RICORDI
DI VIAGGIO SULLE MALDIVE 1999
Premessa:
Per
quanto riguarda la storia ho voluto onorare le radici di questo paese dedicandogli
una paginetta a parte, senza grandi pretese
che comprende anche alcune leggende e credenze popolari.
Le Maldive
sono formate da circa 1500 isole coralline (divise in 26 atolli) di piccole
dimensioni, la maggior parte disabitate, immerse in uno dei più
bei mari del mondo.
Forse non
tutti sanno che larcipelago delle Maldive potrebbe essere considerato
uno dei territori più montuosi al mondo, poiché i suoi abitanti
vivono sulla cresta di unantica catena vulcanica che si estende per duemila
chilometri: dalle isole Laccadive, vicino allIndia, alle isole Chagos,
a sud dellequatore. Questa catena supera i 5000 metri di quota, ma tutte
le montagne sono sommerse dallOceano Indiano e le sue vette non sono innevate
😉 , bensì ricoperte da roccia corallina.
Il turismo
è concentrato soprattutto negli Atolli
di Malè ed Ari
a Nord, mentre le isole più a Sud sono protette e vincolate per
ragioni naturalistiche (ci troviamo in un parco marino protetto ). I pochi
abitanti ( meno di 250.000 ) concentrati quasi interamente nell’unica città,
la capitale Malè,
parlano tra loro il “divehi”
ma è largamente diffuso l’inglese ( e talvolta nei villaggi turistici
l’italiano ). Anche se la moneta corrente è la rufyia maldiviana,
sono correntemente usate le valute estere soprattutto i dollari Usa ( ma
anche le lire italiane ). La religione è musulmana ( setta
sunnita ), quindi sono vietate usanze occidentali
come il consumo di alcolici, o l’uso del topless ed il nudismo…ma vedremo
più avanti che questa regola non è poi così ferrea…
Senz’altro sono molto ferrei i controlli alla dogana per quanto riguarda
l’introduzione di droghe (nel passato ci sono stati italiani condannati
all’ergastolo per pochi semi di canapa indiana ! ), immagini sacre ( per
esempio i Buddha comprati nello Sri Lanka ), riviste pornografiche ( ma
anche riviste mediche con nudi di donna ), alcolici, carne soprattutto
di maiale, armi, fucili subacquei, etc. Tranne che per generi proibitissimi
come le droghe, è previsto il sequestro temporaneo e la riconsegna
degli oggetti all’uscita dal paese.
La situazione
sanitaria è molto buona…fate scorte di creme solari a protezione
totale !
Mance: obbligatorie,
vita: cara ( nei villaggi turistici ), mare: temperatura da vasca da bagno
! ( 27-29 gradi ), clima: periodo migliore da Dicembre ad Aprile ( 25-32
gradi con piogge molto rare ), i restanti mesi: afa e possibilità
di piogge ( la punta massima si ha a Giugno-Luglio ) con mare mosso ed
acqua talvolta torbida.
Il fuso orario
ufficiale è di quattro ore in più rispetto l’Italia ( durante
l’ora solare ) ma ogni villaggio adotta il suo fuso locale personalizzato
per prolungare le ore di sole ( ad esempio il mio stava a + 6 ore ).
Cucina: quella
locale è semplice e debolmente speziata, a base di pesce, riso,
verdure, uova, frutta tropicale ( importata soprattutto dallo Sri Lanka
poichè non esistono coltivazioni per motivi di spazio ) e tè,
ma nei villaggi occidentali troverete anche cucina internazionale ed italiana
( quindi no problem per bimbi e “bambocci” ! ).
Il corallo
non si tocca ! mi raccomando !
Le Maldive
è uno degli ecosistemi marini più a rischio del mondo
per l’effetto serra ! L’aumento di un grado della temperatura dell’acqua
ha distrutto nel 1998-9 buona parte dei coralli al di sopra dei 15 metri
di profondità ( ma non i pesci colorati ! ) e l’innalzamento dei
mari, a causa dello scioglimento dei ghiacci sommergerà, ( se la
situazione rimarrà immutata ) interamente l’arcipelago tra 30-40
anni ( le isole sono infatti completamente piatte, al massimo uno-due metri
di altezza )…abbiamo quindi poco tempo per vederle come oggi vengono
descritte !
Presto subiranno
la sorte degli atolli di Takuu
nel Sud Pacifico 🙁
Tour Operator:
Intravco
La
nostra avventura Maldiviana iniziò dall’aeroporto di Colombo ( Sri
Lanka ) il 28 Gennaio del 1999 con un volo Air Lanka su un Atr che durò
poco meno di due ore ( per fortuna dei passeggeri fu breve… dal momento
che l’unico bagno a bordo fu occupato dal decollo all’atterraggio dal secondo
pilota equipaggiato di giornale ! ).
Arrivati allo scalo internazionale
maldiviano di Hulule (un isola che funge da
aeroporto a 2 Km di mare dalla capitale Malè) ci recammo verso
la dogana. Subito mi meravigliai di trovare delle poliziotte locali donne
(tra l’altro carine) per giunta senza i classici abiti castigati musulmani,
nonostante mi trovassi in un paese fortemente islamico.
Pensai: << forse qui la legge
del Corano è seguita all’acqua di rose ! >> ma mi sbagliavo.
Infatti, dopo una serie di domande
fatte dalle poliziotte, su che cosa avevo in valigia ( alle quali meccanicamente
avevo risposto correttamente: << no Buddha, no alcol ! >>) mi fecero
notare attraverso l’aggeggio che controllava le valige con i raggi, una
bella sagoma di una bottiglia ! Seguì l’apertura del bagaglio senza
conseguenze. La bottiglia che portavo con me era infatti solo lo squisito
miele ( nettare ) che sgorga dai fiori delle palme da cocco raccolto artigianalmente
nello Sri Lanka. Mi fecero un po’ di storie però quando sfogliarono
le riviste di mia moglie ( che legge durante i lunghi voli ) che essendo
di tipo medico riportavano le solite pubblicità dove culi e tette
venivano sfoggiati alla grande anche solo per reclamizzare un lassativo
o un’acqua minerale ! ( …come spiegarlo ad una poliziotta maldiviana
? )
Il viaggio proseguì su un
pulmino che ci portò nella parte “domestic flying” dell’aeroporto,
cioè il molo dove attraccavano gli idrovolanti ( Maldivian Air Taxi
), dei Twin
Otter turboelica da una ventina di posti, nuovi e ben tenuti che con
al massimo mezz’ora ti portano dappertutto evitando le lunghe ore di tragitto
in mare ( per chi sceglie la scomoda soluzione della barca ).
Ci si può spostare anche
in elicottero, ma sconsiglio…questi ultimi sono vecchi mezzi russi, in
uno stato pessimo ( io stesso vidi volare elicotteri arrugginiti e con
vetri rotti ! ), pare senza pezzi di ricambio da anni e che talvolta hanno
causato tragedie…ma di questo ne parliamo più tardi.
Il volo fu perfetto e molto piacevole,
approfittai per fotografare il meraviglioso paesaggio si presentava sotto
di noi: una distesa azzurra costellata di atolli circolari bianchissimi
con al centro le lagune. Dopo 25 minuti atterrammo dolcemente sul mare
piatto ed attraccammo al molo della nostra isola: Kudafolhudhoo nell’atollo
Ari presso il Nika Hotel .
Per
la prima volta il luogo superava in bellezza le stesse foto riportate sui
depliants. L’isoletta rispettava in pieno tutti i canoni del sogno tropicale:
dimensioni di pochissime centinaia di metri, sabbia bianchissima, mare
blu, una vegetazione tropicale con palme da cocco chine sulla spiaggia,
pesci piccoli e grandi coloratissimi a riva, minisqualetti a vista, calma
e silenzio totali, sole accecante. Ricordai che l’ultima volta che mi trovai
in uno scenario del genere fu quando mi feci fotografare in costume dietro
il mega-poster tropicale che avevo comperato ed attaccato, molti anni prima,
nel mio salone ! …della serie: “quando i sogni diventano realtà
!”
Ritornai bruscamente alla realtà
quando ci venne incontro una ragazza, che spiegandoci un po’ tutto quello
che si poteva fare nella meravigliosa isola ci consigliò di lasciare
ai vari ragazzi delle “valige” almeno cinque dollari Usa di mancia !!!
( ne diedi 2 ! ) nonchè un certo “gruzzoletto” alla fine del soggiorno
alle varie persone dello staff !…<<ma che siamo matti ?…non sono
un tirchio…anzi sono un generoso soprattutto in vacanza…ma per guadagnare
5 dollari in Italia mi tocca lavorare sodo un ora…altro che 60 secondi
! ( il tragitto dall’idrovolante al bungalow ! ) >>
Arrivati alla reception consegnai
i valori ed i passaporti nella cassaforte centrale e feci conoscenza con
il padrone della struttura, un italiano un po’ bislacco ( nelle pubblicità
si faceva chiamare: il “sultano” e nella “sua” isola spiccava sul pennone
la bandiera del leone di S.Marco ! ) che viveva alle Maldive da decine
di anni, non molto simpatizzante di noi “romani” ( troppo meridionali !
), ma tutto sommato un buon Cristo e comunque non fu un problema: nella
sua isola c’era tanta privacy ( infatti ci ri-andrei ! ) che passai l’intera
vacanza senza incontrare nessuno, tranne che durante i pasti !
L’isola era veramente bella, molto
bella, adatta a chi, come me, piaceva fare delle “vere” vacanze di mare,
di quelle dove ci si alza all’alba e si va a dormire dopo cena a contatto
con una natura ancora abbastanza intatta, lontano dal caos e dall’invadenza
della gente. Il bungalow, poi era meraviglioso ! Ce ne erano appena 27
( il mio era il n.11 ), tutti perfettamente integrati nella natura e tutti
schermati otticamente tra loro dalla vegetazione, dotati di spiaggia privata
e “tratto” di mare privato, delimitato da muretti di sassi ( era infatti
impossibile e vietato fare il giro dell’isola via spiaggia ). I tratti
privati erano talmente ampi e ben divisi dagli altri da poter stare in
acqua o sulla sabbia senza vedere o sentire nessuno: un vero paradiso…tant’è
che chi voleva, praticava tranquillamente il nudismo !
Il bungalow era ben arredato e grande
( ho calcolato ad occhio 60-70 mq…come casa mia ! e c’era persino un
bungalow più grande ! ) dotato di ampio salone che dava direttamente
sulla spiaggia ( a meno di 10 metri dal mare !, dotata di ombrellone e
lettini ) con divani, ventilatore a soffitto, piante ed una grande nave
alla parete, una bella stanza da letto arredata in stile marinaro con tenda
antizanzare ( non servì assolutamente ! ) con doppio ventilatore
( soffitto, pavimento ) e con davanti una serie di finestre sulla parete
circolare che una volta aperte davano l’impressione di dormire su una nave
( erano tarate in modo da far vedere il mare, ma non la spiaggia ) ed un
bagno molto originale al quale si accedeva non con una porta, bensì
tramite un corridoio a “chiocciola” ! ( vedi anche: http://www.hellomaldives.com/resorts/nika/index.htm
) …inutile dirvi che anche il bagno era gigantesco con mega doccia e
palmette da cocco vere all’interno ! Tutto molto esclusivo…molto di gusto
e molto pulito ( ogni giorno, con la massima discrezione, mentre eravamo
in acqua, la stanza veniva pulita, le lenzuola cambiate …l’unico piccolo
neo: qualche scarafaggetto sotto il lavandino, giornalmente “annientato”
dall’insetticida spray fornito dalla direzione ). Tra le altre dotazioni
della stanza, anche un telefono e delle candele ( ma io avevo la mia “fida”
torcia elettrica ) per i fermi di corrente praticamente giornalieri ma
molto brevi. Una cosa che mi fece piacere ( e sfruttai alla grande ! )
fu la possibilità presso la reception di utilizzare un pc collegato
ad internet con il quale risparmiai un sacco di soldini evitando di telefonare
( 5 US$ al minuto ) mandando delle Email ( 2 US$ per messaggio ).
Ma veniamo alla solita “fantozziana”
( ma purtroppo in questo caso triste e non tanto per me ! ) vicenda che
poteva accadere a chiunque in vacanza. Mentre stavamo gioendo per la paradisiaca
sistemazione, appena posate le valigie, squillò il telefono: una
voce tra il singhiozzante e l’incazzato inveiva e piangeva all’apparecchio:
erano i nostri cari !
Non immaginammo subito cosa fosse
successo ma pian piano capimmo : eravamo partiti dallo Sri Lanka la mattina
ed eravamo arrivati alle Maldive con i soliti ritardi aerei. Nel frattempo
in Italia avevano dato in Tv la notizia di una coppia di romani morta a
causa di un elicottero precipitato. La notizia era stata falsata all’inizio
dicendo che si trattava di un elicottero partito da Colombo ( in realtà
la sfortunata coppia si era mossa da un isola maldiviana per recarsi all’ospedale
di Malè a causa di una frattura ossea ). Purtroppo l’ignoranza può
giocare brutti scherzi: mettete il fatto che eravamo in ritardo e che avevano
tutti già tentato di telefonarci in stanza senza risultati, aggiungete
il fatto che i nostri genitori, parenti, colleghi ed amici non capiscono
( perchè non sono mai usciti dall’Italia o dall’Europa ) che in
un viaggio internazionale è normale accumulare anche un forte ritardo,
aggiungete il fatto che per tutti loro eravamo l’unica coppia di romani
e forse di italiani alle Maldive ( come fossimo in spedizione in un territorio
inesplorato e selvaggio ), aggiungete il fatto che a nessuno è venuto
in mente che un elicottero difficilmente avrebbe fatto una tratta così
lunga dallo Sri Lanka alle Maldive e aggiungete l’incredibile fatto che
nessuno sapeva bene la differenza tra un idrovolante ed un elicottero…tirate
due somme e il verdetto fu: sono loro ! e sono morti…senza dubbi !
Mia madre praticamente svenne cadendo
nella più grande disperazione, i due con-suoceri si misero in perenne
contatto telefonico perchè la speranza ” è l’ultima a morire”
e l’ufficio ( dai colleghi ai dirigenti ) sintonizzò la radio sui
telegiornali e compose varie volte il numero della Farnesina, la quale
giustamente non rilasciò per telefono i nomi degli sfortunati turisti,
bensì potè solo escludere i nostri ! Chiarito l’equivoco,
tutta l’apprensione accumulata si scaricò per settimane e mesi su
di noi, “sciagurati ed incoscienti avventurieri dell’ignoto” ! Non
vi dico cosa ci dissero quando dopo due mesi partimmo per l’Egitto prenotando
contemporaneamente per l’estate Seychelles e Mauritius ( avevamo deciso
di passare almeno due anni da leone ! …e di cambiare un pò aria
! )
Ripresi con difficoltà dall’impatto
iniziale…ci buttammo in acqua. Che ricca snorkellata ! Praticamente a
riva, iniziava una serie di corridoi di corallo ( in parte morto…in parte
ancora vivo, colorato di rosa e di azzurro ) pieno di pesci di ogni tipo
( nonostante l’acqua fosse alta meno di due metri ) che seguirono il nostro
nuoto. In particolar modo ricordo un grande pesce Balestra-Titano, dai
possenti denti, che si fece accarezzare ed uno squaletto pinna nera di
mezzo metro che ci seguì tutti i giorni molto incuriosito ! Immediatamente
dopo il bagno-asciuga c’era anche la tana di una murena gigante di un paio
di metri !
Ma
il meglio venne ad una ventina di metri dalla riva, al reef, che scendeva
bruscamente a 30 metri e sul bordo del quale brulicava nella limpidissima
acqua un “ingorgo” trafficato di vita !
Se poi volevo essere sommerso totalmente
dai pesci ( alcuni molto grandi come enormi pappagalli oltre che balestra
) bastava portare po’ di pane ( lo sò, non è molto ecologico…ma…
) utilizzando, per non bagnarlo durante il breve percorso sino alla barriera,
la ciotola di plastica galleggiante che si trovava all’entrata del bungalow
( serviva per pulirsi i piedi dalla sabbia immergendoli nell’acqua prima
di entrare in salone ).
Inutile descrivervi nel dettaglio
la fauna: basta guardare le foto !
Che bello, dopo tanto girare culturale
nello Sri Lanka ( consiglio ), riposarsi al dolce far niente di un’isola
così tranquilla…sentii il sole ricaricarmi le batterie !
La sera mangiammo in riva al mare
un ottimo menù a base di cucina locale ( la preferisco ) ed ottima
cucina italiana ( addirittura la pasta era Barilla ! ) , birra o vino (
sconsiglio quest’ultimo per l’altissimo prezzo ), facemmo una passeggiata
all’interno dell’isola e poi…a nanna.
Per la prima volta mi sembrò
di essere più turista che viaggiatore ( ma in fondo mi sbagliavo
)…ma era così piacevole !
L’isola non offriva alcuna animazione
diurna o notturna ( proprio come cercavo io ! ) ad eccezione di qualche
serata dedita al voler spennare ( ma con me non attaccò ) a tutti
i costi i villeggianti ( consapevoli ) tipo la “serata dei canti dei pescatori”
( con mance ), la serata “bingo” e le molte serate di “corsa dei paguri”
( scommesse ).
Ma la bellezza del Nika fu proprio
la assoluta libertà di scelta del proprio modo di “vacanzare” !
Al centro dell’isola vi era l’unico
viottolo, immerso nel verde che univa il molo d’attracco con il ristorante,
passando per le stradine di accesso all’entrate posteriori dei bungalows.
Lungo il viottolo c’era anche una grande vasca contenente piccole testuggini
e carancidi ( tonnetti ) adulti. La costruzione forse più curiosa
che incontrai fu la moschea, una costruzione piccola ma completa nelle
sue parti composta da una stanza per pregare e la “classica torre”, sembrava
una miniatura ! Mi spiegarono che era stata costruita per il personale
interno al villaggio che per poter lavorare l’intera giornata sull’isola
aveva bisogno di un luogo di culto per pregare alle ore prestabilite. Non
entrai per rispetto, nè feci fotografie ma volli sbirciare da lontano.
L’interno era bianco e spoglio, arredato solo con una piccola libreria.
Ho sempre ammirato dell’islamismo
la mancanza di simboli, immagini sacre, quadri, statue, raffigurazioni
e quant’altro possa rimandare ad un culto ( come accade ad esempio nell’adorazione
dei nostri santi cristiani ), che talvolta assomiglia più ad un
politeismo che ad un monoteismo. Un’altra cosa che ammiro in questa religione
( che non per questo condivido ) è la grande percentuale di praticanti
effettivi, nonostante la preghiera richieda un certo impegno quotidiano.
Una religiosità che noi cristiani abbiamo perso da molto tempo.
La “preghiera rituale” è uno dei cinque pilastri dell’Islam, una
delle regole sacre di Maometto. Un rito che coinvolge l’intero corpo ad
iniziare dalle “abluzioni” ( il lavaggio del corpo, essenziale per un musulmano,
prima di rivolgersi a Dio ) fino alla testa, china sul tappeto, il tutto
stando seduti in ginocchio, a piedi nudi, in direzione della Mecca nel
massimo raccoglimento interiore…
Il giorno seguente demmo un’occhiata
alla lista delle escursioni : escursioni di diving, escursioni di pesca
d’altura ( il pesce pescato, soprattutto enormi tonni e cernie veniva esposto
come un trofeo appeso vicino la spiaggia e poi cucinato nel ristorante
), escursione alla capitale Malè, escursione al villaggio dei pescatori,
escursione all’isola Honey-Moon ( gratuita
per i neo-sposetti )…scegliemmo di fare subito quest’ultima !
Il nome era tutto un programma:
così la mattina dopo, un “dhoni“, la
tipica imbarcazione di legno maldiviana dalla caratteristica prua a scimitarra,
ci portò nell’isolotto disabitato di fronte ( circa 10 minuti )
chiamato Nathiveri Finolhu, ma ridenominato
( come tutti gli isolotti di fronte alle isole-hotel ): Honey-Moon. L’isolotto
era in realtà una striscia di sabbia in mezzo all’oceano, senza
costruzioni e dalla vegetazione bassa e rada. Fummo portati e lasciati
lì, soli come Adamo ed Eva, con acqua minerale ed ombrellone, per
poi essere ripresi dopo un paio d’ore. Capite da soli cosa si fa normalmente
in queste circostanze…anche per rispetto della antica tradizione maldiviana
di post-cerimonia matrimoniale.
La consiglio a tutti coloro che
non hanno mai provato ( …ma anche a quelli che hanno provato ! ) a fare
l’amore in santa pace sulla spiaggia, nell’acqua, sui cespugli, sotto l’ombrellone,
sotto il sole…ehm !…penso di aver reso l’idea !
Al ritorno i pescatori ci offrirono
un corroborante cocco ( avremmo preferito uno zabaione ! ).
Volò, ahimè veloce!,
la settimana, nel relax e nella massima spensieratezza ! …una vacanza
che consiglio però solo alle coppie più rodate e romantiche
poichè se non si è in perfetta sintonia si rischia di scoppiare
!
Io e mia moglie passammo una delle
più dolci vacanze tra un bagno di sole ed una snorkellata ( portatevi
dall’Italia le macchinette fotografiche subacquee, anche solo usa e getta
!!! ), in perfetto accordo sia tra noi che con la natura. Di giorno si
stava in spiaggia, magari all’ombra di una palma ( che ci forniva talvolta
un self-cocching ) guardando le pinne dei pesci agitarsi sulla superficie
del mare, le piccole iguane guizzare tra la vegetazione ed i pipistrelli
giganti ( volpi volanti ) diurni volteggiare tra gli alberi, mentre al
tramonto si assisteva al pezzo migliore della giornata.
Bisogna provare per poter capire
le sensazioni di pace che provammo al tramonto, in spiaggia, nel silenzio
più assoluto, con un mare piattissimo e zitto come un laghetto di
montagna, osservando il caleidoscopio di colori all’orizzonte ed annusando
il profumo della salsedine nell’aria ! La suggestione aumentò
quando il silenzio venne spezzato dai canti lenti e continui, quasi delle
nenie, delle preghiere dei musulmani che risuonavano nell’aria, provenienti
da lontano, dalle isole dei pescatori.
…chiaramente prima del calare
del sole ( anzi talvolta durante ) facevo sempre l’ultimo snorkeling della
giornata !
La mattina presto, invece, ci veniva
a trovare tutti i giorni un grande airone che praticamente incollato a
noi, aspettava il momento in cui distribuivamo ( da riva ) il pane ai piccoli
pesci per poterli acchiappare ( una perfetta simbiosi uomo-uccello :- )
Prima
di andare via, prenotammo la gita a Malè, la capitale, per poter
vedere uno scorcio meno turistico della vita maldiviana. Fu costosetta
( 65 US$ cadacranio ) ma ne valse la pena sia perchè fu interessante,
sia perchè ci occupò il lungo tempo che avremmo altresì
dovuto passare all’aeroporto: infatti la mattina presto lasciammo la stanza
e dovemmo partire dal Nika, mentre il nostro volo per Dubai-Italia era
previsto per le 2,15 di notte !
Partimmo dunque la mattina dal Nika
con il comodo Maldivian Air Taxi ( l’ idrovolante bianco-rosso o tutto-giallo
) facendo, per nostra fortuna, scalo intermedio in un villaggio di pescatori.
Approfittai per dare un’occhiata nel paesino dalle case basse, visto che
durante la permanenza non avevo fatto l’escursione. Riprendemmo il viaggio
per l’aeroporto internazionale. Qui, dopo aver preso un pulman, salimmo
su un “dhoni” che con il mare non proprio calmo ( anzi mosso ) ci portò
nella capitale
Malè a circa 2 km dall’aeroporto.
L’isola ( lunga al massimo due chilometri
) che contiene la capitale, è praticamente interamente costruita
ed è l’unica città delle Maldive.
Nonostante fosse piccola ed avesse
poche strade, sul lungomare facevano avanti ed indietro ( ce l’avete presente,
nei nostri paesi, quei corsi che la domenica si animano di persone che
passeggiano avanti ed indietro ? )…delle grandi automobili giapponesi
nuove, guidate da ragazzi che a passo d’uomo sfoggiavano tutti i mega-watt
di potenza delle loro autoradio ! Il resto della città era il regno
delle biciclette. Nella gita era compresa nel prezzo una sosta di qualche
ora presso un hotel diurno. Approfittammo dunque per schiacciare un pisolino
prima della visita vera e propria e per lasciare in custodia il bagaglio.
Il pomeriggio una guida in lingua quasi-inglese ci venne a chiamare per
iniziare il giro…ovviamente a piedi. La città si mostrò
in tutta la su veridicità. Molto suggestivo fu il
mercato
del pesce ( che come molti mercati orientali era animato anche la
notte ) rifornito a tutte le ore dal vicino molo. Il pesce veniva accatastato
in terra ( l’olezzo era veramente forte ! ed il pericolo di scivolare sul
sangue pure ! ), soprattutto tonni e barracuda.
Fu bellissimo assistere ( e poter
fotografare ) tra la calca generale dei commercianti, l’arte del pulire
il pesce…una velocità e precisione impressionanti. Il giro continuò
la sera nel mercato coperto ortofrutticolo;
anche qui notai la quantità e la varietà di frutta tropicale
importata e la semplicità e cordialità della gente che ad
ogni nostra domanda ci regalava il cocco da bere, il frutto dell’albero
del pane da mangiare, la spezia da annusare…
Molto caratteristico fu anche il
mercato
scoperto dove vendevano di tutto…purtroppo in un cartone, un vecchio
vendeva persino le uova di tartaruga da mangiare ! Gli stretti vicoli interni
brulicavano di negozi, negozietti e bancarelle.
Immancabile la sosta al negozio
di souvenirs ( compare della guida ) dove a prezzo senz’altro più
ragionevole che al villaggio turistico si poteva acquistare di tutto (
contattare prima, naturalmente ) in qualsiasi valuta, lire italiane comprese
! Notai, anzi, all’entrata, sopra la cassa, un poster della Juventus !
( scommetto messo appositamente per far sentire più a loro agio
i clienti italiani più spaesati ! ) Parlai a lungo con la guida.
Innanzitutto gli chiesi come mai in giro non vedevo donne e mi rispose
in inglese : << …e dove dovrebbero andare le donne ? stanno felicemente
a casa ! >> …allora continuai: << ma non ne vedo neanche una alla
finestra !!! >> e l’uomo mi rispose <<…e cosa dovrebbero vedere
? Le nostre donne sono più fortunate delle vostre ! A noi uomini
tocca lavorare tutto il giorno principalmente come pescatori e stare in
mezzo al tanfo del pesce, mentre le nostre donne si “limitano” a cucinare
la cena che portiamo a casa ( il pesce ) e lavare i nostri abiti ( puzzolenti
)…meglio di così, una vita di relax, senza preoccupazioni ! >>
A questo punto fui bersagliato di
domande sulla vita degli italiani e quando seppe che venivo da Roma disse
con vanto culturale : << ahhh…la città del Papa…del Papa
americano ! >>. Cercai di spiegargli che era polacco…ma non capì,
ripetendo : << I know that your pope is not Italian but American…I
know…I know !!! >>
L’escursione
continuò all’antico cimitero, dove
le lapidi a seconda se si trattava di uomini oppure di donne avevano una
forma diversa ( quelle degli uomini avevano una protuberanza in cima )
sino alla moschea di Hukuru Miskiiy ( che
però potemmo ammirare solo dall’esterno e nel piazzale perchè
l’ingresso era vietato agli “infedeli” ). Poi passammo al centro islamico
Masdjid-al-Sultan
Mohammed Thakurufaanu-al-A-z-am che può ospitare sino a 5.000
devoti.
Un’altro edificio che vedemmo dal
di fuori fu il palazzo presidenziale ( con guardia armata ), il Mulee-Aage,
fatto costruire dal sultano Shamsuddeen III per suo figlio, immediatamente
prima della prima guerra mondiale.
Altri luoghi di interesse furono
il
parco pubblico del Sultano, rimanenza di
una grande villa appartenente all’ultimo sultano e distrutta con l’avvento
della repubblica, con l’annesso
museo nazionale
contenente anche oggetti buddhisti del periodo pre-islamico.
La sera ci portarono in un ristorante-bar
all’aperto e poi ci accompagnarono via mare all’aeroporto dove ( facendoci
saltare una lunghissima fila ) ci fecero il check-in, pagarono la tassa
di uscita ( 20 dollari Usa ) e ci salutarono…