uno scattare di foto. Dopo esserci goduti lo spettacolo per un bel po’, lasciamo la piscina con i delfini e giriamo nelle altre porzioni dell’acquario, che pur non essendo molto grande è comunque ben organizzato e carino. Oltre alle vasche a muro comuni a molti acquari, ha una specie di recinto con i Fenicotteri rosa e i pellicani, poi all’esterno una mega vasca con delle tartarughe enormi e con gli squali e, comunicante un’altra vasca con inserito un relitto dalla cui zona di coperta, attraverso le vetrate, si può osservare la vita dell’acquario sott’acqua. Nella grande vasca accanto c’è la possibilità di far snorkeling con molte specie di pesci dell’acquario e del mare caraibico: dalle razze, alle cernie, ai carangidi e tutti i pesci di piccola taglia che possono spaziare da una zona all’altra, passando attraverso i buchi della rete metallica, divisorio tra le tre grandi vasche esterne. Quando ci vengono a sollecitare l’uscita per la chiusura ci rendiamo conto di essere fra gli ultimi a lasciare l’acquario, che preferirei chiamare Parco Marino, visto com’è stupendamente organizzato e com’è anche l’area circostante. Praticamente balneabile ovunque. E con un’acqua calma che ricorda quella delle nostre piscine. Però è acqua di mare non chiusa, ma collegata col mare aperto.
Felici per quest’ultima sorpresa che Curaçao ci ha riservato, riprendiamo la strada del ritorno e, ormai “esperti” della circolazione, impieghiamo poco tempo per tornare in aeroporto

07-01-10: Ultimo giorno, è sempre il più triste.

Il programma che ci siamo prefissati è minimo e si limita, all’organizzazione del viaggio di ritorno che prevede 3 tappe Bonaire-Amsterdam-Parigi e quindi arrivo a Genova alle 22,05 del giorno successivo. Così iniziamo a controllare su Internet le varie conferme dei voli e notiamo con piacere che sono tutte ok. Poi ci rechiamo alla fida spiaggia di Donkey beach: è deserta, si sente che c’è aria di fine vacanze.  Ma noi abbiamo ancora sto giorno e decidiamo di sfruttarlo. Ci immergiamo con maschera pinne e macchina fotografica subacquea e ci dirigiamo verso destra per lo snorkeling più lungo fatto in questa spiaggia. I soliti meravigliosi pesci e nuovi coralli e tante meraviglie che questo mare racchiude. Torniamo dopo più di un’ora, un po’ stanchi e ci sdraiamo a goderci uno degli ultimi soli. Intanto sentiamo notizie che dall’Italia pare ci sia un’ allerta neve. Perciò a maggior ragione decidiamo di goderci questo sole meraviglioso, mitigato dalla solita brezzolina. Rientriamo per un veloce pranzo verso le 13. Finiamo le ultime provviste che avevamo in casa. Dopo pranzo torniamo a Donkey beach e ancora snorkeling e sole. Anche nell’ultima discesa nell’acqua Bonaire ci ha voluto regalare un’ultima sorpresa: ad un certo punto ci passano accanto 2 grossi pesci grigi con la coda gialla (assomigliavano a dei tonni), preludio dell’ultimo maestoso passaggio di un’enorme carangide (alla vista un incrocio tra un barracuda e un enorme branzino) che scivola via regale davanti ai nostri meravigliati occhi, perlustra un po’ le acque più basse (siamo comunque sui 6-7 metri) e poi ridiscende verso le profondità da dove era emerso. Purtroppo è giunta l’ora di rientrare. Doccia e poi i bagagli. Salutiamo le padrone di casa che ci hanno ospitato e poi si va verso l’aeroporto, consegna del Pick up che ci ha accompagnato in questa vacanza all’ufficio aeroportuale  Rent Car  di “Budget” (costo 490 $ per 11 giorni) e poi mestamente check-in e lunga attesa per il volo di rientro, che però si è svolto nelle modalità previste, con arrivo puntuale l’indomani ad Amsterdam, dove abbiamo trovato la neve ad attenderci e -6 gradi, con uno sbalzo termico di circa 35 gradi. Whaoo!!!!

Conclusione:
La vacanza nel complesso è stata bella. A Bonaire ci sono solo 2 spiagge (donkey beach e Lac Bay) per cui ciò limita un po’ e, specie nel periodo centrale della vacanza viene da chiedersi e adesso cosa facciamo …., ma alla fine abbiamo sempre trovato qualcosa. Abbiamo solo ripetuto Klein Bonaire, ma ne è valsa la pena perché con l’esperienza della prima volta abbiamo capito dov’era la zona giusta per fare uno snorkeling indimenticabile.
L’appartamento scelto, su consiglio dei diari di viaggio, a Belnem, si è rivelato buono, sia per la posizione strategica: vicino a 1 delle 2 spiagge praticabili dell’isola e vicino alla graziosa capitale Kralendijk con tutti i negozi quindi a portata di mano, sia per le dimensioni: entrata-soggiorno, con annesso salottino, cucinino, piccolo, ma vivibile, ampia camera da letto e un bel bagno, più piccoli giardini sul davanti e sul retro, il tutto per un prezzo di 580 $ a testa. Connessione wireless a Internet gratuita Non c’è stato una particolare cura dei cambi, solo gli asciugamani ogni 2/3 giorni, mai la carta igienica (dovevamo sempre chiederla) e mai le lenzuola. In più le pulizie ce le siamo fatte sempre noi.
Sicuramente con questo numero di giorni a disposizione, dovessi torneare indietro, ripartirei la vacanza spalmandola su 2/3 isole delle Antille Olandesi tra Bonaire (eccellente per lo snorkeling) Aruba (dicono per le spiagge, noi però non ci siamo stati) e Curaçao (dove c’è un compromesso fra le prime 2 però con più vita e più attrattive.
In ultimo la spesa: calcolando che abbiamo fatto il viaggio nel periodo di fine anno che notoriamente è uno dei più cari, abbiamo speso tutto compreso, ma proprio tutto, circa 3.300 € a testa