Appunti di Viaggio alle Maldive
E’ una realizzazione: SteveR On line da Gennaio 1999
APPUNTI DI VIAGGIO SULLE MALDIVE (Varie Isole degli Atolli ARI e MALE’)
FEBBRAIO 1999
Le
Maldive
sono
formate
da
circa
1500
isole
coralline
(divise
in
26
atolli)
di
piccole
dimensioni,
la
maggior
parte
disabitate,
immerse
in
uno
dei
più
bei
mari del mondo.
Forse
non
tutti
sanno
che
l’arcipelago
delle
Maldive
potrebbe
essere
considerato
uno
dei
territori
più
montuosi
al
mondo,
poiché
i
suoi
abitanti
vivono
sulla
cresta
di
un’antica
catena
vulcanica
che
si
estende
per
duemila
chilometri:
dalle
isole
Laccadive,
vicino
all’India,
alle
isole
Chagos,
a
sud
dell’equatore.
Questa
catena
supera
i
5000
metri
di
quota,
ma
tutte
le
montagne
sono
sommerse
dall’Oceano
Indiano
e
le
sue
vette
non
sono
innevate
😉
,
bensì
ricoperte da roccia corallina.
Il
turismo
è
concentrato
soprattutto
negli
Atolli
di
Malè
ed
Ari
a
Nord,
mentre
le
isole
più
a
Sud
sono
protette
e
vincolate
per
ragioni
naturalistiche
(ci
troviamo
in
un
parco
marino
protetto
).
I
pochi
abitanti
(
meno
di
250.000
)
concentrati
quasi
interamente
nell’unica
città,
la
capitale
Malè,
parlano
tra
loro
il
“divehi”
ma
è
largamente
diffuso
l’inglese
(
e
talvolta
nei
villaggi
turistici
l’italiano
).
Anche
se
la
moneta
corrente
è
la
rufyia
maldiviana,
sono
correntemente
usate
le
valute
estere
soprattutto
i
dollari
Usa
(
ma
anche
le
lire
italiane
).
La
religione
è
musulmana
(
setta
sunnita
),
quindi
sono
vietate
usanze
occidentali
come
il
consumo
di
alcolici,
o
l’uso
del
topless
ed
il
nudismo…ma
vedremo
più
avanti
che
questa
regola
non
è
poi
così
ferrea…
Senz’altro
sono
molto
ferrei
i
controlli
alla
dogana
per
quanto
riguarda
l’introduzione
di
droghe
(nel
passato
ci
sono
stati
italiani
condannati
all’ergastolo
per
pochi
semi
di
canapa
indiana
!
),
immagini
sacre
(
per
esempio
i
Buddha
comprati
nello
Sri
Lanka
),
riviste
pornografiche
(
ma
anche
riviste
mediche
con
nudi
di
donna
),
alcolici,
carne
soprattutto
di
maiale,
armi,
fucili
subacquei,
etc.
Tranne
che
per
generi
proibitissimi
come
le
droghe,
è
previsto
il
sequestro temporaneo e la riconsegna degli oggetti all’uscita dal paese.
La situazione sanitaria è molto buona…fate scorte di creme solari a protezione totale !
Mance:
obbligatorie,
vita:
cara
(
nei
villaggi
turistici
),
mare:
temperatura
da
vasca
da
bagno
!
(
27-29
gradi
),
clima:
periodo
migliore
da
Dicembre
ad
Aprile
(
25-32
gradi
con
piogge
molto
rare
),
i
restanti
mesi:
afa
e
possibilità
di
piogge
(
la
punta
massima
si
ha
a
Giugno-Luglio
)
con
mare
mosso
ed
acqua talvolta torbida.
Il
fuso
orario
ufficiale
è
di
quattro
ore
in
più
rispetto
l’Italia
(
durante
l’ora
solare
)
ma
ogni
villaggio
adotta
il
suo
fuso
locale
personalizzato
per
prolungare
le ore di sole ( ad esempio il mio stava a + 6 ore ).
Cucina:
quella
locale
è
semplice
e
debolmente
speziata,
a
base
di
pesce,
riso,
verdure,
uova,
frutta
tropicale
(
importata
soprattutto
dallo
Sri
Lanka
poichè
non
esistono
coltivazioni
per
motivi
di
spazio
)
e
tè,
ma
nei
villaggi
occidentali
troverete
anche
cucina
internazionale
ed
italiana
(
quindi
no
problem
per
bimbi e “bambocci” ! ).
Il corallo non si tocca ! mi raccomando !
Le
Maldive
è
uno
degli
ecosistemi
marini
più
a
rischio
del
mondo
per
l’effetto
serra
!
L’aumento
di
un
grado
della
temperatura
dell’acqua
ha
distrutto
nel
1998-9
buona
parte
dei
coralli
al
di
sopra
dei
15
metri
di
profondità
(
ma
non
i
pesci
colorati
!
)
e
l’innalzamento
dei
mari,
a
causa
dello
scioglimento
dei
ghiacci
sommergerà,
(
se
la
situazione
rimarrà
immutata
)
interamente
l’arcipelago
tra
30-40
anni
(
le
isole
sono
infatti
completamente
piatte,
al
massimo
uno-due metri di altezza )…abbiamo quindi poco tempo per vederle come oggi vengono descritte !
Presto subiranno la sorte degli atolli di Takuu nel Sud Pacifico 🙁
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La
nostra
avventura
Maldiviana
iniziò
dall’aeroporto
di
Colombo
(
Sri
Lanka
)
il
28
Gennaio
del
1999
con
un
volo
Air
Lanka
su
un
Atr
che
durò
poco
meno
di
due
ore
(
per
fortuna
dei
passeggeri
fu
breve…
dal
momento
che
l’unico
bagno
a
bordo
fu
occupato
dal
decollo
all’atterraggio
dal
secondo
pilota
equipaggiato di giornale ! ).
Arrivati
allo
scalo
internazionale
maldiviano
di
Hulule
(un
isola
che
funge
da
aeroporto
a
2
Km
di
mare
dalla
capitale
Malè)
ci
recammo
verso
la
dogana.
Subito
mi
meravigliai
di
trovare
delle
poliziotte
locali
donne
(tra
l’altro
carine)
per
giunta
senza
i
classici
abiti
castigati
musulmani,
nonostante
mi
trovassi
in un paese fortemente islamico.
Pensai: << forse qui la legge del Corano è seguita all’acqua di rose ! >> ma mi sbagliavo.
Infatti,
dopo
una
serie
di
domande
fatte
dalle
poliziotte,
su
che
cosa
avevo
in
valigia
(
alle
quali
meccanicamente
avevo
risposto
correttamente:
<<
no
Buddha,
no
alcol
!
>>)
mi
fecero
notare
attraverso
l’aggeggio
che
controllava
le
valige
con
i
raggi,
una
bella
sagoma
di
una
bottiglia
!
Seguì
l’apertura
del
bagaglio
senza
conseguenze.
La
bottiglia
che
portavo
con
me
era
infatti
solo
lo
squisito
miele
(
nettare
)
che
sgorga
dai
fiori
delle
palme
da
cocco
raccolto
artigianalmente
nello
Sri
Lanka.
Mi
fecero
un
po’
di
storie
però
quando
sfogliarono
le
riviste
di
mia
moglie
(
che
legge
durante
i
lunghi
voli
)
che
essendo
di
tipo
medico
riportavano
le
solite
pubblicità
dove
culi
e
tette
venivano
sfoggiati
alla
grande
anche
solo
per
reclamizzare
un
lassativo
o
un’acqua
minerale
! ( …come spiegarlo ad una poliziotta maldiviana ? )
Il
viaggio
proseguì
su
un
pulmino
che
ci
portò
nella
parte
“domestic
flying”
dell’aeroporto,
cioè
il
molo
dove
attraccavano
gli
idrovolanti
(
Maldivian
Air
Taxi
),
dei
Twin
Otter
turboelica
da
una
ventina
di
posti,
nuovi
e
ben
tenuti
che
con
al
massimo
mezz’ora
ti
portano
dappertutto
evitando
le
lunghe
ore
di
tragitto in mare ( per chi sceglie la scomoda soluzione della barca ).
Ci
si
può
spostare
anche
in
elicottero,
ma
sconsiglio…questi
ultimi
sono
vecchi
mezzi
russi,
in
uno
stato
pessimo
(
io
stesso
vidi
volare
elicotteri
arrugginiti
e con vetri rotti ! ), pare senza pezzi di ricambio da anni e che talvolta hanno causato tragedie…ma di questo ne parliamo più tardi.
Il
volo
fu
perfetto
e
molto
piacevole,
approfittai
per
fotografare
il
meraviglioso
paesaggio
si
presentava
sotto
di
noi:
una
distesa
azzurra
costellata
di
atolli
circolari
bianchissimi
con
al
centro
le
lagune.
Dopo
25
minuti
atterrammo
dolcemente
sul
mare
piatto
ed
attraccammo
al
molo
della
nostra
isola:
Kudafolhudhoo nell’atollo Ari presso il Nika Hotel .
Per
la
prima
volta
il
luogo
superava
in
bellezza
le
stesse
foto
riportate
sui
depliants.
L’isoletta
rispettava
in
pieno
tutti
i
canoni
del
sogno
tropicale:
dimensioni
di
pochissime
centinaia
di
metri,
sabbia
bianchissima,
mare
blu,
una
vegetazione
tropicale
con
palme
da
cocco
chine
sulla
spiaggia,
pesci
piccoli
e
grandi
coloratissimi
a
riva,
minisqualetti
a
vista,
calma
e
silenzio
totali,
sole
accecante.
Ricordai
che
l’ultima
volta
che
mi
trovai
in
uno
scenario
del
genere
fu
quando
mi
feci
fotografare
in
costume
dietro
il
mega-poster
tropicale
che
avevo
comperato
ed
attaccato,
molti
anni
prima,
nel
mio
salone
!
…della serie: “quando i sogni diventano realtà !”
Ritornai
bruscamente
alla
realtà
quando
ci
venne
incontro
una
ragazza,
che
spiegandoci
un
po’
tutto
quello
che
si
poteva
fare
nella
meravigliosa
isola
ci
consigliò
di
lasciare
ai
vari
ragazzi
delle
“valige”
almeno
cinque
dollari
Usa
di
mancia
!!!
(
ne
diedi
2
!
)
nonchè
un
certo
“gruzzoletto”
alla
fine
del
soggiorno
alle
varie
persone
dello
staff
!…<<ma
che
siamo
matti
?…non
sono
un
tirchio…anzi
sono
un
generoso
soprattutto
in
vacanza…ma
per
guadagnare 5 dollari in Italia mi tocca lavorare sodo un ora…altro che 60 secondi ! ( il tragitto dall’idrovolante al bungalow ! ) >>
Arrivati
alla
reception
consegnai
i
valori
ed
i
passaporti
nella
cassaforte
centrale
e
feci
conoscenza
con
il
padrone
della
struttura,
un
italiano
un
po’
bislacco
(
nelle
pubblicità
si
faceva
chiamare:
il
“sultano”
e
nella
“sua”
isola
spiccava
sul
pennone
la
bandiera
del
leone
di
S.Marco
!
)
che
viveva
alle
Maldive
da
decine
di
anni,
non
molto
simpatizzante
di
noi
“romani”
(
troppo
meridionali
!
),
ma
tutto
sommato
un
buon
Cristo
e
comunque
non
fu
un
problema:
nella
sua isola c’era tanta privacy ( infatti ci ri-andrei ! ) che passai l’intera vacanza senza incontrare nessuno, tranne che durante i pasti !
L’isola
era
veramente
bella,
molto
bella,
adatta
a
chi,
come
me,
piaceva
fare
delle
“vere”
vacanze
di
mare,
di
quelle
dove
ci
si
alza
all’alba
e
si
va
a
dormire
dopo
cena
a
contatto
con
una
natura
ancora
abbastanza
intatta,
lontano
dal
caos
e
dall’invadenza
della
gente.
Il
bungalow,
poi
era
meraviglioso
!
Ce
ne
erano
appena
27
(
il
mio
era
il
n.11
),
tutti
perfettamente
integrati
nella
natura
e
tutti
schermati
otticamente
tra
loro
dalla
vegetazione,
dotati
di
spiaggia
privata
e
“tratto”
di
mare
privato,
delimitato
da
muretti
di
sassi
(
era
infatti
impossibile
e
vietato
fare
il
giro
dell’isola
via
spiaggia
).
I
tratti
privati
erano
talmente
ampi
e
ben
divisi
dagli
altri
da
poter
stare
in
acqua
o
sulla
sabbia
senza
vedere
o
sentire
nessuno:
un
vero
paradiso…tant’è
che
chi
voleva,
praticava tranquillamente il nudismo !
Il
bungalow
era
ben
arredato
e
grande
(
ho
calcolato
ad
occhio
60-70
mq…come
casa
mia
!
e
c’era
persino
un
bungalow
più
grande
!
)
dotato
di
ampio
salone
che
dava
direttamente
sulla
spiaggia
(
a
meno
di
10
metri
dal
mare
!,
dotata
di
ombrellone
e
lettini
)
con
divani,
ventilatore
a
soffitto,
piante
ed
una
grande
nave
alla
parete,
una
bella
stanza
da
letto
arredata
in
stile
marinaro
con
tenda
antizanzare
(
non
servì
assolutamente
!
)
con
doppio
ventilatore
(
soffitto,
pavimento
)
e
con
davanti
una
serie
di
finestre
sulla
parete
circolare
che
una
volta
aperte
davano
l’impressione
di
dormire
su
una
nave
(
erano
tarate
in
modo
da
far
vedere
il
mare,
ma
non
la
spiaggia
)
ed
un
bagno
molto
originale
al
quale
si
accedeva
non
con
una
porta,
bensì
tramite
un
corridoio
a
“chiocciola”
!
(
vedi
anche:
http://www.hellomaldives.com/resorts/nika/index.htm
)
…inutile
dirvi
che
anche
il
bagno
era
gigantesco
con
mega
doccia
e
palmette
da
cocco
vere
all’interno
!
Tutto
molto
esclusivo…molto
di
gusto
e
molto
pulito
(
ogni
giorno,
con
la
massima
discrezione,
mentre
eravamo
in
acqua,
la
stanza
veniva
pulita,
le
lenzuola
cambiate
…l’unico
piccolo
neo:
qualche
scarafaggetto
sotto
il
lavandino,
giornalmente
“annientato”
dall’insetticida
spray
fornito
dalla
direzione
).
Tra
le
altre
dotazioni
della
stanza,
anche
un
telefono
e
delle
candele
(
ma
io
avevo
la
mia
“fida”
torcia
elettrica
)
per
i
fermi
di
corrente
praticamente
giornalieri
ma
molto
brevi.
Una
cosa
che
mi
fece
piacere
(
e
sfruttai
alla
grande
!
)
fu
la
possibilità
presso
la
reception
di
utilizzare
un
pc
collegato
ad
internet
con
il
quale
risparmiai
un
sacco
di
soldini
evitando
di
telefonare
(
5
US$
al
minuto
)
mandando
delle Email ( 2 US$ per messaggio ).
Ma
veniamo
alla
solita
“fantozziana”
(
ma
purtroppo
in
questo
caso
triste
e
non
tanto
per
me
!
)
vicenda
che
poteva
accadere
a
chiunque
in
vacanza.
Mentre
stavamo
gioendo
per
la
paradisiaca
sistemazione,
appena
posate
le
valigie,
squillò
il
telefono:
una
voce
tra
il
singhiozzante
e
l’incazzato
inveiva
e
piangeva all’apparecchio: erano i nostri cari !
Non
immaginammo
subito
cosa
fosse
successo
ma
pian
piano
capimmo
:
eravamo
partiti
dallo
Sri
Lanka
la
mattina
ed
eravamo
arrivati
alle
Maldive
con
i
soliti
ritardi
aerei.
Nel
frattempo
in
Italia
avevano
dato
in
Tv
la
notizia
di
una
coppia
di
romani
morta
a
causa
di
un
elicottero
precipitato.
La
notizia
era
stata
falsata
all’inizio
dicendo
che
si
trattava
di
un
elicottero
partito
da
Colombo
(
in
realtà
la
sfortunata
coppia
si
era
mossa
da
un
isola
maldiviana
per
recarsi
all’ospedale
di
Malè
a
causa
di
una
frattura
ossea
).
Purtroppo
l’ignoranza
può
giocare
brutti
scherzi:
mettete
il
fatto
che
eravamo
in
ritardo
e
che
avevano
tutti
già
tentato
di
telefonarci
in
stanza
senza
risultati,
aggiungete
il
fatto
che
i
nostri
genitori,
parenti,
colleghi
ed
amici
non
capiscono
(
perchè
non
sono
mai
usciti
dall’Italia
o
dall’Europa
)
che
in
un
viaggio
internazionale
è
normale
accumulare
anche
un
forte
ritardo,
aggiungete
il
fatto
che
per
tutti
loro
eravamo
l’unica
coppia
di
romani
e
forse
di
italiani
alle
Maldive
(
come
fossimo
in
spedizione
in
un
territorio
inesplorato
e
selvaggio
),
aggiungete
il
fatto
che
a
nessuno
è
venuto
in
mente
che
un
elicottero
difficilmente
avrebbe
fatto
una
tratta
così
lunga
dallo
Sri
Lanka
alle
Maldive
e
aggiungete
l’incredibile
fatto
che
nessuno
sapeva
bene
la
differenza
tra
un
idrovolante
ed
un
elicottero…tirate
due
somme
e
il
verdetto
fu:
sono
loro
!
e
sono
morti…senza dubbi !
Mia
madre
praticamente
svenne
cadendo
nella
più
grande
disperazione,
i
due
con-suoceri
si
misero
in
perenne
contatto
telefonico
perchè
la
speranza
”
è
l’ultima
a
morire”
e
l’ufficio
(
dai
colleghi
ai
dirigenti
)
sintonizzò
la
radio
sui
telegiornali
e
compose
varie
volte
il
numero
della
Farnesina,
la
quale
giustamente
non
rilasciò
per
telefono
i
nomi
degli
sfortunati
turisti,
bensì
potè
solo
escludere
i
nostri
!
Chiarito
l’equivoco,
tutta
l’apprensione
accumulata
si
scaricò
per
settimane
e
mesi
su
di
noi,
“sciagurati
ed
incoscienti
avventurieri
dell’ignoto”
!
Non
vi
dico
cosa
ci
dissero
quando
dopo
due
mesi
partimmo
per
l’Egitto
prenotando
contemporaneamente
per
l’estate
Seychelles
e
Mauritius
(
avevamo
deciso
di
passare
almeno
due
anni
da
leone
!
…e
di
cambiare
un pò aria ! )
Ripresi
con
difficoltà
dall’impatto
iniziale…ci
buttammo
in
acqua.
Che
ricca
snorkellata
!
Praticamente
a
riva,
iniziava
una
serie
di
corridoi
di
corallo
(
in
parte
morto…in
parte
ancora
vivo,
colorato
di
rosa
e
di
azzurro
)
pieno
di
pesci
di
ogni
tipo
(
nonostante
l’acqua
fosse
alta
meno
di
due
metri
)
che
seguirono
il
nostro
nuoto.
In
particolar
modo
ricordo
un
grande
pesce
Balestra-Titano,
dai
possenti
denti,
che
si
fece
accarezzare
ed
uno
squaletto
pinna
nera
di
mezzo
metro
che
ci
seguì
tutti
i
giorni
molto
incuriosito
!
Immediatamente
dopo
il
bagno-asciuga
c’era
anche
la
tana
di
una
murena
gigante
di
un
paio
di
metri
!Ma
il
meglio
venne
ad
una
ventina
di
metri
dalla
riva,
al
reef,
che
scendeva
bruscamente
a
30
metri
e
sul
bordo
del
quale
brulicava
nella
limpidissima acqua un “ingorgo” trafficato di vita !
Se
poi
volevo
essere
sommerso
totalmente
dai
pesci
(
alcuni
molto
grandi
come
enormi
pappagalli
oltre
che
balestra
)
bastava
portare
po’
di
pane
(
lo
sò,
non
è
molto
ecologico…ma…
)
utilizzando,
per
non
bagnarlo
durante
il
breve
percorso
sino
alla
barriera,
la
ciotola
di
plastica
galleggiante
che
si
trovava
all’entrata del bungalow ( serviva per pulirsi i piedi dalla sabbia immergendoli nell’acqua prima di entrare in salone ).
Inutile descrivervi nel dettaglio la fauna: basta guardare le foto !
Che
bello,
dopo
tanto
girare
culturale
nello
Sri
Lanka
(
consiglio
),
riposarsi
al
dolce
far
niente
di
un’isola
così
tranquilla…sentii
il
sole
ricaricarmi
le
batterie
!
La
sera
mangiammo
in
riva
al
mare
un
ottimo
menù
a
base
di
cucina
locale
(
la
preferisco
)
ed
ottima
cucina
italiana
(
addirittura
la
pasta
era
Barilla
!
)
,
birra o vino ( sconsiglio quest’ultimo per l’altissimo prezzo ), facemmo una passeggiata all’interno dell’isola e poi…a nanna.
Per la prima volta mi sembrò di essere più turista che viaggiatore ( ma in fondo mi sbagliavo )…ma era così piacevole !
L’isola
non
offriva
alcuna
animazione
diurna
o
notturna
(
proprio
come
cercavo
io
!
)
ad
eccezione
di
qualche
serata
dedita
al
voler
spennare
(
ma
con
me
non
attaccò
)
a
tutti
i
costi
i
villeggianti
(
consapevoli
)
tipo
la
“serata
dei
canti
dei
pescatori”
(
con
mance
),
la
serata
“bingo”
e
le
molte
serate
di
“corsa
dei paguri” ( scommesse ).
Ma la bellezza del Nika fu proprio la assoluta libertà di scelta del proprio modo di “vacanzare” !
Al
centro
dell’isola
vi
era
l’unico
viottolo,
immerso
nel
verde
che
univa
il
molo
d’attracco
con
il
ristorante,
passando
per
le
stradine
di
accesso
all’entrate
posteriori
dei
bungalows.
Lungo
il
viottolo
c’era
anche
una
grande
vasca
contenente
piccole
testuggini
e
carancidi
(
tonnetti
)
adulti.
La
costruzione
forse
più
curiosa
che
incontrai
fu
la
moschea,
una
costruzione
piccola
ma
completa
nelle
sue
parti
composta
da
una
stanza
per
pregare
e
la
“classica
torre”,
sembrava
una
miniatura
!
Mi
spiegarono
che
era
stata
costruita
per
il
personale
interno
al
villaggio
che
per
poter
lavorare
l’intera
giornata
sull’isola
aveva
bisogno
di
un
luogo
di
culto
per
pregare
alle
ore
prestabilite.
Non
entrai
per
rispetto,
nè
feci
fotografie
ma
volli
sbirciare
da
lontano.
L’interno
era
bianco
e
spoglio, arredato solo con una piccola libreria.
Ho
sempre
ammirato
dell’islamismo
la
mancanza
di
simboli,
immagini
sacre,
quadri,
statue,
raffigurazioni
e
quant’altro
possa
rimandare
ad
un
culto
(
come
accade
ad
esempio
nell’adorazione
dei
nostri
santi
cristiani
),
che
talvolta
assomiglia
più
ad
un
politeismo
che
ad
un
monoteismo.
Un’altra
cosa
che
ammiro
in
questa
religione
(
che
non
per
questo
condivido
)
è
la
grande
percentuale
di
praticanti
effettivi,
nonostante
la
preghiera
richieda
un
certo
impegno
quotidiano.
Una
religiosità
che
noi
cristiani
abbiamo
perso
da
molto
tempo.
La
“preghiera
rituale”
è
uno
dei
cinque
pilastri
dell’Islam,
una
delle
regole
sacre
di
Maometto.
Un
rito
che
coinvolge
l’intero
corpo
ad
iniziare
dalle
“abluzioni”
(
il
lavaggio
del
corpo,
essenziale
per
un
musulmano,
prima
di
rivolgersi
a
Dio
)
fino
alla
testa,
china
sul
tappeto,
il
tutto
stando
seduti
in
ginocchio,
a
piedi
nudi,
in
direzione
della
Mecca
nel
massimo
raccoglimento
interiore…
Il
giorno
seguente
demmo
un’occhiata
alla
lista
delle
escursioni
:
escursioni
di
diving,
escursioni
di
pesca
d’altura
(
il
pesce
pescato,
soprattutto
enormi
tonni
e
cernie
veniva
esposto
come
un
trofeo
appeso
vicino
la
spiaggia
e
poi
cucinato
nel
ristorante
),
escursione
alla
capitale
Malè,
escursione
al
villaggio
dei pescatori, escursione all’isola Honey-Moon ( gratuita per i neo-sposetti )…scegliemmo di fare subito quest’ultima !
Il
nome
era
tutto
un
programma:
così
la
mattina
dopo,
un
“dhoni”,
la
tipica
imbarcazione
di
legno
maldiviana
dalla
caratteristica
prua
a
scimitarra,
ci
portò
nell’isolotto
disabitato
di
fronte
(
circa
10
minuti
)
chiamato
Nathiveri
Finolhu,
ma
ridenominato
(
come
tutti
gli
isolotti
di
fronte
alle
isole-hotel
):
Honey-
Moon.
L’isolotto
era
in
realtà
una
striscia
di
sabbia
in
mezzo
all’oceano,
senza
costruzioni
e
dalla
vegetazione
bassa
e
rada.
Fummo
portati
e
lasciati
lì,
soli
come
Adamo
ed
Eva,
con
acqua
minerale
ed
ombrellone,
per
poi
essere
ripresi
dopo
un
paio
d’ore.
Capite
da
soli
cosa
si
fa
normalmente
in
queste
circostanze…anche per rispetto della antica tradizione maldiviana di post-cerimonia matrimoniale.
La
consiglio
a
tutti
coloro
che
non
hanno
mai
provato
(
…ma
anche
a
quelli
che
hanno
provato
!
)
a
fare
l’amore
in
santa
pace
sulla
spiaggia,
nell’acqua,
sui cespugli, sotto l’ombrellone, sotto il sole…ehm !…penso di aver reso l’idea !
Al ritorno i pescatori ci offrirono un corroborante cocco ( avremmo preferito uno zabaione ! ).
Volò,
ahimè
veloce!,
la
settimana,
nel
relax
e
nella
massima
spensieratezza
!
…una
vacanza
che
consiglio
però
solo
alle
coppie
più
rodate
e
romantiche
poichè se non si è in perfetta sintonia si rischia di scoppiare !
Io
e
mia
moglie
passammo
una
delle
più
dolci
vacanze
tra
un
bagno
di
sole
ed
una
snorkellata
(
portatevi
dall’Italia
le
macchinette
fotografiche
subacquee,
anche
solo
usa
e
getta
!!!
),
in
perfetto
accordo
sia
tra
noi
che
con
la
natura.
Di
giorno
si
stava
in
spiaggia,
magari
all’ombra
di
una
palma
(
che
ci
forniva
talvolta
un
self-cocching
)
guardando
le
pinne
dei
pesci
agitarsi
sulla
superficie
del
mare,
le
piccole
iguane
guizzare
tra
la
vegetazione
ed
i
pipistrelli giganti ( volpi volanti ) diurni volteggiare tra gli alberi, mentre al tramonto si assisteva al pezzo migliore della giornata.
Bisogna
provare
per
poter
capire
le
sensazioni
di
pace
che
provammo
al
tramonto,
in
spiaggia,
nel
silenzio
più
assoluto,
con
un
mare
piattissimo
e
zitto
come
un
laghetto
di
montagna,
osservando
il
caleidoscopio
di
colori
all’orizzonte
ed
annusando
il
profumo
della
salsedine
nell’aria
!
La
suggestione
aumentò
quando
il
silenzio
venne
spezzato
dai
canti
lenti
e
continui,
quasi
delle
nenie,
delle
preghiere
dei
musulmani
che
risuonavano
nell’aria,
provenienti da lontano, dalle isole dei pescatori.
…chiaramente prima del calare del sole ( anzi talvolta durante ) facevo sempre l’ultimo snorkeling della giornata !
La
mattina
presto,
invece,
ci
veniva
a
trovare
tutti
i
giorni
un
grande
airone
che
praticamente
incollato
a
noi,
aspettava
il
momento
in
cui
distribuivamo
(
da
riva
)
il
pane
ai
piccoli
pesci
per
poterli
acchiappare
(
una
perfetta
simbiosi
uomo-uccello
:-
)Prima
di
andare
via,
prenotammo
la
gita
a
Malè,
la
capitale,
per
poter
vedere
uno
scorcio
meno
turistico
della
vita
maldiviana.
Fu
costosetta
(
65
US$
cadacranio
)
ma
ne
valse
la
pena
sia
perchè
fu
interessante,
sia
perchè
ci
occupò
il
lungo
tempo
che
avremmo
altresì
dovuto
passare
all’aeroporto:
infatti
la
mattina
presto
lasciammo
la
stanza
e
dovemmo partire dal Nika, mentre il nostro volo per Dubai-Italia era previsto per le 2,15 di notte !
Partimmo
dunque
la
mattina
dal
Nika
con
il
comodo
Maldivian
Air
Taxi
(
l’
idrovolante
bianco-rosso
o
tutto-giallo
)
facendo,
per
nostra
fortuna,
scalo
intermedio
in
un
villaggio
di
pescatori.
Approfittai
per
dare
un’occhiata
nel
paesino
dalle
case
basse,
visto
che
durante
la
permanenza
non
avevo
fatto
l’escursione.
Riprendemmo
il
viaggio
per
l’aeroporto
internazionale.
Qui,
dopo
aver
preso
un
pulman,
salimmo
su
un
“dhoni”
che
con
il
mare
non
proprio
calmo ( anzi mosso ) ci portò nella capitale Malè a circa 2 km dall’aeroporto.
L’isola ( lunga al massimo due chilometri ) che contiene la capitale, è praticamente interamente costruita ed è l’unica città delle Maldive.
Nonostante
fosse
piccola
ed
avesse
poche
strade,
sul
lungomare
facevano
avanti
ed
indietro
(
ce
l’avete
presente,
nei
nostri
paesi,
quei
corsi
che
la
domenica
si
animano
di
persone
che
passeggiano
avanti
ed
indietro
?
)…delle
grandi
automobili
giapponesi
nuove,
guidate
da
ragazzi
che
a
passo
d’uomo
sfoggiavano
tutti
i
mega-watt
di
potenza
delle
loro
autoradio
!
Il
resto
della
città
era
il
regno
delle
biciclette.
Nella
gita
era
compresa
nel
prezzo
una
sosta
di
qualche
ora
presso
un
hotel
diurno.
Approfittammo
dunque
per
schiacciare
un
pisolino
prima
della
visita
vera
e
propria
e
per
lasciare
in
custodia
il
bagaglio.
Il
pomeriggio
una
guida
in
lingua
quasi-inglese
ci
venne
a
chiamare
per
iniziare
il
giro…ovviamente
a
piedi.
La
città
si
mostrò
in
tutta
la
su
veridicità.
Molto
suggestivo
fu
il
mercato
del
pesce
(
che
come
molti
mercati
orientali
era
animato
anche
la
notte
)
rifornito
a
tutte
le
ore
dal
vicino
molo.
Il pesce veniva accatastato in terra ( l’olezzo era veramente forte ! ed il pericolo di scivolare sul sangue pure ! ), soprattutto tonni e barracuda.
Fu
bellissimo
assistere
(
e
poter
fotografare
)
tra
la
calca
generale
dei
commercianti,
l’arte
del
pulire
il
pesce…una
velocità
e
precisione
impressionanti.
Il
giro
continuò
la
sera
nel
mercato
coperto
ortofrutticolo;
anche
qui
notai
la
quantità
e
la
varietà
di
frutta
tropicale
importata
e
la
semplicità
e
cordialità
della gente che ad ogni nostra domanda ci regalava il cocco da bere, il frutto dell’albero del pane da mangiare, la spezia da annusare…
Molto
caratteristico
fu
anche
il
mercato
scoperto
dove
vendevano
di
tutto…purtroppo
in
un
cartone,
un
vecchio
vendeva
persino
le
uova
di
tartaruga
da
mangiare ! Gli stretti vicoli interni brulicavano di negozi, negozietti e bancarelle.
Immancabile
la
sosta
al
negozio
di
souvenirs
(
compare
della
guida
)
dove
a
prezzo
senz’altro
più
ragionevole
che
al
villaggio
turistico
si
poteva
acquistare
di
tutto
(
contattare
prima,
naturalmente
)
in
qualsiasi
valuta,
lire
italiane
comprese
!
Notai,
anzi,
all’entrata,
sopra
la
cassa,
un
poster
della
Juventus
!
(
scommetto
messo
appositamente
per
far
sentire
più
a
loro
agio
i
clienti
italiani
più
spaesati
!
)
Parlai
a
lungo
con
la
guida.
Innanzitutto
gli
chiesi
come
mai
in
giro
non
vedevo
donne
e
mi
rispose
in
inglese
:
<<
…e
dove
dovrebbero
andare
le
donne
?
stanno
felicemente
a
casa
!
>>
…allora
continuai:
<<
ma
non
ne
vedo
neanche
una
alla
finestra
!!!
>>
e
l’uomo
mi
rispose
<<…e
cosa
dovrebbero
vedere
?
Le
nostre
donne
sono
più
fortunate
delle
vostre
!
A
noi
uomini
tocca
lavorare
tutto
il
giorno
principalmente
come
pescatori
e
stare
in
mezzo
al
tanfo
del
pesce,
mentre
le
nostre
donne
si
“limitano”
a
cucinare
la cena che portiamo a casa ( il pesce ) e lavare i nostri abiti ( puzzolenti )…meglio di così, una vita di relax, senza preoccupazioni ! >>
A
questo
punto
fui
bersagliato
di
domande
sulla
vita
degli
italiani
e
quando
seppe
che
venivo
da
Roma
disse
con
vanto
culturale
:
<<
ahhh…la
città
del
Papa…del
Papa
americano
!
>>.
Cercai
di
spiegargli
che
era
polacco…ma
non
capì,
ripetendo
:
<<
I
know
that
your
pope
is
not
Italian
but
American…I
know…I know !!! >>
L’escursione
continuò
all’antico
cimitero,
dove
le
lapidi
a
seconda
se
si
trattava
di
uomini
oppure
di
donne
avevano
una
forma
diversa
(
quelle
degli
uomini
avevano
una
protuberanza
in
cima
)
sino
alla
moschea
di
Hukuru
Miskiiy
(
che
però
potemmo
ammirare
solo
dall’esterno
e
nel
piazzale
perchè
l’ingresso
era vietato agli “infedeli” ). Poi passammo al centro islamico Masdjid-al-Sultan Mohammed Thakurufaanu-al-A-z-am che può ospitare sino a 5.000 devoti.
Un’altro
edificio
che
vedemmo
dal
di
fuori
fu
il
palazzo
presidenziale
(
con
guardia
armata
),
il
Mulee-Aage,
fatto
costruire
dal
sultano
Shamsuddeen
III
per suo figlio, immediatamente prima della prima guerra mondiale.
Altri
luoghi
di
interesse
furono
il
parco
pubblico
del
Sultano,
rimanenza
di
una
grande
villa
appartenente
all’ultimo
sultano
e
distrutta
con
l’avvento
della
repubblica, con l’annesso museo nazionale contenente anche oggetti buddhisti del periodo pre-islamico.
La
sera
ci
portarono
in
un
ristorante-bar
all’aperto
e
poi
ci
accompagnarono
via
mare
all’aeroporto
dove
(
facendoci
saltare
una
lunghissima
fila
)
ci
fecero
il check-in, pagarono la tassa di uscita ( 20 dollari Usa ) e ci salutarono…