CUBA 2012 di MICHELE  [email protected]

Cuba, viaggio di vita

Quando io e Patrizia scegliemmo Cuba, mai avrei immaginato che alla fine più che un viaggio sarebbe stato un cambiamento umano. Conoscere quest’isola è un insegnamento di vita. Per raggiungerla con un occhio al risparmio e per immergersi nella vita quotidiana cubana, consiglierei di fare da se: cercarsi i voli per Cuba più economici e affidarsi a una casa particular. Il più è fatto. Una casa particular è l’abitazione privata di alcuni cubani che, dietro licenza, affittano una stanza o talvolta l’intera casa ai turisti, spesso, con una piccola aggiunta, offrendo anche i pasti.
E cosi, atterrati a La Havana raggiungemmo in breve Mariel.

Maria e Diosbanny, i nostri ospitanti della casa particular, sono stati il primo, gradito incontro con la cultura cubana. Simpaticissimi e disponibili, ci hanno fatto sentire subito a nostro agio e con loro ho conosciuto qualche aspetto di Cuba.
Culinario, innanzitutto: Maria aveva mani divine. Faceva dei moros y cristianos da commuoversi (un piatto a base di fagioli nero e riso da accompagnare, a discrezione, a carne) e il suo quimbombó con pollo y plátano lo sogno ancora di notte (inutile chiederle la ricetta: morirà con lei !).
Diosbanny sedeva volentieri con me, sulla veranda, dopo cena a bere rum, fumare un sigaro nonostante una proibizione medica e le intolleranze di Maria e discorrere con me per ore su Cuba, vita, cibo, Rivoluzione, modi di dire e religione. Non mancavano facezie su come si debba corteggiare una donna (e qui abbassava le voce e guardava furtivo la porta). A proposito: il rum che generalmente beviamo nei nostri bar non è nemmeno una pallida imitazione sbagliata di cosa è un buon rum cubano.

La mattina generalmente andavamo al mare e parlare di mare a Cuba è come parlare di pizza a Napoli o di orologi in Svizzera. Spiagge che le foto tipiche dei Tropici, per quanto ammaliante, non rendono merito, il mare più lindo e cristallino che abbia mai visto in vita mia. Le maschere da sub erano praticamente inutili. I primi tre giorni rimanemmo in zona, ma poi decidemmo di esplorare qualche spiaggia particolare e dietro indicazione di Diosbanny ci inoltrammo in sogni paradisiaci dai nomi che sembrano canzoni: Cavo Levisa, La Jaula, la grotta nota come El Salón de María. Diosbanny mi spiegava che la corrente religiosa detta “animista” a Cuba è molto più sentita e praticata da quello che i dati ufficiali o il sentor comune vogliano far credere. Forse dinanzi alla bellezza di Maria la Gorda, all’estremo occidente dell’isola, dove il sole s’accomiata da tutta l’isola sopra un mare e una natura affascinanti e selvaggi, beh forse dinanzi a tutto questo riesco a comprendere che alcuni possano intravederci una presenza divina.

Se c’è una foto che possa descrivere in uno solo colpo d’occhio l’anima de La Haban, credo possa essere una foto da Malecon. Malecon è la lunga passeggiata che costeggia il mare della citta. Percorrere la sua promenade significa incontrare, incrociare, scontrare e assumere le innumerevoli, variopinte anime di Cuba. Si passeggia lato di alberghi lussuosi e ben illuminati, ma in poche centinaia di metri, fra attempati elegantoni, signorine tutte in ghingheri, playboy latini e ragazzini che sui muretti sigillano con baci eterni giuramenti d’amore, si può entrare in un quadro fauvista, case dalle tinte pastello che paiono stinte con sapienza dalla salsedine, una storia di gloria decaduta che è ancora possibile rintracciare nei sorrisi dei giovani che seduti al muretto trascorrono qualche ora godendo solo di mare e bellezza. Una semplicità che forse dovremmo loro invidiare e rintracciare.
Dal XVII secolo a oggi ogni secolo ha voluto lasciare la sua testimonianza architettonica a La Habana e scherzosamente mi vien da dire perché ogni secolo ha voluto almeno una volta visitare Cuba. Le cose più belle le ho rintracciate nella sua architettura coloniale della parte vecchia della città, sebbene ormai abbiano perduto il fascino della loro espressione giovanile al posto di uno più maturo e decaduto, talvolta finanche fatiscente. Non per questo meno interessante.
Non potevi esimermi da una visita a Bodeguita del medio, in cui pare sia stato inventato il mojito particolarmente apprezzato da Hemingway e Neruda.
La vita notturna a La Haban non delude la sua fama: a Malecon e per le sue strada nella citta vecchia è tutto un viavai di gente che beve, ride, passeggia, scherza, va di locale in pub, ascolta musica dal vivo. Patrizia preferisce perdersi nelle stradine in cerca di gingilli o ricordi, io comincio a parlare con un cubano, offrendogli una birra in cambio della sua storia. Basta poco, davvero poco per arricchirsi.

Si riparte con la spiacevole sensazione di aver fatto poco e visto poco. In realtà siamo sempre stati in giro e il florilegio di esperienze e sensazioni vissute non potrebbero essere agevolmente descritte in questo articolo e forse neanche in un libro. Credo la sensazione derivi dal fatto che l’uomo la ricchezza non basti mai e quando un uomo è avido di conoscenza di vita, trova in Cuba il suo scrigno senza fondo.

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