LA RECE DI FRANCESCA
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Naturalmente questa è
solo la mia versione...
L'appuntamento è fissato alle 20.30 di fronte
al Ristorante "Spirito DiVino" (Trastevere).
Io e Giorgio abbiamo appuntamento prima con Marco all'obelisco
dell'EUR per andare con una sola macchina.
Non ci troviamo subito e così accumuliamo un leggero
ritardo.
Ed io già penso a quando ho scritto a Stefano
(Steve) che sono una persona puntuale e a Max che sicuramente mi cazzierà.
Alle 20.30 siamo già in zona lungotevere, ma dobbiamo
ancora parcheggiare e a Roma, si sa, non è operazione da poco.
Telefoniamo subito a Max per avvertirlo del lieve ritardo.
Decidono di entrare e di aspettarci al tavolo.
Invece, grazie al fatto che è giovedì sera,
troviamo subito posto.
Ci dirigiamo di fretta verso il ristorante, ma un tipo
con la faccia scura ci apostrofa: "Bona sera, eh!"
"Ah! Lei guarda le macchine?" Gli dico io facendo l'indifferente.
"Embeh!" (Traduzione: E che te credi che c'è sto a fa' qua?)
Gli lascio 2 mila lire tanto per rabbonirlo e continuiamo
la corsa verso il ristorante.
Anche se andiamo di fretta non possiamo fare a meno di
notare quanto sia piacevole passeggiare per i vicoli della città
quando non sono invasi da orde di persone del sabato sera.
Ad un angolo una un'insegna della Madonna con tanto di
tettuccio ad ombrello, ad un altro l'edera che si arrampica intorno ai
lampioni e ne filtra la luce. Pietre antiche che escono fuori dagli intonaci
rovinati come a voler riottenere la giusta collocazione.
Balconi dai quali proviene una luce soffusa che illumina
i panni stesi su un filo come festoni. Roma, vissuta in queste ore della
sera e in questa perfetta tranquillità è davvero bella. Ha
un odore tutto particolare, che riconoscerei tra mille.
Arriviamo al ristorante e ci uniamo a Steve, Maria, Maeva,
Max e Cristina.
Maria ha una bella panciona e visto che ormai è
entrata nel nono mese ci sembra proprio che anche Maeva sia qui con noi.
Tra l'altro ogni tanto le sferra un calcio o ha il singhiozzo e così
partecipa anche lei alla conversazione.
Il posto è molto carino. Piccolo e curato. Dopo
i convenevoli e quattro chiacchiere preliminari, il proprietario ci illustra
antipasti e primi e c'è
davvero l'imbarazzo della scelta.
Devo dire che la gricia (una specie di amatriciana in
bianco, per capirci) è davvero notevole.
Al momento dei secondi, io, Giorgio e Marco optiamo per
un altro primo!
Il tutto accompagnato da una sola bottiglia di vino bianco
e da tante, tante caraffe d'acqua (spero che non ci ripudierete per questo!).
Stefano e Maria ci raccontano le loro peripezie nel pacifico:
dai bungalows sull'acqua con tutti i comforts a quelli spartani con neanche
acqua e luce, dove però, ci hanno detto, la compagnia era "abbondante"
(chiedete a loro).
Ci raccontano di Tonga, Fiji, Rangiroa, Bora Bora. Parliamo
un po' della Thailandia e con l'occasione ci diamo un appuntamento ancora
da definire per andare a mangiare al ristorante thai di fronte casa loro.
E così, parlando di viaggi, di matrimonio, di
cucina, di lavoro e di avventure, la serata vola via velocemente.
Maria ogni tanto esce a prendere una boccata d'aria.
Ad un certo punto non si sente bene e così decidiamo
di velocizzare un po' i tempi per darle la possibilità di fare una
passeggiata al fresco. Una crème brulée ed un clafoutis di
pere con cioccolato fuso sopra, entrambi squisiti, chiudono degnamente
il pasto. Il ristorante ha una caratteristica peculiare. Scendendo delle
scale un po' ripide si può visitare la cantina.
In realtà si tratta di uno dei luoghi di culto
ebraici più antichi. Era una sinagoga con tanto di pozzi per la
raccolta dell'acqua piovana utile per i lavacri prima dell'ingresso al
tempio. In questo luogo sono stati ritrovati l'Apoxiomenos
(sarà il nome giusto?) ed una delle 25 statue
equestri che Lisippo aveva scolpito su ordine di Alessandro Magno per commemorare
i generali greci caduti nella battaglia di Granico (334 a.C.)
Le mura sono perfettamente conservate. C'è un'umidità
fortissima ed una temperatura di 15°.
Facciamo qualche foto e ascoltiamo il racconto del proprietario
che con vera maestria ed entusiasmo ci spiega la storia di
questo luogo rapendo la nostra attenzione e quella degli
altri ospiti del ristorante. Torniamo di sopra.
Paghiamo il conto (del tutto onesto, devo dire) ed usciamo
a fare due chiacchiere fuori.
Stefano e Maria si dirigono verso casa. Noi cinque, invece
ce ne andiamo in un localino greco gestito da amici di Cristina chiamato
"Ouzerì". Scopriamo che è quasi chiuso e che c'è un
piccolo gruppo di greci che suona strumenti tipici e canta e beve guardandoci
incuriosito.
La musica avvolge tutto l'ambiente e sembra di essere
davvero in una taverna greca.
Beviamo una cosa alla salute di Marco, visto che ieri
è stato il suo compleanno e il suo onomastico insieme e così
si fanno quasi le due. Giorgio non fa che ricordare che alle 6 dovrà
alzarsi.
Io e Cristina cominciamo ad accusare la stanchezza e
così ci dirigiamo alle macchine.
Ci salutiamo, ripromettendoci di sentirci nei prossimi
giorni e già in macchina si parla della prossima possibile pappatoria
di fine Maggio.
Francesca Porcu