Appunti di Viaggio nello Sri Lanka
E’ una realizzazione: SteveR On line da Gennaio 1999
APPUNTI DI VIAGGIO NELLO SRI LANKA
GENNAIO 1999
Info generali:
Lo Sri Lanka ha circa 18 milioni di abitanti ed è lungo da Nord a Sud circa 425 Km mentre da Est ad Ovest 225 Km.
Le
principali
esportazioni
sono
tè,
riso
e
cocco.
Intorno
al
1500
fu
colonia
portoghese,
poi
un
secolo
dopo
olandese,
infine
intorno
al
1700
divenne
possedimento
inglese
sino
al
1948
anno
dell’indipendenza.
Sino
al
1972
si
chiamò
Ceylon
(
nome
dato
dagli
inglesi
),
poi
fu
cambiato
in
Sri
Lanka
che
vuol
dire
“Isola
Splendida”.
E’
anche
soprannominata
la
“perla
dell’Indiano”
.
Il
modo
più
comune
per
salutarsi
è
unire
le
mani
e
dire
“ei
buan”
che
letteralmente
significa
“lunga
vita”
ma
si
può
tradurre
con
un
semplice
“Ciao
!”.
Tutte
le
religioni
convivono
più
o
meno
pacificamente,
la
principale
è
il
buddismo Mahayana ( 72%), una forma di buddismo molto antica.
Periodo
migliore:
Gennaio-Febbraio
in
quanto
non
ci
sono
i
due
monsoni
che
colpiscono
alternativamente
il
Sud-Ovest
dell’isola
a
Marzo-Luglio
e
il
Nord-Est
ad
Ottobre-Dicembre,
inoltre
in
questo
periodo
il
clima
è
meno
caldo-umido
e
le
zanzare
meno
frequenti
(
portarsi
comunque
un
repellente
),
quindi
si
può
saltare
la
profilassi
malarica
con
meno
pericolo
(
in
genere
non
la
fà
nessuno
ma
sta
a
voi
decidere,
non
mi
assumo
responsabilità
)
.
Fatevi comunque un ciclo di anti-tifo ( tre semplici pastiglie ).
Attenzione agli incidenti stradali: frequenti.
IL
NOSTRO
VIAGGIO:
Tutto
iniziò
il
22
Gennaio
del
1999
quando
io
e
mia
moglie
partimmo
da
Roma
Fiumicino
alle
12,30
con
il
volo
EK18
dell’Emirates
(
una
compagnia
che
per
me
si
è
distinta
per
gentilezza
e
comodità,
per
non
parlare
dei
programmi
televisivi
in
Italiano
sui
piccoli
schermi
a
cristalli
liquidi
posti
in
ogni
sedile
)
verso
Dubai
(
via
Nizza
)
dove
arrivammo
dopo
circa
8
ore
e
mezzo
(
ore
24.00
locali
)
.
Tre
ore
e
mezzo
a
nostra
disposizione
nello
scalo
degli
Emirati
Uniti
dove
ammirammo
una
moltitudine
di
razze
e
di
costumi
arabi
nonchè
uno
dei
Duty
Free
più
forniti
al
mondo
e
poi
via
con
il
volo
EK800
verso
Colombo,
la
capitale
dello
Sri
Lanka
(
poco
più
di
quattro
ore
di
volo
).
Sbarcammo
verso
le
10.00
(
5
ore
in
più
rispetto
l’Italia
)
e
poichè
era
il
nostro
primo
“vero”
viaggio
in
Oriente
rimanemmo
subito
sconvolti
dall’assalto
di
alcuni
ragazzi
che
si
offrivano
di
portarci
la
valigia
per
50
metri
per
10-15.000
lire
italiane:
capii
subito
che
bisognava
contrattare
tutto
e
non
lasciarsi
intimidire
dall’intraprendenza
locale
(
me
la
cavai con 2 dollari anche se il ragazzo non fu contento! ).
Appena
fuori
mi
aspettava
Lucky,
la
mia
guida
in
lingua
italiana
(
che
rispondeva
all’organizzazione
Connaissance
de
Ceylan
)
seguita
da
un
autista
ed
un
bel
pulmino
4
x
4
con
aria
condizionata
(ce
n’era
bisogno
!
benchè
fosse
inverno
anche
per
loro
!).
Dopo
le
presentazioni
(
la
guida
ci
raccontò
essere
un
ex
professore
che
aveva
cambiato
lavoro
per
non
essere
trasferito
lontano
dalla
moglie
che
era
pure
professoressa
a
Colombo
)
e
chiuso
a
fatica
il
portellone
a
causa
dei
tanti
venditori
locali
che
si
affollavano
intorno
a
noi,
partimmo
subito
per
Dambulla
dove
avremmo
alloggiato
al
Culture
Club Resort in un bungalow in stile indiano molto pulito e caratteristico.
Nelle
successive
ore
di
viaggio
avremmo
capito
subito
la
bellezza
di
quest’isola
indiana
:
giungle,
foreste,
palmeti,
risaie,
piantagioni
di
tè,
ruscelli,
antichissimi
laghi
artificiali,
tantissimo
verde
e
tantissima
acqua
!
Sparsi
lungo
la
strada
coloratissimi
banchi
di
frutta
tropicale
venduta
a
prezzi
talmente
irrisori
che
se
avessi
voluto
mangiare
un
paio
di
ananas
neanche
le
avrei
pagate
!
A
questo
proposito
volevo
raccomandare
proprio
gli
ananas
(una
razza
particolare,
grande
e
molto
allungata)
che
erano
dolci
più
che
in
altri
luoghi
tropicali
!!!
;
meno
buone,
ma
curiose,
le
grandi
banane
rosse
.
Altri
prodotti diffusi erano le arachidi e gli anacardi…slurp !
Posati
i
bagagli
presso
il
meraviglioso
resort,
partiamo
subito
con
le
escursioni.
Prima
tappa:
Polonnaruwa
,
un’antica
capitale
(
dal
9°
al
13°
secolo
).
Qui
ci
sono
le
rovine
di
una
grande
città
medioevale
colma
di
templi
buddisti
(
ce
n’è
anche
un
Indù
fatto
costruire
da
un
antico
re
per
sua
moglie
)
con
statue,
piscine
ed
abitazioni
e
ricorda
un
pò
come
estensione
la
nostra
Pompei
tanto
che
per
girarla
di
tanto
in
tanto
dobbiamo
usare
il
pulmino.
Mi
hanno
detto
che
per
secoli
si
era
persa
memoria
ingoiata
dalla
giungla
ed
era
stata
ritrovata
solo
da
alcune
decine
di
anni.
Tutti
i
templi
anche
se
in
rovina
erano
tornati
ad
essere
attivi
a
tutti
gli
effetti,
infatti
ad
ogni
statua
di
Buddha
corrispondeva
un
altare
con
le
offerte
di
petali
freschi
di
loto
(
simbolo
della
vita,
fresca
e
profumata
in
gioventù
ed
appassita
nella
vecchiaia
)
ed
incenso
(
che
scaccia
il
maligno
)
e
per
entrare
bisognava
togliere
le
scarpe
(
a
questo
proposito
vi
consiglio
di
munirvi
di
calzini,
magari
quelli
distribuiti
in
aereo
).Caratteristiche
sono
le
pietre
di
“mezza
luna
“,
una
sorta
di
“zerbino”
semicircolare
(
scusate
il
termine
ma
è
per
rendere
l’idea
)
di
pietra
posto
all’entrata
dei
templi,
finemente
lavorato
con
simboli
animali
che
lo
dividono
in
altri
semicerchi
paralleli
(
tipo
tiro
a
segno
)
e
con
al
centro
scolpito
un
fiore
di
loto.
Ogni
simbolo
rappresentava
una
fase
della
vita
:
nascita,
gioventù,
maturità,
vecchiaia,
malattia,
morte:
quando
una
persona
entrava
in
un
tempio
e
camminava
sui
vari
simboli
doveva
meditare
sullo
scorrere
della
vita
sino
ad
arrivare
al
centro
dove
c’era
il
fiore
di
loto;
solo
allora
aveva
depurato
la
sua
mente
e
poteva
essere
degno
di
andare
al
cospetto
di
Buddha.
Tra
i
ruderi
qualche
turista
(
pochi
),
venditori
di
cartoline
e
statuette
di
Tek,
bufali
d’acqua,
piccoli
ma
tranquilli
cani
randagi,
famigliole in pellegrinaggio, monaci dai tipici abiti arancione acceso e tanto verde !
Ma
è
il
senso
di
pace
ed
il
silenzio
che
ti
colpisce
!
tipico
della
cultura
meditativa
di
una
filosofia
come
il
buddismo,
che
è
una
religione
che
nasce
all’interno dell’animo umano anzichè da eventi esterni divini o celesti .
A
Polonnaruwa
possiamo
inoltre
ammirare
il
Palazzo
reale
ed
il
Gal
Vihara
,
un
anfiteatro
di
granito
dove
troviamo
tre
statue
(
una
lunga
18
metri
!)
raffiguranti
il
Buddha
Disteso,
in
piedi
e
seduto
in
meditazione.La
sera
ritornammo
finalmente
in
albergo
dove
potemmo
gustare
un
buffett
molto
vario
e
“variopinto”
di
cibi,
tutti
buonissimi
e
speziati
soprattutto
a
base
di
carne
e
riso
cucinati
in
mille
maniere
!
e…dopo
cena:
l’immancabile
spettacolo
di
danzatrici
e
danzatori
coloratissimi
con
i
loro
particolari
strumenti
a
fiato
e
percussione.
Tutte
le
scene
di
danza
si
basavano
su
storie
d’amore,
guerra
o
raccolta del riso. Gli abiti e le maschere molto pittoresche !
Divertenti anche i giochi di prestigio ai quali addirittura dovetti partecipare !
Il
mattino
seguente
andammo
a
fare
colazione,
la
vista
del
lago
era
meravigliosa
e
mi
stupii
dell’assenza
(
anche
di
notte
)
delle
zanzare
(
completamente
assenti
in
questo
periodo,
molto
secco
).
Negli
arbusti
vicino
i
tavoli
scesero
molti
scoiattoli
a
reclamare
il
cibo
direttamente
dalle
nostre
mani ed anche i merli indiani pretesero la loro parte !!!
Dopo
una
mezz’oretta
eccoci
in
partenza
verso
la
rocca
di
Sigiriya
.
Lungo
la
strade
notammo
spesso
delle
insegne
con
la
scritta
“safari
elephant”
e
chiedemmo spiegazioni…erano i luoghi dove potevamo fare una bella gita in elefante e nei pressi della giungla di
Manika
decidemmo di provare.
Molto
interessante
fu
la
preparazione:
l’elefante
veniva
imbracato
con
un
vecchio
materasso
legato
con
le
corde
sotto
la
pancia
ed
un
altro
sul
dorso,
seguiva
una
coperta
ed
un
baldacchino
di
metallo
dove
le
persone
potevano
stare
sedute
con
le
gambe
penzolanti.
Salimmo
sull’elefante
tramite
una
scaletta
di
legno
ed
iniziammo
a
camminare
prima
in
campagna,
poi
nella
giungla,
poi
nell’acqua
di
una
palude.
Il
portatore
ci
seguiva
a
piedi
dietro
l’elefante.
Poi
a
metà
strada
decise
di
farmi
“guidare”.
Uscii
dal
“sicuro”
baldacchino
per
andarmi
a
posizionare
sulla
testa
con
le
gambe
sotto
le
possenti
e
“dure”
orecchie
capaci
quasi
di
schiacciarmi
le
cosce.
Con
alcuni
movimenti
delle
gambe
ed
il
bastone
uncinato
in
mano
(
non
usato
)
guidai
il
mio
elefante
sino
a
che
all’improvviso
disubbidendo
agli
ordini
non
incominciò
a
dirigersi
verso
una
capanna
sfondando
i
paletti
di
cinta…con
tanto
di
filo
spinato…non
capivo
cosa
stava
succedendo
!
Ben
lo
capiva
però
l’inquilino
della
capanna
che
correndo,
in
10
secondi
netti:
uscì
di
casa,
si
arrampicò su una alta papaya, staccò il frutto e lo offrì al pachiderma che subito tornò sulla retta via.
Consiglio
a
tutti
un
oretta
di
“elephanting”
poichè
tra
tutti
gli
animali
che
ho
cavalcato
(
cavalli,
asini,
muli,
dromedari
)
è
il
più
simpatico,
mansueto
e
soprattutto
“comodo”
anche
se
un
pò
capriccioso
(
deve
essere
coccolato,
lavato
almeno
3
volte
al
giorno,
assecondato
nelle
sue
“fisse”,
etc.
).
Alla
fine
del safari vi rilasciano anche un attestato/diploma di ricordo.
Il
percorso
in
pulmino
fu
lungo
e
complesso,
strade
strette
asfaltate
si
alternavano
a
strade
bianche
e
molto
spesso
incontrammo
auto
incidentate,
soprattutto
ribaltate
ai
lati
delle
strade,
per
non
parlare
dei
rallentamenti
frequenti
causati
da
carri
dei
buoi
(
molto
usati
e
colorati
),
elefanti
al
lavoro
(
se
fotografati
i
loro
padroni
mi
rincorrevano
chiedendomi
i
soldi
!,
quindi
dovetti
prepararmi
a
chiudere
il
portellone
o
aprire
il
portafogli
)
e
processioni
di
monaci
buddisti.Spesso
i
problemi
di
tempo
erano
causati
dai
numerosi
posti
di
blocco
militari
(
super-armati
con
bidoni
di
sassi
che
sbarravano
la
strada
e
grandi
chiodi
sull’asfalto
da
rimuovere
di
volta
in
volta
)
nei
quali
venivano
chiesti
i
documenti
e
talvolta
effettuati
perquisizioni.
Volevo
ricordare
infatti
che
da
molti
anni
nello
Sri
Lanka
c’è
una
guerra
civile
tra
il
governo
ed
i
Tamil
(
Indù
originari
del
Sud
dell’India
)
che
reclamano
l’indipendenza
del
Nord
dell’isola.
Per
questo
motivo
purtroppo
ci
sono
stati
degli
attentati
suicidi
dinamitardi
che
nel
passato
(
per
esempio
nel
Gennaio
1998
a
Kandy
)
hanno
coinvolto
anche
turisti.
Oggi
la
situazione
almeno
per
noi
viaggiatori
è
più
sotto
controllo
grazie
agli
aumentati
controlli
in
prossimità
di
templi
ed
altri
siti
turistici.
Infatti
fummo
perquisiti
corporalmente
decine
di
volte
(
più
volte
anche
all’interno
dello
stesso
sito
)
facendoci
entrare
nelle
“baracche
di
controllo”
per
donne
e
uomini
(
chiaramente
la
milizia
maschile
perquisiva
gli
uomini
e
quella
femminile,
spesso
aeronautica, le donne ).
Vennero
controllate
anche
borse
e
zaini
con
accuratezza
ma
sempre
con
sufficiente
educazione.
Colombo,
poi
mi
apparse
come
una
capitale
letteralmente
blindata:
ogni
angolo,
ogni
traversa
aveva
il
suo
fortino
di
sacchi
di
sabbia
con
dentro
militari
e
mitragliatici
da
campo
in
assetto
di
guerra
! Ma torniamo al nostro viaggio.
Arrivammo
finalmente
a
Sigiriya,
uno
sperone
di
roccia
(
Unesco-
5°
secolo
A.C.
)
alto
200
metri
dove
sorgono
le
rovine
del
palazzo
reale
(
è
rimasto
intatto
solo
il
trono
ed
una
scalinata
delimitata
da
due
grandi
zampe
di
leone
vicino
le
quali
prendeva
il
sole
in
un
cespuglio
un
camaleonte
!
)
del
re
Kassapa
che
uccise
il
padre
per
succedergli
al
trono.
E
qui
scatta
la
leggenda:
si
narra
che
un
re
saggio
aveva
due
figli.
Quello
più
venale
chiese
al
padre
di
mostrargli
le
sue
ricchezze
aspettandosi
di
vedere
ori,
gioielli
e
denari.
Il
padre
acconsentì
e
portandolo
in
riva
ad
un
lago
gli
mostrò
l’acqua
e
disse
:
“questo
è
il
mio
tesoro
!”.
Il
figlio
indignato
della
risposta
uccise
il
padre
e
si
rifugiò
per
18
anni
nella
rocca
di
Sigiriya
dove
visse
fino
a
che
suo
fratello non lo uccise per vendicare il padre.
La
parte
più
dura
fu
la
salita.
Poco
adatta
ai
“pigroni”
fu
veramente
faticosa.
1400
scalini
talvolta
ampi
di
pietra,
talvolta
angusti,
talvolta
metallici
e
sospesi
nel
vuoto
(
meglio
non
guardare
giù
soprattutto
per
chi
soffre
di
vertigini
)
Ad
un
certo
punto
del
percorso
una
scaletta
a
chiocciola
mi
portò
in
un
anfratto
della
roccia
dove
ammirai
dei
meravigliosi
affreschi
:
“le
Fanciulle
delle
Nuvole”
,
ritratti
di
ragazze
con
grandi
seni
tondi
scoperti
ed
adornate
di
gioielli
.
Più
in
alto
trovai
una
piazzola
molto
ampia
dove
poter
riposare
prima
dell’ultima
tappa
più
breve
ma
più
ripida
(
in
quest’ultimo
tratto
c’erano,
per
i
meno
atletici
e
per
gli
anziani,
molti
volenterosi
locali
che
dietro
mancia
trascinavano
i
turisti
a
forza
sino
alla
sommità
della
rocca
!
)
Lo
spettacolo
che
si
gode
dall’alto
è
superbo
poichè
questa
rocca
si
erge
all’interno
di
una
giungla.
Una
breve
sosta
e
poi
ritornammo
alla
base
dove
ci
aspettavano
oltre
ai
soliti
venditori
anche
gli
incantatori
di
serpenti
(
cobra
)
e
gli
allevatori
di
pitoni
(
non
ho
saputo
resistere
dal
farmi
fare
a
pagamento
una
foto
con
il
pitone
sulle
spalle…pensavo
fosse
più
leggero
!
)Si
riparte
verso
Anuradhapura,
la
prima
capitale
(
dal
5°
al
9°
secolo
)
dell’isola.
Qui
ammirammo
il
tempio
di
dell’albero
di
Bodhi
dove
si
dice
ci
sia
l’albero
più
vecchio
del
mondo,
un
ficus
piantato
tramite
una
talea
di
un
albero
indiano
sotto
il
quale
il
principe
Siddharta
meditando
diventò
Buddha
(
che
significa
“colui
che
ha
trovato
la
strada,
l’illuminazione
).
Seguirono
molti
altri
templi
tra
cui
l’immensa
stupa
bianca
(
una
“stupa”
è
una
specie
di
cupola
chiusa
dove
dentro
spesso
vengono
custodite
delle
reliquie
)
che
si
diceva
contenere
la
clavicola
del
Buddha,
con
i
suoi
elefanti
di
pietra
a
guardia.
Il
riflesso
del
bianco
e
l’ora
(
dopo
pranzo
)
infuocavano
il
tempio
ed
a
stento
si
riusciva
a
camminare
scalzi
tanto
scottava
il
marmo
!
Da
citare
il
Palazzo
di
rame,
un
immenso
monastero.
Anche
qui
bufali,
venditori
e
scimmie “randagie” completavano il paesaggio ! Ovunque molti bambini.
A
questo
proposito
vi
consiglio
di
portarvi
dall’Italia
un
chiletto
di
caramelle
morbide
perchè
ogni
bambino
(
e
non
solo
)
che
vi
guarderà
vi
chiederà
“bon-bon
oppure
toffie!
(
appunto
le
caramelle
),
così
come
vi
chiederà
”
school-pen
”
(
vanno
bene
anche
le
Bic
)
che
esibiranno
a
scuola
come
trofeo
turistico.
Talvolta
chiedono
i
cappellini.
Banane
e
caramelle
vennero
offerte
anche
alle
numerose
scimmiette
(
attenzione
non
avevano
un
buon
carattere
!
)
che
si
avvicinavano
con
sfrontatezza
ai
turisti
.
Vi
raccomando
di
preparare
a
portata
di
mano
un
mazzetto
di
1000
lire
italiane
(
accettatissime
dagli
ambulanti
)
per
i
piccoli
acquisti
e
le
mance.
Consiglio
di
portarne
un
centinaio
!
Negli
alberghi
invece
vengono
accettate
anche
le
carte
di
Credito,
utili
anche
per
avere
valuta
locale
(
la
Rupia
dello
Sri
Lanka
circa
27
lire/
0,014
Euro
nel
2000
)
nelle
banche,
purchè
statali
(
Banche
du Ceylon ).
Il
nostro
itinerario
continuò
verso
Dambulla
.
Lungo
il
tragitto
incontrammo
un
giovane
monaco
(
con
il
consueto
ombrello
nero
in
mano
proteggi-sole
e
proteggi-pioggia
)
che
faceva
l’autostop;
lo
caricammo
a
bordo
per
un
pò
e
dopo
una
chiacchieratina
acconsentì
volentieri
di
farsi
fotografare
con
noi.
Una
breve
visita
al
villaggio
di
Dambulla
e
poi
(
altra
scalinata
per
fortuna
più
breve
!
)
visita
al
tempio
di
roccia
(cave)
,
uno
dei
complessi
monastici
più
suggestivi
:
formato
da
5
grotte
semibuie
dove
circa
500
statue
di
Buddha
ed
altrettante
raffigurazioni
creavano
un
atmosfera
surreale,
nel
silenzio
e
nel
gioco
di
luci
soffuse.
Purtroppo
a
causa
di
una
turista
che
profanò
uno
dei
templi
facendosi
fotografare
sopra
un
Buddha
dormiente
(
ricordo
che
il
Buddha
va
sempre
fotografato
da
solo,
cioè
senza
alcuna
persona
nè
davanti,
nè
di
lato,
sappiate
che
è
vietato
farvi
fotografare
con
un’immagine
di
Buddha
anche
solo
come
sfondo
!!!
)
ora
in
queste
grotte
è
vietatissimo
fotografare
o
filmare
e
per
questo
all’entrata
venivano
mostrati
appesi
vari
rullini
aperti
e
videocassette
danneggiate,
trofei
di
turisti
maleducati.
Ricordate
di
non
essere
mai
oltraggiosi
e
di
rispettare
le
usanze
(
e
le
leggi
)
anche
in
presenza
di
una
statuetta
di
Buddha
danneggiata
o
erosa
dal
tempo,
infatti
sono
tutte
molto
venerate
!!!
E
se
acquistate
delle
immagini
sacre
sappiate
che
se
vi
recherete
in
un
paese
musulmano
(
tipico
è
continuare
il
viaggio
per
le
Maldive
)
vi
saranno
sequestrate
!
(
come
pure
gli
alcolici
o
le
riviste contenenti donne poco vestite sia porno che mediche ).
Continuò
il
viaggio…lungo
la
strada
l’alternanza
di
giungla
e
paesaggi
acquatici
ricoperti
da
una
nebbia
densa
e
superficiale
mi
offrì
molti
spunti
per
foto
d’autore.
Ogni
tanto
facemmo
una
sosta
presso
alcune
case
private
(
poco
più
che
baracche
)
per
vedere
qualcosa
sulla
vita
rurale
quotidiana.
Dietro
mancia
vedemmo
delle
cose
interessantissime
come
la
raffinazione
manuale
del
riso,
la
fabbricazione
delle
corde
con
la
fibra
di
cocco
(
oltre
che
i
più
famosi
cappellini
e
sporte
fatte
di
foglia
di
cocco
),
la
macinazione
della
polpa
per
fare
il
latte
e
così
via
!
Ovviamente
in
ogni
casa,
in
ogni
attività
ci
offrirono
l’immancabile
tè
che
qui
ha
la
sua
massima
espressione.
Nel
paese
infatti
viene
coltivata
la
più
pregiata
varietà
di
tè
al
mondo,
il
B.O.P.
(
Broken
Orange
Peacho
Pekoe
)
e
per
questo
visitammo
una
piantagione
ed
una
fabbrica
di
tè
di
Ceylon
(
in
località
Nuwara
Eliya
)
aperta
apposta
per
noi
(
era
chiusa
per
riposo
settimanale
)
dietro
un
esborso
di
20
dollari
Usa.
Istruttiva
fu
la
visita
al
giardino
delle
spezie
(
in
località
Matale
)
dove
mi
furono
mostrate
tutte
le
piante
aromatiche
(
noce
moscata,
comino,
pepe,
sandalo,
canfora,
zenzero,
gin-seng
e
tante
altre
)
e
spiegate
in
inglese-
gesticolese
tutte
le
proprietà.
Seguì
la
vendita
di
quest’ultime
(
io
comprai
solo
dell’ottimo
curry
nero
per
grigliate
che
penso
mi
basterà
sino
al
2016
)
nonchè
la
presentazione
di
unguenti
profumati
per
il
corpo
(
riuscii
a
scroccare
un
bel
massaggio
energico
e
tonificante
on-line
su
una
panchina
!
).
Il
massimo
fu
però
la
visita
alla
più
famosa
fabbrica
di
Batik
per
seguire
tutte
le
complesse
e
lunghe
(
ed
ancora
molto
artigianali
)
fasi
di
lavorazione:
il
disegno,
la
ceratura,
la
colorazione,
la
bollitura
e
l’essiccatura,
il
tutto
ripetuto
per
ogni
colore
utilizzato.
Una
bella
srilankese
(
talvolta
ci
tengono
a
farsi
chiamare
srilankesi
e
non
come
diciamo
noi
“singalesi”
perchè
i
singalesi
rappresentano
la
maggior
parte
dell’etnia
ma
non
il
popolo
intero,
appunto
i
srilankesi,
formato
anche
da
minoranze
come
Arabi,
Indiani
Tamil
ed
altri
)
ci
accompagnò,
tra
mille
sorrisi
e
tè
con
biscotti,
nella
visita,
spingendoci
dopo
a
comperare
qualche
prodotto
(
io
acquistai
due
bei
Batik
da
quadro
a
prezzi
però
non
economici
).
Non
fatevi
convincere
nell’acquisto
di
un
abito
indiano
colorato
a
Batik
perchè
in
Italia
non
lo
indossereste
mai
ed
il
costo
si
aggirava
intorno
alle
400-500.000
lire
!
(
alle
donne
lo
fanno
provare
per
spingerle
all’acquisto
).
Altre
attività
visitabili
sono
gli
artigianati
del
legno:
ricordo
con
interesse
molte
fasi
della
lavorazione
tra
cui
la
scultura
delle
statuette,
la
colorazione
o
la
complessa
fabbricazione
delle
scacchiere
con
legni
di
vario
colore
nonchè
l’abilità
nel
trattare
il
bambù
.
Il
duro
e
scuro
legno
di
Tek
è
il
più
usato.
Anche
qui
cercheranno
di
spingerti
a
comprare
addirittura
il
mobilio
di
casa
intero,
dicendoti
che
sono
specializzati
nell’organizzare un cargo di spedizione in Italia ( umm!… non mi fiderei, specialmente dopo aver pagato in anticipo ! ).
Seguì
un
pranzo
presso
una
ex
casa
coloniale
abitata
da
una
signora
anziana
francese,
mangiammo
nella
sua
camera
da
pranzo
per
la
prima
volta
con
la
nostra
guida.
Già,
per
la
prima
volta
!,
infatti
nonostante
la
sera
avevamo
espresso
molte
volte
il
desiderio
di
mangiare
con
la
nostra
guida
(
anzichè
lasciarla
mangiare
da
sola
qualche
tavolo
più
in
là
)
quest’ultima
si
era
sempre
rifiutata
per
motivi
di
rispetto.
Solo
dopo
cena
accettava
di
restare
con
noi
per
rispondere
alle
nostre
numerosissime
domande
sulla
vita
quotidiana,
sul
buddismo
e
sul
programma
di
viaggio.
L’autista
poi
era
letteralmente
messo
da
parte
e
la
nostra
guida
non
voleva
assolutamente
che
si
mischiasse
tra
noi
(
eppure
Lucky
mi
aveva
spiegato
che
nello
Sri
Lanka
non
esistevano come in India le caste !!! ).
Una
sera
mi
capitò
di
vedere
una
piccola
luce
all’interno
di
piccolissime
capanne
che
spesso
avevo
notato
e
che
sorgevano
sui
campi
a
5-6
metri
da
terra.
Mi
avvicinai
e
notai
un
vecchio
in
compagnia
di
un
bimbo
con
un
cartoccio
di
giornale
pieno
di
riso
che
con
un
piffero
suonava
un
ritornello.
Mi
spiegarono
che
era
un
usanza
stare
svegli
su
queste
“torrette
di
avvistamento”
e
suonare
per
allontanare
gli
animali
notturni
nocivi
per
i
raccolti.
Il
vecchio mi fece segno con il dito di salire e una volta salita la precaria scaletta di legno mi chiese dei soldi !
Il
viaggio
proseguì
verso
la
parte
centrale
dell’isola,
verso
la
cittadina
di
Kandy
,
uno
splendido
agglomerato
urbano
(
ultima
capitale
del
regno
centrale
singalese
)
con
un
meraviglioso
lago
artificiale
(
con
un
bel
tempietto
al
centro,
18°
sec.
)
circondato
dalla
tipica
periferia
fatta
di
vecchie
casette
di
legno
e
mattoni,
una
sempre-presente
folla
di
gente
indaffaratissima
(
tipico
di
tutti
i
villaggi
dello
Sri
Lanka
),
con
molti
sporchi
e
sgangherati
negozietti
dove
si
vendeva
di
tutto
dalle
verdure
alla
carne
esposta
all’aperto
al
sole
circondata
da
mosche,
gli
onnipresenti
e
rumorosi
vecchi
taxi-ape
(
uguali
ai
Tuk-Tuk
thailandesi
)
e
le
affollatissime
stazioni
di
autolinee
con
i
coloratissimi
e
fumosi
autobus
“Tata”
presenti
in
tutto
l’Oriente,
sempre
carichi
di
passeggeri
fino
all’inverosimile
(
non
sò
con
quel
caldo
come
facevano
a
respirare
)
sbilenchi
per
il
peso
umano
e
con
moltissime
persone
appese
fuori,
di
dietro
sul
para-urti
e
sul
tetto
!
Una
dritta:
se
volete
fare
una
telefonata
in
Italia
a
costo
molto
contenuto
basta
andare…nei
negozi
fotografici
dove
ci
sono
dei
vecchi
telefoni
a
scatti
e
dove
si
può
ragionevolmente
trattare
sul
prezzo
!
(
6-7.000
lire
per
tre
minuti
contro
le
35.000
di
un
Hotel
).
La
città
di Kandy è chiamata anche in singalese Mahanuarè che significa “grande città ” .
Scansata
la
solita
folla
di
venditori
ci
dirigemmo
verso
il
tempio
di
Dalada
Meligawa
,
dove
è
custodita
la
reliquia
del
dente
di
Buddha
scampata
alle
colonizzazioni
inglesi
e
portoghesi
che
in
questa
città
hanno
avuto
filo
da
torcere
!
Purtroppo
c’erano
molte
impalcature
e
molti
lavori
in
corso
a
causa
dell’attentato
dinamitardo
dell’anno
prima
e
fu
molto
difficile
camminare
scalzi
tra
la
folla
che
pregava
e
i
calcinacci/vetri
in
terra
causati
dalla
bomba
e
dai
tanti
muratori
all’opera.
Nonostante
lo
scempio
il
palazzo
si
mostrò
lo
stesso
con
tutto
il
suo
splendore,
soprattutto
per
le
pitture
sulle
pareti.
Ovunque
fedeli
in
piedi
o
in
terra,
bambini,
anziani,
monaci,
una
moltitudine
di
persone
con
le
mani
giunte
o
semplicemente
con
petali
di
fiori
da
offrire.
Al
piano
di
sopra
la
struttura
apparse
molto
suntuosa:
davanti
a
noi
un
tabernacolo
dorato
dove
dentro
era
custodito
dentro
sette
scatole
d’oro
il
dente
del
Buddha
che
viene
esposto
al
pubblico
solo
ogni
sette
anni
in
occasione
di
una
festa
sacra.
Le
sette
protezioni
impedirono
il
suo
danneggiamento
durante
il
cruento
attentato.
Moltissime
statue
di
ogni
grandezza
ed
immagini
del
Buddha
completano
la
stanza.
Molto
belli
furono
i
quadri
esposti
in
un
corridoio
attiguo
che
spiegavano
le
tappe
della
vita
del
Buddha,
dalla
natività
alla
morte
e
che
per
similitudine
sono
paragonabili
alla
via-crucis
cristiana.
All’uscita
riprendemmo
le
nostre
scarpe,
questa
volta
custodite
tra
altre
migliaia
da
un
guardiano
che
pretese
solo
una
piccola
mancia
e
ci
dirigemmo
verso
il
nostro
hotel.
l’
Hotel
Le
Kandyan
sorgeva
su
una
collina
dalla
quale
si
godeva
il
paesaggio
della
città.
Appena
arrivati
ci
accolsero
con
il
classico
bicchiere
di
tè
caldo
(
o
in
alternativa
una
tisana
bollente
di
spezie
piccantissime
ma
molto
buona
e
dissetante
)
e
le
pezze
umide
profumate
calde
per
asciugare
il
sudore
sulla
faccia.
La
struttura
era
abbastanza
lussuosa
e
pulita
(
anche
se
economicamente
abbordabilissima
),
con
i
camerieri
gentilissimi
dalla
tipica
livrea
indiana
e
una
cucina
superba
e
sempre
molto
varia.
Anche
gli
spettacoli
notturni
di
danze
folcloristiche
e
saltimbanchi
furono
superbi,
le danzatrici sempre bellissime e sensuali !.
Il
mattino
seguente
continua
il
nostro
quarto
giorno
di
“tour
de
force”.
Tappa
obbligata
a
Kandy
fu
il
famoso
giardino
botanico
di
Peradeniya
,
una
vastissima
struttura
dove
trovammo
un
ampio
campionario
di
piante
della
fascia
tropicale,
dalle
spezie
alla
coca
fino
ai
Coco
de
Mer
seychellesi.
Sugli
alberi più alti volteggiavano i pipistrelli giganti diurni ( chiamati volpi volanti ) tipici dell’Oceano Indiano. C’era anche una serra di orchidee.
Il
pomeriggio
partimmo
per
Pinnawela
dove
risiede
l’orfanotrofio
degli
elefanti.
Qui
allo
stato
semi-brado
(
quindi
liberi
in
branco
tra
noi
)
vivono
molti
elefanti
(
di
tutte
le
età
)
che
sono
rimasti
orfani,
magari
perchè
le
madri
sono
state
uccise
dai
bracconieri.
Infatti
nei
parchi
nazionali
dello
Sri
Lanka
(
visitabili
come
lo
Yala
),
dove
ci
sono
molte
specie
di
animali
come
grandi
felini,cervi
e
coccodrilli
resistono
ancora
3.000
dei
30.000
elefanti
selvaggi
che vivevano un tempo sull’isola.
Fu
la
prima
volta
che
ci
trovammo
così
vicino
(
praticamente
ad
un
metro
)
ad
un
branco
di
decine
di
esemplari
non
addomesticati,
intenti
nelle
loro
faccende
quotidiane,
qualcuno
con
i
piccoli
a
seguito.
Non
nascosi
un
pò
di
timore
ma
ero
affascinato
!
Più
in
là,
in
un
recinto,
degli
inservienti
allattavano
artificialmente
gli
elefantini
più
piccoli
con
grandi
biberon
assecondando
gli
urli
di
eccitazione
ed
i
capricci.
Uscendo
fuori
dalla
struttura
ed
attraversando
la
strada
vi
era
un
fiume
dalle
acque
basse
dove
dei
monaci
aspettavano
qualcosa…aspettammo
anche
noi
!
Quasi
all’improvviso
spuntarono
un
branco
di
elefanti
giovani
che
a
tutta
velocità
corsero
per
il
viottolo
per
tuffarsi
in
acqua
(
se
non
avessimo
sentito
le
urla
della
gente,
rivolte
proprio
a
noi,
ci
avrebbero
investito
in
pieno
!
).
Lo
spettacolo
fu
dolcissimo
e
rilassante,
non
pensavo
quanto
potesse
essere
placido
vedere
gli
elefanti fare il bagno, giocare, lavarsi…
Poi
più
tardi
tornammo
nel
pulmino,
ma
prima
feci
un
giro
nelle
vicine
bancarelle
dove
acquistai
delle
magliette
di
ottima
fattura
a
prezzi
convenienti.
Questa
volta
la
guida
mi
portò
di
sua
volontà
in
un
luogo
interessante
ma
proibito
(
almeno
se
si
viaggia
con
una
donna
)
:
la
fabbrica
delle
gemme
con
annessa
miniera
di
zaffiri
in
disuso.
Lo
Sri
Lanka
è
uno
dei
maggiori
esportatori
di
pietre
preziose
e
la
fabbrica
ne
era
un
esempio:
vari
piani
di
meraviglie
grezze
e
lavorate,
soprattutto
smeraldi,
diamanti
e
rubini.
Non
sò
quale
idea
avessero
di
noi
Italiani
in
termini
di
ricchezza,
ma
i
padroni
dell’attività
rimasero
piuttosto
delusi
quando
non
volli
acquistare
i
gioielli
che
mi
avevano
mostrato
(
e
tentato
di
infilare
al
dito
ed
al
collo
di
mia
moglie
), tutti molto preziosi dal prezzo di svariati milioni di lire !!! Comunque la visita alla vecchia miniera ed al reparto di lavorazione fu interessante.
Ci tengo a precisare che ogni qualvolta un commerciante od un ambulante ci proponeva un affare la nostra guida ci eclissava per ricomparire più tardi.
Ci
spiegò
che
spesso
i
prezzi
proposti
erano
esorbitanti,
quando
non
si
trattava
di
truffe,
e
che
lui
era
costretto
ad
allontanarsi
(
anzichè
difenderci
)
perchè
era
molto
conosciuto
e
non
voleva
avere
problemi
!
In
pratica
doveva
fare
finta,
per
il
quieto
buon
vivere,
di
non
impicciarsi
anche
se
preventivamente
(
o
di
nascosto
)
ci
avvisava
(
o
ci
faceva
segno
)
sempre
sugli
imbrogli
o
sul
prezzo
massimo
che
avremmo
dovuto
offrire
per
una
certa merce ! ( molto onesto ).
Prossima
ed
ultima
tappa:
Colombo,
la
capitale
attuale
da
dove
eravamo
partiti
il
primo
giorno,
sede
dell’aeroporto
internazionale.
Durante
la
strada
ammirai
gli
ultimi
scorci
di
vita
rurale,
bucolica,
una
vita
che
fà
pesare
meno
la
povertà,
una
vita
povera
ma
dignitosa,
una
vita
legata
all’acqua.
Infatti
tutta
la
cultura
singalese
è
legata
all’acqua
dolce:
le
leggende,
le
risaie,
gli
invasi
artificiali,
le
grandi
piscine
degli
antichi
monaci,
le
donne
che
trasportano
gli
otri
colmi
del
prezioso
liquido
dal
fiume
a
casa,
gli
innumerevoli
pozzi,
gli
elefanti
al
bagno.
E’
facilissimo
vedere
famigliole
intere
andare
al
fiume
sorridenti,
le
donne
per
lavare
i
panni,
gli
uomini
per
lavare
il
furgoncino
o
l’elefante,
tutti
insieme
per
fare
un
bel
bagno
con
tanto
sapone
!
E
che
dire
dei
meravigliosi
lunghi
capelli
neri
delle
ragazze.
Spesso
spiai
attingere
l’acqua
dal
pozzo
(
o
semplicemente
andare
al
ruscello
)
per
bagnare
quotidianamente
la
folta
chioma
oggetto
di
mille
cure.
Infatti
sia
gli
uomini
che
le
donne,
dopo
aver
lavato
i
capelli
rigorosamente
con
acqua
non
trattata
si
passavano
l’olio
di
cocco,
quello
di
cocco
comune
verde
per
tenere
in
piega
i
capelli,
quello
di
cocco
reale
giallo
per
irrobustirli
!
Ecco
svelato
il
mistero
della
lucentezza
dei
loro
capelli
!
Questi
ultimi
erano
talmente
oggetto
di
cure
che
anche
i
pochi
benestanti
che
abitavano
a
Colombo,
con
un
appartamento
moderno
dotato
di
tutti
i
servizi
come
doccia
e
vasca
(
senza
scaldabagno,
secondo
loro
non
serve
!
)
si
recavano
almeno
una
volta
alla
settimana
ai
“pozzi
pubblici”
,
una
sorta
di
bagni
a
pagamento
dove
era
possibile
lavare
i
capelli
con
acqua
di
pozzo
e
non
di
conduttura
(
che
secondo
loro
rovinava
i
capelli
con
il
cloro
)…era
una
vera
e
propria
fissazione!
…fatto
stà
che
tutti
gli
over
50
avevano
ancora
i
capelli
folti
e
neri
!!!…da
non
crederci !!!
Alla
base
di
tutto
però
c’era
anche
una
filosofia
di
vita,
per
la
quale
l’acqua
di
sorgente
era
considerata
il
legame
più
“profondo”
con
la
“madre
terra”
,
legame che non doveva mai essere interrotto !!!
Arrivati
a
Colombo
incominciai
a
vedere
il
rovescio
della
medaglia
della
dignitosa
povertà
di
campagna…la
povertà
di
città.
Accanto
a
moderni
grattaceli
e
suntuose
ville
coloniali
giacevano
misere
e
sporche
spelonche
di
legno.
La
cosa
che
più
mi
impressionò
fu
l’enorme
baraccopoli
alla
periferia
della
città
ben
visibile
da
un
trafficatissimo
ponte
dove
come
un
formicaio
di
ammassava
una
schiera
di
dannati
intorno
a
malsicure
case
di
lamiera
e
cartoni
edificate intorno ad una enorme discarica di rifiuti dove la gente camminava alla ricerca di qualcosa di utile da mangiare o riciclare.
Uno
spettacolo
da
girone
dantesco,
aggravato
dal
puzzo
dello
smog
e
dallo
sfruttamento
minorile.
Ricorderete
forse
un
famoso
film
di
alcuni
anni
fà
che
descriveva
la
schiavitù
di
molti
bambini
costretti
a
lavorare
incatenati
per
nulla
e
di
uno
di
loro
che
aveva
tentato
di
ribellarsi
denunciando
tutto
alla
stampa
(
fu
poi
ucciso
):
pur
essendo
ambientato
in
India
in
realtà
era
stato
girato
nella
bidon-ville
di
Colombo
in
Sri
Lanka
!
I
posti
di
blocco
armatissimi
ogni
100
metri
completavano
il
quadro
di
una
città
secondo
me
non
molto
sicura
e
che
quindi
consiglio
di
visitare
al
massimo
una
giornata.
Non
ha
più
niente
della
“città
giardino”
descritta
nel
Medioevo
!
L’unica
curiosità
che
trovai
fu
una
strada
ampia,
ai
lati
della
quale,
mano
mano
che
si
cambiava
quartiere
si
poteva
notare
i
cambi
di
comunità
religiose
:
infatti
dapprima
incontrai
delle
grandi
statue
di
Buddha,
poi
di
Visnù,
Shiva
ed
altri
dei
Indù,
poi
alte
croci
con
l’immagine
del
Cristo,
ancora
un
minareto
musulmano
e
poi
una
colorata
statua
di
S.
Antonio
da
Padova
(
un
santo
molto
famoso nello Sri Lanka, durante il tour trovai in una stradina di campagna sperduta una chiesa in suo onore ! ).
La pace tra le varie etnie e la tolleranza è però solo apparente !
Ci
fermammo
solo
una
notte
all’
Hotel
Taj
Samundra,
il
classico
albergo
per
europei,
vista
mare,
dove
il
lusso
più
sfrenato
faceva
da
padrone
a
prezzi
ragionevoli. Servizio ottimo come al solito ! e molta pulizia !
Il
giorno
seguente
ci
recammo
all’aeroporto
per
partire
verso
Malè
(
capitale
delle
Maldive
)
con
un
volo
della
Air
Lanka
di
meno
di
due
ore.
Lucky,
la
nostra
guida
alla
quale
ci
eravamo
affezionati
(
per
sei
giorni
ci
aveva
seguito
dormendo
nei
nostri
stessi
alberghi
ed
era
stato
a
nostra
disposizione
24
ore
su
24
)
ci
accompagnò
sino
al
controllo
passaporti,
rimanendo
in
attesa
del
completamento
delle
formalità
doganali
e
salutandoci
sino
a
quando
le
nostre
sagome
non
sparirono
nel
“gate”
.
Prima
però
scattammo
una
foto
ricordo
e
consegnai
a
lui
(
e
alla
guida
)
i
soldi
rimasti
come
segno
di
riconoscimento
per
il
buon
servizio
ricevuto.
Dopo
tante
fatiche
ci
aspettava
il
relax
di
una
atollo
nelle
Maldive.
Per
la
prima
volta
però
non
ero
così
euforico di raggiungere la mia isoletta tropicale…lo Sri Lanka mi aveva lasciato qualcosa dentro…
Curiosità :
–
Una
leggenda
dice
che
lo
Sri
Lanka
è
così
bello
da
essere
stato
scelto
da
Adamo
ed
Eva
come
alternativa
al
Paradiso
Terrestre
dopo
la
cacciata
dall’Eden originale.
– All’interno dell’aeroporto di Colombo ci sono dei contenitori dedicati alle varie cause umanitarie dove si possono depositare le Rupie avanzate.