Appunti di Viaggio all’Isola di Reunion
E’ una realizzazione: SteveR On line da Gennaio 1999
APPUNTI DI VIAGGIO SULL’ ISOLA DI “REUNION ” (Francia)
AGOSTO 2003
La storia in pillole:
1507 – L’isola (disabitata) è avvistata ufficialmente il 9 Febbraio (Santa Apollonia) dal portoghese Tristão da Cunha.
1518 – L’isola entra nelle mappe portoghesi con il nome di Santa Apollonia (Arabi e Malesi già la conoscevano).
1520 – Insieme a Mauritius e Rodrigues l’arcipelago è chiamato delle Mascarene.
1638 – L’isola diventa possedimento di Luigi 13° di Francia.
1642 – L’isola, punto strategico per i traffici verso l’India, è toccata da navigatori francesi che fondano: St. Louis.
1646 – Il governatore di Fort Dauphin (Madagascar) esilia 12 ammutinati sull’isola. Ora è chiamata Mascarina.
1649 – Flacourt, governatore del Madagascar prende possesso l’isola in nome del re di Francia.
1649 – L’isola è chiamata Bourbon (Borbone) e St. Paul diventa la sua capitale.
1735 – Il governatore Mahè de la Bourdonnais dà il via ad una serie di grandi lavori strutturali sull’isola.
1735 – Il Dodo (un uccello terrestre che viveva anche nella vicina Mauritius) si estingue.
1746 – Fallisce la ” Compagnia delle Indie”.
1793
–
Durante
la
Rivoluzione
Francese
viene
dato
il
nome
di
Isola
di
Riunione
per
ricordare
la
riunione
dei
federati
di
Marsiglia
con
la
guardia
nazionale
………..
parigina durante la marcia sul palazzo delle Tuileries.
1806 – L’isola è ridenominata Isola Bonaparte.
1810 – Inizio dell’occupazione inglese. L’isola è chiamata di nuovo Bourbon. Gli abitanti sono ora circa 70.000.
1814 – Fine dell’occupazione inglese.
1848 – Il 20 Dic. è abolita ufficialmente la schiavitù dal gov. Sarda Gariga: il giorno diventa festa nazionale, Fête Kaf.
1848 – L’isola torna a chiamarsi La Réunion.
1870 – Viene aperto il canale di Suez e l’isola perde così di importanza economico-commerciale, cadendo nella recessione.
1946 – La Rèunion diventa un Dipartimento d’Oltre Mare della Francia.
Brevi informazioni pratiche:
L’isola
di
La
Réunion
è
situata
al
largo
della
grande
piattaforma
del
Madagascar,
nel
Tropico
del
Capricorno
ad
ovest
della
vicina
Mauritius:
la
sua
superficie
di
origine
lavica
supera
i
2500
kmq
ed
è
abitata
da
più
di
700.000
abitanti
di
varie
etnie
(Europei,
Africani,
Creoli,
Indiani
Tamil,
Cinesi,
Arabi,
ecc.)
e
di
varie religioni.
La lingua ufficiale è il francese (è parlato anche il creolo, poco diffuso anche nelle strutture turistiche l’inglese).
E’ collegata con alcuni voli giornalieri con Parigi (circa 11 ore di volo se diretto da C.d.Gaulle/Orly, 16 ore via Mauritius).
E’
possibile
anche
partire
dall’Italia
e
puntare
direttamente
su
Mauritius
(circa
10-11
ore),
poi
con
un
meno
di
un’ora
di
volo
si
arriva
a
Reunion;
quest’ultimo percorso dura di meno ma costa di più.
La
Réunion
è
raggiungibile
da
Mauritius
anche
via
mare
(nave
o
catamarano
veloce
di
linea)
oppure
sempre
in
aereo
dalle
Seychelles,
Madagascar,
Sudafrica, Comores, Mayotte o Kenya.
Il voltaggio è come da noi 230 V 50Hz quasi sempre con prese compatibili con le nostre (vedi tabella).
La cosa mi è stata utile per cucinare in stanza (non tutti i giorni) una veloce minestrina a mia figlia con un fornello elettrico.
Il fuso orario è di +3 ore rispetto l’Italia durante l’ora solare e di +2 durante l’ora legale (cioè durante la nostra estate).
La
situazione
sanitaria
è
ottima.
Le
strutture
sanitarie
sono
le
migliori
di
tutto
l’Oceano
Indiano,
praticamente
a
livello
Francese,
tant’è
che
nei
piani
sanitari
di evacuazione di alcuni paesi vicini come il Madagascar c’è La Réunion insieme al Sudafrica.
In ogni caso è bene verificare eventuali epidemie occasionali nel sito: www.viaggiaresicuri.mae.aci.it/?reunion.
In
particolar
modo
accertarsi
che
non
sia
in
corso
una
diffusione
del
virus
della
Chikungunya:
una
febbre
simile
alla
Dengue
veicolata
dalle
zanzare;
l’epidemia è comparsa per la prima volta nella primavera del 2005 ed in seguito si è espansa in tutto l’Oceano Indiano.
Attività:
snorkeling,
pesca,
surf,
diving,
trekking,
alpinismo,
cavalcate,
mountain
bike,
elicottero,
parapendio,
sport
estremi
e
chi
più
ne
ha
più
ne
metta…non per niente è presentata dagli organi ufficiali del turismo come “l’Ile intense”.
Tra gli sport estremi: il canyoning, un mix tra subacquea, speleologia e alpinismo, da cui prende a prestito attrezzature e regole.
Le
spiagge
protette
dalla
laguna:
La
barriera
corallina
,
presente
solo
in
alcune
località
sulla
costa
Ovest,
si
sviluppa
quasi
senza
interruzione
dalla
spiaggia
di
Boucan
Canot
sino
alle
Saline
les
Bains.
Poi
la
si
può
trovare
in
alcune
località
come
Saint
Leu,
Etang
Salè
les
Bains
o
Saint
Pierre.
Nessun
reef
a
Sud,
Est e Nord dell’isola dove le coste spesso alte e rocciose sono battute dalle potenti correnti oceaniche.
Avvertenze
marine:
restare
vicino
riva
nelle
spiagge
non
protette
dalla
barriera
per
evitare
di
essere
trascinati
a
largo
dalle
forti
e
pericolose
correnti
e
per
non
imbattersi
in
un
grande
squalo
tigre,
toro
o
mako
oppure
meno
frequentemente
in
uno
squalo
bianco
o
martello.
Per
lo
stesso
motivo
è
sconsigliabile
nuotare
nelle
spiagge
protette
oltre
il
reef
se
non
in
escursione
organizzata
da
professionisti.
La
Réunion
ha
il
più
alto
rapporto
di
attacchi
di
squalo/decessi
del
mondo
(58%
contro
una
media
mondiale
del
10-12%)
ed
ogni
anno
uno
o
due
bagnanti
subiscono
un’aggressione
ad
una
distanza
media
dalla
riva
di
35m con un fondale di 4,5m…vedi anche i seguenti link (mappa), link (statistiche).
Ovviamente sono infinitamente di più i bagnanti affogati a causa delle correnti che “sbocconcellati” dagli squali.
Nelle
lagune
protette
invece
bisogna
entrare
sempre
con
pinne
oppure
scarpette
per
evitare
di
tagliarsi
con
i
coralli
o
schiacciare
un
velenoso
Pesce
Pietra
o Leone (da me fotografati anche ad un passo dal bagnasciuga).
Formalità:
Facendo
parte
dei
Dipartimenti
d’Oltre
Mare
francesi
(in
pratica
è
come
se
fosse
una
provincia
della
Francia,
da
non
scambiare
con
i
Territori
d’Oltre
Mare
tipo
Polinesia
Francese
che
sono
una
cosa
più
simile
alla
“colonia”)
per
noi
italiani
è
sufficiente
la
carta
d’identità
valida
per
l’espatrio
a
patto,
ovviamente,
di non fare scalo in una destinazione intermedia dove è obbligatorio il passaporto bollato.
Anche se si parte con il passaporto, essendo territorio della Comunità Europea non c’è bisogno di bollarlo (andando via Parigi).
Sempre per lo stesso motivo ha potuto adottare come moneta l’Euro, quindi niente commissioni di cambio e massima praticità.
Solo alcune norme doganali (come l’imposta sul valore aggiunto) va eccezione rispetto il resto della Comunità Europea.
Per guidare è sufficiente la Patente Italiana.
Clima:
L’isola
di
La
Réunion
è
la
patria
dei
microclimi
avendo
delle
montagne
over
3000
metri
(le
più
alte
dell’Oceano
Indiano),
valli,
boschi,
canyon,
cascate,
deserti,
pianure…ed
anche
un
vulcano
attivo
(non
turisticamente
pericoloso)
che
quasi
ogni
anno
regala
il
suo
piccolo
(o
grande)
spettacolo.
Anzi
a
dirla
tutta Reunion è una montagna alta 7500 metri di cui i primi 4500 si trovano tutti sott’acqua.
Trovandosi
nell’emisfero
Australe
ha
le
stagioni
invertite
rispetto
a
noi
perciò
l’estate
tropicale
va
da
Novembre
ad
Aprile
ed
è
il
periodo
delle
piogge
e
degli
uragani
mentre
l’inverno
va
da
Maggio
ad
Ottobre
ed
è
il
periodo
consigliato
in
quanto
secco,
meno
afoso
e
più
fresco.
In
questo
periodo
non
ho
mai
incontrato nessun insetto “volante” (mai usato repellenti).
La
punta
di
fresco
si
ha
in
Agosto
con
20-22
gradi
di
media
sulla
costa
di
giorno
e
molto
meno
di
notte
(portarsi
una
felpa
pesante);
l’ideale
sarebbe
andarci nei mesi limitrofi ad Agosto per godere di qualche (pochi) grado in più.
Il
lato
Ovest
dell’isola
è
in
genere
meno
piovoso
(sono
pochi
i
giorni
nei
quali
si
abbattono
forti
temporali
anche
nella
stagione
delle
piogge)
ed
è
anche
dove
si
trovano
le
spiagge
(poche)
più
belle
(e
fruibili)
talvolta
protette
dalle
lagune
formate
dalla
barriera
corallina,
talvolta
no,
con
sabbia
chiara
corallina,
dorata misto corallino-vulcanica oppure nerissima vulcanica.
In
montagna
le
temperature
sono
invece
rigide
e
può
accadere
occasionalmente
che
faccia
anche
una
spruzzata
di
neve:
non
per
niente
la
più
alta
cima
a
3069m, un antico vulcano spento, si chiama Piton des Neiges ovvero “la cima delle nevi”.
L’umidità
è
relativamente
bassa
tutto
l’anno
(60-70
%
di
media)
per
essere
un
paese
tropicale;
addirittura
nei
mesi
più
secchi
può
scendere
anche
al
40%
nelle ore centrali della giornata.
Una
curiosità
sui
microclimi
reunionesi:
malgrado
La
Riunion
non
sia
tra
le
isole
tropicali
più
piovose
del
mondo
la
località
di
Foc
Foc
vanta
il
primato
di
aver
avuto
la
pioggia
più
intensa
nell’arco
delle
24
ore
mai
registrata
sulla
Terra.
Tra
il
7
e
l’8
Gennaio
del
1966
durante
il
ciclone
Denise
caddero
1.825
mm
di pioggia ovvero circa il doppio di quanto piove a Milano in un anno intero !
Premessa:
L’Isola
di
Riunione
non
è
un
meta
per
il
turismo
di
massa…anzi
la
maggior
parte
del
turismo
proviene
dall’interno
e
solo
in
minima
parte
è
frequentata
da
Francesi
continentali
o
da
altri
Europei.
Alla
maggior
parte
degli
Italiani
l’isola
è
addirittura
sconosciuta
nonostante
venga
timidamente
e
con
scarso
successo
offerta
da
alcuni
tour
operator
(
insieme
all’isola
di
Rodrigues
)
soprattutto
come
estensione
di
viaggio
di
4-5
giorni
max
dalla
più
nota
e
vicina
Mauritius.
Per
questo
motivo
leggendo
il
mio
racconto
sono
certo
che
alcune
persone
mi
chiederanno
un
confronto:
premesso
che
il
mio
viaggio
a
Mauritius
nel
1999
è
stato
effettuato
con
modalità
differenti
(diversi
tempi,
senza
prole
a
seguito
quindi
diverse
esigenze,
spirito
e
prudenze…ecc.)
e
premesso
che
con
un
viaggio
“breve”
difficilmente
si
possono
descrivere
differenze
“intrinseche”
tra
due
paesi
(ma
solo
“turistiche”)
cercherò
di
“farcire”
il
racconto
con
paragoni
e
raffronti
su
due
isole
apparentemente
simili
come
storia
coloniale,
simili
come
origini
vulcaniche,
simili
come
flora
e
fauna
(alcune
specie
sono
endemiche in entrambe le isole), vicine tra loro …ma in verità molto differenti.
PS: per favore non fatemi domande del tipo: “Quale è la più bella ?” perchè non saprei rispondere, non almeno obbiettivamente.
Il racconto del viaggio:
Il
viaggio
di
andata
andò
abbastanza
bene:
aeroporti
internazionali
vuoti
nonostante
fosse
Agosto,
solo
un
forte
ritardo
areo
a
Parigi,
aerei
semivuoti
(quindi
con
possibilità
di
“allungamento
gambe”),
mia
figlia
Maeva
di
due
anni
un
angioletto
(nonostante
sia
normalmente
un
diavoletto)
dormiente
durante
tutte
le
ore
di
volo,
una
compagnia:
l’
Air
Austral
molto
efficiente
(Boeing
777-200),
personale
gentile
e
paziente,
vari
gadget
in
regalo
per
grandi
e
piccini),
una
sola
valigia
(quella
con
le
mie
medicine
e
l’occorrente
per
Maeva)
persa
a
Parigi
(ma
pare
sia
normale
per
il
C.De
Gaulle,
a
Reunion
avevano
già pronti i Kit di “sopravvivenza”) restituita dopo cinque giorni…
Avendo
prenotato
all’ultimo
momento
(vi
consiglio
di
prenotare
gli
Hotel
via
Internet
–
rispondono
subito
anche
grazie
al
comodo
fuso
orario)
ed
essendo
nel
periodo
di
maggior
afflusso
di
turismo
locale
(chiusura
invernale
di
tre
settimane
delle
scuole)
ho
avuto
qualche
difficoltà
nel
reperire
le
sistemazioni,
quindi
mi
sono
dovuto
“accontentare”
di
una
base
“fissa”
da
cui
partire
ogni
volta
alla
scoperta
dell’isola,
cosa
che
è
risultata
fattibilissima
grazie
ai
soli
200
Km
di
perimetro
e
ad
una
buona
metà
delle
strade
extraurbane
migliori
o
uguali
alle
nostre
autostrade.
Attenzione
a
prenotare
in
questo
periodo
soprattutto
nelle
zone
marine;
la
ricettività
alberghiera
non
è
alta:
in
tutta
l’isola
ci
sono
(a
tutt’oggi-2003)
solo
60
hotel
da
una
a
quattro
stelle.
E
qui
la
prima
differenza
con
Mauritius:
diversamente
da
quest’ultima
non
esistono
hotel
a
5
stelle,
non
esistono
hotel
di
superlusso,
non
esistono
megavillaggi
di
molte
centinaia
di
stanze
con
sfarzosi
giardini
ipercurati
e
spiagge
private
(a
Reunion
le
spiagge
sono
sempre
pubbliche
sia
di
legge
che
di
fatto)
con
animazione
e
discoteche
all’interno…
a
Reunion
ci
sono
soprattutto
tranquilli
hotel
a
3
stelle
(non
economicissimi
ma
senza
dubbio
corrispondenti
a
più
stelle
italiane)
con
un
centinaio
massimo
di
alloggi,
poche
strutture
più
grandi,
rarissimi
i
4
stelle
e
molti
B&B,
pensioncine,
campeggi
(il
campeggio
libero
non è neppure vietato tranne dove segnalato) e nelle zone più interne persino affittacamere e rifugi montani.
Una
volta
atterrati
all’aeroporto
internazionale
di
Gillot,
poco
fuori
il
capoluogo
St.Denis,
con
un
taxi
ci
siamo
diretti
verso
Ovest
a
St.Gilles
les
Bains
presso
la calma laguna dell’Hermitage dove avevamo prenotato una stanza al Novotel Coralia (3 stelle) tramite il sito della catena a cui fa parte (AccorHotels).
Il
tragitto
è
stato
molto
panoramico
soprattutto
lungo
il
primo
tratto
della
statale
che
correva
a
due
corsie
per
senso
di
marcia
“incastrata”
tra
la
base
di
una
scogliera
di
una
sessantina
di
metri
costellata
di
cascatelle
e
l’
Oceano.
Durante
questo
primo
assaggio
di
Riunione
ho
iniziato
subito
a
capire
come
regolarmi con le strade visto che avrei dovuto affittare un’auto.
La
rete
stradale
è
buona,
migliore
e
più
vasta
di
Mauritius
(almeno
per
quanto
riguarda
le
strade
asfaltate,
inoltre
l’isola
di
Reunion
è
600
Kmq
più
vasta
di
Mauritius)
capillare,
più
evoluta
al
Nord
ed
Ovest,
più
stretta
e
“selvaggia”
al
Sud,
all’Est
ed
ovviamente
in
montagna.
In
genere
si
cammina
bene
con
limiti
di
velocità
variabili
sino
a
130Km
orari…
intorno
ai
maggiori
centri
del
Nord
e
dell’Ovest
il
traffico
si
paralizza.
Quindi
soprattutto
se
dovete
passare
le
cittadine
di
St.Denis,
St.
Paul,
St.
Leu
e
St.
Pierre
o
lo
si
fa
prima
delle
8
del
mattino
o
di
sera
oppure
bisogna
rassegnarsi
a
qualche
chilometro
di
fila
a
passo
d’uomo
magari
ascoltando
della
buona
musica
da
una
delle
moltissime
radio
private
dalla
ricezione,
nonostante
le
montagne/scogliere,
sempre
perfetta.
D’altronde
i
Reunionesi
oltre
ad
essere
concentrati
nei
maggiori
centri
abitati
hanno
un
buon
reddito
pro-capite,
molto
superiore
a
quello
di
Mauritius,
e
questo
si
traduce
anche
in
molte
più
auto
(tutte
nuovissime)
e
quindi
intasamenti
frequenti.
Sono
comunque
in
corso
degli
ampliamenti
delle
sedi stradali e progetti di nuove tangenziali per “saltare” alcuni paesi.
Da
questo
lato
sono
molto
sensibili
tant’è
che
esistono
siti
internet
e
radio
che
informano
sulla
viabilità
in
tempo
reale,
ci
sono
moltissime
telecamere,
le
segnalazioni
stradali
sono
puntuali
e
precise
(meglio
di
quelle
turistiche)
e
persino
più
di
un
secolo
fa
per
evitare
strade
tortuose
si
facevano
grandi
opere
tra
cui
il
ponte
sospeso
ad
Est
dell’isola
(oggi
in
disuso,
ma
transitabile
a
piedi)
che
per
l’epoca
(1888)
era
il
più
grande
ad
unica
campata
al
mondo
(
fu
poi
abbattuto da un ciclone e ricostruito nel 1979).
Da
questo
ed
altro
che
racconterò
avete
già
capito
un’altro
paio
di
differenze
con
Mauritius.
L’isola
è
tecnologicamente
più
avanzata,
con
minore
povertà
(con
conseguente
abbattimento
della
piccola
criminalità)
e
più
occidentalizzata
ma
non
per
questo
“snaturalizzata”.
Delle
amenità
tecnologiche
si
è
cercato
di
prendere
il
meglio
senza
rovinare
l’isola…anzi
posso
dire
senza
dubbio
che
le
bellezze
naturali
e
le
tradizioni
di
Riunione
sono
tutelate
e
fruibili
molto
meglio
di
quelle
nostre
o
di
Mauritius…la
prenderei
ad
esempio…ma
di
questo
ne
parlerò
più
avanti.
Altre
differenze
con
Mauritius
sono
l’igiene
(e
le
leggi
annesse)
e
le
strutture
sanitarie:
in
entrambi
le
isole
quelle
di
primo
soccorso
sono
buone
(quindi
per
un
turista
la
disparità
può
essere
irrilevante)
ma
quelle
specialistiche
a
Reunion
sono
identiche
a
quelle
Parigine
quindi
di
alto
livello.
Lungo
le
strade
urbane
ho
notato
un
altissima
concentrazione
di
moderne farmacie (più che in Italia), ospedali, cliniche e veterinai.
Ovviamente
il
clima
che
si
respira
è
apparentemente
meno
esotico
di
quello
di
Mauritius
e
molto
più
Francese:
sembra
un
pò
di
stare
in
Provenza
con
l’aggiunta di qualche palma e di un pò di “Africanità”.
Intendiamoci:
nè
Riunione
e
nè
Maurizio
sono
due
isole
dove
trovare
scorci
tropicali
“naturali”
da
cartolina
come
quelli
di
altre
isole
dello
stesso
Oceano
tipo
Maldive
o
Seychelles,
in
nessuna
delle
due
Mascarene
troverete
spiagge
semideserte
di
sabbia
di
un
bianco
accecante
orlate
di
cocchi
chini
su
un’acqua
dalle
gradazioni
celeste-blu-turchino,
nessuno
dei
due
luoghi
vi
renderà
febbricitanti
di
eccitazione
da
voler
mollare
tutto
e
trasferirsi
d’impulso
ma
quello
che
non
è
“passione”
può
ugualmente
trasformarsi
in
amore.
Se
qualcuno
mi
ponesse
oggi
(di
nuovo)
la
domanda:
“in
quale
posto
mi
consiglieresti
di
abitare
per
scappare
dall’Italia
?”
gli
consiglierei:
Ile
de
la
Reunion.
Mi
spiego:
andare
abitare
in
un
paradiso
magari
nel
Sud
Pacifico
può
essere
eccitante
ma
poi
finita
la
passione
iniziale
(che
rimane
invece
intatta
nei
viaggiatori
“temporanei”
come
me/voi)
sarebbe
vero
amore
?
Soprattutto
quando
si
deve
vivere
a
contatto
con
una
società
troppo
diversa
dalla
nostra,
troppo
difficile
da
farsi
penetrare,
un
poco
emarginati,
mal
integrati
o
peggio
ai
limiti
della
legalità,
con
mille
impedimenti
burocratici,
magari
con
carenze
sanitarie
…sarebbe
vera
felicità
?
Da
questo
lato
invece
Reunion
(aboliamo
più
confidenzialmente
il
“Le”)
ha
tutti
i
numeri
giusti:
è
Comunità
Europea
(all’entrata
nel
paese
non
mi
hanno
neppure
chiesto
la
carta
d’identità),
è
globalizzata
al
punto
giusto
(cioè
si
trova
tutto
che
si
trova
qui
dall’ultimo
Dvd
allo
studio
dentistico
moderno),
fa
parte
della
Francia
(quindi
di
un
paese
democratico
più
funzionante
del
nostro
dal
lato
del
sociale),
si
vive
come
in
una
nostra
cittadina
ricca
di
provincia,
non
esistono
malattie
tropicali
come
malaria,
dengue
ed
altre
(a
Mauritius
c’è
un
poco
di
malaria
benigna
di
tipo
Vivax
nelle
zone
rurali),
i
servizi
funzionano,
la
gente
è
abituata
alla
multietnicità
quindi
al
“diverso”…con
l’aggiunta
che
si
può
fare
il
bagno
365
giorni
l’anno
(nel
senso
che
il
clima
è
tropicale
senza
i
nostri
inverni
rigidi,
quindi
niente
guardaroba
doppio
con
cambi
di
stagione),
la
criminalità
è
bassissima,
l’inquinamento
(ingorghi
d’auto
a
parte)
inesistente
(le
industrie
si
limitano
a
qualche
zuccherificio,
centrale
elettrica
e
poco
altro…quasi
tutti
i
manufatti
industriali
sono
importati)
e
sui
banconi
del
supermercato
si
trova
frutta
tropicale
a
volontà…il
mare
pulito
c’è
(però
solo
35
Km
di
spiagge
realmente
fruibili
per
le
“abluzioni”,
su
questo
Mauritius
è
più
fornita)
i
fiori
coloratissimi in tutte le stagioni pure…non sarà moltissimo ma basta ad un amore non immediatamente intenso ma sicuramente duraturo.
Reunion è uno di quei luoghi dove ti senti subito a tuo agio come se avessi abitato da sempre li.
Vorrei
continuare
a
parlare
della
vita
che
si
fa
a
Reunion
visto
che
più
che
in
altri
paesi
visitati
mi
è
stato
possibile
“entrare”
a
contatto
con
la
popolazione
nonostante
il
problema
della
lingua
(l’Inglese
è
quasi
sconosciuto);
la
possibilità
casuale
e
mai
forzata
di
poter
parlare
con
la
gente
è
stata
favorita
dall’estrema
affabilità,
espansività
e
cordialità
degli
abitanti
privi
di
preconcetti,
chiusure
mentali
o
diffidenze
e
resi
ancor
più
sereni
e
rilassati
dal
periodo
di
ferie
e
chiusura
scuole.
Un’altra
grande
fortuna
è
stata
poter
risiedere
nelle
strutture
dove
alloggiavano
gli
stessi
Reunionesi
(come
detto
in
precedenza
il
turismo
è
soprattutto
locale).
Più
di
una
volta
l’amicizia
di
qualche
ora
o
di
qualche
giorno
è
nata
perchè
qualche
locale
si
è
avvicinato
spontaneamente
…complice talvolta anche la nostra piccola Maeva sempre ricercata da molti altri “cuccioli” del luogo.
Iniziamo
con
lo
sport
più
gettonato:
il
“pic-nic”.
Voi
non
ci
crederete
ma
in
tutta
l’isola
ci
saranno
decine
di
migliaia
di
gazebo
pubblici
sparsi
nei
luoghi
più
impensati,
dalla
spiaggia
più
blasonata
al
picco
più
sperduto
in
mezzo
una
foresta,
sempre
pieni
di
gente
con
ogni
ben
di
Dio
di
cibo
stipato
in
enormi
borse-frigo
e
numerose
pentole
di
alluminio.
Ad
ogni
ora
del
giorno,
dietro
una
curva
in
mezzo
al
traffico,
di
fronte
una
delle
migliaia
di
cascate,
su
un
laghetto,
in
una
scogliera
a
picco,
in
una
pineta
incontaminata
gruppi
folti
di
famiglie
si
riuscono
la
mattina
presto
per
bivaccare
e
assolvere
ad
un’altra
grande
passione:
il
barbecue.
Infatti
accanto
ad
ogni
gazebo
pubblico
ci
sono
altrettanti
forni
in
mattoni
pubblici
per
cucinare
carne
(soprattutto
polli)
alla
brace.
Una
schiera
di
cassonetti
e
cestini
per
la
spazzatura
completa
la
dotazione,
risultato:
pochi
incendi
(meno
che
da
noi)
e
nessuna
cartaccia
in
terra
(magari
dentro
le
bocche
dei
cannoni
si
!)…e
questo
non
solo
per
una
educazione
a
tenere
pulito
ma
anche
e
soprattutto
per
il
servizio
offerto
dai
comuni.
Dietro
casa
mia
a
Roma
ad
esempio
ho
un
parco
pubblico
con
un
solo
cestino
arrugginito
e
rotto
mai
svuotato:
è
normale
che
in
terra
sia
perennemente
sporco
!
Una
delle
cose
che
si
notano
subito
a
Reunion
infatti
è
l’estrema
pulizia
e
coscienza
ambientale
della
popolazione
che
bivacca
alla
grande
ma
poi
“lascia tutto come vorrebbe ritrovare la volta dopo”.
Tutto questo a Mauritius non c’è, soprattutto dal lato dei servizi al pubblico (ma nemmeno in Italia).
Per
chi
poi
non
vuole
cucinare
più
di
quello
che
ha
portato
da
casa
ci
sono
i
polli
già
arrostiti
da
comprare
lungo
la
strada.
Sono
infatti
frequentissimi
(soprattutto
nei
centri
più
piccoli)
dei
carretti
dove
si
arrostiscono
centinaia
di
polli
(decine
alla
volta)
alle
primissime
ore
del
mattino
affumicando
talvolta
interi
abitati
di
fumo
bianco
e
denso;
ma
la
cosa
più
sconvolgente
era
che
verso
metà
mattinata
i
polli
erano
tutti
già
venduti
!!!
centinaia
!!!
Immancabile
dopo
“pranzo”
soprattutto
tra
i
più
giovani
una
bella
partita
a
bocce,
quelle
di
metallo,
pesanti
e
lucide
insieme
ad
uno
spuntino
di
frutta:
un
ananas,
una
papaia,
un’anguria,
dei
leeches
(i
manghi
no,
quelli
maturano
in
estate)
o
magari
dei
mandarini
(in
Agosto
è
inverno)
comperati
in
una
delle
tante
microbancarelle
sparse
lungo
le
strade.
Chi
invece
arrivava
tardi
o
non
vuole
comunque
usufruire
dei
gazebo
si
attrezza
con
enormi
tovaglie
di
plastica
colorata
che
all’occorrenza
in
caso
di
vento
(non
raro)
diventano
delle
barriere
anti-raffica
da
fissare
lateralmente
al
bivacco
con
delle
corde
ad
un
palo
o
ad una palma…nulla, nemmeno la pioggia ferma i diligenti escursionisti !
Persino
ascoltando
le
più
importanti
radio
dell’isola
è
facile
imbattersi
a
fine
giornata
in
trasmissioni
in
diretta
telefonica
con
gli
ascoltatori
dove
l’argomento
del giorno è: “dicci cosa ti sei portato da mangiare per il pic-nic”.
Ma la cosa che più di tutti mi ha colpito e che mi ha dato da commentare e riflettere ogni giorno è un’altra, molto più significativa: la multietnicità “reale”.
Molti
paesi
del
mondo
sono
formati
da
un
crogiuolo
di
razze,
primo
fra
tutti
la
vicina
Mauritius
ma
ho
sempre
notato
una
“convivenza”
di
etnie,
ma
mai
una
vera fusione/integrazione.
Non
ho
statistiche
alla
mano
ma
in
apparenza
osservando
le
coppie
di
innamorati
o
i
nuclei
famigliari
di
varie
generazioni
posso
asserire
che
la
maggior
parte
di
esse
erano
formate
da
componenti
di
pelle
diversa:
bianchi
con
neri
(con
eventuale
prole
mista
o
mulatta),
più
raramente
si
notavano
coppie
formate anche da mix Indiani , Cinesi o Rastafariani.
Se
per
tutti
è
normale
vedere
una
coppia
mista
ogni
tanto
andando
negli
Stati
Uniti
o
in
Francia
vi
posso
assicurare
che
colpisce
vederne
tantissime,
la
maggior
parte:
questa
è
una
vera
società
multietnica…forse
il
nome
“Reunion”
inizialmente
dato
senza
un’apparente
ragione
ha
sortito
i
suoi
effetti
e
mai
fu
tanto
azzeccato
!.
La
storia
iniziale
che
ha
portato
tante
razze
a
Reunion
è
la
stessa
di
Mauritius:
dopo
l’abolizione
della
schiavitù
molti
neri
Africani
decisero
di
rimanere,
altri
di
andare
via.
I
latifondiari
bianchi
si
ritrovarono
quindi
senza
manod’opera
sufficiente
per
le
coltivazioni
di
vaniglia,canna
da
zucchero
e
caffè,
così
andarono
a
reclutare
forza
lavoro
a
basso
costo
in
India.
Una
volta
ravvivata
l’economia
dell’isola
arrivarono
i
Cinesi
e
gli
Arabi
notoriamente
abili
commercianti
…poi
col
tempo
le
strade
di
Reunion
e
Mauritius
si
divisero.
A
Mauritius
le
varie
etnie
si
chiusero
tra
loro
mantenendo
lingua
e
tradizioni
(il
francese-creolo
è
parlato
da
tutti
solo
come
lingua
di
uso
inter-etnia)
mentre
a
Reunion,
pur
mantenendo
le
tradizioni
(feste,
religioni)
avvenne
la
fusione
in
nome
di
una
comune
patria:
la
Francia,
notoriamente
incline
al
nazionalismo.
Pensate
che
anche
tra
famiglie
ad
esempio
Indiane
si
parla
il
francese
mentre
l’Hindi
è
mantenuto
solo
per
alcune
cerimonie
religiose
(e
nemmeno
tanto)…ed
il
sentirsi
Francesi
a
tutti
gli
effetti
(non
una
colonia)
ed
ora
appartenenti
alla
Comunità
Europea
(le
bandiere
blu
a
stellette
gialle
non
sono
solo
sulle
targhe
automobilistiche
insieme
alla
“F”
ma
anche
in
molti
luoghi
pubblici)
li
inorgoglisce,
tant’è
che
tra
tutti
i
“paesi”d’Oltre
mare,
Reunion
(se
si
escludono
alcune
timide
manifestazioni
tenute
negli
anni
90)
è
l’unico
a
non
avere
dei
reali
movimenti
politici
o
di
pensiero
a
favore
della
secessione:
vogliono
tutti
essere
Francesi
ed
Europei.
Capite
ora
perchè
vi
dico
che
un
europeo
bianco
sarebbe
benissimo
integrato
in
questa
società…un
discorso
a
parte
sono
invece
i
funzionari
statali
Francesi
che
sono
contenti
di
trasferirsi
a
Reunion
(ho
conosciuto
un
funzionario
di
Polizia
Parigino
in
cerca
di
alloggio)
per
percepire
come
premio-trasferimento
un
salario
doppio
o
triplo
di
quello
guadagnato
in
patria…molto
spesso
in
prossimità
della
pensione
per
ovvi
motivi…proprio
in
quei
giorni
sui
media
si
è
parlato
di
questo
fatto
un poco “scandaloso”.
Eppure
in
tutta
questa
fusione,
in
tutta
questa
occidentalizzazione
alcune
tradizioni
sono
rimaste
più
forti
delle
altre,
per
esempio
la
musica.
Come
Mauritius
le
musiche
e
le
danze
tipiche
dell’isola
sono
il
Segà
ed
il
Maloya
nate
tra
gli
schiavi
africani
delle
piantagioni,
la
prima
con
influenze
europee
che
vanno
dal
Walzer
alla
Polka
e
sempre
molto
ritmata
con
vari
strumenti
(è
stata
vietata
fino
agli
anni
70
per
i
testi
incitanti
la
rivolta
contro
le
ingiustizie
e
la
violenza),
la
seconda
più
lenta
a
base
di
voci
e
percussioni;
sembrerebbe
un
controsenso
ma
il
Segà
di
Reunion
è
molto
più
puro
di
quello
di
Mauritius
dove
i
ritmi
africani
sono
stati
ultimamente
molto
contaminati
da
elementi
occidentali
come
la
disco-music
e
questo
non
lo
dico
solo
per
aver
ascoltato
qualche esibizione in entrambe le isole ma anche perchè l’avevo letto prima di partire su una pseudo-guida…ed effettivamente ora posso confermarlo !
Continuando
con
le
tradizioni
popolari
potrei
aggiungere
le
feste
di
paese
ovvero
le
sagre.
Ogni
occasione
è
buona
per
far
festa:
dalle
manifestazioni
religiose
ai
prodotti
locali,
soprattutto
quelli
della
terra
(zucchine,
vaniglia,
zafferano…);
se
ci
aggiungiamo
gli
eventi
sportivi
e
musicali
non
è
raro
girovagando l’isola imbattersi in qualche paese in festa.
Ricordo
un
giorno
a
Grand
Anse,
una
spiaggia
del
Sud-Ovest
protetta
dalla
montagna
dai
venti
ma
non
dai
capricci
dell’Oceano,
che
un
gruppo
di
giovanissimi
creoli
si
sono
piazzati
su
un
praticello
ed
hanno
iniziato
ad
intonare
un
Africanissimo
motivo
Segà.
In
poco
tempo
hanno
tirato
fuori
una
botte
a
mò
di
tamburo
(Houleur),
un
triangolo,
uno
strumento
formato
da
canne
di
bambù
e
semi
(Le
Kayamb,
di
origine
indiana)
ed
hanno
iniziare
a
cantare
e
ballare.
Hanno
continuato
per
ore
senza
che
nessuno
badasse
a
loro
tranne
noi
che
affascinati
siamo
rimasti
ad
ascoltarli
ed
ad
applaudirli
finop
a
sera;
persino
la
nostra
Maeva
è
stata
presa
per
mano
e
coinvolta.
Non
si
trattava
di
un’esibizione
a
scopo
di
lucro
ma
semplicemente
un
modo
per
passare
del
tempo allegramente tra amici.
A
me
però
interessava
vedere
anche
alcune
delle
feste
religiose
più
importanti
in
quel
periodo,
ma
la
festa
cinese
era
terminata
da
qualche
giorno
ed
i
firewalkers
(ovvero
coloro
i
quali
camminano
sulle
braci
ardenti),
tipici
dei
riti
induisti
“Pandialé”
soprattutto
presso
il
tempio
di
St.
Andrè,
non
sono
riuscito
a
sapere
quando
si
esibivano
(a
dire
il
vero
avevo
scritto
alla
comunità
induista
di
Reunion
ma
mi
avevano
dato
un
numero
di
telefono
al
quale
non
ho
telefonato per mancanza di “scioltezza” con la lingua francese).
Girovagare
l’isola:
questa
è
la
parola
d’ordine.
Tutto
quello
che
normalmente
si
pensa
di
fare
in
un’isola
tropicale,
ovvero
crogiolarsi
al
sole
su
un’amaca
alternando
un
bagno
caldo
ad
un
succo
di
cocco
fresco
qui
è
ribaltato:
l’isola
offre
poco
mare
(anche
se
alcune
spiagge/lagune
non
sono
male
e
poi
ne
parlerò)
e
la
temperatura
in
questa
stagione
è
primaverile
(tant’è
che
un
pò
di
turismo
esterno
francese
si
vede
soprattutto
in
estate
quando
fa
più
caldo
anche
se
piove
e
ci
sono
gli
uragani).
Poichè
è
praticamente
una
montagna
in
mezzo
al
mare
può
essere
piacevole
visitare
i
tanti
scorci
naturali
al
suo
interno
e
poi
semmai
abbinare
alla
fine
un
pò
di
mare
per
riposarsi.
Anche
su
questo
differisce
da
Mauritius
in
quanto
quest’ultima
isola
pur
possedendo
delle
montagne
come
Reunion
è
più
famosa
per
le
spiagge
(più
numerose
ma
secondo
me
non
più
belle)
e
di
conseguenza
l’interno
non
è
stato
valorizzato
abbastanza
.
A
Mauritius
le
montagne,
i
boschi
sono
poco
fruibili
in
quanto
le
strade
che
li
raggiungono
sono
poche
e
non
sempre
ben
tenute,
inoltre
i
percorsi
di
trekking
o
i
sentieri
per
le
passeggiate
non
sono
certo
attrezzati
come
quelli
di
Reunion.
Nell’isola
Francese
ci
sono
più
di
1000
Km
di
percorsi
attrezzati
con
indicazioni
sul
grado
di
difficoltà
o
le
ore
per
percorrerli,
sempre
ben
puliti
(sia
sui
sentieri
a
piedi
che
sulle
stradine
percorribili
in
auto
vengono
regolarmente
tagliate
le
erbacce
ai
lati),
con
aeree
sosta,
pic-nic,
rifugi
nonchè
percorsi
botanici
con
indicazione
delle
specie
incontrate…e
moltissimi
abitanti
si
dedicano,
zaino
in
spalla,
al
trekking,
all’alpinismo
oppure
ad
altre
attività
connesse.
Sono
tutti
infatti
amanti
della
vita
all’aperto
ed
anche
molto
sportivi
ed
è
facile
incontrare
persone
di
tutte
le
età
fare
esercizi,
andare
in
bicicletta
o
semplicemente
correre
magari
in
riva
al
mare
(effettivamente sono anche abbastanza magri e belli per tutto quello che mangiano).
Tornando
ai
percorsi
botanici
volevo
sottolineare
che
l’isola
è
un
vero
paradiso
per
gli
amanti
della
botanica
(come
me)
in
quanto
oltre
ai
“percorsi”
ci
sono
anche
vari
orti
botanici
più
o
meno
grandi
ed
in
genere
quasi
tutti
hanno
una
casa
con
un
giardino
(anche
nei
grandi
centri
è
raro
vedere
palazzine
a
più
piani,
inesistenti
i
grattacieli)
pieno
zeppo
sino
a
scoppiare
di
piante
ornamentali
sempre
in
fiore…persino
i
comuni
abbelliscono
le
strade
sia
cittadine
che
le
superstrade
con
piante
di
rara
bellezza
botanica
come
particolari
palme,
grandi
flamboyant
dai
petali
color
sangue
o
giardini
di
cactacee.
Salendo
poi
in
montagna
il
paesaggio
botanico
cambia
spesso
passando
per
esempio
dalle
palme
da
cocco,
i
filaos
e
le
araucarie,
alle
felci
arboree
fino
agli
abeti…e
nel
giro
di
mezz’ora
si
può
passare
dalle
nebbie
poco
sopra
lo
zero
gradi
a
2500
metri
vestiti
con
maglione
e
giacca
a
vento
sino
al
tepore
della
costa
in
costume, magari aspettando in acqua (anche se fresca, ma sempre over 22-23 gradi) che il sole tramonti dietro il fragore della barriera corallina.
Viaggiando
in
libertà
sia
per
spirito
che
per
esigenze
bambinesche
ho
preferito
noleggiare
un’automobile
(una
Peugeot
106
bianca
“tropicale”
per
circa
40
euro
al
giorno
tutto
compreso)
ma
ci
sono
infiniti
modi
per
visitare
i
punti
di
maggiore
interesse
dell’isola
ognuno
con
i
pro
ed
i
contro
ma
soprattutto
per
tutte
le
tasche.
Per
citarne
qualcuno:
per
15
euro
esistono
dei
modernissimi
pulman
che
raccolgono
i
gitanti
nei
principali
centri
turistici
ad
orari
prefissati
(depliant
presso
hotel/negozi)
la
mattina
presto
e
che,
a
seconda
del
giorno
della
settimana,
propongono
degli
itinerari
a
tema
guidati
con
possibilità
di
pranzo
(16
euro)
o
in
un
ristorante
oppure
pic-nic
a
seconda
della
località;
per
una
cinquantina
di
euro
o
più
esistono
poi
dei
“Voyagest
Taxi”
da
9
posti
che
fanno
più
o
meno
gli
stessi
itinerari.
Se
oltre
via
“terra”
si
vuole
visitare
l’isola
dal
cielo
ci
sono
varie
proposte
che
vanno
dal
piccolo
aeroplanino
privato
da
60
euro
cadacranio
sino
al
moderno
elicottero
da
200
euro
mentre
via
mare
si
va
dal
catamarano
al
semisommergibile,
dal
sottomarino
sino
alla
batisfera.
Poi
per
gli
“esperti
c’è
la
bicicletta,
la
canoa,
il
parapendio…non
è
raro
alzando
gli
occhi
al
cielo
vedere
un
deltaplano
o
una
mongolfiera
oppure
guidando
su una superstrada vederla attraversare da un gruppo di paracadutisti. Ma passiamo a raccontare Reunion via “auto affittata” così come l’ho vissuta io.
Prima
regola:
partire
sempre
la
mattina
presto
possibilmente
prima
delle
7-7,30
(tant’è
che
a
questo
proposito
le
colazioni
nei
vari
hotel
iniziano
standard
alle
ore
6
ma
è
possibile
su
richiesta
anticiparla)
per
due
motivi:
1)
evitare
il
traffico
intorno
ai
maggiori
centri
che
inizia
intorno
alle
8
intensificandosi
durante
il
giorno
2)
nel
caso
in
cui
si
vada
in
montagna:
evitare
le
nebbie
dense
che
ogni
giorno
si
formano
sui
rilievi
intorno
alle
ore
10
(ma
possono
formarsi anche prima).
Arrivare
ad
esempio
sul
vulcano
attivo
alle
11
vuol
dire
non
vedere
assolutamente
nulla
e
partire
alle
9
da
un
centro
balneare
del
Nord-Ovest
vuol
dire
trovare traffico ed arrivare sul vulcano dopo le 11.
Se
si
gestiscono
bene
gli
orari
è
possibile
fare
base
fissa
in
un
qualsiasi
punto
dell’isola
(magari
dov’ero
io
nella
zona
costiera
ad
Ovest
dove
il
clima
è
più
stabile
e
dolce)
ed
arrivare
in
relativamente
poco
tempo
in
un
qualsiasi
luogo
senza
problema:
quando
sono
andato
all’Est
partendo
da
Ovest
ho
fatto
il
periplo dell’isola abbinando le dovute visite nella stessa giornata.
Guidare
a
Reunion
è
molto
facile
grazie
alla
buona
e
manutenzionata
rete
stradale
ma
bisogna
tenere
a
mente
alcune
cosette.
La
segnaletica
è
perfetta
ma
trovare
al
primo
colpo
alcune
località
di
interesse
turistico
può
essere
talvolta
arduo
in
quanto
i
cartelli
di
una
località
spariscono
per
poi
riapparire
qualche
incrocio
più
avanti
creando
qualche
dubbio.
Un’altra
stranezza
sui
cartelli
è
che
spesso
in
prossimità
di
un
crocevia
si
trovano
girati
rispetto
il
senso
di
lettura
(nel
senso
che
per
leggerli
bisognerebbe
provenire
dall’altro
senso,
ma
poi
si
fa
l’abitudine).
I
punti
di
rifornimento
carburante
sono
abbastanza
numerosi
anche
all’interno.
La
strade,
i
centri
abitati,
i
distributori
sono
minori
a
Sud
e
maggiori
al
Nord:
questo
è
naturale
in
quanto
una
parte
del
Sud
ogni
tot
anni
viene
invasa
dalle
lave
del
vulcano
che
arrivano
sino
al
mare
(il
vulcano
erutta
quasi
tutti
gli
anni
ma
in
genere
le
lave
si
fermano
nella
caldera)
e
quindi
si
evitano
di
costruire
troppe
strutture.
Ovunque
è
possibile
mangiare:
dalle
locande
ai
più
frequenti
camioncini
dove
si
può
comprare
una
baguette imbottita di prosciutto e formaggio…insomma non si muore di fame !
La
cosa
più
importante
per
chi
affitta
un’automobile
è
la
correttezza
nella
guida
ed
il
rispetto
di
tutte
le
norme
del
codice
anche
quelle
da
noi
meno
popolari
dal
momento
che
gli
abitanti
sono
estremamente
rispettosi
ed
educati
in
tutte
le
condizioni:
dal
traffico
bloccato
urbano,
alla
corsa
autostradale,
dalle
nebbie
da
Val
Padana
alle
piogge
tropicali.
Io
mi
sono
ritenuto
sempre
un
superpreciso
delle
norme
sulla
guida
(ho
sempre
indossato
le
cinture
di
sicurezza
anche
quando
non
erano
ancora
obbligatorie,
rispettato
la
distanza
di
sicurezza,
evitato
le
brusche
manovre,
usato
la
freccia…)
e
da
quando
ho
in
mano
la
vita
di
mia
moglie
e
di
mia
figlia
piccola
sono
diventato
ancora
più
rigoroso…poi
quando
mi
trovo
all’estero
l’attenzione
aumenta;
nonostante
ciò
sono
stato
ammonito
parecchie
volte
a
suon
di
clacson
per
piccole
scorrettezze
del
tipo:
immissione
troppo
brusca
(secondo
loro)
in
una
strada
principale,
mancata
precedenza
(alla
precedenza
ci
tengono
più
di
tutto)
in
una
rotatoria
(Reunion
ne
è
piena)
a
10
strade
dove
io
ero
abbondantemente
avanti
rispetto
le
auto
che
stavano
per
impegnarla,
mancato
uso
della
freccia
al
rientro
da
un
sorpasso,
ecc.
In
sostanza:
(quasi
tutti)
gli
abitanti
guidano
bene
e
con
prudenza
(in
effetti
non
ho
visto
incidenti,
nè
auto
ammaccate):
tutti
usano
le
cinture
di
sicurezza
(è
stata
premura
del
tassista
farmelo
subito
notare),
tutti
usano
il
casco
in
moto,
meno
usati
stranamente
(io
l’avevo
affittato)
i
seggiolini
per
i
bimbi,
tutti
sono
garbati
e
si
fermano
davanti
ai
pedoni…solo
i
limiti
di
velocità
sono
un
poco
meno
rispettati
quando
le
condizioni
stradali
lo
permettono
ma
d’altronde
l’unica
pattuglia
di
polizia
che
ho
visto
in
1000
Km
di
strade
percorse
è
stata
quella
motociclistica
appena
fuori
St.Denis
Ovest
(sostava
sempre
nella
stessa
zona
lungo
la
costiera)
con
un
autovelox
portatile
in mano.
Un’altra
segnalazione:
i
dossi
artificiali.
In
molte
cittadine
ci
sono
dei
dossi
in
corrispondenza
delle
strisce
pedonali.
All’inizio
pensavo
servissero
come
avviene
in
molti
paesi
per
rallentare
le
auto,
pena
la
rottura
della
coppa
dell’olio/ammortizzatori
…in
realtà
ho
sperimentato
in
seguito
che
si
possono
affrontare
senza
problemi
anche
a
velocità
superiori
a
quelle
consentite
nei
centri
urbani;
questo
lo
dico
non
per
incitare
a
correre
ma
per
evitare
di
inchiodare
selvaggiamente
in
caso
ve
ne
doveste
accorgere
all’ultimo
momento;
i
dossi
servono
semplicemente
in
caso
di
pioggia
abbondante
e
di
conseguente allagamento della sede stradale a far attraversare all’asciutto i pedoni (in pratica è come un ponte).
Adesso
racconterò
qualcosa
sulle
località
da
me
toccate
seguendo
l’intero
perimetro
dell’isola
(ovviamente
ci
ho
messo
vari
giorni
per
farle,
e
non
basterebbe un mese per visitarne altre ugualmente interessanti) partendo dal capoluogo St.Denis.
St.
Denis
è
una
città
caotica,
il
centro
amministrativo
dell’isola
e
delle
maggiori
attività
commerciali.
Poichè
abitando
in
una
metropoli
volevo
evitare
il
caos
mi
sono
limitato
ad
un
giro
breve
della
città
per
altro
non
molto
interessante;
da
segnalare
i
vari
templi
di
culto
(la
Pagoda
cinese,
la
Moschea,
il
tempio
Indù…comunque
presenti
anche
nelle
altre
cittadine)
e
verso
l’uscita
Ovest
una
zona
chiamata
Barachois
dove
nei
giardini
fronte-mare
troneggiano
gli
antichi
cannoni
a
difesa
della
costa.
Capiterà
di
vedere
in
altre
cittadine
costiere
una
fila
di
cannoni,
antichi
avamposti
contro
gli
attacchi
dei
pirati,
dei
corsari
o
delle
navi
degli
eserciti
regolari
nemici.
Proseguendo
sulla
costa
verso
Ovest
si
prende
una
superstrada
panoramica
(autovelox)
dove
decine
di
cascatelle
scendono
dalla
scogliera
sulla
sinistra…
a
destra
l’Oceano
in
genere
in
quel
punto
protetto
dal
vento
sempre
molto
calmo
ma
non
balneabile;
si
raggiunge
St.Paul
l’ex
capitale
dell’isola,
un
paese
poco
interessante
come
architettura
anch’esso
caotico
ma
che
ospita
dal
Venerdì
a
mezzogiorno
al
Sabato
(a
mezzogiorno)
il
mercato
scoperto
più
importante
e
colorato
di
tutta
l’isola.
Non
si
può
mancare
anche
perchè
si
possono
fare
acquisti
a
relativamente
buon
prezzo.
La
principale
mercanzia
venduta
è
la
frutta,
la
verdura
e
le
spezie
(soprattutto
ginseng,curry
e
zafferano)
ma
non
mancano
i
prodotti
artigianali
locali
(esclusive
di
Reunion
sono
le
borse
in
pandano
esportate
in
tutta
Europa
ed
i
merletti
ricamati
a
mano)
oppure
quelli
derivate
dalle
etnie
africane
come
oggetti
in
legno
o
le
tipiche
automobiline
fatte
con
le
latte
e
complete
di
ogni
particolare…e
poi
ancora
collanine,
stoffe…
galline
vive.
Una
cosa
che
può
sembrare
strana
(e
vale
ovunque
a
Reunion):
camminare
in
un
mercato
dalle
fattezze
Africane
ed
Asiatiche,
fermarsi
ad
osservare
un
oggetto,
toccarlo,
esaminarlo
bene
senza
che
nessuno
si
avvicini
o
ti
proponga
l’acquisto
nemmeno
dopo
chiesto
il
prezzo,
non
esiste
nessuna
forma
di
insistenza
o
promozione
nemmeno
accennata
così
come
è
perfettamente
inutile
contrattare:
i
prezzi
sono
fissi
!
Alla
fine
del
mercato
che
si
snoda
lungo
il
mare
una
fila
di
cannoni.
Seguendo
il
lungomare
si
esce
fuori
dal
paese
ed
immediatamente
dopo
conviene
parcheggiare
per
andare
a
vedere
il
più
antico
dei cimiteri: le Cimitiere Marin (girare a destra seguendo le indicazioni, non parcheggiare lungo la statale).
I
cimiteri
a
Reunion
sono
tutti
ben
visibili
dalla
strada,
con
muri
di
cinta
spesso
bassi
e
pare
siano
messi
apposta
in
evidenza
per
ricordarci
la
transitorietà
della
nostra
esistenza.
Alcuni
come
quello
di
St.Paul
contengono
i
resti
di
personaggi
famosi
della
storia
o
ricordano
eventi
tragici
dell’isola
e
a
questo
proposito
sono
corredati
all’entrata
da
una
piccola
mappa
esplicativa…in
particolare
nel
Cimitero
Marino
si
può
osservare
la
curiosa
tomba
del
pirata
Olivier
Levasseur
(con
tanto
di
teschio
ed
ossa
incrociate
scolpite)
detto
la
Buse
(ovvero
l’avvoltoio)
catturato
ed
impiccato
nel
1730,
l’ossario
dei
naufraghi
del
Ker.Anna
del
1894.
Altri
eventi
meno
famosi
o
persone
morte
anche
in
tempi
recenti
sono
ricordate
con
delle
lapidi
o
semplicemente
con
delle
croci
lungo
tutta l’isola.
E’
infatti
frequente
arrivare
in
una
scogliera
e
trovare
una
croce
con
un
epitaffio
ai
caduti
del
mare,
oppure
percorrere
una
spiaggia
e
leggere
della
storia
di
un
ragazzo
suicidato
e
così
via;
poi
ci
sono
le
testimonianze
più
nascoste
di
altre
religioni:
ricordo
su
un
ponte
sospeso
in
un
precipizio
dei
fiori,
delle
scritte
e delle offerte in cibo (probabilmente una pratica animista) in un piatto accanto ad una “globalizzata” bottiglia di Coca Cola semipiena.
Attraversando
a
piedi
la
statale,
venendo
dal
cimitero,
si
possono
vedere
(da
fuori
perchè
non
è
possibile
entrare)
le
Grotte
dei
primi
Francesi,
in
realtà
nulla
di
particolarmente
emozionante,
solo
un
simbolo
(un
altare)
a
ricordo
del
luogo
dove
si
fermarono
i
primi
colonizzatori
francesi…tutto
intorno
ovviamente una frequentatissima e ben curata aerea di prato per pic-nic !
A
questo
punto
proseguendo
verso
Sud
si
può
decidere
di
continuare
sulla
costa
Ovest
oppure
dirigersi
verso
l’interno
ovvero
verso
uno
dei
tre
Cirque,
letteralmente
“anfiteatri”:
Cilaos
(lenticchie,
vino,
terme),
Mafate
(distilleria
di
olio
di
geranio),
o
Salazie
(cascate,
terme),
formati
da
quello
che
resta
del
vulcano
spento
Piton
des
Neiges
(3069
metri)
che
ha
creato
l’isola
dal
profondo
del
mare
circa
3
milioni
di
anni
fa
(quindi
recentemente,
ecco
perchè
l’isola
manca
di
mammiferi
endemici).
Io
sono
stato
solo
ad
uno
dei
tre
Cirque,
quello
di
Mafate.
Per
chi
come
me
non
ha
potuto
fare
trekking
(con
il
passeggino
è
cosa
ardua)
la
cosa
più
curiosa
e
bella
sono
state
le
strade,
i
paesini
e
gli
scorci
panoramici
(sembra
di
stare
sulle
Dolomiti)
che
culminano
sul
belvedere
del Piton de Maido a 2200 metri circa…
Numerosi
centri
abitati
con
poche
case
in
stile
creolo-montano,
una
vita
che
scorre
lenta
tra
un
ricamo,
un
pascolo
di
mucche
ed
una
coltivazione
di
banani.
Prendendo
da
St.Paul
verso
Bellemene
si
passa
attraverso
“Tour
des
Roches”,
una
strada
veramente
curiosa:
inizia
con
una
carreggiata
stretta
con
palme
da
cocco
alte
ai
lati
della
strada
e
continua
attraversando
degli
anonimi
paesini
di
pianura
e
collina,
poi
affoga
tra
le
piantagioni
di
ananas,
banani,
papiri
ed
altro…ogni
tanto
un
fiume
attraversa
la
strada
(nel
vero
senso
della
parola:
la
strada
asfaltata
crea
una
cunetta
sopra
la
quale
scorre
il
fiume,
quindi
bisogna
guadarlo
con
l’auto
ma
non
c’è
pericolo)
per
poi
arrivare
ad
una
fonte
con
tanto
di
antico
mulino…un
ambiente
che
più
bucolico
non
si
può
!
Seguendo
invece
la
costa
si
incontrano
le
località
marine
più
famose
luogo
di
villeggiatura
di
qualche
turista
europeo
e
di
molti
turisti
locali
soprattutto
quelli
provenienti
dall’Est.
Come
ho
detto
prima
nonostante
siano
località
abbastanza
frequentate
non
sentirete
parlare
Italiano:
gli
unici
rari
Italiani
che
si
possono
incontrare
vengono
a
Reunion
per
gare
sportive
(surf,
winsurf,
parapendio,
ecc.)
oppure
per
lavoro.
Queste
ridenti
località
marine
sono
dei
piccoli
plastici
in
miniatura:
il
porticciolo,
i
negozietti,
gli
alberghetti
ed
un
brulicare
di
gente
sulle
spiagge
più
alla
moda
e
pochissime
persone
(quindi
pace
e
tranquillità) su altre (secondo me le migliori anche dal lato naturalistico ed estetico)…cercherò brevemente di descriverle.
La
prima
spiaggia,
nonchè
da
tutti
considerata
la
più
bella
(secondo
me
no)
è
Boucan
Canot.
All’entrata
del
curato
villaggio
c’è
un
parcheggio
attrezzato
(ovviamente
gratis)
a
pochi
metri
dall’accesso
alle
spiagge.
La
spiaggia
è
molto
affollata
(nonostante
ci
siano
solo
un
paio
di
piccoli
alberghi
a
tre
stelle)
anche
se
non
come
alcune
spiagge
italiane
e
si
divide
in
tre
parti
descritte
anche
in
un
cartello
zeppo
di
avvisi
sulle
caratteristiche
del
mare
ed
indicazioni
di servizi pubblici (tra cui docce e bagni gratis senza inserviente-mancia).
La
parte
Sud
(sulla
sinistra
guardando
il
mare)
è
quella
frequentata,
con
i
servizi,
dalla
sabbia
dorata
con
di
fronte
un
mare
profondo
non
protetto
dalla
barriera
corallina
e
sferzato
spesso
dalle
onde
dove
il
divertimento
principale
dei
bambini
è
quello
di
giocare
con
flutti
che
si
abbattono
sulla
spiaggia
mentre
altri
praticano
il
surf,
la
maggior
parte
della
gente
prende
semplicemente
il
sole…e
mangia
;
ognuno
sta
in
spiaggia
come
gli
pare
c’è
dal
signore
in
k-way
e
maglietta
alla
ragazza
in
topless…a
dire
il
vero
il
monokini
è
molto
in
voga
in
tutte
le
spiagge
dell’isola
da
persone
di
tutte
le
età
e
di
tutte
le
etnie
ma
solo
per
chi
se
lo
può
permettere…quindi
nessun
scandalo
estetico
al
sole
!
La
parte
centrale
di
Boucan
Canot
è
invece
uno
sperone
di
roccia
nera
sulla
cui
base
è
costruito
l’omonimo
albergo
mentre
la
parte
finale
costuisce
una
“piscine
naturelle”.
Le
“piscine
naturelles”
sono
un’altra
invenzione
Reunionese:
si
tratta
di
zone
poste
sulle
spiagge
non
protette
dal
reef
(e
quindi
spesso
in
balìa
delle
onde)
delimitate
da
rocce
naturali
“affiancate”
da
rocce
poste
artificialmente fino a formare una grande piscina dove sguazzare in tutta sicurezza.
All’interno
di
queste
piscine
possono
esserci
rocce
o
coralli
quindi
è
meglio
sempre
entrare
con
le
scarpette;
nei
giorni
di
tempesta
il
ricambio
naturale
dell’acqua
può
formare
delle
onde
improvvise
quindi
la
sicurezza
scema
un
pò
soprattutto
per
i
bambini
(parlo
per
esperienza
personale).
Infine
a
Nord
(quindi
sulla
destra)
c’è
la
parte
protetta
dal
reef.
Misteriosamente
è
sempre
deserta,
nonostante
sia
molto
lunga
(formata
da
sabbia
chiara
e
pezzetti
di
corallo)
anche
alle
ore
di
punta
probabilmente
perchè
non
ha
servizi
e
per
accedervi
bisogna
uscire
in
strada
per
qualche
metro
in
quanto
lo
sperone
di
roccia
ne
interrompe
la
continuità.
Il
mare
è
sempre
calmo
ma
l’acqua
è
bassissima
e
piena
di
rocce
quindi
non
facilmente
balneabile
(ma
tanto
anche
nella
parte
Sud
affollata
pochi
fanno
il
bagno
per
via
delle
correnti).
All’esterno
della
barriera
corallina
proprio
di
fronte
questo
lungo
tratto
di
spiaggia
avvengono
tutte
le
escursioni
di
snorkeling
(pare
sia
il
posto
più
ricco
di
fauna
marina)
a
pagamento
dell’isola
(al
massimo
un
paio
di
barche)
che
partono
dal porticciolo di St.Gilles les Bains (di fronte all’acquario che ho visitato).
Continuando
verso
Sud,
scavalcando
(via
terra)
la
scogliera
di
Boucan
Canot,
incontriamo
la
spiaggia
di
Roches
Noires
(rocce
nere)
il
cui
nome
descrive
il
luogo,
poi
la
spiaggia
del
camping
Sedre
(non
la
conosco)
fino
ad
arrivare
alla
laguna
(e
spiaggia)
dell’Hermitage.
Ovviamente
questa
è
la
spiaggia
che
ho
frequentato
maggiormente
sia
perchè
è
quella
a
due
passi
dall’albergo
e
sia
perchè
secondo
me
è
la
migliore
dell’isola.
Passo
alla
descrizione:
la
riva
è
formata
da
sabbia
chiara
frammista
di
pezzetti
di
corallo.
Si
tratta
come
tutte
le
spiagge
di
un
luogo
pubblico
ed
è
frequentato
soprattutto
dalle
famiglie
con
bimbi
grazie
alla
protezione
della
barriera
corallina
(in
francese:
récif,
in
inglese:
reef)
che
assicura
acqua
piatta
e
bassa
in
ogni
momento
dell’anno
con
ogni
condizione
di
tempo.
Addirittura
nelle
giornate
senza
vento,
quando
le
maree
sono
meno
forti,
il
mare
è
talmente
immobile
che
la
superficie
esterna
riflette
il
boschetto
immediatamente
dietro
il
litorale
(come
in
un
laghetto
alpino)
mentre
sott’acqua
vengono
riflessi
verso
l’alto
i
coralli
ed
i
pesci.
Durante
invece
le
giornate
di
vento
(non
frequenti
ma
possibili
con
vento
proveniente
da
sempre
Sud
in
questo
lato
dell’isola)
oppure
quando
il
mare
è
in
tempesta
si
possono
creare
occasionalmente
delle
correnti
in
alcuni
tratti
della
laguna
che
però
non
creano
mai
grandi
problemi
grazie
al
fatto
che
comunque
il
mare
resta
calmo
e
la
profondità
è
costante
intorno
al
metro.
Quando
il
vento
incomincia
a
dare
fastidio
(può
durare
qualche
ora
ma
non
è
giornaliero)
basta
arretrate
di
un
metro
all’interno
del
boschetto
per
avere
la
calma
assoluta.
Il
boschetto
,
molto
comune
anche
in
altre
spiagge
dell’Ovest
(ma
non
solo)
è
formato
da
Filaos
(nome
Francese)
ovvero
da
Casuarina
equisetifolia
(il
corrispettivo
dell’albero
del
ferro
Polinesiano)
una
pianta
comune
ai
tropici
dall’aspetto
di
un
pino
ma
dai
legni
molto
più
duri
tanto
da
non
galleggiare.
E’
ovviamente
meta
sia
per
il
riparo
dal
vento
che
da
quello
del
sole
(sempre
potente
a
queste
latitudini)
degli
amanti
del
pic-nic
e
la
mattina
presto
degli
appassionati
del
jogging
e
dell’equitazione
(e
tappa
fissa
del
dopo-colazione
di
mia
figlia).
Sono
stato
in
questa
spiaggia
sia
di
Domenica
che
a
Ferragosto,
ovvero
nei
giorni
di
punta
delle
gite
e
durante
il
periodo
di
ferie
lavorative
e
scolastiche
e
nonostante
le
abbondanti
auto
parcheggiate
lungo
la
strada
(non
asfaltata)
devo
dire
che
mai
la
spiaggia
è
stata
affollata
e
rispetto
a
Boucan
Canot
la
consiglio
per
il
relax…ovviamente
in
tutta
l’isola
non
ci
sono
stabilimenti
balneari
e
all’Hermitage
neanche
attività
commerciali-turistiche
ad
esclusione
di
un
chiosco-bar
e
di
un
pittoresco
carretto
dei
gelati
e
ovviamente
ad
esclusione
degli
hotel
(nella
parte
interna)
sempre
molto
discreti
e
tranquilli:
leggi
senza
animazione
o
attività
tipiche
dei
villaggi
organizzati
che
come
ho
detto
a
Reunion
per
fortuna
non
esistono.
Le
uniche
attività
di
svago
(quando
e
solo
se
presenti)
all’interno
degli
hotel
sono
tutte
serali
ed
a
tema
tipo:
danze
e
canti
Segà
e
Maloya,
musica
contemporanea
soprattutto
blues,
proiezione
diapositive,
dimostrazioni
ed
esposizioni/vendita
di
prodotti
tipici,
corsi
di
cucina
creola
(buonissima,
leggermente
speziata,
un
mix
di
cucina
africana, araba ed orientale ingentilita da un pizzico di europeismo e Maeva compatibile).
Tornando
alla
descrizione
dell’Hermitage
(comune
anche
alla
spiaggia
limitrofa
di
Saline
les
Bains
che
si
trova
nella
medesima
laguna),
vorrei
aggiungere
che
si
tratta
di
un
arenile
lungo
diversi
chilometri
con
una
laguna
che
si
estende
dalla
costa
alla
barriera
per
parecchie
centinaia
di
metri
(più
di
un
chilometro in alcuni punti) formato da mare poco profondo (mediamente un metro).
La
mattina
c’è
sempre
qualcuno
che
arriva
a
piedi
sino
al
reef
per
pescare.
Piccole
differenze
di
profondità
e
di
estensione
si
verificano
durante
l’alternarsi
delle maree (mai elevate).
Il
primo
tratto,
quello
più
vicino
alla
costa,
è
formato
da
sabbia,
poi
già
dopo
una
decina
o
poco
più
di
metri
incominciano
i
primi
coralli
che
aumentano
in
numero e varietà mano mano che ci si avvicina alla fragorosa barriera.
Nonostante
la
bassissima
profondità
delle
acque
è
stata
una
vera
rivelazione:
differentemente
da
altre
lagune
simili
(se
non
uguali)
trovate
a
Mauritius
questa
abbondava
di
fauna
e
coralli
di
ogni
tipo
per
niente
sbiancati
ma
dai
mille
colori
(probabilmente
anche
grazie
alla
temperatura
fresca
del
mare).
Poichè
mi
sentivo
sicuro
dalla
bassa
profondità
del
mare
ho
potuto
tranquillamente
allontanarmi
anche
centinaia
di
metri
dalla
riva
per
ore
(con
una
mutina
da
3
mm
mezze
maniche
si
stava
benino
altrimenti
dopo
mezz’ora
faceva
freddo…gli
abitanti
invece
abituati
non
accennavano
ad
uscire);
l’acqua
fresca,
tipo
quella
che
c’è
da
noi
a
Giugno
è
comune
anche
a
Mauritius.
In
quel
metro
di
acqua
(ma
nella
vastità
della
laguna)
ho
trovato
di
tutto:
dai
folti
banchi
di
Idoli
Moreschi,
ai
numerosi
Pesci
Leone
(di
grande
taglia…attenzione
come
da
cartelli
ben
esposti
lungo
le
strade
sono
velenosi)
dai
temibili
Pesci
Pietra
(fotografati
nonostante
la
mimetizzazione
e
che
si
possono
trovare
già
tra
i
primi
coralli
sotto
riva…quindi
usare
sempre
scarpette
o
pinne
per
entrare
in
acqua),
alle
piccole
murene
chiare,
dai
branchetti
di
calamari
agli
altri
“classici”
(balestra,
farfalla,
trombetta,
angelo,
soldato,
pappagallo,
chirurgo,
scatola,
palla…ecc).
Assenti
purtroppo
pesci
di
grande
taglia
ma
onestamente
dopo
le
Maldive
ed
il
Mar
Rosso
qui
ho
trovato
la
maggior
concentrazione
di
pesci tropicali e coralli (attenzione: coralli di fuoco compresi) visibili senza escursione in barca. Infine tra le cose da non calpestare (e non toccare): i ricci !
Continuando
a
Sud
sono
stato
nelle
spiagge
di
Trou
d’Eau
e
di
St.Leu.
Si
tratta
di
spiagge
simili
con
alle
spalle
un
piccolo
(e
non
folto)
boschetto
di
Filaos
e
palme
da
cocco
dove
si
può
parcheggiare
ma
le
lagune
protette
dal
reef
(esteticamente
belle
e
non
affollate)
sono
ancora
meno
profonde
dell’Hermitage
e
con la bassa marea non è possibile nemmeno mettersi maschera e pinne ed inoltre ci sono pochi coralli e ancora meno pesci (quelli Pietra ci sono però).
Poi insistendo verso Sud le barriere coralline si fanno rare e molto piccole (Etang Salè, Ravine Blanche) creando spiagge più anonime o poco fruibili.
Poco
prima
di
St.Leu
ci
sarebbe
la
Ferme
Corail,
ovvero
un
“centro
di
ricerca”
visitabile
a
pagamento
dove
molti
portano
i
bimbi
a
vedere
le
tartarughe
ma
poichè
mi
hanno
detto
che
vengono
allevate
“anche”
per
scopi
poco
ortodossi
ho
preferito
saltarla,
meglio
vedere
qualche
parco
botanico
oppure
(anche
se
un pò banale) il museo (dopo St.Leu) Stella Matutina che mostra gli strumenti da lavoro della prima agricoltura dell’isola.
Una
sosta
di
cinque
minuti
per
scattare
qualche
foto
è
di
dovere
lungo
la
strada
(subito
dopo
il
museo
ma
anche
in
altre
parti
dell’isola)
per
ammirare
le
scogliere
ed
il
fenomeno
dei
Soffleur
(i
corrispettivi
Blow
Holes
del
Pacifico)
ovvero
il
mare
(in
questi
punti
non
protetto
dalla
barriera)
che
incanalandosi
in
corridoi
sotto
la
roccia
sfocia
in
superficie
da
alcune
bocche
creando
una
specie
di
“soffio,
buffo”
come
un
geyser…
ovviamente
il
fenomeno
è
accentuato
e
ben visibile solo se il mare è agitato, quindi bisogna scegliere il giorno adatto, cosa non affatto rara…
Un
fenomeno
simile
è
visibile
nella
vicina
località
di
Gouffre,
non
facilissima
da
trovare
ma
ancora
più
suggestiva
in
quanto
ai
soffioni
si
aggiunge
la
vista
di
un
alto
fiordo
di
roccia
nera
dove
il
mare
entra
con
un’
imponenza
impressionante
(consiglio)
…nonostante
il
luogo
sia
ventosissimo
(ed
arrivano
gli
schizzi
del mare) ci sono alcune famiglie che stanno cuocendo i polli accanto ai gazebo.
Sempre
in
zona,
in
località
Etang
Salè
les
Hauts
una
foresta
naturale,
meta
di
sportivi
della
corsa,
con
all’interno
il
Croc
Parc,
un
allevamento
di
coccodrilli
del
Nilo
provenienti
dal
vicino
Madagascar
che
abbiamo
visitato
per
la
felicità
di
nostra
figlia
(d’altronde
le
avevamo
promesso
quest’anno
prima
i
coccodrilli
australiani
del
North
Territory,
poi
quelli
domenicani
del
lago
Enriquillo
…ma
poi
essendo
“saltati”,
anche
se
purtroppo
non
nel
loro
ambiente
naturale,
abbiamo dovuto “rimediare”).
Un
breve
giro
per
templi
(non
visitabili)
Tamil
a
St.
Louis
e
a
St.Pierre
(il
maggiore
centro
del
Sud)
e
poi
ancora
giù
verso
l’ultima
spiaggia
che
consiglio
di
visitare (prima di St.Joseph): Grand Anse.
E’
una
spiaggia
dove
è
sconsigliato
il
bagno
a
causa
delle
correnti
ed
il
mare
spesso
mosso
ma
(insieme
alle
lave
presenti
nella
zona)
rende
bene
il
senso
della
frase
“il
selvaggio
Sud”
come
è
chiamata
questa
parte
dell’isola.
Ovviamente
per
“selvaggio”
non
si
deve
intendere
“appartato,
desolato,
abbandonato”
ma
“selvatico”
ovvero
dove
gli
elementi
della
natura
si
“scatenano”.
Anche
se
poco
frequentata
e
lontana
da
centri
abitati,
bordata
da
cocchi
come
da
“regola
tropicale”,
accedibile
tramite
una
strada
anonima
che
viene
giù
da
una
collina
immersa
tra
le
piantagioni
di
canna
da
zucchero,
è
pur
sempre
attrezzata
a
pic-nic,
praticello
rasato,
servizi
igienici,
addirittura
lampioni
e
parcheggio.
Piacevoli
le
passeggiate
in
spiaggia
a
pochi
metri
dalle
onde
di
4-5
metri
di
altezza
per
respirare
lo
iodio
e
il
profumo
del
mare…mia
figlia
Maeva
si
è
divertita
a
rincorrere
la
risacca
e
scappare
dalle
ondate
che
risalivano
la
sabbia…un
Rasta
le
ha
donato
una
conchiglia,
mia
moglie
ha
preso
il
sole;
nella
parte
più
estrema
una
nera
scogliera
con
lapidi,
dall’altra
un’ampia “piscine naturelle” per permettere un bagnetto.
In
questo
itinerario
ho
saltato
volutamente
la
strada
che
porta
al
vulcano
in
quanto
merita
un
capitolo
a
parte
ed
anche
più
di
una
mezza
giornata
per
chi
non vuole camminare, una intera per chi vuole farlo…
Proseguendo
la
costiera
si
arriva,
poco
dopo
Grand
Anse,
a
Langevin,
un
paese
da
cui
parte
la
strada
che
porta
alle
cascate
omonime.
Attenzione:
nel
paese
ci
sono
anche
delle
modeste
cascate
(con
un
altro
nome)
che
si
gettano
in
mare…non
sono
quelle
famose
di
Langevin
anche
se
gli
abitanti
vi
indicheranno
quelle.
Per
vedere
quelle
giuste
bisogna
imboccare
dal
paese
una
stradina
(non
ci
sono
cartelli)
che
costeggia
il
fiume
omonimo
(nella
cartina
che avevo addirittura la strada era segnata dal lato sbagliato del fiume).
La
strada
di
montagna
è
piccola,
isolata
e
con
tornanti
e
salite
mozzafiato
(bisogna
farle
di
prima),
ho
avuto
spesso
l’impressione
di
essermi
perso
ma
poi
come
per
incanto
mi
sono
apparse
le
cascate
con
tutto
il
loro
fragore.
Un’altra
avvertenza:
ad
un
certo
punto
della
strada
c’è
l’indicazione
delle
cascate…si
puo’
lasciare
l’auto
e
proseguire
a
piedi
(non
so
quanto
sia
lungo
il
sentiero),
ma
per
vedere
le
cascate
di
Langevin
dall’alto
è
sufficiente
proseguire
lungo
la strada (impossibile saltarle) che finisce qualche chilometro più giù in un remoto paesino montano.
Apro
una
parentesi:
Reunion
ha
migliaia
di
cascate
alcune
delle
quali
di
una
grandiosità
e
bellezza
eccezionale
(ad
esempio
Troude
Fer),
purtroppo
molte
sono
raggiungibili
facendo
trekking
ed
ovviamente
non
tutti
i
padri
bimbo-dotati
possono
farlo.
Tra
le
più
accessibili
(auto
e
basta)
e
belle
ci
sono
le
cascate di Langevin e quelle di Takamaka che si trovano ad Est dell’isola…chiusa parentesi.
Proseguendo
la
costiera
sempre
verso
Sud
s’incontrano
altri
“soffleur”
ad
Arbonne,
poi
zone
di
qualche
interesse
panoramico
come
Cap
Mèchant,
poi
dei
lunghi
tratti
di
strada
stretta
senza
paesi
(nè
rifornimento)
caratterizzati
dalle
colate
di
lava
più
recenti
(per
esempio
quelle
del
1986
che
fecero
aumentare
la
superficie
dell’isola)
che
hanno
terrorizzato
gli
abitanti
della
zona…tra
queste
quelle
più
famose
sono
senz’altro
quelle
del
1977
che
hanno
minacciato
uno
dei
pochi
paesi
di
questa
parte
dell’isola:
S.te
Rose.
A
memoria
di
questa
colata
che
si
arrestò
secondo
la
tradizione
per
miracolo
della
Madonna
(la
colata
si
fermò
proprio
intorno
alla
Chiesa
a
Lei
dedicata
senza
distruggerla
e
salvando
il
paese)
si
può
visitare
la
Chiesa
di
Notre
Dame
des
Laves
(nostra
Signora
delle
lave)
che
è
ancora
circondata
nella
parte
frontale
dal
magma
originario.
Sempre
in
tema
di
Chiese
da
visitare,
risalendo
la
costa
verso
Nord,
a
pochi chilometri da S.te Rose, a S.te Anne c’è la Chiesa Eglise esternamente molto bella in stile neobarocco.
Rimanendo
in
zona
senz’altro
merita
una
visita
Anse
des
Cascades
(poco
prima
della
Chiesetta
delle
lave
andando
verso
Nord)
che,
come
dice
il
nome,
è
una
baia
ricca
di
piccole
e
medie
cascate:
alcune
cadono
direttamente
in
mare,
un
mare
da
queste
parti
non
protetto
e
spesso
“gonfio”,
altre
nelle
vicinanze
formano
un
paesaggio
insolito:
palme
e
pandani
tropicali
che
affondano
le
radici
in
ruscelli
che
poi
arrivano
dopo
poche
decine
di
metri
al
mare;
tutto intorno un fitto palmeto, ponticelli di legno ad arco, delle barche di pescatori arenate ed ovviamente gli immancabili gazebo per pic-nic.
Una
breve
sosta
con
l’auto
anche
più
avanti,
tra
la
Chiesa
delle
lave
a
S.te
Rose
e
quella
di
S.te
Anne
per
camminare
sul
ponte
sospeso
(visibile
dalla
statale, girare a destra, si parcheggia all’inizio del ponte da anni interdetto alle auto) dove oltre ad apprezzare la struttura si può ammirare il paesaggio.
Completando
il
giro
dell’isola,
dopo
S.te
Anne
e
prima
di
tornare
a
St.Denis
consiglio
un
giro
della
cittadina
di
St.Andrè.
Come
tutte
le
cittadine
è
simile
ad
altri
centri
ma
la
popolazione
ha
una
concentrazione
di
Indù
e
Musulmani
maggiore
di
altre
e
questo
si
può
vedere
sia
dagli
abiti
indossati
che
dai
negozi
oltre
ovviamente
dai
centri
di
culto.
Nonostante
mi
avessero
detto
che
il
tempio
Tamil
non
fosse
visitabile
ho
avuto
la
fortuna
e
l’opportunità
di
farlo
(assistendo
anche
ad
un
rito
religioso
molto
particolare
e
profondo
che
ovviamente
per
motivi
di
rispetto
non
ho
fotografato)
chiedendo
il
permesso
di
entrare ad un restauratore di bassorilievi che lavorava all’interno.
Nelle vicinanze della città c’è la possibilità di visitare una cooperativa dove si coltiva e lavora la vaniglia.
Ora
come
promesso
racconterò
l’escursione
forse
più
importante,
ovvero
l’incontro
con
uno
dei
vulcani
più
attivi
delle
terra
(negli
ultimi
50
anni
ha
eruttato
mediamente
una
volta
ogni
14
mesi
!),
il
Piton
de
la
Fournaise
(la
cima
della
fornace),
il
“Gigante
buono”
che
si
erge
per
2632
metri
ed
ha
contribuito
circa
400.000 anni fa a creare la parte Sud dell’isola.
La
strada
più
facile
per
evitare
le
stradine
più
piccole
(che
leggendo
la
cartina
stradale
saremmo
spinti
a
prendere
con
possibilità
di
smarrirsi)
è
quella
di
arrivare
sino
a
St.
Pierre
e
prendere
verso
Le
Tampon;
poi
da
Le
Tampon
passando
per
le
Quatorzieme
seguire
le
indicazioni
per
la
Plane
des
Cafres
e
soprattutto per Bourg-Murat (1600m). Da qui parte la famosa “Routes du Vulcan”.
La
strada
che
dal
mare
arriva
sino
a
Bourg-Murat
è
un’alternarsi
di
paesini
e
scorci
panoramici
sul
mare;
lungo
la
strada
minuscole
bancarelle
monoprodotto
vendono
mandarini,
piccole
ananas,
arance,
bananine
mentre
mano
mano
che
ci
si
avvicina
nei
luoghi
da
pic-nic
enorme
fumate
bianche
si
alzano
dallo
sky-line:
sono
i
venditori
di
polli
arrosto
che
dopo
aver
cotto
un
centinaio
di
polli
alle
prime
ore
del
mattino
dopo
poche
ore
chiudono
per
esaurimento
“scorte”
(!!!).
Fondamentale,
come
detto
in
precedenza,
iniziare
la
gita
di
buon
mattino
in
modo
da
evitare
le
dense
nebbie
tutti
i
giorni
presenti sui rilievi dell’isola dopo le 9-10 e che nel caso del vulcano impedirebbero la vista all’interno della caldera dove si possono scorgere i coni.
Anche
per
questo
motivo
consiglio
di
andare
subito
a
vedere
il
vulcano
e
poi
al
ritorno
fermarsi
all’inizio
della
“Strada
del
Vulcano”
dove
c’è
il
“Museo
del
Vulcano”
che
tratta
con
strumenti
interattivi
(video,
plastici
ed
altro
che
interagiscono
con
il
visitatore)
non
solo
del
Piton
de
la
Fournaise
ma
anche
di
tutti
gli
altri
vulcani
(terrestri
e
non)
spiegando
con
chiarezza
la
storia
della
terra,
la
tettonica
a
zolle
e
i
vari
elementi
di
evoluzione
passata
e
futura
del
nostro
pianeta (chiuso il Lunedì).
Prendendo
la
strada
montana
del
vulcano
il
paesaggio
cambia
mano
mano
che
si
avvicina
la
meta.
All’inizio
è
molto
agreste,
con
fattorie,
pascoli
montani
di
mucche
e
capre,
foreste
di
conifere,
piccoli
affittacamere,
qualche
escursionista
con
zaino,
giacca
a
vento,
cappello
di
lana
e
sciarpa;
poi
dopo
una
serie
di
salite
il
paesaggio
diventa
irreale
con
vegetazione
bassa
(muschi,
licheni
ed
erbacee
montane)…
poi
cambia
ancora
con
colori
sgargianti
e
contrasti
incredibili
causati
dalle
varie
rocce
basaltiche
e
sabbie
laviche
(dal
verde
al
rosso:
un
fenomeno
simile
ma
molto
più
accentuato
e
grandioso
delle
“sabbie
colorate” di Chamarel a Mauritius).
Ovviamente
essendo
questa
zona
over
2000
metri
la
temperatura
è
sempre
molto
rigida
e
non
è
difficile
anche
nelle
prime
ore
del
mattino
incontrare
all’improvviso banchi di nebbia che si levano dall’asfalto, quindi prudenza nella guida e fari accesi.
Poi
raggiunto
il
bordo
della
vecchia
caldera
si
ridiscende
con
una
serie
di
tornanti
in
basso
(lungo
la
strada
vari
punti
panoramici
dove
fermarsi
e
con
un
pò
di
fortuna
fotografare
“le
formiche”
ovvero
piccoli
coni
vulcanici
raggiungibili
anche
a
piedi)
sino
a
Plaine
des
Sables,
un
vero
e
proprio
deserto
di
sabbia
lavica
che
con
le
nebbie,
il
freddo
e
la
desolazione
assume
un
aspetto
spettrale
ma
accattivante…sembra
di
stare
sulla
Luna,
o
meglio
su
Marte
visto
i
colori
tendenti
al
rosso.
Da
questo
punto
la
strada
non
è
più
asfaltata
e
continua
tra
le
nebbie
verso
il
Pas
de
Bellecombe
(attenzione:
sono
possibili
in
questa
zona
piogge
anche
nella
stagione
“buona”)
dove
c’è
un
punto
panoramico
raggiungibile
facendo
una
deviazione
sulla
strada
principale.
Ritornando
sulla
strada
principale
(principale
si
fa
per
dire:
poco
più
di
un
viottolo
tortuoso
di
terra
battuta/fangosa)
si
arriva
infine
alla
meta
a
quasi
2650
metri:
il
bordo
della
caldera
principale.Se
si
è
fortunati
con
la
visibilità
e
si
è
bene
protetti
dai
rigori
del
freddo,
umidità/pioggia
e
vento
(meglio
mettersi
un
k-way
sopra
il
maglione)
si
può
parcheggiare
l’auto
e
sporgendosi
da
un
parapetto
vedere
il
cono
del
vulcano,
se
invece
si
è
più
temerari
sulla
sinistra
(guardando
la
caldera)
c’è
una
stradina
percorribile
a
piedi
che
in
qualche
ora
porta
direttamente
all’interno
del
vulcano
(ovviamente
se
non
è
in
attività).
Accanto
al
parapetto
ci
sono
anche
un
paio
di
cannocchiali
ed
un
piccolo
chiosco
dove
prendere
una
cioccolata
calda
e/o
usufruire
dei
servizi
igienici;
il
vulcano
attivo
è l’unico luogo che per motivi di sicurezza non ha punti attrezzati al pic-nic.
Pochi
giorni
dopo
la
nostra
visita
(che
sfiga
non
esserci)
il
vulcano
ha
eruttato
(22
Agosto)
con
getti
di
60
metri
e
molte
persone
sono
andate
con
l’auto
a
fare delle suggestive foto.
Questi sono più o meno i luoghi da me visitati ma ce ne sarebbero tanti altri da vedere sia adatti alle famiglie che ai più sportivi.
Volevo finire questa pagina web trattando un paio di argomenti: i costi (senza entrare nel vile dettaglio) ed il clima incontrato.
Copio
ed
incollo
un
passo
tratto
quest’anno
dalle
“Microguide
EDT”
(ovvero
la
blasonata
Lonely
Planet)
presente
su
internet
<<…i
prezzi
sono
piuttosto
elevati.
Recarsi
a
Réunion
con
un
budget
limitato
sarebbe
un
suicidio
e
comporterebbe
il
rischio
di
essere
rimpatriati
come
un
misérable!>>
NON
sono
assolutamente
d’accordo
con
questa
affermazione,
nel
modo
più
assoluto
e
non
capisco
da
cosa
possa
essere
stata
generata
a
meno
di
non
ripeterla
per
la
maggior parte delle nazioni, Italia compresa.
Senz’altro
la
vita
a
Reunion
costa
più
che
nel
vicino
e
povero
Madagascar,
senz’altro
comperare
un
chilo
di
carne
costa
più
che
acquistarlo
a
Mauritius,
senz’altro
acquistare
un
impianto
hi-fi
o
una
motocicletta
è
più
oneroso
che
in
Europa
(molti
prodotti
industriali
vengono
importati
con
prezzi
finali
mediamente
superiori
anche
del
30%
rispetto
la
Francia)
ma
poichè
voglio
riferirmi
ai
soli
“costi
di
viaggio”
posso
affermare
che
questi
non
sono
assolutamente
superiori
ad
altre
mete
toccate,
anzi
sicuramente
sono
inferiori
a
parità
di
soluzioni
e
sistemazioni
a
quelli
delle
Seychelles
e
Maldive
(per
rimanere
nello
stesso
Oceano)
e
persino
a
quelli
di
Mauritius
(anche
se
Mauritius
è
una
nazione
più
povera
di
Reunion,
è
sicuramente
più
conosciuta
dal
turismo mondiale e di conseguenza i prezzi sono lievitati); per non parlare (biglietto aereo escluso) dei costi di alcune regioni Italiane come la Sardegna !
A
Reunion,
come
in
ogni
parte
del
mondo,
si
può
spendere
poco,
tanto
o
tantissimo…anzi
leviamo
pure
il
“tantissimo”
visto
che
non
esistono
alberghi
di
lusso
a
5
stelle
o
ristoranti
per
ricchi;
Reunion,
forse
grazie
al
fatto
che
non
è
nè
una
destinazione
turistica
conosciuta,
nè
un
atollo
esclusivo
per
pochi
eletti,
è
un’isola
dove
un
servizio
medio
(per
esempio
un
hotel
3
stelle)
ha
uno
dei
migliori
rapporti
prezzo-qualità.
Anche
per
quanto
riguarda
i
costi
“accessori”
per
esempio
la
“spesa
al
supermercato”
ho
trovato
prezzi
eccellenti
simili
o
minori
di
quelli
italiani
soprattutto
nei
generi
di
prima
necessità
(ad
esempio
a
parità
di
marche
e
formati:
pannolini
ed
omogeneizzati
costavano
meno
che
nei
nostri
“ipermercati”
mentre,
le
medicine
in
farmacia
+
o
–
lo
stesso)…e
non
è
poco:
perdendo
la
valigia
ho
dovuto
rimpiazzare
un
sacco
di
cose:
dallo
shampoo
al
detersivo
per
i
panni…
Ricordo
di
aver
comperato
a
Mauritius
uno
shampoo
di
una
marca
(e
confezione)
identica
a
quella
Italiana
in
un
negozietto
(poco
più
di
una
baracca,
i
supermercati
non
esistevano
come
a
Reunion
dove
invece
sono
numerosi)
di
un
piccolo
centro
“non
turistico”
e
di
aver
speso
esattamente
10
volte
che
in
Italia
(ovviamente
il
gestore
del
piccolo
negozio
vedendo
un
turista
ha
voluto
“spennarlo”
e
non
c’è
stato
verso
di
tirare
sul
prezzo).
Anche
il
discorso
“acqua
minerale”
sempre
molto
importante
per
chi
come
me
non
vuole
acquistarla
in
albergo,
l’ho
trovato
conveniente…a
Mauritius
praticamente
la
maggior
parte
degli
alberghi/villaggi
si
trovavano
lontano
dai
negozi
e
quando
anche
con
l’auto
si
andava
ad
acquistare
dell’acqua
minerale
in
qualche
negozietto
o
minimarket
il
prezzo
non
era
mai più economico di quello della grande distribuzione Reunionese.
Il
clima:
in
questa
stagione,
mi
raccontavano
i
locali,
non
piove
mai
(come
da
statistica)
e
se
lo
fa
si
tratta
di
un
acquazzone
breve;
la
temperatura
sale
al
massimo
a
22-23
gradi
all’ora
di
pranzo
ed
il
cielo
è
sempre
terso
senza
neanche
l’ombra
di
una
nuvoletta
chiara.
Ovviamente
trattandosi
di
un
paese
tropicale
e
di
un’isola
in
mezzo
al
mare
ci
possono
essere
eccezioni
alla
regola.
I
primi
giorni
infatti
il
clima
è
stato
molto
più
freddo
del
solito
(ma
non
mi
ha
impedito
un
bagnetto
al
mare)
a
causa
di
una
nevicata
fatta
il
primo
di
Agosto
e
che,
fatto
eccezionalissimo,
aveva
interessato
l’intera
isola
sopra
i
1000
metri
(non
vi
dico
gli
abitanti
che
file
hanno
fatto
in
auto,
stando
alle
foto
sui
giornali,
per
salire
sui
rilievi
e
fare
un
pic-nic
“inbiancato”)
ed
aveva
formato
uno
spessore
di
8
centimetri
di
neve.
Dopo
questo
breve
periodo
freddo
ne
è
seguito
uno
abbastanza
caldo
(circa
25-26
gradi
durante
le
ore
di
luce)
che
ci
ha
fatto
molto
piacere
(comunque
non
ricordo
di
aver
mai
sudato
grazie
al
bassissimo
tasso
di
umidità).
Tra
le
altre
anomalie
del
periodo
c’è
stato
anche
un
acquazzone
durato
dalle
12
della
mattina
sino
alle
22
di
sera
e
ripreso
il
giorno
seguente
dalle
6
alle
10
(poi
è
uscito
il
sole)
violento
ma
privo
di
lampi
e
fulmini
come
in
genere
avviene
nell’emisfero
australe
in
questo
periodo;
niente
a
che
vedere
con
i
cicloni
che
regolarmente
nei
periodi
estivi
(quando
da
noi
è
inverno)
si
abbattono
su
tutta
l’isola
e
che
impongono
ai
turisti
(tra
l’altro
è
il
periodo
di
“relativa”
maggiore
affluenza
di
turismo
Francese
e
Tedesco)
dagli
uno
a
tre
giorni
di
clausura
(è
vietato
uscire
dagli
alberghi
che
vengono
blindati
con
lastre
metalliche
sulle
finestre/corridoi)
e
per
almeno
altri
7-10
impediscono lo svolgimento regolare delle escursioni a causa dei danni presenti lungo le strade (alberi e tralicci abbattuti, frane, ecc.).
Volevo
terminare
accennando
che
l’isola
è
piena
di
adolescenti
e
bambini,
è
un’isola
giovanissima
e
questo
grazie
alla
buona
aspettativa
di
vita,
alla
fertilità
degli abitanti e soprattutto alle politiche sociali Francesi che dal lato della famiglia sono mille anni luce avanti a noi…ma questa è un’altra storia…
A
malincuore
salutammo
il
camaleonte
posto
sull’albero
del
pane
fuori
in
giardino,
il
piccolo
geco
con
il
quale
condividemmo
la
stanza
durante
tutto
il
soggiorno
e
sbrigate
in
aeroporto
alcune
pratiche
burocratiche
per
i
rimborsi
monetari
per
la
valigia
arrivata
in
ritardo
(scontrini
supermercati
risarciti
regolarmente
dopo
un
mese…Air
Austral
si
è
dimostrata
efficiente
e
più
che
onesta)
e
passati
tutti
i
bagagli
(compresi
quelli
a
spedire
ed
il
passeggino)
TRE volte sotto i raggi X (ottimi controlli di sicurezza al Roland Garros di Reunion) … iniziammo il viaggio che ci riportò a casa (alla dura realtà).
Curiosità:
Per
motivi
di
fuso
orario
La
Réunion
è
stato
il
primo
paese
ad
adottare
l’Euro
nel
mondo,
prima
ancora
della
madre-patria
Francia
(pare
per
acquistare
un
chilo di lichees, i frutti di origine cinese).
Reunion
è
raffigurata
(come
altri
paesi
che
adottano
ufficialmente
l’Euro
al
di
fuori
dei
confini
geografici
Europei)
in
basso,
sul
retro
di
tutte
le
banconote
Euro
Nella
zona
del
Piton
de
la
Fournaise
(il
vulcano
attivo)
è
stata
montata
nel
2003
una
stazione
sperimentale
per
simulare
i
primi
sbarchi
umani
su
Marte
grazie
alla
similitudine
con
il
paesaggio.
Sono
state
testate
3
settimane
di
permanenza
sul
pianeta
rosso
compreso
una
scalata
che
doveva
simulare
quella
al più grande vulcano del sistema solare: il Monte Olimpo.
Le
prime
piantagioni
al
mondo
di
vaniglia
al
di
fuori
del
paese
di
provenienza
(il
Messico)
sono
state
impiantate
a
Reunion
(1793);
attualmente,
pur
non
essendo
l’isola
la
maggior
produttrice
di
vaniglia,
la
sua
qualità
è
considerata
la
migliore
in
assoluto
grazie
al
metodo
utilizzato
per
trattare
i
baccelli
chiamato Bourbon dall’antico nome dato a Reunion.
Per approfondire l’argomento:
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