HAWAII:  I TROPICI A STELLE E STRISCE

Aprile 2006

di Manuela Campanale [email protected]

Mi ero detta tante volte che le Hawaii non mi interessavano per niente, che non le avrei mai visitate… ed infatti eccomi qui sul volo Seattle-Honolulu… Sono ormai passate diverse ore da quando ci siamo imbarcati a Venezia per Seattle via Amsterdam. Tra l’altro, all’epoca, ad Amsterdam tutti i passeggeri diretti verso gli USA, prima di imbarcarsi venivano sottoposti ad un interrogatorio abbastanza lungo e minuzioso in cui era chiesto, tra l’altro, chi aveva fatto le valigie, quali erano i motivi del viaggio ecc. ecc. La rotta seguita dall’aereo è quella polare, sulla Groenlandia e sul Canada per cui, dato che il cielo è sereno e l’aria limpida, si vede benissimo il paesaggio sottostante che non è molto vario perché ci sono solo distese di neve e ghiaccio. Anche il pack si nota con precisione.  Atterriamo alle otto di sera e appena usciti dall’aeroporto il mio primo e anche unico impulso è quello di prendere un aereo per ritornare subito a casa… Trovo Honolulu decisamente bruttissima: decine di grandi hotels con almeno una trentina di piani, vita notturna sfrenata, purtroppo sembra di essere a New York, non certo su un’isola del Pacifico! Che brutto! Meno male che domani si parte per Kauai, penso, mentre sono tristemente seduta nel Waikiki Shattle che per 8 $ a testa porta tutti nei rispettivi alberghi! Il nostro Hotel, l’Aqua Coral Reef è un’altro capolavoro dell’orrore, ma pazienza, dobbiamo passarci solo una notte. Notte che passo divorata dai rimorsi, pensando a quanto sono stata stupida a lasciarmi invogliare dal basso costo del biglietto aereo (A/R da Venezia 950 €) e a mettere ancora una volta da parte il mio sogno di visitare la Nuova Caledonia…

Ma, come comunemente e banalmente si dice, “domani è un altro giorno”, ed il mattino successivo infatti prendiamo di buon’ora il nostro taxi per l’aeroporto. Alle 8 infatti abbiamo il volo per Lihue sull’isola di Kauai, con Aloha Airlines. Siccome arriviamo con largo anticipo e abbiamo una lunga attesa da fare, ce ne stiamo all’aperto perché nelle aree di imbarco c’è una temperatura glaciale a causa dell’aria condizionata mal regolata e ci scoccerebbe inaugurare la vacanza con una polmonite. All’esterno invece la temperatura è molto piacevole, saranno 26 gradi e non c’è umidità. Mentre gironzoliamo all’aperto incrociamo diverse persone che si possono veramente definire “grandi obesi” e ci rendiamo conto del vero significato del termine. Solo alle Tonga, forse, ho visto tante persone così deformate dal grasso, in Italia di certo io non ne ho quasi mai incontrate. Vediamo alcuni tipi, giovanissimi tra l’altro, che hanno le gambe talmente sformate da non riuscire quasi a camminare, si muovono come Frankestein, peseranno tranquillamente almeno 200 kg. A parte il fattore estetico che può essere anche secondario, deve essere veramente terribile vivere in quelle condizioni, dato che vengono precluse molte attività, svolte di solito normalmente. Entriamo nella sala imbarco all’ultimo minuto per evitare il congelamento. Il volo dura solo mezz’ora e, per fortuna, Lihue è tutta un’altra cosa rispetto a Honolulu. Noleggiamo subito un’auto alla Thrift e ci avviamo verso il B&B prenotato dall’Italia, l’Honua Lani Gardens (www.honualani.com, [email protected]) che si trova nella parte nord-est dell’isola, vicino a Kapaa. La strada è piuttosto trafficata ed ha diverse corsie, ci rendiamo conto da mille cose che siamo negli USA e non in un’isola incontaminata, ma se non altro non c’è la confusione che abbiamo visto a Honolulu. Raggiungiamo il nostro piccolo hotel e scopriamo con gioia di aver affittato un appartamentino davvero delizioso, con pavimento, pareti e soffitto in legno, con un arredamento molto curato. I proprietari, Victor e Jacqueline, sono simpatici e ci accolgono con gentilezza.

Per inciso: anche stavolta ho organizzato tutto da sola basandomi come sempre sulle indicazioni della guida Lonely Planet e visitando vari siti internet. Il migliore a parer mio è Alternative-Hawaii (www.alternative-hawaii.com) in quanto consente di avere un elenco dettagliato delle strutture presenti sulle varie isole e divise per categorie. E’ stato comunque abbastanza difficoltoso trovare degli alloggi carini e con un prezzo contenuto, in quanto le Hawaii sono soprattutto una meta scelta da Americani ricchi che non badano a spese e a cui piace fare un certo tipo di vacanza che è esattamente agli antipodi di quello che piace a me. La mia scelta alla fine è ricaduta su una serie di B&B in cui ci siamo trovati benissimo, molto funzionali, ben organizzati, pulitissimi e che consiglio vivamente a chi non vuole rinunciare alle comodità senza però spendere inutilmente cifre da capogiro. In questo racconto troverete tutti i riferimenti per poterli contattare direttamente. In tutti i posti il rapporto qualità prezzo era elevato e ci siamo trovati ovunque molto bene sotto tutti i punti di vista.
Un secondo problema che ho incontrato nell’organizzazione di questo viaggio è stata la prenotazione dei voli interni in quanto, non essendo in possesso di una carta di credito emessa negli USA, non potevo prenotarli direttamente né dal sito internet dell’Aloha Airlines né da quello dell’Hawaian Airlines. Inoltre, alcuni siti che normalmente utilizzo come ad esempio Expedia, mostravano dettagliatamente gli orari di tutti i voli interni delle varie compagnie aeree ma, di fatto, poi non c’era nessuna possibilità di prenotarli. Alla fine, dopo un bel po’ di tentativi infruttuosi ho prenotato tutti i nostri voli alle Hawaii attraverso il sito internet www.travelocity.com ed i biglietti mi sono stati recapitati direttamente a casa nel giro di un paio di giorni senza nessun problema.

Dopo aver sistemato le nostre cose in camera, saliamo in auto e andiamo a cercare una spiaggia che ci piaccia. Ci fermiamo ad Anahola Bay, ma appena stesi al sole arriva un’ondata di nuvole a coprire il cielo. Proviamo allora a spostarci verso nord, ma le spiagge che troviamo sono tutte abbastanza deludenti, il mare è grosso e c’è vento, infatti ci sono parecchi surfisti, ma per noi che vogliamo solo rilassarci non è certo il massimo. Arriviamo fino alla cittadina di Princeville dove c’è un’enorme campo da golf (e io DETESTO i campi da golf!), non prima di esserci fermati a fotografare il faro di Kilauea che si trova su un promontorio. Ritorniamo che è ormai buio, facciamo un po’ di spesa in un supermercato e, raggiunto il nostro appartamento, riscaldiamo nel microonde il pollo arrosto con le patatine appena comprati.

Il giorno seguente, dopo un’abbondante colazione preparata da me, andiamo verso sud, fino a Waimea alla ricerca della spiaggia di Polihale che si trova ad ovest dell’isola. Da Tekaha ci si inoltra in mezzo alle canne per cinque miglia, bisogna stare attenti all’indicazione perché non è facile vederla. La strada è sterrata per cui ci si impiega ben una quarantina di minuti per percorrerla. Finalmente raggiungiamo la spiaggia che è famosa anche per essere la più lunga dell’isola. Non si può certo dire che la spiaggia ed il mare siamo brutti, tutt’altro, ma non mi colpiscono particolarmente. Ho visto spiagge ben più belle e nella mia vita ed anche il mare non mi incanta.

La spiaggia di Polihale si trova a ridosso della montagna e si estende per cinque miglia, almeno stando a ciò che dice la guida. Splende il sole e ci renderemo conto nei giorni successivi che qui è praticamente sempre così: la parte est dell’isola è continuamente piena di nubi, mentre a sud ed a ovest c’è sempre il sole.
Restiamo in spiaggia fino alle 4 del pomeriggio stesi al sole e gironzolando un po’. Mangiamo i panini comperati in un supermercato lungo la strada ma, orrore, sono carichi d’aglio ed entrambi odiamo l’aglio. Ce ne andiamo solo quando comincia ad alzarsi un gran vento che solleva un sacco di sabbia. La strada è piuttosto lunga e alla fine siamo in hotel solo dopo due ore. Nell’attraversare la zona centrale di Lihue prendiamo tutta una serie di acquazzoni, uno dietro l’altro ed è effettivamente buffo constatare come ogni parte dell’isola sia caratterizzata da tanti microclimi uno diversissimo dall’altro. Addirittura, la palude di Alakai, situata nel centro dell’isola, è considerata il posto più umido del mondo e pare che lì piova per 365 giorni all’anno. Che spasso per una che detesta la pioggia! Non ci facciamo mancare una divertente e coloratissima granita presa lungo la strada a Waimea e ci fermiamo poi al supermercato a comperare qualche cosa per la cena.

Il mattino seguente ci svegliamo presto e decidiamo di passare parte della giornata a Kekaha beach, a sud. Per evitare di incappare ancora nei panini all’aglio, questa volta ci comperiamo delle belle insalate miste con cubetti di formaggio o prosciutto che al supermercato vendono in comodi contenitori sigillati in cui c’è pure il condimento. Raggiunta la spiaggia, ci stendiamo al sole e rimaniamo in ozio sotto un sole cocente mitigato però da della provvidenziale arietta. Siccome è piuttosto noioso stare tutto il giorno in spiaggia, quando sono le due del pomeriggio decidiamo di andare a vedere il famoso Canyon di Waimea che si trova all’interno dell’isola. Si raggiunge deviando verso sinistra non appena si raggiunge la cittadina di Waimea. Il canyon è abbastanza esteso, 22 chilometri di lunghezza e uno di profondità ed è chiamato “il gran canyon del Pacifico”. Dalla strada, oltre al canyon, si possono vedere da lontano anche delle cascate, le Waipoo falls. Salendo ancora con l’auto verso il Kokee State Park si trova il belvedere di Kalalau dal quale si ha una fantastica veduta dall’interno sulla famosissima e splendida Na Pali coast

dove sono state girate alcune scene di Jurassic Park e del film King Kong. Devo dire che se fino a quel momento, per quanto riguarda le spiagge e il mare, Kauai non mi aveva per niente colpito, anzi, mi aveva notevolmente deluso, per quanto riguarda le zone rimaste selvagge dell’interno è sicuramente una delle isole più belle che abbia mai visto. Andiamo ancora avanti e proseguiamo il giro. Ci fermiamo in prossimità di un ristorante. Lungo la strada ci sono tantissimi fiori spontanei che non avevo mai visto prima, alcuni dei quali veramente bellissimi. Perdo un buon quarto d’ora a fotografarli tutti, sia con la macchina fotografica che con il telefonino. Torniamo verso l’hotel, come al solito, quando si raggiunge Lihue il cielo si ricopre di nuvole e comincia a piovere in modo fastidioso. Vediamo tutta una serie di arcobaleni e le piogge si alternano a sprazzi di sole nel giro di pochi minuti. Ceniamo in casa con dei cannelloni nemmeno tanto malvagi.

Martedì 18 Aprile alle 8.00 siamo già in strada, pronti per la nostra giornata in giro per l’isola. Come prima cosa andiamo a vedere due cascate: quelle di Opaeka’a sono le prime che troviamo lungo la strada e si vedono un po’ in distanza mentre le seconde, quelle doppie di Wailua, sono decisamente molto più belle e si possono vedere anche molto da vicino.

Inoltre la strada che permette di raggiungerle è stretta e abbastanza dissestata per cui sono pure poco frequentate (i pullman ad esempio non riescono a raggiungerle). Finita la visita alle cascate ci dirigiamo verso sud a Kekaha beach dove passiamo gran parte della giornata. Nel pomeriggio torniamo verso nord, est alla ricerca di Anini beach che, secondo la guida, è molto bella ed ha una laguna. Ci fermiamo però prima lungo la strada a Ele’ele per prenotare un’escursione per il giorno seguente infatti vogliamo rivedere la famosa Na Pali coast, ma questa volta dal mare. Fissiamo l’escursione e constatiamo che, pur essendo solo per poche ore, è piuttosto costosa perché viene 99 $ a testa.
Raggiungiamo Anini beach che è ormai tardo pomeriggio. Effettivamente il mare è calmo, ma l’acqua non è né turchese né trasparente ed anche la spiaggia non è degna di nota. Come al solito il cielo è pieno di nuvole e comincia anche a piovigginare. Torniamo verso l’hotel che raggiungiamo non prima i esserci fermati a fotografare uno splendido tramonto.

Il mattino seguente, prima di iniziare il nostro solito giro, facciamo due passi ed andiamo a vedere il giardino di cui Victor e Jacqueline ci hanno tanto parlato. Si percorre una stradina interna e lo si raggiunge in tre minuti. Non ci sono parole per descrivere questo piccolo parco: laghetti pieni di ninfee e popolati da rane toro, fiori bellissimi, piante rare, insomma definirlo giardino è davvero restrittivo perché è un piccolo paradiso (neanche tanto piccolo). Saliamo in auto e torniamo a sud, nella nostra solita spiaggia di Kekaha. Non è che non ci siano spiagge più vicine, è che solo a sud c’è la certezza di trovare una intera giornata di sole, a nord e ad est, nei posti più vicini a noi, è facile che il tempo cambi repentinamente e che si debba passare una mattinata sotto le nuvole per non dire sotto la pioggia. Verso le due del pomeriggio torniamo ad Ele’ele, dato che la partenza per la Na Pali coast è prevista da lì. Alle 14.30 salpiamo con un bellissimo catamarano, non siamo molti, ci saranno circa una ventina di persone oltre a noi. All’uscita dal porto, poco dopo aver iniziato la navigazione, notiamo come il mare si stia rapidamente ingrossando e di come le onde che ci vengono incontro ci facciano saltare non poco. Noi ci mettiamo nel piano più basso, a livello del mare e facciamo bene in quanto le persone che sono rimaste sul ponte in alto nel giro di pochi secondi si trovano letteralmente lavate, a causa degli spruzzi d’acqua. Sembrerebbe andare tutto bene, noi non siamo stati raggiunti nemmeno da una goccia d’acqua, ci stanno servendo bibite e salatini molto stuzzicanti, quando una signora inizia a stare male e a vomitare, per cui viene dotata di apposito “sacchettino” e spedita a poppa. Sto appunto dicendo a mio marito come sia possibile che una persona stia male per così poco, quando lo vedo sbiancare e subito dopo mi dice che anche lui sta male e ha nausea… risultato: viene spedito pure lui a poppa con il suo sacchettino… seguito a ruota da un’altra serie di pappemolli. Che strazio!!!! Io invece continuo a mangiare i miei salatini e a gustarmi il panorama che comincia a diventare bellissimo. Unico neo: si fa fatica a stare in piedi per cui bisogna tenersi saldamente. Risulta quindi difficile fare delle belle foto alla costa, considerando anche il fatto se ci si sposta sul corrimano del catamarano entrano secchiate d’acqua per cui si rischia di lavare la macchina fotografica. Inizialmente si costeggia la spiaggia di Polihale (quella in cui siamo stati il secondo giorno) dopodiché la costa si alza ed inizia la suggestiva Na Pali coast che non ha veramente uguali tanto è particolare. Il mare è davvero molto forte ed abbiamo le onde contro, ma in qualche modo, tenendomi solo con un braccio e facendo attenzione agli schizzi, riesco a fare tutta una serie di foto decenti.

Il ritorno è molto più tranquillo perché non abbiamo più le onde a prua per cui si salta molto meno. Nell’ultima parte della navigazione ci vengono serviti degli spuntini, ananas, panini, biscotti, insomma un piccolo buffet. Bisogna sottolineare come l’equipaggio sia sempre stato molto gentile e disponibile e sia riuscito a gestire bene l’emergenza “mal di mare”. Prima di arrivare nel porto abbiamo una graditissima sorpresa: scorgiamo in distanza un cucciolo di balena che fa delle simpatiche evoluzioni saltando fuori dall’acqua. La nostra escursione si conclude alle sette e mezza di sera quando raggiungiamo la terraferma con grande senso di sollievo da parte di molti…

Il giorno seguente abbiamo l’aereo per Big Island. Abbiamo una prenotazione sul volo delle 8.00 ma dato che siamo in aeroporto molto presto, ci imbarcano sul volo delle 7.00 per Honolulu. Qui si cambia aereo, direzione Kona. Entrambe le tratte durano meno di mezz’ora ciascuna. Arriviamo così un’ora prima del previsto, ma non i nostri bagagli che purtroppo non hanno fatto in tempo a caricare per cui arriveranno (si spera) col volo successivo da Honolulu. Per guadagnare tempo andiamo intanto a noleggiare un auto. La faccenda si rivela più difficile del previsto in quanto molte compagnie non hanno più jeep ma solo auto di grande cilindrata che non solo non fanno al caso nostro, ma costano pure una follia. Finalmente al National Rent Car troviamo quello che vogliamo: un Suzuki Wrangler. Prendiamo l’auto e torniamo in aeroporto a prendere le nostre valigie che questa volta arrivano puntuali. Ci dirigiamo verso nord per raggiungere Kamuela dove si trova l’appartamentino che abbiamo affittato. Il paesaggio in questa parte dell’isola è brullo, completamente diverso da quello di Kauai e l’avevamo già notato dall’alto, arrivando. E’ molto buffo tra l’altro vedere che nella zona in cui ci sono cumuli di pietra lavica ed è tutto nero, molti bontemponi si sono divertiti a utilizzare dei sassi bianchissimi per “scrivere” un sacco di cose sulla lava nera. Dopo aver girovagato per alcuni centri “esclusivi”, con tanto di campi da golf, ci fermiamo a mangiare del pesce al “Seafood Grill“ e poi con calma raggiungiamo la nostra meta: il B&B Hale Ho’omanea che si trova a nord (www.houseofrelaxation.com, [email protected]).
La proprietaria, Melanie, è una ragazza deliziosa e gentile, ci mostra il nostro appartamento “Palm suite” veramente molto carino, dotato di televisione, lettore dvd, forno a microonde, insomma anche questo posto è ok. Decidiamo di andare nella spiaggia di Hapuna beach che è citata dalla guida e si trova vicino ad un hotel. In realtà non è assolutamente bella: è la classica spiaggia americana strapiena di gente, assolutamente da evitare! Verso sera andiamo a Waimea in un grosso supermercato a fare un po’ di spesa sia per la cena che per il pranzo del giorno dopo. Alla sera bussa Melanine: ha un cesto pieno di cose da mangiare per la colazione del giorno dopo: joghurt, succhi di frutta, cereali, burro e marmellata, un dolce fatto da lei, frutta fresca e anche l’occorrente per preparare il caffè… all’americana s’intende.

Il mattino dopo partiamo alle 8.30 con l’idea iniziale di andare a cercare una spiaggia che ci piaccia (di tornare ad Hapuna beach non se ne parla nemmeno), ma una nuvolosità alta e sottile ci induce a cambiare programma per cui decidiamo di fare il giro dell’isola che ci impegnerà per tutta la giornata. Prendiamo su la dettagliatissima guida dell’isola che Melanie mette a disposizione di tutti gli ospiti e che sarà indispensabile in certi momenti del nostro giro per non farci sbagliare strada. Andiamo verso est, dopo Waimea, verso la costa. Inizia a piovere. Arrivati a Honoka’a deviamo a sinistra sino a raggiungere il Waipio Valley Lookout. Ci sarebbe una bellissima vista su una spiaggia nera e sulla costa, se solo ci fosse il sole. Capiamo che anche su quest’isola la zona nord est è molto più piovosa della zona sud ovest. Nel frattempo smette di piovere ma il cielo rimane coperto. Proseguiamo verso sud, in direzione Hilo. Lungo la strada ci fermiamo a vedere due cascate: Nauna falls e Akaka falls. Fotografiamo le prime (qui bisogna pagare l’entrata di 9,5 $ a testa) e poi continuiamo per le Akaka falls. Si parcheggia e ci si addentra in un comodissimo sentiero in mezzo ad una vegetazione meravigliosa, piante bellissime, orchidee spontanee, sembra di essere in un paradiso terrestre. Prima di arrivare alle Akaka falls, peraltro molto suggestive,

si può fare una piccola deviazione e vedere anche un’altra cascata più piccola e meno famosa ma ugualmente bella. Riprendiamo la marcia verso Hilo, città alquanto famosa per il maltempo dato che pare piova 278 giorni all’anno. Stranamente splende il sole. All’inizio della città si gira a sinistra per andare alle Rainbow falls, chiamate così perché l’acqua in sospensione forma un arcobaleno perenne.
Subito dopo si arriva alle Pe’epe falls: sono cascate multiple in cui l’acqua non compie un gran salto, ma che a me sono piaciute moltissimo.
Finito il “tour delle cascate” ci dirigiamo finalmente verso la meta seguente: il vulcano Kilauea. Appena raggiunto l’ingresso principale ci si imbatte in un percorso circolare chiamato Crater Rim Drive che permette di girare in auto attorno alla caldera principale, larga 4 chilometri. Il vulcano è attivo, ma (purtroppo per me che speravo di fotografare una bella colata lavica) è in un periodo di quiete, dai crateri escono solo dei vapori. Scendiamo dall’auto e ci rechiamo nelle zone consentite: il paesaggio è completamente brullo e lunare e si cammina sulla lava solidificata uscita in precedenti eruzioni. Facciamo un bel giro e io raccolgo anche alcuni piccoli pezzetti di lava come ricordo. E’ la prima volta che vedo un vulcano così da vicino. Andiamo poi a fare il Devastation Trail una passeggiata di circa un chilometro in mezzo alla lava e a quello che rimane di un’intera foresta.
Continuiamo il nostro giro: la tappa seguente è Punalu’u black sand beach. Come dice il nome la spiaggia, chiaramente di origine vulcanica, è nerissima. Facciamo una passeggiata e ci imbattiamo in una tartaruga di mare che si riposa, indisturbata, sul bagnasciuga. Le scatto alcune foto senza avvicinarmi troppo ed infastidirla anche se sembra abituata alla presenza umana. Raccolgo di nascosto una piccolissima quantità di sabbia nera per la mia collezione di sabbie da tutto il mondo anche se in realtà un cartello dice che… ehm… sarebbe vietato…
L’ultima tappa, prima di rientrare in hotel, è la spiaggia verde (olivina). Si arriva fino a South Roin e poi con un percorso molto lungo e accidentato che si può percorrere solo a piedi o al massimo con un fuoristrada, si raggiunge la famosissima spiaggia. Non so quanto ci abbiamo impiegato, a me sembrava di non arrivare più e oltretutto ci stavamo avvicinando all’imbrunire per cui c’era anche la paura di perdersi col buio. Incredibile, la sabbia è veramente verdissima! 
Alle otto e mezza di sera siamo di ritorno e anche questa volta assistiamo ad uno splendido tramonto.
Sabato 22 Aprile è una bellissima giornata! Partenza ore 8.30: destinazione mare! Cerchiamo dapprima Kua bay, secondo la guida si tratta di una spiaggia bianchissima. In effetti è davvero bianca, molto bella e con un mare turchese davanti. Finalmente! ?
E inoltre non c’è praticamente nessuno, al massimo altre quattro coppie oltre a noi !

Ci sistemiamo con i teli, io prendo il sole mentre Stefano va a fare snorkeling. Torna dopo una mezz’ora molto soddisfatto e mi dice di aver avuto un incontro ravvicinato con una tartaruga ed una murena. Nel frattempo comincia ad arrivare gente…in breve la spiaggia comincia a riempirsi e quando è mezzogiorno c’è la densità di bagnanti che si può trovare a Rimini in Agosto! ?? La cosa che balza subito agli occhi è che almeno metà dei bagnanti sono decisamente MOLTO in soprappeso e un buon 20% si potrebbe definire decisamente obeso. Dopo aver mangiato i nostri panini andiamo a camminare sulla lava, direzione sud. Le rocce laviche, nere, fanno uno strano effetto perché sono mescolate a dei pezzi di corallo bianco. Alle cinque del pomeriggio arriva improvvisamente un temporale, facciamo su di corsa le nostre cose e saliamo in auto prima di lavarci. Decidiamo di andare a cercare quelle che secondo la guida è la spiaggia più bella di Big Island e delle Hawaii: Makalavena beach. La strada per raggiungerla è veramente infame: si fa fatica a percorrerla anche con il fuoristrada. Anche trovarla la prima volta non è facilissimo: si devia a destra al miglio 89, subito dopo il Veteran Cemetery (cimitero dei veterani), la strada è sterrata e si vede a stento. Ci vogliono quasi 20 minuti per percorrere circa 2 miglia!!! La visione che appare ai nostri occhi però ci ripaga ampiamente della stradaccia: sabbia bianca che sembra talco, mare stupendo. Insomma, finalmente una spiaggia hawaiana che ci lascia a bocca aperta! Decidiamo che quella sarà la meta del giorno seguente. Ceniamo nel nostro appartamento con gelato e frutta.

Ed eccoci di nuovo finalmente a Makalavena beach. Questa seconda volta la troviamo facilmente. Siamo carichi di bagagli: abbiamo con noi panini e bibite per trascorrere l’intera giornata, i teli mare, pinne e maschere per fare snorkeling. Del resto si fa talmente fatica a raggiungerla che sarebbe sciocco restarci solo per poche ore. La giornata è splendida ma ventilata per cui stesi al sole si sta benissimo.

Prima di piazzarmi sul mio telo mare percorro tutta la spiaggia fino in fondo per scattare una marea di foto. Mi imbatto anche in un tipo che è sdraiato al sole con addosso solo un cappellino… Nel pomeriggio facciamo snorkeling: ci sono diverse tartarughe a pochi metri da riva, ma non appena ci avviciniamo si allontanano un po’ sospettose. Il tempo passa in un battibaleno ed è veramente piacevole un’intera giornata di sole in un posto così bello.
Ceniamo al Seafood Grill. Cerchiamo un tavolo all’aperto perché all’interno la temperatura è a dir poco polare. Cibo senza infamia e senza lode.
Salutiamo e ringraziamo Melanie e Bruce e ci apprestiamo a fare i bagagli perché il giorno dopo si parte nuovamente.

Il giorno successivo, alle 8.50 abbiamo l’aereo per Maui. Decolliamo in perfetto orario con l’Island Air che utilizza un aereo turboelica Dash 8. Il volo dura una mezz’ora. All’arrivo a Maui noleggiamo un’auto con Alamo e ci dirigiamo verso il nostro albergo. Si deve attraversare letteralmente l’isola perché l’aeroporto è sul lato opposto rispetto a quello in cui alloggeremo noi. Non appena raggiungiamo la costa il paesaggio diventa molto bello con un susseguirsi di scogliere a picco sul mare.

Raggiungiamo il B&B The house of fountains, (www.alohahouse.com, [email protected]) gestito da una signora tedesca, Daniela, che ha sposato un Hawaiano, Don. Hanno due bambini meravigliosi come solo gli incroci di razze possono produrre ed un cane tanto grosso quanto docile: si chiama Pua che in hawaiano significa fiore. La nostra camera è molto spaziosa e, volendo, c’è anche una grandissima cucina in comune con altre persone, ma che nessuna usa. Cominciamo subito a girare l’isola puntando verso nord. All’inizio è veramente brutta con grossi hotel di lusso, delle zone finte piene degli immancabili quanto detestati campi da golf. Poi cambia tutto repentinamente: spariscono gli hotel, il paesaggio diventa selvaggio, la strada si restringe (anche troppo!!!!!) e si snoda a strapiombo sul mare. Si susseguono dei paesaggi veramente notevoli, i classici “da cartolina” anche se odio usare questo termine banale ed inflazionato.
La strada continua in questo modo per una trentina di chilometri con scenari sempre diversi e sempre incantevoli che ti fanno dubitare di essere ancora sulla stessa isola di un’ora prima. Finito il giro della parte nord dell’isola puntiamo verso sud ovest e nuovamente ci imbattiamo in zone che non avrei mai voluto vedere su un’isola tropicale: anche qui un campo da golf dietro l’altro, grossi alberghi, spiagge insignificanti. Attraversiamo la bruttissima Kihei e poi Wailea. Solo l’ultima spiaggia si salva: si chiama Oneloa beach, detta anche Big beach per le dimensioni e la sua sabbia è color albicocca. E’ abbastanza bella ed è il classico paradiso per i surfisti, date le alte onde. Andando oltre si arriva in una zona lavica in cui la spiaggia lascia il posto a delle rocce grigiastre.
Sulla via del ritorno notiamo che purtroppo un’auto parcheggiata lungo il ciglio della strada ha un vetro frantumato: evidentemente il furto è appena avvenuto, dato che ci sono i pezzi di vetro per terra. In effetti ci ricordiamo di aver visto alcuni cartelli che invitavano le persone a non lasciare nulla in auto, indubbiamente la zona pullula di ladri. Ci fermiamo infine in un bar lungo la strada per mangiare un megapanino con hamburger ed i soliti disgustosi intingoli che releghiamo in un angolo del piatto.

Il giorno seguente torniamo ad Oneloa beach. Restiamo in spiaggia fino all’una del pomeriggio e poi, annoiati, decidiamo di andare a visitare il famoso Haleakala National Park. La strada per raggiungerlo è piacevole da percorrere perché si vedono un sacco di alberi in piena fioritura con fiori viola, gialli ed è un piacere fermarsi a fotografarli anche se si perde un sacco di tempo. Ad un certo punto, dopo aver imboccato la strada 378, man mano che si sale ci si addentra nelle nuvole che producono un curioso e marcatissimo effetto nebbia. Infatti non si vede proprio più nulla e sembra di essere nella pianura padana in quelle incantevoli giornate di Novembre… Si viaggia in queste condizioni, a passo d’uomo, per alcuni chilometri, e la cosa non è per nulla piacevole né sicura. Raggiunta finalmente l’entrata del parco e pagati 10 $ per l’ingresso (ma il biglietto vale per 7 giorni) a poco a poco le nuvole spariscono lasciando per incanto il posto al sole. Il paesaggio a questo punto è fantastico e cambia man mano che si sale verso la cima della montagna: all’inizio ci sono alberi (c’è un forte profumo di resina vicino ai boschi di pini) e cespugli, poi solo rocce con qualche cespuglio qua e là e per finire, quando si raggiunge la sommità si vedono solo rocce. Si raggiungono in questo modo 10.000 piedi (circa 3000 metri) di altitudine e la vista sul cratere dell’ex vulcano è veramente spettacolare.

Al ritorno ci fermiamo a Lahaina per comperare un po’ di magliette e prenotiamo lo snorkeling per il venerdì successivo nel negozio Boss Frog’s (40 $ in due). Per la cena scegliamo il bar “Grill on the road” in centro a Lahaina e ce la caviamo con 23 $ a testa.

Mercoledì 26 Aprile dopo colazione puntiamo verso sud perché abbiamo intenzione di visitare lo “Iao Valley State Park”. Si percorre un pezzo di strada in direzione dell’aeroporto e poi si devia a sinistra. Il paesaggio è proprio stupendo, dopo pochi chilometri si parcheggia agevolmente l’auto e dopo un centinaio di metri si entra in un breve sentiero che si snoda nella montagna. Il tragitto è cortissimo ma molto suggestivo, in mezzo al verde, e c’è anche un piccolo ruscello. Da un ponticello si può ammirare il famoso Iao Needle che ricorda abbastanza una analoga conformazione rocciosa che si trova a Rarotonga (isole Cook).

Ritorniamo a sud verso Maalaea beach. Questa spiaggia non è affatto bella ma per lo meno non c’è nessuno, inoltre splende un sole stupendo. Verso le due del pomeriggio il cielo però si copre di nuvole così decidiamo di risalire in auto e di dirigerci ad Hana, paesetto che si trova dalla parte opposta dell’isola, in fondo ad una lunghissima strada che si snoda lungo la costa est. Raggiunto Huelo la strada si fa tortuosissima e sale lungo il costone della montagna. E’ lunga circa 40 miglia e percorrendola si attraversano ben 66 ponticelli!!! (contare per credere). Ci sono anche alcune belle cascate ed alcuni punti in cui il panorama merita di essere immortalato con una foto. Ovviamente questa strada la si percorre ad una velocità molto bassa, per cui si ha la sgradita sensazione di non arrivare più. Ed infatti solo alle sei di sera riusciamo finalmente a raggiungere Hana.  Avrei voluto andare a cercare la famosa spiaggia di sabbia rossa, ma le indicazione che avevo sul come raggiungerla non erano affatto chiare per cui abbiamo desistito subito. Sulla via del ritorno ci fermiamo in un negozio dove acquisto uno splendido ombrello con stampato sopra un meraviglioso paesaggio tropicale. Questo ombrello desterà successivamente l’interesse di tutto il personale addetto al controllo bagagli degli aeroporti… Arriviamo in albergo talmente tardi che decidiamo di cenare solo con un gelato.

Il giorno successivo ci alziamo e constatiamo che è davvero una bellissima giornata di sole. Dopo colazione decidiamo quindi di cercare la tanto decantata Napili Bay. Abbiamo una piantina abbastanza dettagliata ma, nonostante tutto, facciamo una certa fatica a trovarla. Dopo aver chiesto informazioni a mezzo mondo, riusciamo finalmente a trovare l’accesso alla spiaggia.

Il mare è bello e l’acqua è cristallina, ma non è neanche paragonabile a Makalavena Beach perché la sabbia è color albicocca e ciò rende l’effetto dell’acqua turchese alquanto smorzato (se la volete vedere, cliccate qui: www.napilisunset.com). Troviamo un posticino al sole e vi passiamo tutta la giornata. Solo verso sera andiamo ancora più a nord a cercare Honolua bay, anch’essa abbastanza deludente. Ceniamo al Mala’s che però è abbastanza caro per quello che offre (60$ in due).

Passiamo la mattinata seguente in spiaggia, dato che è una giornata serena, e alle 12.30 siamo puntuali sul molo per l’uscita con Boss & Frogs. Ci imbarchiamo su una bella barca che ci porta a fare snorkeling nel “giardino di corallo”. Effettivamente coralli ce ne sono molti e anche belli, si vedono inoltre tantissimi pesci ed una murena. Era previsto anche un giro al largo per vedere le balene, ma ci dicono che ormai si è fuori stagione e che se ne sono già andate… peccato. Il cielo nel frattempo si copre per cui appena rientrati ci facciamo una doccia e andiamo a gironzolare un po’ per il piccolo centro commerciale di Lahina. Ci mangiamo un pezzo di pizza e poi giriamo per il centro del paese. Mi compero un completino da spiaggia per 14 $, poi prendiamo delle bandiere americane, sigari e delle conchiglie.

In un’altro negozio trovo un paio di ciabattine infradito in gomma molto graziose e altre cose da regalare.

E’ arrivato sabato 29 Aprile e stiamo ormai lasciando Maui. Prima di partire scatto un po’ di foto ai due meravigliosi figli dei nostri padroni di casa: sono tra i bambini più belli che ho visto nella mia vita. Il maschietto poi, con i capelli biondi e lunghi, ha anche un’aria un po’ selvaggia che promette bene: se continuerà così quando sarà grande avrà la fila di ragazze davanti a casa… Per il momento non pare molto interessato al fatto di essere un futuro Brad Pitt e se ne sta buono (si fa per dire) in posa solo quando sua madre gli promette in cambio un gelato. Alle 7 siamo in aeroporto, l’aereo è puntuale e in neanche mezz’ora siamo a Oahu. Andiamo subito alla Dollars a noleggiare l’ennesima auto e ci dirigiamo verso Honolulu. Passiamo davanti a Waikiki beach senza fermarci a fotografarla e facciamo invece tappa alla famosissima Hanauma Bay. Si tratta di una specie di acquario naturale dove, stando alla guida, c’è la possibilità di fare un bellissimo snorkeling. Lo fotografiamo dall’alto e proseguiamo oltre, verso la bella spiaggia di Waimanalo e poi fino a Kailua. Qui a Oahu non ho prenotato nessun alloggio per cui, quando vediamo qualche posto con dei cartelli “affittasi”, ci fermiamo e chiediamo informazioni. Ci fermiamo dapprima a Kailua. Oltre al fatto che rischio di essere sbranata da un cane feroce che per fortuna risulta essere legato, una signora ci chiede una cifra esorbitante per un piccolo appartamento per cui proseguiamo oltre. Finalmente riusciamo a trovare qualcosa che ci soddisfa a Kaneole: da Pat’s troviamo un bungalow che ci costa 250$ per due notti. E’ un po’ vecchiotto ed arredato male, ma è su una spiaggia bianca molto bella per cui lo prendiamo. In realtà ci dormiremo una notte sola, ma il secondo giorno abbiamo bisogno di tenerlo quasi fino a sera dato che abbiamo il volo molto tardi, verso le 22. Ci comperiamo dei panini che andiamo a mangiare in spiaggia e poi saliamo in auto ed andiamo verso nord, a Kaneole Bay e poi su ancora fin sulla punta a nord, a Sunset Beach che è un posto pieno di surfisti. Il paesaggio è bello, ci sono delle montagne la cui forma ricorda quella del pandoro. Proseguiamo fino a Waialua e poi torniamo indietro per l’ora di cena. Facciamo pochi passi e andiamo al Buzz dove gustiamo uno splendido piatto di carne alla griglia.

Domenica 30 Aprile è l’ultimo giorno alle Hawaii e lo sfruttiamo fino in fondo. Ci alziamo presto ed andiamo ad Hanauma Bay. 
Questa baia ha una perfetta forma circolare ed infatti si è formata con il crollo della parete esterna di un cratere. Si tratta di un’area protetta e per accedere alla spiaggia è necessario pagare un biglietto d’ingresso (10$ a testa) ed entrare in una specie di sala cinematografica per seguire una breve lezione in cui, in un video, viene spiegato come si forma una barriera corallina e cosa si deve fare, o meglio, cosa non si può assolutamente fare in acqua… Troviamo un posticino in spiaggia ed entriamo in mare. L’acqua è bassa, si tocca, e si è immediatamente circondati da pesci bellissimi. Ovviamente, tra le altre cose, è vietatissimo dare loro da mangiare. Un pesciolino evidentemente si è innamorato di me, perché mi segue come un’ombra e non mi molla più. Nel complesso direi che è un posto che merita di essere visitato anche se è stato reso un po’ troppo turistico. A metà pomeriggio ce ne torniamo verso il nostro bungalow, ci facciamo veloci l’ultima doccia e chiudiamo le valigie: è arrivato il momento di andare in aeroporto. Ripassiamo per Honolulu, cerchiamo disperatamente un distributore per fare benzina (le auto normalmente si riconsegnano col pieno) e ci imbarchiamo verso Seattle. Al decollo mi chiedevo se avrei mai rivisto le Hawaii. La risposta la troverete qui…
 

COSA CI E’ PIACIUTO:

1. gli interni: ci sono paesaggi incantevoli, fiori e piante che mai avevamo visto nel resto del mondo;
2. la gentilezza delle persone: gli americani sono estremamente educati sempre, sia in auto che quando si cammina per la strada, nessuno che spinge o che fa il maleducato, gli Italiani avrebbero moltissimo da imparare, se non altro dovrebbero capire che la civiltà di un popolo si vede proprio da queste cose;
3. le strutture in cui abbiamo alloggiato: gli appartamenti non erano arredati in modo raffazzonato solo per essere affittati, come capita spesso, ma erano veramente belli, arredati con gusto e completi di tutto, quasi come la casa in cui si abita;
4. la costa: in alcuni tratti cade a picco sul mare creando delle scogliere e delle vedute mozzafiato. Bellissime, mai visto nulla di simile.

COSA NON CI E’ PIACIUTO:

1. le spiagge ed il mare non sono stati assolutamente all’altezza delle aspettative se si eccettua Makalavena beach. Niente a che vedere con quello che abbiamo visto in altre isole (e sono ormai parecchie) in giro per il mondo;
2. i campi da golf disseminati in ogni isola e le zone per così dire “eleganti”. Terribili! Un’americanata pazzesca e del tutto fuori luogo in isole potenzialmente così selvagge;
3. il cibo: è stata questa l’unica volta in cui abbiamo mangiato abbastanza male lontano dall’Italia e sentito l’esigenza di farci da mangiare in appartamento. Non c’è la cultura del cibo: non si può mangiare nulla così com’è ma bisogna piazzarci sopra salsine piene di aglio o cipolla indigeribili e che ne alterano il sapore. Forse nei ristoranti molto costosi si mangia decentemente, di certo comunque è difficile riuscire a mangiare bene spendendo poco. Non esiste poi una cucina tipica hawaiana. L’obesità della popolazione la dice lunga poi sul loro insano rapporto con il cibo e tutte le porzioni sono gigantesche, persino i coni gelato confezionati sono grandi una volta e mezzo quelli che si trovano in Italia;
4. Honolulu e la sua Waikiki Beach: che orrore, non ci sono nemmeno commenti da fare. E pensare che c’è chi va alle Hawaii per passare tutto il suo tempo lì…

INFORMAZIONI PRATICHE

Costo del biglietto aereo Venezia-Honolulu: 950 Euro.
Costo totale dei voli interni: 320
Costo totale degli alloggi: 850
Costo totale noleggio auto: 420
Extra (benzina, pasti ecc.): 760
Costo totale di questo viaggio, a persona: 3300 Euro 

(cliccare sulle foto per ingrandirle)